Libri > Twilight
Ricorda la storia  |      
Autore: Saorio    30/04/2010    5 recensioni
Bella sta per compiere il suo primo anno da vampira. E alla vigilia del 10 settembre, in una notte di luna piena si lascia andare a pensieri e ricordi accompagnata dal suo migliore amico. Questa storia ha partecipato al concorso "Book's sentenced" indetto da Vogue.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabella Swan, Jacob Black | Coppie: Bella/Jacob
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

“E fu così che la principessa e il principe vissero felici e contenti… per sempre.”

 

Alzai gli occhi da quel libro che avevo solo fatto finta di leggere. Ogni frase, ogni virgola, ogni punto e a capo. Conoscevo tutto perfettamente a memoria.

Eppure a lei piaceva così.

Le piaceva vedermi seduta vicino al suo letto mentre sfogliavo le pagine di quel libro ormai ingiallito dal tempo; e a me del resto, piaceva stare lì, a bearmi di ogni suo respiro fino a che il sonno non veniva a farle visita.

Mi alzai lentamente, attenta a non fare rumore e delicatamente mi sporsi fino a stamparle un piccolo bacio sulla gota leggermente arrossata.

“Buonanotte, mia dolce Nessie.”

Spensi anche la luce della piccola abat-jour che era rimasta ad illuminare la stanza dopodiché, in punta di piedi, uscii.

 

Il rumore dei miei passi, sulle scale di legno, era l’unico che riecheggiava nell’intera casa, quel giorno deserta.

Giunsi in fondo e come in cerca di qualcosa iniziai a guardarmi attorno.

Le sedie erano perfettamente allineate attorno al tavolo, i libri sporgevano dalla libreria disposti in ordine maniacale e anche tutto il resto, immobile e silenzioso, era al suo posto. Dal vaso di fiori vicino all'ingresso si staccò e cadde un petalo di rosa. Fu allora che mi accorsi che qualcosa non andava.

Una luce tremula e fioca filtrava attraverso la vetrata. Era come se mi stesse aspettando, che esistesse solo perché io mi accorgessi della sua esistenza.

Fissai per qualche istante il petalo illuminato di sbieco da quell'alone di luce e poi mi incamminai verso l'ingresso. Uscii di casa e mi chiusi la porta alle spalle.

Una ventata d’aria mi accarezzò il viso. Chiusi gli occhi. Inspirai e trattenni quell'alito di vento dentro di me mentre restavo immobile.

Quando poi infine, tornai a respirare e riaprii gli occhi, per un breve istante provai una specie di delusione. Il vento non mi pungeva il viso e anche se il mio olfatto era perfetto non percepiva ciò che in quel momento avrei voluto.

“Ovviamente.” E un mezzo sorriso si abbozzò sulle mie labbra.

Le chiome degli alberi si muovevano armoniose accompagnate dal vento, mentre in lontananza, riuscivo ad udire qualche animale che si muoveva guardingo nel bosco.

Mi sedetti sulla sedia a dondolo in veranda e volsi finalmente lo sguardo verso l’inaspettata protagonista di quella sera. Una bellissima Luna piena.

Mi  lasciai cullare dai movimenti della sedia e, scrutando il cielo, iniziai a perdermi in miriadi di pensieri.

Edward era fuori città con suo padre e sarebbe tornato solamente l’indomani. Io, invece, avevo preferito rimanere con Nessie a Forks.

Avevo convinto Edward ad andare senza timori ricordandogli che qualcuno, anche se solo per qualche giorno, avrebbe accusato parecchio la nostra assenza.

E questo era vero, ma non era l’unica causa che mi aveva trattenuta. C’era qualcos’altro. Una strana irrequietudine che mi assillava da giorni. Non mi opprimeva ma era sempre presente. Come un folletto dispettoso che non vedi ma c’è.

Non so se Edward l’avesse notato o meno. Conoscendo il suo acuto spirito d’osservazione probabilmente sì, ma non aveva fatto ulteriori domande.

Ma adesso, alla vigilia del giorno successivo, potevo anche ammetterlo a me stessa.

Avevo come nostalgia.

Nostalgia di appena un anno prima eppure, di una vita fa.

L’ultimo anno era stato nuovo sotto ogni aspetto e, forse, addirittura migliore. In fondo, da quando mi ero trasferita a Forks ero riuscita od ottenere ciò che tanto avevo desiderato. Anzi, molto di più. E allora non potei che rivolgere i miei pensieri verso quella dolce creatura che dormiva poco distante da me. Mia figlia Renesmee.

La mia piccola che cresceva a vista d’occhio. La mia piccola che stava per compiere il suo primo anno di vita, ma che già dimostrava l’aspetto di una bambina di tre. La mia piccola per cui tanto avevo lottato.

