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Autore: Valy1090    30/04/2010    9 recensioni
La protagonista di questa fic è Belle, che, dopo mille peripezie, entrerà a far parte della ciurma di Cappello di Paglia! Tuttavia dovrà scoprire il suo passato, celato da ombre e veli di dubbio e misteri, attingendo a tutte le sue forze. Il suo frutto del diavolo Bat-Bat, e il suo caratteraccio un po' peperino e vanitoso la aiuteranno a diventarne un degno membro e ha realizzare il suo sogno? (Il pairing è SanjixBelle) è un Crossover con la fic "Nereid Black Pearl" della mia amica MBP! ^_^ spero di aver fatto nascere un po' di curiosità!
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Sanji
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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1 Salve a tutti!
Innanzitutto voglio precisare che questa è la prima fic che scrivo... Quindi non siate crudeli, per favore! ^_^"
Avevo già scritto qualche capitolo da un po', ma non avevo mai il coraggio di postarlo...
Alla fine però la mia cara amica Marta-chan mi ha convinta (Mi ha anche fatto una bella propaganda... GRAZIE amora! Mi stai aiutando molto!!!)
Parlando della fic, si tratta della storia del mio personaggio, Belle, che compare anche nella fic di Marta(MBP)...
spero che potrete apprezzarla e di esser riuscita a caratterizzarla bene!
Il pairing è, come avrete già notato in "Nereid Black Pearl", è BellexSanji!
Buona lettura a tutti!!! 
 

 INIZIO

Quel giorno c’era un bellissimo silenzio in giro. Era un fresco pomeriggio d’estate per la città di Bankir e la folla si spargeva per le strade per fare gli ultimi acquisti della giornata o per fare una tranquilla passeggiata. Al di fuori del mercato, c’era una viavai di carri trainati da possenti cavalli che galoppavano sui loro zoccoli che riecheggiavano nell’aria. Era una città modestamente ricca, in particolar modo al di là della collina coperta dal verde vi era una catena di ville possedute dai membri più ricchi dell’isola. Nonostante la loro ricchezza, la gente dell’isola viveva tranquilla al di fuori del caos del resto della società. In uno di questi villini abitava una delle famiglie più facoltose e rinomate dell’isola, conosciuti per l’onestà e per la determinazione con cui dirigevano il proprio lavoro a sostegno dei più bisognosi. Abitavano in un villino leggermente isolato dagli altri, con un vasto giardino pieno di bellezze floreali. Dal cancello uscì un ragazzo mediamente alto coi capelli castano chiaro e gli occhi nocciola. Fissò per un attimo il fratellino minore intendo a giocare col cane con un bastoncino.

<<  Vai corri a prenderlo Nat!! >>  urlò il ragazzino tutto emozionato mentre correva. Aveva i capelli e gli occhi scuri e grandi pieni di vita.
<<  Ehi, Joe >>  disse il ragazzo <<  non fare troppo chiasso che dentro Belle sta studiando col professore … >>
<<  Uffa, Al, ho 7 anni oramai, e so badare a me stesso! Non c’è bisogno che mi riprendi sempre per le stesse cose! Poi Nat ha voglia di giocare! >>
<<  Bè, io ne ho 16 di anni e sono tuo fratello maggiore quindi ascolta ciò che ti dico >>  gli rispose Al facendo un rumoroso sbadiglio  << cavoli stanotte non ho chiuso occhio … e ho anche bevuto troppo mi sa …  >>
<<  Sei sempre il solito fratellone! >>  rise Joe. <<  Ora che fai? >>
<<  Mmm … >>  Al si grattò il capo <<  mi fumo una sigaretta fuori e mi riposo un po’… ieri sera con gli altri ho proprio esagerato … >> disse a se stesso sentendosi un grosso cerchio alla testa per aver bevuto troppo.
