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Autore: Silvar tales    02/05/2010    5 recensioni
Deidara e Sasori erano talmente simili da amarsi.
Erano talmente innamorati da non credere che potesse durare per sempre.
Uno si era rassegnato, l'altro cercava disperatamente di scolpire il loro sentimento nell'Eternità.
Ma scoprì che era l'Immortalità quello che voleva raggiungere, l'artista.
Da solo, lontano dalle entità effimere di questa vita.
Così l'altro si perse per strada.
[Seconda classificata a parimerito al contest "Chiedi e ti sarà dato" indetto da Lalani]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Akasuna no Sasori, Deidara | Coppie: Sasori/Deidara
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Premetto, scrivere questa fanfiction è stata a dir poco un'odissea, non credevo di riuscire a finirla e pubblicarla. Battezzo così con questa follia il mio primo contest, in cui incredibilmente mi sono classificata SECONDA
(*__* e chi ci credeva?) Naturalmente sui miei due fedelissimi ^^ Vi lascio alla lettura, per il resto vi rimando a fine pagina :) :)

                                                                                                                                                                              Photobucket

Autrice: Deidaradanna93
Titolo della fan fiction:
La tua storia
Tipologia della fan fiction:
one shot
Personaggi principali:
Akasuna no Sasori, Iwa no Deidara
Genere:
triste, malinconico, sentimentale, mistero, nonsense
Avvertimenti:
yaoi, shonen-ai, alternative universe, one shot
Rating:
Arancione
Introduzione:
Deidara e Sasori erano talmente simili da amarsi.
Erano talmente innamorati da non credere che potesse durare per sempre.
Uno si era rassegnato, l'altro cercava disperatamente di scolpire il loro sentimento nell'Eternità.
Ma scoprì che era l'Immortalità quello che voleva raggiungere, l'artista.
Da solo, lontano dalle entità effimere di questa vita.
Così l'altro si perse per strada.

La tua storia

"Non voglio raggiungere l'immortalità con le mie opere.
Voglio raggiungerla non morendo"
(Woody Allen)



Che posto è mai questo?”
Osservò ogni volto, ogni frangia di pizzo bianco dei vestiti incredibilmente curati, ogni scaffale su cui poggiavano silenziose le bambole, sotto ognuna un curioso cartellino inchiodato al pianale di ebano scuro, impresso in ogni foglietto di carta
un numero.
Sfiorò con una mano le labbra screpolate di una bellezza sbiadita e di una luce diventata opaca, oscurata inevitabilmente dal Tempo.
Tempo
che come fulmine era passato ed aveva colpito, senza pietà, lasciando solo impressi nella memoria i brandelli di qualche giorno particolarmente splendido.

Deidara, ti senti orgoglioso per aver violato i miei spazi?”
Disse con vago orgoglio l'artista, spalmando un'altra leggera pennellata di colore sulle guance pallide del suo ennesimo capolavoro.
Questo sembrava vantare di una posizione di privilegio rispetto alle altre creazioni.
Fiero
e grande era posto al centro della stanza, sotto la finestra, circondato a destra e sinistra da principessine di porcellana vestite da sera, pareva, per riverirlo.
Una tetra festa, tutta quanta in suo onore.
Evidentemente Sasori dava molta importanza a quella creazione.
Ti ricordi di quando ci siamo conosciuti?”
Chiese il ragazzo al maestro di fantocci.
Io non dimentico Deidara”.
A sentire lui, sembrava un essere baciato dal dono della perfezione.
Lui aveva ragione, sempre.
Lui non sbagliava.
Lui non dimenticava mai, niente, neppure un minimo dettaglio.


~



Fredda, ecco come si poteva descrivere quella notte in una sola parola.
Pioggia gelata, bagnata e fastidiosa.
Ed il suo ombrello rosso.
Come i suoi capelli.

Guardati, fai pena”
sentenziò lo strano ragazzo sotto l'ombrello, scrutando dall'alto in basso quella povera creatura, sporca, malvestita e col viso appena visibile, nascosto dai ciuffi di capelli bagnati.
Nonostante tutto, gli occhi e la bocca lasciavano intendere la straordinaria bellezza che nascondeva, la luce di un angelo oscurata da grigie vesti.