Era valsa la pena rinunciare a tutto per avere addirittura di più? Sì, senza ombra di dubbio.

Eppure, c’era quel però, che forse non sarei mai, e poi mai, riuscita a scacciare definitivamente dalla mia esistenza. Quel però  che sentiva una certa mancanza di qualcosa che, consapevolmente, avevo ormai perduto.

Un rumore impercettibile somigliante ad un rametto calpestato mi riscosse dai miei pensieri.

“Da quando in qua ti piace spiare le persone? Non è molto carino, sai?” Poteva sembrare che avessi parlato al nulla, ma sapevo benissimo che non era così.

“Accidenti. Non perdi più un colpo, eh Bells?”

Una sagoma imponente si fece avanti dall’oscurità.

Sbuffai accennando un sorriso. “Anche volendo non potrei.”

Il mio interlocutore si era avvicinato tanto da permettermi di vederlo distintamente in volto.

“Sai, da laggiù sembravi più vecchia.” E indicò con il pollice dietro le sue spalle.

“Sarcastico come al solito, eh Jake?”

Non rispose. Si limitò a ricambiare il sorriso.

“Allora? Che ci fai da queste parti? Non dovevi essere di ronda stanotte?”

“Oh, bhe. Non è un periodo particolarmente “divertente”, possono cavarsela benissimo anche senza di me.”

“Capisco.”

“E poi…” Salì i tre scalini della veranda, e si lasciò cadere sul divanetto poco distante da me. “Non so, ho avuto il sentore di dover passare…”

 “Nessie sta bene, non c’è nulla che non vada,” cercai di rassicurarlo, pensando che la sua probabile preoccupazione fosse indirizzata nei suoi confronti.

“Oh, lo so benissimo,” mi rispose sicuro ma vago al tempo stesso, lasciandomi perplessa.

“E tu invece? Che stavi facendo?” Cambiò astutamente discorso.

“Niente, osservavo qualcosa che da quando vivo a Forks ho visto raramente.”

Anche Jacob alzò lo sguardo in direzione della grande sfera pallida.

“Già, capita così raramente.” E il suo tono di voce mi sembrò quasi illusorio.

Ci perdemmo poi, per qualche secondo, nel silenzio della notte mentre contemplavamo il cielo immersi ognuno nei propri pensieri.

 

Viaggio, Luna, grandi, insieme… furono delle parole confuse che iniziarono a rimbombare nella mia testa accompagnate a dalle immagini. Sussultai.

“Me lo ricordo…” Esclamai ad alta voce incredula.

Jacob mi fissava con aria interrogativa. “Ti ricordi che cosa, Bells?”

“Tu ed io. Quando da bambini decidemmo che da grandi saremmo andati sulla Luna assieme. Avremmo avuto sei e otto anni! Ricordo che successe l’ultima estate che trascorsi a Forks, sia con Charlie che con Renèe.”

Era ovviamente sorpreso e, del resto, lo ero anche io. Da quando avevo subito la trasformazione, facevo fatica a ricordare avvenimenti accaduti nella mia recente vita umana, mentre adesso, riuscivo addirittura a ripescare ricordi di quando ero bambina. Pensai poi che lui non potesse ricordarsene, ma come spesso sapeva fare, mi diede torto.

“Mi dispiace ma devo farti un appunto. Eri tu a volerci andare. Io ti promisi di accompagnarti solo perché avresti rischiato di cacciarti nei guai altrimenti,” rispose con aria saccente.

“Assolutamente no! Anzi. Fosti proprio tu a proporre l’idea, me lo ricordo perfettamente, adesso.”

“Ti dico di no.”

“E io di dico di sì,” lo sfidai guardandolo negli occhi, proprio nel modo in cui avrebbero fatto due bambini in disaccordo.

Ci fissammo qualche secondo cercando di mantenere una maschera di serietà che durò ben poco, però. Entrambi scoppiammo a riderne di gusto.

Mentre mi lasciavo andare alle risate, sentii come se l’ansia che fino poco prima mi opprimeva, iniziasse piano piano ad affievolirsi. E, per un breve istante, mi sembrò di sentire il sapore del passato.

Con la coda dell’occhio guardai Jacob. In sua presenza era come se facessi un passo indietro. Era il ponte che riusciva a collegare la Bella del passato alla Bella del presente. Con lui non potevo provare nostalgia. Non potevo. Con lui ero ancora viva.

Stavamo cercando di riassumere un aria composta quando, in quell’istante, l’orologio batté dodici rintocchi.

Era la mezzanotte del 10 settembre 2012.