Frattanto, all’interno della dimora, si sentivano le voci di un adulto e di una bambina. Si trovavano in un elegante salotto, con delle tende lilla e della carta da parati abbinata tutta decorata, con mobili d’altri tempi  prontamente ristrutturati e varie vetrine contenenti oggetti di cristalli e porcellane di tutti i tipi. C’era anche un grande camino, inutilizzato in quel periodo considerata la stagione. Su un tavolino di vetro stavano seduti un signore di mezza età con dei lunghi baffi e degli occhiali così doppi che non lasciavano intravedere gli occhi e una bambina dai capelli neri.
<<  Su, signorina Belle, ripeta di nuovo questo passo della poesia … >>
<<  Sì … >>  disse la bambina con tono annoiato ripetendo la stessa solfa per la decima volta nel giro di una giornata.
<<  Bene, è migliorata molto ma la lezione non è finita. Ora riapra il suo libro a pagina 52 e leggiamo il nuovo testo. >>
<<  Sì … >>  rispose la bambina obbedientemente.
Il professore privato squadrò la pagina vedendo le figure per bambini e disse:
<<  Ah, oggi parleremo dei pirati! >>
<< Pirati?? >>  esclamò la bambina eccitata e i suoi enormi occhi neri si illuminarono. Giù in paese giocava spesso ai pirati coi bambini del luogo e la trovava una cosa divertentissima rispetto a quelle noiose lezioni private che faceva da un annetto a questa parte. Nonostante avesse solo 5 anni le avevano già insegnato a leggere, scrivere e a imparare testi e poesie. Tuttavia la cosa non la divertiva affatto poiché nessun bambino della sua età faceva cose simili. Ma scendere giù a giocare con gli amici o a sentire gli anziani del luogo raccontare leggende e miti la divertiva moltissimo quindi non si perdeva una lezione per avere più tempo per giocare in seguito.
<<  Sì esatto, pirati … >>  rispose il professore  <<  Sono considerate le persone più subdole e pessime della società … sono pericolosi, barbari e incivili per il governo … tuttavia … >> stava per aggiungere qualcosa con una punta di malinconia ma si bloccò. La bambina non notò l’espressione del professore ma restò sconvolta. Com’era possibile una cosa del genere? Finora aveva considerato i pirati come la cosa più bella che ci fosse al mondo. Oltretutto gli anziani del luogo raccontavano leggende su di loro descrivendoli in modo completamente diverso.
 A un certo punto i pensieri della bambina furono interrotti poiché scese dalle scale una donna. Era di mezza età, con capelli mediamente lunghi e ricci, di colore castano /rossiccio. Indossava un abitino leggero estivo di seta rosa con una catenina di perle al collo. Si rivolse ai due sfoggiando un bellissimo sorriso.
<<  Mi perdoni se la disturbo, professore, ma sono già le 6 e mezza, non sarebbe ora di farla giocare? >>  disse la donna con voce tranquilla.
Il professore, da dietro i suoi occhiali spessi, guardò verso l’orologio e notò che si era fatto tardi.
<<  Ah, mi perdoni signora Lastlings! Non avevo notato che si fosse fatto così tardi … è che la bambina insisteva tanto per continuare a imparare … >>
Belle fece una tremenda smorfia rivolta alla madre. Subito dopo il professore se ne andò salutando. Belle scese dalla sedia sistemandosi il vestitino fucsia di seta regalatole la settimana prima dal padre. Dopodichè si sistemò le due mezze code ai capelli e si rivolse alla madre.
<<  Cavoli, non se ne andava più quello lì, mamy! Ma quando mai gli ho detto di restare? >>  sbottò furiosa.
