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Autore: Harriet    30/04/2010    3 recensioni
Con quante aspettative sulla vita e quanta malinconia può crescere un bambino che ha studiato musica su un pianoforte magico, istruito da un viaggiatore dimensionale?
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Smile like you mean it


In any other world
you could tell the difference
and let it all unfurl
into broken remnants



Quando hai avuto un maestro di musica che ti ha fatto suonare su un pianoforte magico e ti ha raccontato dei suoi viaggi nei mondi, i divertimenti comuni non ti bastano più. Diventi esigente. Hai passato anni a sentire storie emozionanti e aneddoti pazzeschi, e le cose per cui ride la maggior parte della gente ti scivolano addosso: mancano i colori, a quelle parole.
Julian qualche volta si chiede se aver avuto un'infanzia sfavillante grazie al suo vicino di casa, il signor Galahad Iryel, musicista e viaggiatore dimensionale, sia stato un dono o una maledizione.
Se lo chiede, per esempio, mentre ascolta il suo nuovo maestro di musica, uno serio, che ha una cattedra in un'accademia prestigiosa, mica un pianoforte in salotto. Quel tipo gli sta spiegando qualcosa, ma Julian non è sicuro di aver sentito una sola parola: è troppo impegnato a sbadigliare e a guardare la pioggia fuori dalla finestra. Il maestro tace e lo guarda come se fosse uno scarto di umanità difficilmente sopportabile. Julian ricambia con la medesima cortesia. Al maestro non piacciono gli adolescenti. A Julian non piace la noia mortale che l'altro gli risveglia con la sua sola presenza. E pensare che si sta annoiando davanti a un pianoforte!
Il problema è che quell'uomo antipatico non è il vecchio Galahad.
Il problema è che il salotto di Galahad Iryel ha alzato le aspettative di Julian sulla vita.

Julian è un ragazzino intelligente e stupido al tempo stesso, responsabile e incosciente. E molto bravo a sparire, mimetizzandosi tra i suoi compagni che sono solo stupidi e incoscienti. Ride delle cose che li fanno ridere. Ascolta, si accoda, si nasconde al momento opportuno e cerca di farsi notare meno possibile.
In realtà è arrivato alla conclusione che la vita è deludente. Galahad gli ha sempre dipinto scenari grandiosi, traendo fuori dai suoi ricordi cose tanto folli e colorate da invogliare Julian a crescere in fretta, per vivere tutte quelle cose fantastiche: viaggi, disavventure divertenti, amicizie eterne e incrollabili, amori struggenti e creature bellissime da desiderare.
Ma la maggior parte delle persone che lo circondano sono noiose. Forse lui è sfortunato e non riesce a trovare gli amici giusti. Forse gli amici giusti esistevano solo nella fantasia di Galahad.
Ancora una volta Galahad Iryel, senza volerlo, ha preparato in Julian terreno fertile per la tristezza.

Una volta Julian ha provato a raccontare a una ragazza qualcosa delle cose magiche che c'erano in casa di Galahad. Lei ha riso. Beh, probabile che avrebbe riso ugualmente, per altri più tragici motivi. Tutto sommato, in quella serata da dimenticare, il fatto che lei non gli abbia creduto riguardo la magia e gli altri mondi è il più trascurabile degli episodi.
Però, ripensandoci, Julian si domanda se qualcuno gli crederà mai. Neppure la mamma, la sua adorata sorella Agnes o il resto della famiglia sono mai stati propensi a dar credito alle stranezze del vecchio vicino di casa. E Julian ha iniziato a raccontare le cose omettendo certi particolari. Ha imparato a riscrivere la realtà, togliendo tutta la magia perché la gente non sembra in grado di capirla.
L'unica magia nella vita di Julian, ora, viene da Myra, il pianoforte che Galahad gli ha lasciato in eredità.
Nella fantasia adolescenziale di Julian navigano splendide visioni di lui che suona di fronte a una sala gremita di gente, suona le sue canzoni e c'è una band, con lui, e poi alla fine del concerto c'è una ragazza bellissima che lo aspetta per fargli i complimenti e tutta una serie di altre cose.
Il posto dove suona in quei sogni è magico. E' un posto dove puoi essere stupido, allegro, colorato e strano quanto ti pare. Un posto dove le cose hanno più gusto: lo stesso che Julian avvertiva nelle parole di Galahad, nel suo modo di vivere la vita.
Galahad aveva più di settant'anni, quando è morto, ma Julian deve ancora incontrare una persona che se la sapeva godere più di lui.

