Piccola presentazione: Ciao a tutti ecchime
ancora qui con una nuova fic yaoi ^_^ sulla coppia Andrew x .... (lo
scoprirete). Innanzitutto perchè una nuova fic su codesta (^^'') coppia?
1- E' una coppia che mi paice molto *_*
2- Yary me ne parlava spesso ed ho deciso di accontentarla ;P (ne approfitto x
salutarla ^O^)
3- Ho avuto un flash di ispirazione ^_^
Ed ora i chiarimenti sul titolo: Perchè Fireproof? Percgè significa
'resistente al fuoco' come si ritenevano le salamandre (il bit si Andrew) =)
Quindi buona lettura ^O^
By Ilakey alias Lucrezia Noin
1- Please...
Peter McGregor non aveva tempo.
Il tempo è una cosa precaria e spesso, un po' per tutti, è troppo poco.
Nessuno ha abbastanza tempo.
E McGregor Senior non era un'eccezione. Essere un famoso e potente imprenditore
inglese non è facile per nessuno, tanto meno per chi ha una famiglia da
mantenere.
Il 18 dicembre 2003 Peter McGregor, come di consueto, fece colazione insieme
alla moglie, una donna di origini nobili quasi quanto quelle del marito ed ai
figli.
Eleanor Brinsley McGregor era una donna molto bella, anche se non più una
ragazzina, dai lunghi e folti capelli neri e penetranti occhi verdi.
Eleanor non cucinava, non ve n'era bisogno, i McGregor erano una famiglia ricca
sotto il punto di vista economico, così in cucina si poteva sempre trovare la
cuoca Sue Millikan, una corpulenta svedese di mezza età.
Anche quel giovedì Sue aveva cucinato la colazione, la tavola era apparecchiata
per quattro persone: la prediletta di Eleanor, Ethel e il giovane Andrew.
Mentre i due coniugi facevano colazione, l'impressione di avere un tornado per
le scale si fece sempre più forte a causa di Ethel che precipitava correndo
nella sala da pranzo. Era una sedicenne molto carina, una copia più giovane di
sua madre con la sola differenza del naso a punta, ereditato dal padre.
Salutando i genitori, Ethel si sedette a tavola iniziando a mangiare.
"Eth, dov'è tuo fratello?" guardandosi bene dal pronunciare il nome
del figliastro, nato dalla prima moglie di Peter, Ambelle, Eleanor guardò la
figlia.
La ragazza ingoiò la terza fetta di pane e marmellata riuscendo a stento a non
soffocarsi. "Credo si sia appena svegliato, lo vado a chiamare?"
Il delicato naso di Eleanor fece una smorfia che Ethel interpretò come un no
seccato.
Poco dopo infatti scese anche Andrew, baldanzoso come tutte le mattine si
sedette facendo un saluto generale che gli fu restituito solo dalla sorella e da
un'esclamazione seccata del padre.
"Andrew, non ti dovresti svegliare tardi la mattina, hai intenzione di far
faticare Sue il doppio per farle preparare delle colazioni divise?"
Il ragazzo scosse il capo abituato ai rimproveri mattutini dei genitori e salutò
il padre.
Peter infatti, alzatosi, baciò la moglie ed uscì per un'altra giornata di
lavoro. Seguendo l'esempio del coniuge, Eleanor lasciò la sala da pranzo per
prepararsi ad uscire.
Sue irruppe nella sala semi vuota con un altro piatto di prelibatezze per i
rampolli McGregor. "Ecco qui, se non ci fossi io! Morireste tutti di fame.
Su su! Andrew prendi esempio da tua sorella e fatti tre belle fette di pane e
marmellata. Non lo sai che la colazione è il pasto più importante della
giornata?"
Il rossino interruppe il ciarlare della donna con una risata. "Sue ti
prego! Se inizio a mangiare come Eth diventerò una specie rara di bufalo."
Ethel, sentendosi tirata in causa, lanciò un tovagliolo al fratello che venne
però preso al volo dalla cuoca. "Tua sorella non è un bufalo anche se non
so dove le va a finire tutto quello che ingoia" frase che procurò un
gemito offeso dalla ragazza. "Allora se avete finito di mangiare, via di
qui che metto a posto!"
Andrew e Ethel si alzarono da tavola lasciando l'allegra Sue e salendo le scale
verso le proprie stanze.
Le due rispettive stanze erano affiancate, l'inconfodibile stanza di Ethel era
contrassegnata da un coniglietto con il suo nome inciso sopra e tutto in ottimo
ordine, mentre la stanza di Andrew, la più vicina alle scale, conteneva un vero
e proprio caos.
"Eth, cosa fai oggi?"
Lei si chiuse nella propria camera urlandogli la risposta. "Esco con un
ragazzo!"
"Ah ho capit..cosa!? Con chi esci!?"
La porta sigillata si aprì lasciando uscire una sportiva e maliziosa Ethel.
"Non sono affari tuoi! Comunque starò da lui tutte le vacanze natalizie,
guarda ho già i bagagli pronti!"
E con un teatrale movimento del braccio, mostrò al fratello una catasta di
valigie così piene che sembravano sul punto di scoppiare e riempire la casa di
vestitini e magliette, come un fiume in una giornata di piggia.