<<  Su, Belle, lascialo perdere. Aveva solo voglia di inventarsi una scusa per giustificarsi … >>  la madre le sorrise divertita notando il disappunto della bambina. Le accarezzò dolcemente la testa dicendole:  <<  tuo padre vuole che tu diventi molto intelligente per facilitarti la vita in seguito … può essere noioso, lo so, ma pensa che lo fa per il tuo bene … >>
La bambina fissò la madre, poi sorrise dicendo: <<  ho capito! Bè, ora vado fuori a giocare con Joe! >>  e corse fuori spingendo la grande porta d’entrata. Andò a sbattere contro il fratello Al, intento a fumarsi una sigaretta fuori.
<<  Ehi, ehi, fa attenzione, piccola >>  le disse il fratello accarezzandole la testolina <<  Joe è laggiù con Nat, vai pure a giocare con lui … non scendere in piazza a giocare coi tuoi amici che si è fatto tardi oramai … e stai attenta a non sporcarti il vestitino nuovo sennò papà s’arrabbia … >>
<<  Sì, lo so … >>  annuì la bambina e corse in giardino a giocare. Al finì di fumare la sigaretta e rientrò in casa. La signora Lastlings guardò il figlio ed esclamò:
<<  Ah, eccoti qui! Tuo padre ti aspetta di sopra per dirti una cosa, così mi ha detto poco fa! >>  gli disse rivolgendogli un ampio sorriso velato però da un’ombra di preoccupazione e malinconia. Al ringraziò la madre non notando la sua espressione e si avviò di sopra salendo le scale a passi pesanti per la stanchezza. Bussò alla porta dello studio del padre e,senza aspettare risposta, entrò subito. Il signor Lastlings staccò gli occhi dai fogli e invitò il figlio a sedersi. Al si sedette e si rivolse al padre.
<<  Cos’è successo, vecchio? Non capita spesso che interrompi il tuo lavoro … >>
<<  Lo so, Al … >>  rispose preoccupato l’uomo <<  ma devo parlarti di una cosa importante … >>
<<  Cosa, papà? >> disse Al impaziente.
Il signor Lastlings tirò un sospiro e riprese a parlare.
<<  Ricordi la vicenda, che fece scandalo in paese, di quei Marines che venivano ripetutamente qui 5 anni fa? >>
Al ebbe un sussulto. Dopodichè riprese a parlare ma con tono un po’ più agitato.
<<  Sì, ricordo, papà … vennero molte volte e lo ricordo bene nonostante avessi solo 11 anni … per la città sentii dire che ci fu il rischio di un Buster Call… ma erano solo voci suppongo … in fondo la nostra è un’isola tranquilla e pacifica … non capisco neanche il perché scatenammo la loro ira. Forse erano solo invidiosi della nostra ricchezza … >>
L’uomo sospirò ancora. <<  Al, devo dirti una cosa importante che ogni membro di quest’isola viene a sapere solo compiuta la maggiore età … è il segreto della prosperità di quest’isola e del fatto che nonostante la sua posizione non venga mai attaccata da nessuno … >>
Al spalancò gli occhi. <<  Perché vuoi dirmela ora? >>
<<  Perché è necessario … te lo dirò senza mezzi termini … >>  la sua tranquillità svanì di colpo << stanno arrivando … solo io sono venuto a sapere che arriveranno oggi stesso e tu devi scappare con i tuoi fratelli … prima del Buster Call … >>
Al ebbe un tuffo al cuore e cadde dalla sedia. I suoi occhi erano spalancati e increduli, la labbra tremavano nel tentativo di dire qualcosa ma non sapeva neanche lui cosa, mentre il corpo gli si era paralizzato. Tentò di riprendersi e che fosse solo un brutto scherzo ma l’espressione del padre gli fece capire che era tutto vero. Com’era possibile una cosa del genere? Perché sarebbero arrivati così presto senza preavviso? Cosa avevano fatto gli abitanti dell’isola per  meritarsi un supplizio del genere? E perché solo lui e i suoi fratelli dovevano fuggire? E come sarebbero sfuggiti in poche ore alle forze del governo? Non appena si calmò un po’, si alzò di scatto dal pavimento.
