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Autore: SLAPPYplatypus    28/04/2010    1 recensioni
there's no return from 86, don't even try.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Tré Cool
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'insult to injury.'
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tutti vorrebbero essere delle rock star, ormai sta diventando un cliché. perchè sono evidenziati solo gli aspetti positivi di quella vita. la popolarità. la gente che ti riconosce, quando prima non eri nessuno. wow. nessuno si cura degli aspetti negativi, che ci sono lo stesso. anche se sono ignorati. e adesso, c'è così tanta gente falsa famosa da fare confusione. tutti prodotti del mercato, un bel faccino in vendita. e poi ci sono quelli che ce l'hanno messa tutta, che si sono fatti il culo e che magari, famosi non volevano nemmeno diventarlo. che magari volevano solo suonare. suonare, in giro per il mondo. che sono strappati, felicemente o meno, dalla loro vita normale. e che, quando tentano di ritornarci, di avere qualche sicurezza, in un mondo in cui la stra grande maggioranza della gente ti sfrutta, sono visti come dei venduti, che se la tirano solo per vendere di più.

così è successo a una band californiana. magari ne avete sentito parlare. si chiamavano Sweet Children. si chiamano Green Day.

questo forse non lo sapete. prima di raggiungere il successo su scala mondiale, questo gruppo ha prodotto due album, 1039/Smoothed Out Slappy Hour e Kerplunk, con i quali conquistò letteralmente il pubblico del Gilman Street Project, locale dove hanno iniziato ad esibirsi con la Lookout! Records. la gente li adorava. poi decisero di passare ad una major, la Reprise Record, etichetta di proprietà della Warner. quest'etichetta firmò Dookie, l'album che fino ad oggi ha venduto più copie. per molto tempo quei tre furono impegnati in tour mondiali, e poterono tornare a casa dopo quasi un anno.

adesso entriamo un po' più nel personale.

l'aereo era appena atterrato nell'aereoporto di Los Angeles. non erano nemmeno scesi. eppure sentivano già il ronzio dei giornalisti e fotografi che li aspettavano, a caccia di chissà quale incredibile scoop, che avrebbe segnato la loro ascesa al successo. cose che, ovviamente, non avrebbero mai trovato facendo imboscate a band in aereoporto. non era un night club, cazzo! era un aereoporto!

tre ragazzi annoiati scendevano gli scalini dell'aereo e si avviavano verso l'uscita. ai bagagli, ci avrebbe pensato qualcun'altro. l'unica cosa che volevano, era andare in un posto tranquillo, lontano da quei flash acciecanti. casa.

saliti in un taxi, iniziarono a sentirsi un po' più sicuri, e iniziarono a chiaccherare. per stemperare la tensione, più che altro.

- cazzo! - urlò il batterista. - cazzo cazzo cazzo!

- qual'è il problema? - rispose un pacato Mike Dirnt, massaggiandosi le tempie.

- uh no niente. dimenticato. - quello era uno di quelli che una persona normale definirebbe strano, nel migliore dei casi. o, più spesso, un pazzo molesto. ma la sua faccina d'angioletto lo salvava quasi sempre, quindi..

- mi annoio. - intervenì Billie Joe, seduto a gambe incrociate sul sedile, e trafitto dallo sguardo di un alterato tassista. - mi annoio, mi annoio, mi annoio e mi annoio. cosa facevamo prima del giro del mondo in 365 giorni?

- beh, suonavamo. suonavamo e andavamo al Gilman, a volte.

- bene, allora andiamo al Gilman. - replicò il cantante, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

- stai scherzando, vero? - borbottò il bassista, guardandolo storto.

- e perchè dovrei scherzare?

- uhm, no niente. vada per il Gilman.

ci impiegarono un quarto d'ora per convincere il tassista ad arrivare fino a Berkerley, e tre ore per arrivarci. quando scesero da quel rottame, proprio davanti al numero 924 di Gilman street, non poterono fare a meno di sospirare. sospirare, e immaginare che niente dell'ultimo anno fosse mai successo. immaginare che loro fossero semplicemente tre sconosciuti ragazzi a cui piaceva suonare. e non avevano un soldo. ma tutto si dissolse quando due bambine di dieci anni, vestite con zeppe rosa, top fucsia e jeans aderenti, si avvicinarono a loro urlando.

- ma voi siete i Green Daaay?! - urlarono. erano davvero difficili da sopportare.

- no. facciamo un gioco. voi sparite senza emettere suono alcuno, e io risparmio voi e le vostre gambe storte e anoressiche. messaggio ricevuto, piccole Barbie? - fu la risposta che ottenero da un minaccioso e sibilante Tré Cool. che scoppiò a ridere quando lo fecero.

stavano per entrare. per entrare in quel mondo a parte, che avevano sognato per un anno, da quando l'avevano lasciato. era un sabato, verso le sette. poco prima di uno spettacolo, di uno di quei fantastici spettacoli. i volontari-tecnici delle luci erano già pronti, in posizione. come pure i volontari-buttafuori. era tutta gente che conoscevano. cioè, che conscevano di vista. o che avevano conosciuto di vista, almeno. ma, in quel momento, non si sentivano come se fossero al Gilman. si sentivano come se fossero in qualunque altro posto al mondo. in cui erano giudicati. perchè, mentre si stavano avvicinando alla soglia, tutti li fissavano e parlottavano con i vicini. chi ridacchiando, chi lanciando loro sguardi omicidi.

Brad, il responsabile dell'ufficio e dei volontari-buttafuori, si avvicinò a loro con passo sostenuto e li fermò con una mano.

- woh, woh, woh, woh. fermi.

- hey, qual'è il problema? - Billie Joe era naturale, come sempre del resto.

- cosa vi porta qui, VIP del cazzo? avete perso qualcosa l'ultima volta che avete portato qui il vostro esigente culo? non lo troverete mai adesso. abbiamo pulito. un po' come voi avete ripulito la vostra faccia e la vostra identità. quindi, spostatevi. lasciate passare i prossimi.

- m-ma di cosa stai parlando, Brad? è un fottuto scherzo?!

- ehm, no. andatevene. adesso. e non tornate. prendete il prossimo treno per LA e rimaneteci, voi e i vostri fottuti sporchi soldi. potete uscire dal retro, se avete del buonsenso e non volete farvi vedere dagli altri.

ora, domanda da un milione di dollari. come avranno reagito? come l'avranno presa, quei tre ragazzi, per cui il Gilman era tutto?

   
 
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