Mi...mi concede un angolo asciutto?”
Chiese, timoroso.
Rispettoso.
Non seppe neanche come diavolo gli potesse saltare in mente di implorare a quel modo uno sconosciuto.
Non era nella sua natura mettersi in una posizione d'inferiorità, né tantomeno lo era comportarsi umilmente, ma era arrivato a un tale punto in cui non sapeva davvero più cosa fare per dichiararsi presente all'appello di ogni giorno.
D'altronde, come si può chiedere a una persona di camminare a testa alta dopo che è stata spogliata di ogni sua dignità?
L'artista lo guardò curioso, divertito dal suo comportamento.
Decise allora di accomodare la sua richiesta.
Lo cinse con un braccio, assicurandosi di porre i suoi luminosi capelli al riparo da quella Pioggia corrosiva.
Nel momento in cui i loro occhi s'incontrarono, la tacita promessa era già stata firmata.
Ognuno doveva qualcosa in cambio all'altro, uno l'affetto e l'altro... già lo sapeva.
L'artista seppe che quell'attimo sconvolgente si sarebbe presto tramutato in qualcosa di perpetuo.
Seppe che la Pioggia non avrebbe scalfito quel momento.
Giurò che il Tempo non avrebbe scalfito quel momento.
Quel momento sarebbe vissuto scolpito nell'eternità.
Lo baciò.




Pff...” soffiò l'artista divertito, deliziato di nuovo da quel ricordo, ancora vivido nella sua mente.
Plasmò i lineamenti della creatura che aveva di fronte e che stava nascendo sotto le sue mani esperte.
L'altro continuava ad osservare curioso le bambole, tristi sul loro ripiano, ignorate dal proprio creatore.
Una in particolare sembrava essere più malinconica delle altre.
Dal suo visetto indispettito la signorina pareva lagnarsi delle crepe formatesi sullo smalto che le ricopriva le guance, mettendo in evidenza il materiale bianco con cui era costruita.
A due ciocche dei suoi riccioli ramati erano legati due nastrini blu, ricamati con perizia.
Il suo vestito color dell'oro, minuzioso in tutti i suoi particolari, era coperto da uno strato grigio di polvere che offuscava come nebbia la solarità e la spensieratezza che emanava.
Era tanto sporco che a fatica si distinguevano i motivi che ne caratterizzavano il tessuto.
Deidara pulì meglio che poté la stoffa, passandoci sopra un dito.
Raffigurate appena sopra il pizzo c'erano diversi tipi di erbe di prato intrecciate, unite a formare una decorazione semplice quanto aristocratica.
A catalogare l'opera un numero:
21.


~



Sasori!”
Gli corse incontro, facendosi strada a fatica tra l'erba alta.
Era una stupenda giornata di Sole.
Deidara era felice, con Sasori.
Il Tempo pareva essersi fermato dal giorno in cui si erano conosciuti.

Dimmi, Deidara”
stoico come sempre, ma con le labbra incrinate in un lieve sorriso, stava l'artista, seduto per terra sui suoi stessi vestiti, nascosto tra le alte graminacee.

Ho perso il mio nastro!”
Occhi insaziabili balenarono prontamente a divorare le squisite fattezze del biondo, la personificazione di qualche cosa di vergognoso e proibito.
Contemplò cupido per qualche secondo la visione del suo corpo statuario, il chiarore che emanava la sua pelle, i muscoli degnamente proporzionati, l'armonia delle sue forme.
La sua figura era essenzialmente l'immagine superba di un'entità ultraterrena.

Sarebbe?”
Il mio nastro per capelli! Mi aiuti a cercarlo?”
Sospiro.
Quando sarebbe giunta anche per lui l'ora di abbandonare l'infanzia?

Va bene, ti aiuto”
cercarono fino al tramonto.
I loro corpi, nudi, rendevano con i fusti dorati di grano un raffinato contrasto, giocavano con i riflessi dell'ultima luce vermiglia del sole, rincorrevano un incanto intramontabile da un lato, momentaneo dall'altro.