<<  Ma cosa vuol dire,papà? Perché dovrebbero fare una cosa simile? E come fuggiremo? E tu e la mamma che farete? >>
Il signor Lastlings appoggiò la mano sulla spalla del figlio  <<  Non ti preoccupare, figliolo, ho già tutto in mente. Ora quello che dovrai fare è far credere ai tuoi fratelli che sia una vacanza improvvisa e fargli preparare un bagaglio il più in fretta possibile, dopodiché ti accompagnerò al Subtron … >>
<<  Cos’è il Subtron, papà? >>  per quanto si sforzasse, il tono di Al era sempre spaventato e agitatissimo.
<<  Figlio mio, calmati … sei l’unica speranza per i tuoi fratelli … ora ti dirò il segreto dell’isola e cosa dovrai fare d’ora in poi … >>
Frattanto, Belle e Joe si divertivano per il giardino correndo e ridendo come pazzi. Nat gli correva dietro e li riempiva di leccate e di coccole quando li acciuffava. La bambina ridendo urlava al cane di non leccarla troppo, mentre Joe dall’altro lato se la rideva e la sbeffeggiava in modo simpatico. Era da un’oretta oramai che giocavano e non si erano ancora stancati. A un certo punto uscì dalla porta di casa la signora Lastlings. Belle si girò felice verso la madre ma notò qualcosa di strano e anche Joe era dello stesso avviso. Il volto della madre, solitamente gioioso e sorridente, ora era piegato in un sorriso forzato con le lacrime agli occhi.
<<  Mamma, tutto bene? >>  esclamò Joe preoccupato.
La signora aveva in mano due cose: la bambola preferita di Belle che le aveva regalato alla nascita e il braccialetto d’argento con un ciondolo a forma di lupo che apparteneva a Joe ed era stato un dono del padre. Si avvicinò lentamente ai due, posò un attimo i due oggetti sul tavolino fuori al giardino e sorrise loro. Belle si avvicinò alla madre tutta contenta.
<<  Ah, ma quella è Agata, la mia bambola! Come mai l’hai presa, mamma? >>  esclamò la bambina.
Non ebbe tuttavia il tempo di finire la frase che si ritrovò tra le braccia della madre che la stringeva forte. Belle restò per un attimo incredula poiché era strano che sua madre si lasciasse andare a gesti d’affetto così improvvisi. In seguito la donna tese una mano verso Joe invitandolo ad avvicinarsi per poter abbracciare anche lui. Il ragazzino si avvicinò senza obiettare, nonostante avesse grossi sospetti sul comportamento della madre. Si lasciò abbracciare anche lui. Restarono tutti e tre così, abbracciati, per qualche minuto. Dopodiché i due sentirono un singhiozzo strozzato della madre. Joe subito esclamò:
<<  Mamma cosa succede? Cosa ti è preso? Sta succedendo qualcosa? >>
La signora sciolse subito i due dal suo abbraccio e ,con voce lenta e calma, rispose al figlio.
<<  No, no, Joe, non è nulla … solo un po’ di polvere nell’occhio che mi ha dato fastidio. Tra poco verrà vostro fratello … con dei bagagli: voi tre andrete a fare una piccola vacanza da … dai vostri parenti per un po’ mentre io e vostro padre resteremo qui a lavorare … ci rivedremo presto non preoccupatevi … >>  Joe restò un po’ spiazzato dalla notizia improvvisa. Nonostante avesse solo 7 anni, era molto perspicace. Belle invece fece un largo sorriso.
<<  Che bello, una vacanza! Perché non venite anche tu e papà? >>
La signora Lastlings vide il sorriso della figlia e le vennero di nuovo gli occhi lucidi. Si girò subito dall’altra parte tirandosi in piedi e prendendo i due oggetti dl tavolino. Tuttavia non rispose alla domanda della figlia, che invece era tutta emozionata all’idea di un viaggio. Dopodiché la donna si avvicinò ai figli ponendo i due oggetti nelle loro mani.