Esattamente un anno prima, Bella Swan spariva lasciando posto a Bella Cullen. Ringraziai di avere affianco qualcuno. O meglio. Di avere Jacob con me.

Ci prendemmo entrambi qualche istante di silenzio, poi Jacob tornò a parlare, adesso serio in volto.

“Edward torna oggi?”

“Sì, non potrebbe mai mancare il giorno del primo compleanno di Nessie.” Accennai un sorriso.

“Credo non avrebbe dovuto lasciarti proprio in questi giorni.”

“Come scusa?”

“Non credo ci sia bisogno dei suoi poteri speciali per leggerti in testa.”

Lo guardai un po’ dubbiosa, poi sospirai. “Sarò sempre così un libro aperto per te, Jacob Black?”

Si alzò in piedi e fece qualche passo in avanti.

“Puoi contarci, Isabella Swan.”

In quel momento realizzai perché Jacob fosse lì. Non era venuto perché preoccupato per Nessie ma, bensì, perché preoccupato per me.

 L’amico cavaliere della principessa era corso in suo aiuto ancora una volta, mentre il principe non c’era.

Lui riusciva in ciò che Edward non era mai stato in grado di fare. Lui sapeva leggermi dentro.

“Sei la stessa Bella che ho conosciuto, e a cui sono legato. Qualsiasi cosa ti frulli in testa non lasciare che ti condizioni. Sapevi cosa volevi e l’hai ottenuto. Continua ad essere felice.” Pronunciò queste parole indirizzandomi uno di quei suoi caldi sorrisi rassicuranti e a cui era impossibile resistere.

“Sì,” riuscii solamente a dire di tutta risposta. Aveva ragione. Dovevo scacciare quelle sensazioni “ingiuste” prima di permettere loro di sopraffarmi.

Stavo per ringraziarlo quando, pochi istanti dopo, sentimmo una vocina pronunciare “Jacob”.

“Qualcuno si è svegliato,” disse, portandosi le mani dietro la nuca e accennando alla finestra del piano superiore; poi iniziò a incamminarsi verso l’entrata di casa.

“Jake, non farti abbindolare, deve riaddormentarsi.”

“Certo, certo.” Stava per varcare la soglia di casa quando, invece, fece di nuovo un passo indietro.

“Ah, Bells. Questo è per te,” disse, lanciando un pacchetto che aveva estratto da una tasca della felpa che, stranamente, indossava.

“Che cos’è?”

“Aprilo e lo saprai. So anche di essere un po’ in anticipo, ma non credo ti formalizzerai per questo.” E mi lanciò un altro sorriso prima di entrare in casa e chiudersi definitivamente la porta alle spalle.

 

Attaccato al pacchetto c’era un biglietto. Diceva semplicemente:

 

13 settembre 2012

Buon ventesimo compleanno, Bella.

 

 

Sorrisi e, infine, scartai anche il regalo.

Era una cornice completamente intagliata in legno che metteva in bella mostra una foto. Ne accarezzai con le dita il vetro.

 

                                                                  Aprile 2011

 

“Ehi Charlie, siamo sicuri che non ci avvelenerà?” chiese un dubbioso Jacob a bassa voce.

“Ahaha figliolo, stai tranquillo. Anche se non si direbbe, Bells sa il fatto suo in cucina.”

“Ehi voi due.” Li ammonì Bella. “Se avete da ridere sulla mia cucina, credo che alla tavola calda vi accoglierebbero più che volentieri.”

“No, non importa. Credo che rischierò ormai,” rispose sempre in tono sarcastico Jacob voltandosi nella sua direzione con sorriso provocatorio.

“Sai Jake, magari nella tua porzione ho messo davvero del veleno.” Controbatté Bella, sorridendo compiaciuta, mentre appoggiava la grossa teglia sul tavolo apparecchiato.

“Ma davvero, eh?”

“Ehi, voi altri. Fate cheeeeeese.”

Click.

“Bravo Seth, quella foto sarà la prova quando si chiederanno chi ci ha avvelenato.”

E tutti scoppiarono a ridere allegramente.

 

10 settembre 2012

Mi lasciai sovrastare da quel piacevole ricordo mentre un “Grazie” scivolò fuori dalle mie labbra.

“Prego,” fu la risposta che di sorpresa ricevetti prima di sentire lo scricchiolio delle scale rumoreggiare sotto i passi di Jake.

 

Sarebbero potuti trascorrere anni, decenni, addirittura millenni. Eppure, finché Jake me ne avesse fatto dono, avrei potuto continuare a sentirmi Bella Swan. Sì, adesso potevo liberarmi della mia inquietudine e tornare a vivere serenamente, quella che, era ancora solo l’inizio della mia esistenza.

