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Autore: Alya93    01/05/2010    4 recensioni
La mia versione della vita di Alice, delle circostanze che l'hanno portata ad essere messa in un manicomio a causa delle sue visioni e della reazione della sua famiglia.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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Tutto è cambiato

Ciao! questa è la prima ff che pubblico. è un po' triste ma spero che vi piaccia! Non voglio annoiarvi con altre parole, quindi ecco la storia!! =)


Pensavo di essere finalmente felice. Avevo tutto quello che una persona potrebbe desiderare: una bella famiglia, degli amici fantastici…o così credevo. Tutto questo, tutta la mia realtà che io credevo forte, indistruttibile…è crollato tutto come un castello di sabbia sotto l’impietosa azione del mare. È bastato un mio errore e tutti se ne sono andati, hanno iniziato a vedermi come un mostro. Tutto per quella stupida frase detta sovrappensiero.

Era una domenica mattina e come sempre ero in cucina con mia sorella e mia mamma. Stavamo cucinando il pranzo, ma questa volta era diverso, era un giorno speciale: era il compleanno della mia sorellina. Cynthia era di pochi anni più piccola di me e andavamo d’accordissimo, passavamo la maggior parte del tempo insieme. Le ero così affezionata che ne parlavo sempre, ormai anche i miei amici la conoscevano e le volevano bene e infatti avrebbero partecipato alla festa.

Tutti gli invitati erano arrivati in perfetto orario, c’era anche Peter, un mio amico per il quale avevo una cotta segreta. Avrei voluto dirgli quello che provavo, ma tanto sapevo che era inutile: lui era già perso per un’altra ragazza e inoltre non volevo rovinare un’amicizia così fantastica. Perciò rimanevo in silenzio, stavo sempre ad aspettare quei momenti in cui veniva da me in cerca di conforto, in cerca di qualcuno che anche solo per poco non gli facesse pensare alla ragazza che tanto gli piaceva, ma a cui di lui non importava niente.  L’unico che mancava alla festa era mio papà, che era a casa di un suo amico, ma sapevamo che entro poco ci avrebbe raggiunti; a quel punto tutto sarebbe stato perfetto.

Mentre portavo un vassoio con i pasticcini sul tavolo avevo visto Peter allontanarsi da tutti, probabilmente era di nuovo giù per il suo amore non corrisposto e come sempre io volli andare da lui per tirarlo su di morale. Lo stavo per fare quando successe: tutta la scena era cambiata, non mi trovavo più a casa mia. Ero in mezzo a una strada. Davanti a me due auto completamente sfasciate, sentivo qualcuno che singhiozzava vicino a me: era mia mamma. Non ci capivo niente, sapevo solo che volevo andarmene da lì, ma allo stesso tempo volevo consolare mia mamma. Poi un poliziotto si avvicinò a noi: “signora Brandon” disse “mi dispiace ma…suo marito non ce l’ha fatta. Siamo riusciti ad estrarlo dalla macchina, ma purtroppo era già morto. È deceduto alle 17.12.” Mia mamma piangeva disperatamente e anche io mi sentii morire sentendo quelle parole, piangevo ininterrottamente. Poi delle parole…sentii una voce che mi chiamava. E non una voce qualsiasi: era Peter. La scena cambiò, ero di nuovo in casa mia. Singhiozzavo in braccio al ragazzo e lui continuava chiamarmi. Intorno a noi tutti ci guardavano. Cercai mio papà tra la folla , ma non c’era. Subito temetti che quello che avevo visto fosse vero. Iniziai ad urlare, raccontavo tutto quello che avevo visto, ogni minimo dettaglio, sperando che qualcuno andasse a controllare cosa fosse successo. I presenti però pensavano che mi fossi semplicemente addormentata, o che mi fossi immaginata tutto. Magari fosse stato così: poco tempo dopo la polizia chiamò per dirci che c’era stato un incidente e fui costretta a rivivere tutto, a riprovare tutto il dolore e la paura.

Una volta tornati a casa tutti erano tristi, ma non solo: erano infuriati con me. Pensavano che in qualche modo avessi causato tutto io: quello che avevo raccontato durante la festa era troppo preciso per essersi trattato di una coincidenza. Perfino lui, perfino Peter, che avevo aiutato un’infinità di volte mi guardava con disprezzo e paura. E che dire di mia mamma e mia sorella? Sembravano odiarmi e probabilmente era così.

Non mi fu permesso di partecipare al funerale e poco dopo finii in un manicomio scelto da mia mamma: piuttosto che tenermi con loro avevano preferito mandarmi lì.

 

Tutto questo è successo quando avevo 16 anni appena compiuti. Ora ne ho 19 e ancora sono rinchiusa qui dentro. Nessuno ha cambiato idea, nessuno ha avuto compassione di me. Ormai sono sicura che non uscirò mai di qui, che non amerò mai più. Nessuno mi accetterà mai per quello che sono. Poi ecco che tutto cambia di nuovo: vedo un volto stupendo, sembra scolpito nella pietra. E a migliorare il tutto ci sono quei capelli biondi che gli incorniciano il viso e gli donano l’aspetto di un angelo. E ci sono quegli occhi, dio un rosso intenso, che sicuramente provocano paura in chiunque li veda. Ma non in me: io vi leggo dentro dolore e sofferenza e provo un sentimento che non provavo da anni: voglia di aiutare, di lenire le pene, ma soprattutto di amare e essere amata.




Angolo autrice:
Allora, cosa ve ne pare? So che non è un granché, ma, come ho già detto, è la mia prima ff. Per favore lasciate una recensione, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate!!!
Baci Alya
   
 
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