<<  Portatevi anche questi … >>
Belle prese subito la sua bambola preferita e la strinse forte a sé assicurando la madre che non l’avrebbe rovinata durante il viaggio. Joe prese il suo braccialetto e lo fissò per un attimo, fissando poi il volto della madre e rendendosi conto che c’era davvero qualcosa che non andava ... Poi, in quel momento, dalla porta di casa uscì Al, con tre valigie. Andò dai fratelli e si rivolse a loro.
<<  Belle, Joe, lascio qui i bagagli … vado un attimo con papà a fare un servizio, dopodiché torno e partiamo subito, intesi? Nel frattempo preparatevi e controllate se ho messo tutto quello che serve nei vostri bagagli. Non dimenticate nulla mi raccomando perché … non torneremo indietro a prendere qualcosa che avrete dimenticato … >>  il tono di Al era fermo e severo, in contrasto con il suo solito tono scherzoso.
<<  Sì! >>  esclamò Belle sorridente, mentre Joe annuiva serio.
Dalla porta uscì poi il signor Lastlings, che andò dai figli e diede loro un buffetto sulla guancia. Si avvicinò poi a Joe, dicendogli:
<<  Joe … prenditi cura di tua sorella e allenati molto dai parenti … diventa forte mi raccomando >>  Joe restò paralizzato, e nella sua mente tutto divenne più chiaro. Non aveva capito perfettamente tutto, ma sapeva che non era affatto una vacanza di piacere dai parenti. Tuttavia restò zitto e annuì al padre.
<<  E tu, Belle … >>  si rivolse sorridente alla figlia accarezzandole i morbidi capelli neri  <<  studia tanto anche lì, d’accordo? Leggi tanti libri e allenati con Joe, se necessario … e ascolta tutto ciò che ti dicono i tuoi fratelli … >>
<<  Sììììììììììì!  >> urlò felice la bambina <<  non ti preoccupare, papino, farò tutto quello che mi hai detto! >>
Sul volto dell’uomo apparve un dolce sorriso che non aveva mai mostrato prima d’allora ai figli. Dopodiché si alzò senza dire una parola e si avviò con Al fuori casa. Per un attimo Belle ebbe la sensazione che gli occhi del padre fossero lucidi e che volesse aggiungere qualcosa, ma non ci fece caso. Al e il padre salirono sul carro trainato da Black, il loro cavallo più veloce, e si avviarono velocissimi al lato opposto dell’isola. Belle li vide allontanarsi, dopodiché si girò verso la madre e notò che li guardava con gli occhi pieni di preoccupazione.
Dopo un po’, il signor Lastlings e Al arrivarono al molo abbandonato dall’altra parte dell’isola di Bankir. Al si guardò in giro, e notò che oltre a erbaccie e desolazione, non c’era nulla.
<<  Papà, perché siamo qui ora? >>
L’uomo prese un telecomando dalla tasca e premette un pulsante. Al restò lì a fissarlo e notò che non era successo nulla. Ebbe il dubbio che il piano del padre non fosse così sensazionale. Poi a un certo punto notò che il terreno sotto di lui vibrava un po’, e vide che sul pelo dell’acqua era apparso uno strano oggetto. Poco a poco, il Subtron emerse e si mostrò nella sua perfezione. Al restò pietrificato.