Non c'è niente da fare”
si arrese Deidara poco dopo, sedendosi sconsolato per terra.
L'artista dai capelli cremisi lo seguì a sua volta, accovacciandosi al suo fianco.
Lo osservò per parecchi minuti, stupendosi ancora della dolcezza dei suoi lineamenti.

Su, non essere triste per un nastro”
disse, mettendogli in mano quella stessa striscia di stoffa turchese che prima il biondo aveva tanto cercato.

Ma...”
Deidara lo guardò sorpreso.

Ma allora l'avevi tu! Non potevi dirmelo prima?!”
Sorrise, il rosso.
Si stupì ancora una volta della sua scarsa capacità di osservazione.

Te l'avevo tolto quando abbiamo cominciato a fare l'amore”
~ ~ ~
Deidara era al mondo da soli quindici, miseri anni.
Il loro sentimento sembrava fin troppo sincero per essere provato da un ragazzino di quell'età.
Infatti egli già sapeva che nulla sarebbe perdurato.
Così, all'epilogo di ogni giorno passato felicemente insieme, scriveva.
Scriveva pagine e pagine del suo quaderno personale, sotto gli occhi dell'altro.
Rivolgeva poi un sorriso alquanto insolito all'artista che l'osservava curioso, strappava il foglio appena riempito di belle parole e l'accartocciava, nei peggiori dei casi lo strappava, destinandolo al cestino alla sua destra, ormai colmo di cartacce di quel genere.
Colmo di frammenti della loro vita, imprigionati in un ritaglio.

È così che tutte le belle cose finiscono”
diceva poi rivolto a Sasori, ogni volta che compiva quel gesto.
C'era da ammetterlo, entrambi probabilmente avevano qualche rotella fuori posto, ma forse era proprio perchè non si capivano che si attraevano.
Quella notte Deidara si avvinghiò al suo braccio in cerca di una carezza.
Si consumarono sull'alveo di Eros attimi di violenta libidine, istanti di pura sublimazione.
Unirono più e più volte i loro corpi, desiderosi di trovare quella complicità che mai avevano trovato nella realtà circostante.
Deidara, ripudiato dal suo stesso sangue ancora prima di superare la turbinosa età adolescenziale e Sasori, privato della gioia degli affetti familiari e aggrappato unicamente alle proprie forze.
La vita stessa parve rifiutarli, ma loro continuarono a camminare.
Intrapresero il loro viaggio fianco a fianco, ma dato che erano diretti verso mete differenti, si incontrarono a metà percorso.
Decisero allora di fare assieme un pezzo di strada.

Solo un pezzo, però”
si assicurò il biondo.

E invece mi seguirai ovunque”
ribatté il rosso.
Si dovette ben presto ricredere.
~ ~ ~
Sasori ci credeva davvero, all'inizio; dopotutto, anche i migliori artisti sbagliano.
Credeva davvero che avrebbe sempre avuto Deidara come compagno di viaggio.
Credeva davvero di portare lui e il loro amore alle porte dell'eternità, e aveva vissuto i loro anni più splendenti con questa convinzione.
~ ~ ~
L'artista si svegliò di soprassalto, assillato da strani sogni e da strani pensieri.
Si accorse ben presto che, in quella confortevole camera semibuia, nulla c'era da temere.
Deidara giaceva al suo fianco: l'immagine del più bello degli angeli coccolato dall'abbraccio del sonno, spogliato di ogni indumento.
Stupendo, ma quanto era triste osservarlo...
Era l'emblema dell'amore più puro.
L'emblema dell'amore più effimero.
'È così che tutte le belle cose finiscono'
Non riusciva a non pensare a quella frase, a quelle poche parole.
Si alzò dal letto e attraversò silenzioso la camera.
Si piegò davanti al cestino, posto di fianco alla scrivania.
Fece una cosa insolita.
Recuperò tutto ciò che rimaneva delle pagine scritte da Deidara, raccogliendo fino all'ultimo frammento di carta.
Parole gli danzarono sotto l'occhio, delineando un insieme di ricordi vissuti e passati, e da quel momento in poi scolpiti in eterno.
Frasi dette e frasi pensate.
I colori sgargianti dei boschi autunnali, il bianco luminoso della neve sui prati.
Le coperte variopinte del loro letto dove adoravano perdersi, cercarsi, ritrovarsi.
Ritrovarsi ancora una volta.
La sua mano calda e l'odore della sua pelle.
Il profumo dei suoi capelli.
Li avrebbe fatti rivivere per sempre.
Li avrebbe fatti risplendere della luce dell'Immortalità.
Per sempre.
Sistemò nell'ultima cornice che gli era rimasta l'ultima pagina di diario ricomposta.
Narrava di quella giornata meravigliosa.
Narrava dei prati irradiati dalla luce bionda del sole, medesimo colore dei suoi capelli straordinariamente luminosi.
Infine tracciò con il pennello da lavoro un numero.
Numero
21.



