“E fu
così
che la principessa e il principe vissero felici e contenti…
per sempre.”
Alzai gli occhi da
quel libro che avevo solo fatto
finta di leggere. Ogni frase, ogni virgola, ogni punto e a capo.
Conoscevo
tutto perfettamente a memoria.
Eppure a lei piaceva
così.
Le piaceva vedermi
seduta vicino al suo letto mentre
sfogliavo le pagine di quel libro ormai ingiallito dal tempo; e a me
del resto,
piaceva stare lì, a bearmi di ogni suo respiro fino a che il
sonno non veniva a
farle visita.
Mi alzai lentamente,
attenta a non fare rumore e
delicatamente mi sporsi fino a stamparle un piccolo bacio sulla gota
leggermente arrossata.
“Buonanotte,
mia dolce Nessie.”
Spensi anche la luce
della piccola abat-jour che
era rimasta ad illuminare la stanza dopodiché, in punta di
piedi, uscii.
Il rumore dei miei
passi, sulle scale di legno, era
l’unico che riecheggiava nell’intera casa, quel
giorno deserta.
Giunsi in fondo e
come in cerca di qualcosa iniziai a
guardarmi attorno.
Le sedie erano
perfettamente allineate attorno al
tavolo, i libri sporgevano dalla libreria disposti in ordine maniacale
e anche
tutto il resto, immobile e silenzioso, era al suo posto. Dal vaso di
fiori
vicino all'ingresso si staccò e cadde un petalo di rosa. Fu
allora che mi
accorsi che qualcosa non andava.
Una luce tremula e
fioca filtrava attraverso la
vetrata. Era come se mi stesse aspettando, che esistesse solo
perché io mi
accorgessi della sua esistenza.
Fissai per qualche
istante il petalo illuminato di
sbieco da quell'alone di luce e poi mi incamminai verso l'ingresso.
Uscii di
casa e mi chiusi la porta alle spalle.
Una ventata
d’aria mi accarezzò il viso. Chiusi
gli occhi. Inspirai e trattenni quell'alito di vento dentro di me
mentre
restavo immobile.
Quando poi infine,
tornai a respirare e riaprii gli
occhi, per un breve istante provai una specie di delusione. Il vento
non mi
pungeva il viso e anche se il mio olfatto era perfetto non percepiva
ciò che in
quel momento avrei voluto.
“Ovviamente.”
E un mezzo sorriso si abbozzò sulle mie
labbra.
Le chiome degli
alberi si muovevano armoniose
accompagnate dal vento, mentre in lontananza, riuscivo ad udire qualche
animale
che si muoveva guardingo nel bosco.
Mi sedetti sulla
sedia a dondolo in veranda e
volsi finalmente lo sguardo verso l’inaspettata protagonista
di quella sera.
Una bellissima Luna piena.
Mi lasciai
cullare dai movimenti della
sedia e, scrutando il cielo, iniziai a perdermi in miriadi di pensieri.
Edward era fuori
città con suo padre e sarebbe tornato
solamente l’indomani. Io, invece, avevo preferito rimanere
con Nessie a Forks.
Avevo convinto Edward
ad andare senza timori ricordandogli
che qualcuno, anche se solo per qualche giorno, avrebbe accusato
parecchio la
nostra assenza.
E questo era vero, ma
non era l’unica causa che mi aveva
trattenuta. C’era qualcos’altro. Una strana
irrequietudine che mi assillava da
giorni. Non mi opprimeva ma era sempre presente. Come un folletto
dispettoso
che non vedi ma c’è.
Non so se Edward
l’avesse notato o meno. Conoscendo il
suo acuto spirito d’osservazione probabilmente sì,
ma non aveva fatto ulteriori
domande.
Ma adesso, alla
vigilia del giorno successivo, potevo
anche ammetterlo a me stessa.
Avevo come nostalgia.
Nostalgia di appena
un anno prima eppure, di una vita
fa.
L’ultimo
anno era stato nuovo sotto ogni aspetto e,
forse, addirittura migliore. In fondo, da quando mi ero trasferita a
Forks ero
riuscita od ottenere ciò che tanto avevo desiderato. Anzi,
molto di più. E
allora non potei che rivolgere i miei pensieri verso quella dolce
creatura che
dormiva poco distante da me. Mia figlia Renesmee.
La mia piccola che
cresceva a vista d’occhio. La mia
piccola che stava per compiere il suo primo anno di vita, ma che
già dimostrava
l’aspetto di una bambina di tre. La mia piccola per cui tanto
avevo lottato.
Era valsa la pena
rinunciare a tutto per avere
addirittura di più? Sì, senza ombra di dubbio.
Eppure,
c’era quel però, che
forse non
sarei mai, e poi mai, riuscita a scacciare definitivamente dalla mia
esistenza.