<<  Ma … è una specie di sottomarino? >>  non riusciva a credere ai suoi occhi  <<  da quanto tempo è qui? Dove lo hai trovato? >>
<<  Ti presento il Subtron figliolo … è un sottomarino di mia invenzione, pensato e finanziato da me per proteggere la nostra famiglia da ogni pericolo. E’ ricoperto da titanio e da un doppio strato di algamatolite così non verrete disturbati da eventuali mostri sottomarini. Oltretutto non può essere rilevata dai radar della Marina e gli ho recentemente installato dei nuovi propulsori con i quali potrete andare a una velocità di oltre 250 km/h sott’acqua. Può andare fino a oltre 800  metri di profondità. Tu prendi Joe e Belle, azionalo, vai a una profondità di 550 metri al massimo della velocità e nessuno potrà prendervi! Le navi del Buster Call verranno da tutte le direzioni, quindi fate attenzione … ho distrutto tutte le foto di te e dei tuoi fratelli , così nessuno potrà mettere sulle vostre teste eventuali taglie … ma è probabile che vi daranno la caccia poiché sanno tutto di noi, compresi il numero di figli di ogni abitante … ma senza foto avranno difficoltà a identificarvi. Ah, dimenticavo, dentro vi sono molte scorte di benzina così ci vorranno giorni prima di restare a secco. E non rivelare il segreto dell’isola a Belle e Joe troppo presto … ovviamente capiranno tutto tra pochi giorni … ma non dire ancora loro il perché del Buster Call … difendi la famiglia e cambia i loro cognomi … nessuno deve sapere che siete fratelli … e allenati molto … ti servirà … >>  il signor Lastlings disse tutto d’un fiato, mentre Al memorizzava ogni singola parola.
<<  Come faccio a guidarlo? >>
<<  C’è un computer automatico che ti dirà ogni mossa da fare , l’ho già anche programmato per la destinazione. Ho già detto tutto a dei miei soci … si prenderanno cura di voi finchè potranno … se senti che la Marina si avvicina , prendi il Subtron e scappa … >>  l’uomo diede tante altre direttive al figlio, che non si perdette neppure una parola del discorso del padre. Nonostante fosse agitatissimo e incredulo, Al prese la questione con la massima serietà dopo aver saputo il segreto dell’isola …
Belle si finì di preparare la valigia nella sua cameretta. Finì di riempirla con tutto ciò che Al aveva dimenticato di metterle. Tuttavia notò che Al aveva messo nella sua valigia una foto di famiglia, con tutti e cinque insieme. Si chiese cosa le potesse servire una cosa simile, poiché sarebbe tornata presto, ma decise di tenerla nel caso, in quei pochi giorni di assenza, le fosse venuta la mancanza dei suoi genitori. In seguito, chiuse la valigia e scese al piano di sotto dove vide i genitori che parlavano a bassa voce.
<<  Papà sei tornato! >>  esclamò. I due si girarono verso la bambina con espressioni serie e preoccupate. Lei subito andò verso di loro parlando di tutte le cose messe in valigia e di quanto fosse felice di questo viaggio. I due si sforzarono di sorriderle e la coccolarono per gli ultimi istanti. Intanto Al prese le tre valigie e le trasportò sul carro trainato da Black, dopodiché intimò i due fratelli a sbrigarsi. Erano sull’uscio di casa, e Joe continuava a pensare e pensare su cosa stesse succedendo mentre Belle insisteva per portarsi Nat con loro. La signora Lastlings abbracciò nuovamente i figli, trattenendo coraggiosamente le lacrime e pregando per la loro sorte, mentre il signor Lastlings si limitò a dar loro un’ultima carezza. Belle non capiva il perché di tutte quelle coccole per quei pochi giorni di assenza, ma era più eccitata all’idea del viaggio quindi fu la prima a salire sul carro. Joe, dopo aver ricevuto le amorevoli coccole della madre, salì per secondo ma continuava a essere cupo in volto, tentando di presagire ciò che stava per succedere. Infine fu la volta di Al, che guardò per un’ultima volta i genitori. Vide la madre, che aveva una mano sulle labbra nello sforzo di trattenere le lacrime, con i suoi capelli che ondeggiavano al vento, mentre il padre continuava a conservare con grossa fatica la sua solita espressione seria. Li avrebbe ricordati così per sempre e quella sarebbe stata l’immagine dei due che avrebbe conservato nel cuore. Dopodiché salì sul carro e ,senza voltarsi per evitare ripensamenti, partì con Belle che sventolava la mano ai genitori.