Ma il rossino non prestava attenzione al numero delle valige, pensava piuttosto
alle SUE vacanze natalizie. Cosa avrebbe fatto senza Eth? Se lei se ne andava
sicuramente Eleanor non sarebbe stato con lui ad augurargli buon Natale e
riempirlo di coccole appiccicose.
Suo padre ovviamente doveva lavorare, come se potesse mancare anche ad una sola
giornata del suo prezioso lavoro.
Forse poteva seguire in Svezia Sue, ma sapeva già che questo non era possibile.
Figurarsi se suo padre lo mandava in vacanza con la -servitù- .
"Andrew? Mi stai ascoltando?" Il fratello si riebbe dallo stato di
coma-pensieroso in cui era caduto mentre la mano di Ethel gli passava davanti
agli occhi.
"Hai detto qualcosa?"
"Si. Pensavo che tu potresti andare da qualche tuo amico, sicuramente
mia..la mamma ti lascerà andare."
Lui annuì debolmente mantenendo il perenne sorriso un po' imbronciato sulle
labbra. "Certo. Hai ragione, ora vai o farai tardi!" La spinse giù
dalle scale, ma prima di scendere lei lo abbracciò calorosamente.
Dopo pochi secondi i capelli neri di Ethel sparivano dalla porta d'ingresso
mentre lei correva sulla ghiaia, lasciando il fratello in casa con Sue e Eleanor.
Eleanor. Sarebbe andato da lei a chiedergli il permesso di trascorrere le
vacanze da un suo amico. Non che alla sua matrigna gliene importasse qualcosa,
tanto da farle sapere che lui non sarebbe stato lì a romperle le scatole.
Bussò alla porta ricevendo un seccato avanti dalla madre che si stava truccando
leggermente gli occhi.
"Ciao, Eleanor."
"Ciao, che c'è?"
La stanza era immersa in una semioscurità, come piaceva alla bionda donna, e
l'ordine era perennemente una regola.
"Mi chiedevo se a Natale potevo andare da un mio amico.."
"Fa quello che vuoi. Tua sorella è via ed anche io. Accertati che il tuo
amico ti voglia però." aggiunse marcando il tono su -ti voglia- in
un modo che fece sentire Andrew un verme.
Lei non lo aveva voluto. Suo padre a malapena lo salutava, ritenendolo
spesso causa delle discordie tra lui ed Eleanor mentre la sua vera madre era in
una clinica psichiatrica vicino a Berlino...
"Certo. Allora io vado."
Uscì velocemente dalla stanza precipitandosi in camera sua e prendendo una
piccola agenda rosso fuoco. Ora doveva solo trovare qualcuno che andasse bene ai
suoi genitori in modo da poterlo scaricare senza rimorsi.
"Vediamo." mormorò sospirando "Gianni...no lui è in Egitto con
i suoi, Olivier..oddio finirei per morire di noia..Ralph! Ma se vado sempre da
lui prima o poi mi ucciderà" continuò sorridendo all'idea di Ralph che lo
insegue nel tentativo di prenderlo a beybledate.
Prese il telefono componendo il numero dell'amico e attendendo un segno di vita
nell'altro capo.
-Pronto?-
"Pronto, sono Andrew McGregor, c'è Ralph? Ralph Iunghers?"
-Si, glielo passo subito, attenda.-
Si sedette su una sedia appoggiando impaziente i gomiti sulla scrivania.
-Pronto Andrew?-
"Ciao! Come va?"
La voce sempre calma e moderata di Ralph rispose nell'altro capo.
-Io bene e tu?-
"Si anch'io. Mi..mi chiedevo se passavi le vacanze di Natale a casa.."
-I miei non ci sono così starò qui a Berlino e tu?-
"Mia sorella va via ed anche i miei io.." quanto gli costava
continuare a chiedergli favori!
-Vuoi venire qui da me?- lo disse come un invito senza alcuna traccia
ironica anche se Andrew sospettava che lui avesse pronunciato la domanda per
toglierlo dall'imbarazzo.
"Grazie Ralph. Quando..?"
-Per me puoi venire anche subito, vedi tu. Ti aspetto questa sera?-
"Si..." sospirò sentendosi tranquillo.
-Allora ciao.-
"Aspetta Ralph!"
-Cosa c'è?-
"Grazie grazie grazie grazie!"
Attaccando il telefono iniziò a lanciare in una valigia, sbucata da chissà
dove all'improvviso, qualsisasi cosa gli capitasse sotto mano dai vestiti ai
libri e soprattutto gli scacchi.
Un'ora dopo trasportò le valige al pian terreno telefonando a suo padre.
Ovviamente non fece una piega, informandosi però sulla famiglia dell'amico del
figlio, e Andrew si preparò impaziente a partire.
L'auto era già parcheggiata davanti al maestoso cancello inglese e l'autista
aiutò il ragazzo a caricare i bagagli.
Salutando affettuosamente Sue e promettendole un regalo, Andrew salì impaziente
nell'automobile, la quale si incamminò verso l'aereoporto.
To be continued...