<< Buongiorno>> Esordì appena fu ad un passo da me.
<< Buongiorno, voi siete Confucio se non erro…>>
<< Sì, sono io. Mi hanno chiamato urgentemente per insegnarvi la disciplina e la mia filosofia.>>
Confermò sorridendomi.
<< Bene signorina, come saprete io mi baso principalmente sui bisogni del uomo e ciò che sostengo è che ogni uomo ha bisogno di una condizione sociale ben stabile. Non possiamo di certo farci compagnia con le bestie.>>
<< Su questo punto avrei qualcosa da ridire.>> lo interruppi.
<< Un animale ben educato e di una grandezza media, può fare un’ottima compagnia.>>
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<< Sì, ma talvolta le bestie sono meglio degli esseri umani.>> commentai.
<< Continuiamo. Saputo questo, partiamo col dire che non mi interesso dello studio della scienza che sia scientifica o religiosa ed evito di parlarne dato che mi interessano solo le cose concrete…>>
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Riconobbi nel tono di Confucio un pizzico d’irritazione. Mi rimpicciolii accovacciandomi in un angolo con un velo di timore. Stavo contestando gli insegnamenti di un grande maestro.
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<< Che scorbutico…>> Dissi con un tono di voce quasi impercettibile ma che Confucio sembrò sentire dato che digrignò i denti. Riprese subito il suo discorso.
<< Diciamo che credo più nell’amicizia… sì, l’amicizia tra gli uomini è come una sorte di divinità per me. Come dico io: dedicarsi con ogni serietà al proprio dovere verso l’umanità e, pur rispettando gli spiriti, tenersi lontani da essi, questa può esser chiamata saggezza.>>
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<< Penso che colui che non sa compiere il proprio dovere verso gli uomini, come sarà capace di onorare gli spiriti? È un po’ come la morte: se non si conosce la vita, come si fa a sapere cosa sia la morte?>>
<< Ci sono degli scritti che testimoniano come onorare gli dei e cosa ci aspetterà oltre la morte…>>
<< Non testimoniano… Loro suppongono qualcosa che non è detto sia vera. Non prendermi per eretico, io credo nella mia religione ma l’uomo ha assolutamente bisogno di credere in qualcosa che lo aiuti nei momenti del bisogno.>> In quel momento era diventato incredibilmente confidenziale con me. Se ne accorse anche lui e corse subito ai ripari riprendendo a dettare i suoi insegnamenti.
La sera Se ne andò lasciandomi da sola in quel palazzo. Camminavo avanti e indietro per capire cosa fosse successo finchè non mi colpì un mancamento che mi fece svenire e cadere a terra. Quando mi risvegliai ero nel letto di un ospedale con mia madre che urlava e piangeva. In quel momento mi venne alla mente un incidente d’auto dove io fui investita e portata all’ospedale. Nella mia mano tenevo un pezzo di seta rosso e affianco a me in un altro lettino giaceva un uomo piccolo, minuto e con gli occhi a mandorla. Era davvero stato un sogno?