<<  Ciao, mamma, ciao, papà! Torneremo prestoooooo! >>  urlò felice. Ad Al venne una morsa al cuore. Ma si trattenne e tirò dritto. Tuttavia Belle, scorgendo i genitori in lontananza, fu convinta di aver visto un qualcosa luccicare sul volto della madre. Appena il carro si allontanò, la donna lasciò scoppiare tutto il suo dolore in un interminabile pianto.
<<  Come faranno a vivere senza di noi? Belle è così piccola! E Joe come farà a diventare uomo? E Al ha solo 16 anni e gli abbiamo dato una responsabilità troppo grande! Oh, Stan, come abbiamo potuto? >>  urlò la donna in lacrime. Il marito la abbracciò prontamente intimandole di calmarsi.
<<  Oceania, stai calma … i nostri figli hanno il nostro sangue e vivranno di sicuro senza di noi. Anche se non saremo con loro, saranno forti, lo so … >>
 
Black corse con forza fino a far arrivare i tre al punto designato. Belle si guardò intorno incuriosita, ricordandosi che il porto stava dall’altra parte. Joe allora esclamò:
<<  Ma Al, questo è il vecchio molo abbandonato da più di dieci anni! Perché siamo qui? >>  Tuttavia il ragazzino non fece in tempo a finire la frase che sentì il terreno muoversi sotto i suoi piedi. Belle intanto si aggrappava alla casacca del fratello spaventata. Allora videro un qualcosa che pensavano esistesse solo nelle favole: un sottomarino mediamente grande, lucidissimo e modernissimo. Rimasero esterrefatti.
<<  Grande! È bellissimo! Che figo! Mai visto nulla di simile! >>  esclamò Joe con gli occhi che gli brillavano poiché adorava macchine e tecnologie. Al sorrise per un attimo ai fratelli e rispose loro:
<<  Benvenuti al Subtron della famiglia Lastlings! Tutti a bordo che si parte! >>
I due fratellini minori, non appena si aprì l’entrata, si fiondarono dentro con i rispettivi bagagli. Non ebbero il tempo neanche di guardarsi bene intorno che Al si fiondò dentro con la valigia, chiuse lo sportello d’entrata e accese i motori. Immediatamente si accesero i monitori e le cinture si allacciarono da sole.
<<  Incredibile! >> esclamò Joe per un attimo dimenticando le sue precedenti preoccupazioni. In fondo restava un bambino di 7 anni. Al iniziò subito a premere dei tasti sul monitor e si sentì una voce femminile provenire dagli altoparlanti.
<<  Benvenuto signor Lastlings,le parla il sistema di pilotaggio del Subtron unità 001: la meta è già prefissata, la prego di digitare solo la velocità e la profondità scelti. >>
<<  Oddio, parla pure! >>  esclamò Belle.
Al in tutta fretta digitò il massimo della velocità e una profondità di 550 metri. Se fosse servito l’avrebbe aumentata.
<< Bene, le consiglio di appoggiarsi allo schienale e di godersi il viaggio. In poche ore saremo alla meta scelta. Si parte. >>
 Il Subtron partì a una velocità inimmaginabile lasciando i tre fratelli increduli. Lasciarono l’isola di Bankir alla massima velocità. Nel frattempo sul volto di Al stavano scendendo copiose lacrime di dolore che si sforzò di nascondere ai fratellini. Non sarebbero più tornati a casa, non avrebbero più rivisto quelle strade affollate, né le vecchie storie sui pirati degli anziani, né il sorriso dei genitori. Avevano perso tutto ciò per cui vivevano. Ma dovevano farsi forza e andare avanti. In seguito Al pensò che arrivati alla meta avrebbe dovuto raccontare ai fratellini parte della verità che avvolgeva l’evento.
 
  
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