Quel però che
sentiva una certa
mancanza di qualcosa che, consapevolmente, avevo ormai perduto.
Un rumore
impercettibile somigliante ad un rametto
calpestato mi riscosse dai miei pensieri.
“Da quando
in qua ti piace spiare le persone? Non è
molto carino, sai?” Poteva sembrare che avessi parlato al
nulla, ma sapevo
benissimo che non era così.
“Accidenti.
Non perdi più un colpo, eh Bells?”
Una sagoma imponente
si fece avanti dall’oscurità.
Sbuffai accennando un
sorriso. “Anche volendo non
potrei.”
Il mio interlocutore
si era avvicinato tanto da
permettermi di vederlo distintamente in volto.
“Sai, da
laggiù sembravi più vecchia.” E
indicò con il
pollice dietro le sue spalle.
“Sarcastico
come al solito, eh Jake?”
Non rispose. Si
limitò a ricambiare il sorriso.
“Allora?
Che ci fai da queste parti? Non dovevi essere
di ronda stanotte?”
“Oh, bhe.
Non è un periodo particolarmente
“divertente”, possono cavarsela benissimo anche
senza di me.”
“Capisco.”
“E
poi…” Salì i tre scalini della veranda,
e si lasciò
cadere sul divanetto poco distante da me. “Non so, ho avuto
il sentore di dover
passare…”
“Nessie
sta bene, non c’è nulla che non vada,”
cercai di rassicurarlo, pensando che la sua probabile preoccupazione
fosse
indirizzata nei suoi confronti.
“Oh, lo so
benissimo,” mi rispose sicuro ma vago al
tempo stesso, lasciandomi perplessa.
“E tu
invece? Che stavi facendo?” Cambiò astutamente
discorso.
“Niente,
osservavo qualcosa che da quando vivo a Forks
ho visto raramente.”
Anche Jacob
alzò lo sguardo in direzione della grande
sfera pallida.
“Già,
capita così raramente.” E il suo tono di voce mi
sembrò quasi illusorio.
Ci perdemmo poi, per
qualche secondo, nel silenzio
della notte mentre contemplavamo il cielo immersi ognuno nei propri
pensieri.
Viaggio, Luna,
grandi, insieme… furono delle parole confuse
che iniziarono a rimbombare nella mia testa accompagnate a dalle
immagini.
Sussultai.
“Me lo
ricordo…” Esclamai ad alta voce incredula.
Jacob mi fissava con
aria interrogativa. “Ti ricordi
che cosa, Bells?”
“Tu ed io.
Quando da bambini decidemmo che da grandi
saremmo andati sulla Luna assieme. Avremmo avuto sei e otto anni!
Ricordo che
successe l’ultima estate che trascorsi a Forks, sia con
Charlie che con Renèe.”
Era ovviamente
sorpreso e, del resto, lo ero anche io.
Da quando avevo subito la trasformazione, facevo fatica a ricordare
avvenimenti
accaduti nella mia recente vita umana, mentre adesso, riuscivo
addirittura a
ripescare ricordi di quando ero bambina. Pensai poi che lui non potesse
ricordarsene, ma come spesso sapeva fare, mi diede torto.
“Mi
dispiace ma devo farti un appunto. Eri tu a
volerci andare. Io ti promisi di accompagnarti solo perché
avresti rischiato di
cacciarti nei guai altrimenti,” rispose con aria saccente.
“Assolutamente
no! Anzi. Fosti proprio tu a proporre
l’idea, me lo ricordo perfettamente, adesso.”
“Ti dico di
no.”
“E io di
dico di sì,” lo sfidai guardandolo negli
occhi, proprio nel modo in cui avrebbero fatto due bambini in
disaccordo.
Ci fissammo qualche
secondo cercando di mantenere una
maschera di serietà che durò ben poco,
però. Entrambi scoppiammo a riderne di
gusto.
Mentre mi lasciavo
andare alle risate, sentii come se
l’ansia che fino poco prima mi opprimeva, iniziasse piano
piano ad
affievolirsi. E, per un breve istante, mi sembrò di sentire
il sapore del
passato.
Con la coda
dell’occhio guardai Jacob. In sua presenza
era come se facessi un passo indietro. Era il ponte che riusciva a
collegare la
Bella del passato alla Bella del presente. Con lui non potevo provare
nostalgia.
Non potevo. Con lui ero ancora viva.
Stavamo cercando di
riassumere un aria composta
quando, in quell’istante, l’orologio
batté dodici rintocchi.
Era la mezzanotte del
10 settembre 2012.
Esattamente un anno
prima, Bella Swan spariva
lasciando posto a Bella Cullen. Ringraziai di avere affianco qualcuno.
O
meglio. Di avere Jacob con me.