Solo ora lo capì. Simboleggiava quel giorno.
Sasori, hai costruito una bambola per ogni quadretto?”
L'artista, forse assorto, forse troppo preso dal suo ultimo lavoro, non rispose.
Deidara ricambiò lo sguardo dell'opera malinconica, dimenticata come tutte le sorelle.
Erano le paladine delle pagine di diario, appese nell'angusto studio del loro creatore.



Uhm... Sasori?”
Sì, dimmi Deidara”
perchè hai recuperato queste vecchie cartacce?”
Chiese incuriosito il ragazzo, ormai uomo, notando le cornici inchiodate alle bianche pareti.
Non capiva.
E perchè le hai appese?”
Non avrebbe mai capito.
Ho soltanto voluto scolpire il nostro amore nell'eternità. Il nostro amore non morirà mai”
e c'era bisogno di fare una cosa simile?”
Decisamente non capiva.
Sei proprio stupido, Deidara”.


Ogni attimo della nostra vita... ogni bel ricordo di momenti trascorsi insieme... sono imprigionati nel triste viso di ognuna di queste bambole”
disse Deidara fra sé e sé, dimenticandosi della presenza dell'operoso artista, tant'egli era silenzioso.
Sasori sistemò alla meglio un groviglio di filamenti scarlatti su quella che pareva essere la testa della sua creazione suprema.
Si disinteressò delle chiacchiere di Deidara; il suono della sua voce era ormai da tempo divenuto troppo distante per le sue orecchie.
Il ragazzo dagli occhi azzurri a sua volta ignorò il comportamento dell'altro, spostando la sua attenzione su un'altra creatura di porcellana poco distante.
Questa era l'unica non caratterizzata da colori sgargianti e vivaci.
Il suo vestito, stranamente meno curato di quelli che possedevano le altre, era dipinto con un'insolita tonalità di grigio misto all'azzurro cenere.
La pelle, le scarpette che teneva ai piedi e perfino gli occhi non erano colorati con nient'altro che una lieve pennellata di argento.
Tutto in lei era spento, ad eccezione di due cose.
I biondi capelli, lisci e pettinati con cura e l'ombrello, di un rosso vivo, che la bambola teneva con eleganza sottobraccio.
Quel riparo di stoffa non era servito ad altro che a proteggerla dalla polvere che cadeva dal soffitto, conservando almeno in parte l'antica luminosità che era
appartenuta a quelle ciocche dorate.
Deidara notò con sorpresa che
lei era la numero 1.
Sei la prima e nessuno ti riserva neanche una spolverata?”
Disse ingenuamente il ragazzo biondo, prendendola in mano.
La bambola inavvertitamente gli scivolò dalle dita e in una frazione di secondo era già in terra, in frantumi.
Le scaglie di porcellana schizzarono ovunque, andando a intrappolarsi nei luoghi più improbabili.
Oh...” fece Deidara, colto alla sprovvista. “Sasori... Mi dispiace...”
Balbettò imbarazzato, cercando di giustificare la sua disattenzione.
Ma in realtà era per
lei che era dispiaciuto, lei triste, lei distrutta, lei...
Oh, fa niente...”
Rispose il ragazzo, infastidito dal rumore che l'aveva distratto dal suo nobile lavoro.
Come fa niente? Perchè non curi queste belle bambole? Perchè non le spolveri, non le ricolori, non aggiusti le frange malconce dei vestiti? Perchè le abbandoni al Tempo?”
L'artista finì di tagliare i ciuffi di capelli della sua creatura e cominciò a dedicarsi alla forma delle mani: modellò con precisione i profili grezzi e i contorni grossolani fino a delineare lunghe dita, esili e fini.
Quelle opere non mi consentiranno di raggiungere l'eterno. Mi sono illuso, l'ammetto, che rappresentassero la perfezione. Che tenessero l'immortalità incastonata dentro i loro occhi. Sbagliavo.”
Sasori diventava loquace solo quando si trattava di parlare della sua arte...
Osservò disgustato Deidara.
Io invece non ero in errore.”
L'altro non si impegnò nemmeno per cercare di capire il senso profondo quanto palesemente superficiale di quelle parole; in verità era consapevole di cosa stesse perdendo, ma era ancor più consapevole di cosa avrebbe conquistato.
Deidara si apprestò ad uscire dalla stanza con passo tenuto volutamente lento, in modo che Sasori, se avesse voluto, avrebbe potuto fermarlo.
Non si curò nemmeno di raccattare i frammenti di quella povera creatura, così trascurata.
Ormai era irreversibile, quello che era successo tra loro.
Lasciato morire, abbandonato a se stesso.
Lo avevano chiamato amore.
Una volta.
Una volta mi avresti tenuto fermo per un braccio e avresti cercato di spiegarmi che avevi fatto un errore...
L'artista passò una leggera pennellata di smalto nero sulle estremità delle dita.
È così che tutte le belle cose finiscono”.
Modellò l'indice sinistro in modo che fosse leggermente proteso in avanti, quasi volesse afferrare con la mano l'inconsistenza dell'aria.
Tu menti”.
La porta si chiuse.