La magia ha cominciato a rientrare nella vita di Julian in maniera sottile, silenziosa. Come piccoli frammenti luccicanti d'incantesimo, portati dal vento, scovati dietro una porta inaspettatamente, fioriti all'improvviso in una notte senza speranze. Ci ha messo un po' ad accorgersene, ci ha messo di più a cominciare a raccogliere quei frammenti, per costruire qualcosa.
Una strada.
Via dalla noia.

- Cosa desideri veramente?
Tutto si sarebbe aspettato, fuorché quella domanda. Non è dallo psicologo: sta parlando con la sua nuova datrice di lavoro.
Beh, lo sa, che quel posto ha qualcosa di strano. Solo che non gli sembra logico che quella buffa vecchia signora con i capelli grigio-violetti gli chieda una cosa simile. Che le importa, di cosa desidera veramente? Non lo stanno assumendo come facchino tuttofare in un hotel?
Ha detto di sì a quell'impiego per due motivi: vuole dei soldi per pagarsi nuovi studi di musica, e poi in quel posto gli hanno detto che conoscevano Galahad. Quella vecchietta era sua amica. E a lui è bastato, per mettere la sua firma sul contratto.
Non si aspettava quella domanda perché in realtà non si aspetta più niente, da qualche tempo. E' solo un ventenne scoordinato e scombinato che cerca disperatamente un modo per impiegare la sua abilità di pianista e il suo desiderio mai soddisfatto di qualcosa...
Qualcosa di meglio.
- Io?- Chiede, titubante, piegando le labbra in un sorriso di cortesia, e scuotendo la testa.
- Mi piacerebbe che tu sorridessi perché hai davvero voglia di farlo.
La vecchia signora è sempre più folle.
Che è una cosa piacevole, tutto sommato.
- Qui non ci sono sicurezze. Le cose non vanno mai secondo i programmi.- Prosegue lei. E' avvizzita e fragile, ma in quel momento riesce comunque a dare l'idea di una persona rassicurante. Forte, a modo suo. - Una cosa posso assicurartela: non troverai nessuno uguale te, qui dentro, perché tutti sono diversi. Quindi, in definitiva, si potrebbe dire anche che tutti sono uguali a te: ciascuno è esattamente unico come te. Ma è tardi e io sto dicendo cose apparentemente insensate. Bene, il tuo lavoro comincia domani. Dovremo organizzare un trasporto per il tuo strumento.
- Mi scusi...?
- Il pianoforte.
- Il mio pianoforte? Perché?
- Ragazzo, ti ho assunto come musicista, mica come cameriere! Svegliati! Questo non è più il comodo, tranquillo, placido, grigio mondo là fuori! Qui le cose saranno ben più complicate di quel che ti aspetti!
E Julian sorride perché ha davvero voglia di farlo, e per la prima volta dopo tanto tempo non esiste più la noia e la piattezza di giorni tutti uguali. Gli piace l'idea che lì tutti siano diversi, e quindi esattamente unici allo stesso modo. Gli sembra una prospettiva interessante. Ed era così tanto che non provava il brivido di aspettarsi qualcosa di buono dai giorni futuri.
Non vede l'ora di cominciare.



I tried to live alone
but lonely is so lonely, alone
So, human as I am
I had to give up my defences
So I smiled and tried to mean it
to let myself let go





***

Spero vi abbia comunicato almeno qualcosa, a me sembra un mucchio di idee con le quali sono ossessionata un po' frullate insieme, ma...XD
Scritta per il tema “Aspettativa” di Casti e puri, e per la IV settimana del F3.U.C.K.S. Fest di Fanfiction Italia.
Grazie a Mika e a “Any other world” per il titolo e le citazioni.

{Per caso ti è piaciuta questa storia? Vieni a trovarmi all'Hotel. <3 Nella pagina delle Storie Originali c'è la raccolta Crossworlds, tutta in diretta da questo mondo...}

   
 
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