Ci prendemmo entrambi
qualche istante di silenzio, poi
Jacob tornò a parlare, adesso serio in volto.
“Edward
torna oggi?”
“Sì,
non potrebbe mai mancare il giorno del primo
compleanno di Nessie.” Accennai un sorriso.
“Credo non
avrebbe dovuto lasciarti proprio in questi
giorni.”
“Come
scusa?”
“Non credo
ci sia bisogno dei suoi poteri speciali per
leggerti in testa.”
Lo guardai un
po’ dubbiosa, poi sospirai. “Sarò sempre
così un libro aperto per te, Jacob Black?”
Si alzò in
piedi e fece qualche passo in avanti.
“Puoi
contarci, Isabella Swan.”
In quel momento
realizzai perché Jacob fosse lì. Non
era venuto perché preoccupato per Nessie ma,
bensì, perché preoccupato per me.
L’amico
cavaliere della
principessa era corso in suo aiuto ancora una volta, mentre il principe
non
c’era.
Lui riusciva in
ciò che Edward non era mai stato in
grado di fare. Lui sapeva leggermi dentro.
“Sei la
stessa Bella che ho conosciuto, e a cui sono
legato. Qualsiasi cosa ti frulli in testa non lasciare che ti
condizioni.
Sapevi cosa volevi e l’hai ottenuto. Continua ad essere
felice.” Pronunciò
queste parole indirizzandomi uno di quei suoi caldi sorrisi
rassicuranti e a
cui era impossibile resistere.
“Sì,”
riuscii solamente a dire di tutta risposta.
Aveva ragione. Dovevo scacciare quelle sensazioni
“ingiuste” prima di
permettere loro di sopraffarmi.
Stavo per
ringraziarlo quando, pochi istanti dopo, sentimmo
una vocina pronunciare “Jacob”.
“Qualcuno
si è svegliato,” disse, portandosi le mani
dietro la nuca e accennando alla finestra del piano superiore; poi
iniziò a
incamminarsi verso l’entrata di casa.
“Jake, non
farti abbindolare, deve riaddormentarsi.”
“Certo,
certo.” Stava per varcare la soglia di casa
quando, invece, fece di nuovo un passo indietro.
“Ah, Bells.
Questo è per te,” disse, lanciando un
pacchetto che aveva estratto da una tasca della felpa che, stranamente,
indossava.
“Che
cos’è?”
“Aprilo e
lo saprai. So anche di essere un po’ in
anticipo, ma non credo ti formalizzerai per questo.” E mi
lanciò un altro
sorriso prima di entrare in casa e chiudersi definitivamente la porta
alle
spalle.
Attaccato al
pacchetto c’era un biglietto. Diceva semplicemente:
13
settembre 2012
Buon
ventesimo compleanno, Bella.
Sorrisi e, infine,
scartai anche il regalo.
Era una cornice
completamente intagliata in legno che
metteva in bella mostra una foto. Ne accarezzai con le dita il
vetro.
Aprile
2011
“Ehi
Charlie, siamo sicuri che non ci avvelenerà?”
chiese un dubbioso Jacob a bassa voce.
“Ahaha
figliolo, stai tranquillo. Anche se non si
direbbe, Bells sa il fatto suo in cucina.”
“Ehi voi
due.” Li ammonì Bella. “Se avete da
ridere
sulla mia cucina, credo che alla tavola calda vi accoglierebbero
più che
volentieri.”
“No, non
importa. Credo che rischierò ormai,” rispose
sempre in tono sarcastico Jacob voltandosi nella sua direzione con
sorriso
provocatorio.
“Sai Jake,
magari nella tua porzione ho messo davvero
del veleno.” Controbatté Bella, sorridendo
compiaciuta, mentre appoggiava la
grossa teglia sul tavolo apparecchiato.
“Ma
davvero, eh?”
“Ehi, voi
altri. Fate cheeeeeese.”
Click.
“Bravo
Seth, quella foto sarà la prova quando si
chiederanno chi ci ha avvelenato.”
E tutti scoppiarono a
ridere allegramente.
10 settembre 2012
Mi lasciai sovrastare
da quel piacevole ricordo mentre
un “Grazie” scivolò fuori dalle mie
labbra.
“Prego,”
fu la risposta che di sorpresa ricevetti
prima di sentire lo scricchiolio delle scale rumoreggiare sotto i passi
di
Jake.
Sarebbero potuti
trascorrere anni, decenni,
addirittura millenni. Eppure, finché Jake me ne avesse fatto
dono, avrei potuto
continuare a sentirmi Bella Swan. Sì, adesso potevo
liberarmi della mia
inquietudine e tornare a vivere serenamente, quella che, era ancora
solo
l’inizio della mia esistenza.