La Luna splendeva ancora alta nel cielo mentre io continuavo a osservarla con quella consapevolezza, ancora una volta, consolidata.

 

 

 

                                     La speranza è quella cosa abbarbicata all'anima... e canta un motivo senza parole, senza mai fermarsi.

 

 

 

Ringraziamenti: Come al solito ringrazio Erica, (Kukiness) per tutti i preziosi consigli e le correzioni che ogni volta riescono a migliorare le mie storie. Vi invito a fare un saltuccio nel suo profilo e a fiondarvi a leggere le sue storie, perché statene certi, non vi deluderanno.

 

Ringrazio tutti coloro che decideranno di spendere due paroline per “La principessa e… il cavaliere” e anche chi solamente perderà un po’ di tempo nel leggere.

 

 

Questa fanfiction ha partecipato al contest “Book’s Sentenced” indetto da Vogue.

 

4°Classificata 
Saori- “La principessa e il cavaliere” 

- Correttezza Grammaticale: 8.5/10 
La storia è grammaticalmente accurata. Ci sono tuttavia alcuni errori, disseminati qua e là. Il primo che ho riscontrato è “movimento felino”. Non essendo “felino” un aggettivo, è errato. Un altro errore è “ben sì” (è “bensì”, senza spazio), ed infine, proprio nell’ultima frase, “finché Jake me ne avrebbe fatto dono”. La forma corretta è “finché Jake me ne avesse fatto dono”. Ma nel complesso, non vi è niente di grave. Ti segnalo anche un errore di battitura, del tutto ininfluente ai fini del giudizio: “riuscì” al posto di “riuscii”. 

- Lessico e Stile: 9.5/10 
Hai una padronanza lessicale notevole. Nelle storie si deve fare una distinzione fra lessico aulico, usato per conferire un tono altisonante alla vicenda (tentativo che spesso è fallimentare) e quando, semplicemente, si scrive bene. E tu scrivi bene. Anche lo stile mi è piaciuto, le frasi sono della lunghezza giusta affinché il discorso non venga appesantito. In alcuni punti vi è un uso smodato della punteggiatura, che mina alla fluidità della storia, ma niente di trascendentale. 

- Attinenza alla Citazione: 18/20 
La citazione c’è. Senza dubbio. E ti dirò che sei anche riuscita ad inserirla nella storia in un modo abbastanza ingegnoso. Non ti ho dato il punteggio massimo solo perché mi sarei aspettata qualcosa di più... violento, se vogliamo. “Abbarbicata all’anima”, mi faceva pensare più che altro a qualcosa di negativo, mentre Bella vede in Jacob qualcosa di sostanzialmente “buono”. Ma questo può essere anche un mio difetto d’interpretazione. 

- Originalità: 14/15 
Su Twilight, ho letto davvero di tutto. Storie che si riferiscono al periodo dei libri, storie che parlano del “prima”, storie che parlano dell’”immensamente dopo”. Ma di storie così poco successive agli avvenimenti di Breaking Dawn, non ne avevo mai lette. Così come del resto, non ho mai visto approfondito (dalla Meyer o dalle fanwriters) il rapporto fra i due dopo l’imprinting di Jacob. Quindi... sì, originale. 

- IC dei personaggi: 9/10 
I caratteri dei due sono quelli, senza il minimo dubbio. Il dialogo fra di loro riesce per altro ad esprimere quelli che sono diventati i punti canonici delle rispettive personalità. Tuttavia, in alcuni punti Bella mi è sembrata appoggiarsi un po’ troppo su Jake. Mi spiego: quel velato attaccamento alla vita umana, espresso nel finale, e quel suo riviverla nel ragazzo, mi è sembrato stonare un po’, in particolar modo per quanto riguarda gli appunti fatti ad Edward, sull’averla lasciata da sola. Ma nel complesso, è una sfumatura di poco conto, e ho comunque apprezzato il carattere di entrambi. 

- Giudizio Personale:4.5/ 5 
Va bene, giudizio personale. Questo vuol dire che posso essere di parte? Io adoro Bella e Jacob insieme. Con tutto il sacrosanto rispetto per Edward, s’intende. E ho trovato la tua fiction una perfetta espressione di tutto ciò che nel corso dei libri loro si sono negati a vicenda. Hanno anche influito sul mio giudizio frasi come “Nostalgia di appena un anno prima, eppure, di una vita fa”, e riferimenti vari, sia perché e sento personalmente vicine, sia perché trovo esprimano più che bene la situazione dei due. In sintesi, nel caso non fosse chiaro, la tua storia mi è sicuramente piaciuta! 
Totale: 63.5/70 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Saorio