La Luna splendeva
ancora alta nel cielo mentre io
continuavo a osservarla con quella consapevolezza, ancora una volta,
consolidata.
La
speranza è quella cosa abbarbicata all'anima... e canta un
motivo senza parole,
senza mai fermarsi.
Ringraziamenti:
Come al solito
ringrazio Erica, (Kukiness) per tutti i preziosi
consigli e le correzioni che ogni volta riescono a migliorare le mie
storie. Vi
invito a fare un saltuccio nel suo profilo e a fiondarvi a leggere le
sue
storie, perché statene certi, non vi deluderanno.
Ringrazio tutti
coloro che
decideranno di spendere due paroline per “La principessa
e… il cavaliere” e anche
chi solamente perderà un po’ di tempo nel leggere.
Questa
fanfiction ha partecipato al
contest “Book’s Sentenced” indetto da
Vogue.
4°Classificata
Saori- “La
principessa e il cavaliere”
- Correttezza Grammaticale:
8.5/10
La storia è
grammaticalmente accurata. Ci sono
tuttavia alcuni errori, disseminati qua e là. Il primo che
ho riscontrato è
“movimento felino”. Non essendo
“felino” un aggettivo, è errato. Un
altro
errore è “ben sì”
(è “bensì”, senza spazio), ed
infine, proprio nell’ultima
frase, “finché Jake me ne avrebbe fatto
dono”. La forma corretta è
“finché Jake
me ne avesse fatto dono”. Ma nel complesso, non vi
è niente di grave. Ti
segnalo anche un errore di battitura, del tutto ininfluente ai fini del
giudizio: “riuscì” al posto di
“riuscii”.
- Lessico e Stile: 9.5/10
Hai una padronanza
lessicale notevole. Nelle
storie si deve fare una distinzione fra lessico aulico, usato per
conferire un
tono altisonante alla vicenda (tentativo che spesso è
fallimentare) e quando,
semplicemente, si scrive bene. E tu scrivi bene. Anche lo stile mi
è piaciuto,
le frasi sono della lunghezza giusta affinché il discorso
non venga
appesantito. In alcuni punti vi è un uso smodato della
punteggiatura, che mina
alla fluidità della storia, ma niente di trascendentale.
- Attinenza alla Citazione:
18/20
La citazione
c’è. Senza dubbio. E ti dirò che sei
anche riuscita ad inserirla nella storia in un modo abbastanza
ingegnoso. Non
ti ho dato il punteggio massimo solo perché mi sarei
aspettata qualcosa di
più... violento, se vogliamo. “Abbarbicata
all’anima”, mi faceva pensare più
che altro a qualcosa di negativo, mentre Bella vede in Jacob qualcosa
di
sostanzialmente “buono”. Ma questo può
essere anche un mio difetto
d’interpretazione.
- Originalità:
14/15
Su Twilight, ho letto
davvero di tutto. Storie che
si riferiscono al periodo dei libri, storie che parlano del
“prima”, storie che
parlano dell’”immensamente dopo”. Ma di
storie così poco successive agli
avvenimenti di Breaking Dawn, non ne avevo mai lette. Così
come del resto, non
ho mai visto approfondito (dalla Meyer o dalle fanwriters) il rapporto
fra i
due dopo l’imprinting di Jacob. Quindi... sì,
originale.
- IC dei personaggi: 9/10
I caratteri dei due sono
quelli, senza il minimo
dubbio. Il dialogo fra di loro riesce per altro ad esprimere quelli che
sono
diventati i punti canonici delle rispettive personalità.
Tuttavia, in alcuni
punti Bella mi è sembrata appoggiarsi un po’
troppo su Jake. Mi spiego: quel
velato attaccamento alla vita umana, espresso nel finale, e quel suo
riviverla
nel ragazzo, mi è sembrato stonare un po’, in
particolar modo per quanto
riguarda gli appunti fatti ad Edward, sull’averla lasciata da
sola. Ma nel
complesso, è una sfumatura di poco conto, e ho comunque
apprezzato il carattere
di entrambi.
- Giudizio Personale:4.5/ 5
Va bene, giudizio
personale. Questo vuol dire che
posso essere di parte? Io adoro Bella e Jacob insieme. Con tutto il
sacrosanto
rispetto per Edward, s’intende. E ho trovato la tua fiction
una perfetta
espressione di tutto ciò che nel corso dei libri loro si
sono negati a vicenda.
Hanno anche influito sul mio giudizio frasi come “Nostalgia
di appena un anno
prima, eppure, di una vita fa”, e riferimenti vari, sia
perché e sento personalmente
vicine, sia perché trovo esprimano più che bene
la situazione dei due. In
sintesi, nel caso non fosse chiaro, la tua storia mi è
sicuramente piaciuta!
Totale: 63.5/70