~

Tre anni dopo...

~



Sono tre anni che ci lavori... Non l'hai ancora finita?”
Chiese Deidara a Sasori, nel mentre che gli accarezzava i fulvi capelli.
L'artista aveva abbandonato il capo sul petto nudo del ragazzo biondo, forse in cerca di un momento di tenerezza.
Loro due non vivevano più sotto lo stesso tetto già da tempo.


Pronto? Mi scusi ma sono molto impegnato...”
Sasori, non riconosci la mia voce?”
Impiegò qualche secondo.

Tu sei... Deidara?”
Passò qualche attimo di silenzio.
Era da due anni che non si vedevano, da quel giorno in cui casualmente si erano incontrati all'uscita di una pizzeria.
Al fianco di Deidara quella volta c'era una splendida donna sulla ventina, davvero degna di lui.
Si erano salutati imbarazzati, con un semplice cenno del capo.
Sasori non seppe perchè, ma al suo ritorno a casa aveva sentito un bisogno incontrastabile di terminare la sua opera il prima possibile.

Ho trovato una tua chiamata persa sul mio cellulare”
Già...”
Calò di nuovo il silenzio.
Già... Veramente volevo chiederti se venivi a dormire da me stanotte”
Deidara non rispose subito a quest ultima affermazione un po' troppo azzardata, ma il suo silenzio lasciò intendere che acconsentiva.

Bene allora... Allora se vuoi venire io ti aspetto” concluse l'artista, ponendo fine a quell'imbarazzante quanto insensata conversazione, premendo il pulsante rosso.
Deidara, dall'altro capo del telefono, fece lo stesso.
'Sasori... come pensi di risvegliare qualcosa che non c'è più? O forse... Forse vuoi solamente dirmi che sei arrivato a destinazione?'
Dei passi leggeri gli si avvicinarono, mentre era assorto in queste riflessioni.

Chi era, Dei?”
L'interpellato mosse faticosamente il viso verso la sua recente compagna, notando solo ora quanto fosse noiosa.

Stasera non ci sono. Faccio un salto al pub, e non mi chiedere di venire perchè è una riunione tra uomini”



Perchè stasera hai voluto rivedermi?”
Chiese all'artista.
Non che fosse preoccupato, ma gli sembrava che facesse una fatica immane soltanto a incorporare l'aria che gli serviva per compiere un normale respiro.
E tu perchè hai accettato?”
Deidara alzò le spalle.
Ero solamente curioso. Avanti dimmi, che cosa c'è?”
Il giovane uomo dai capelli cremisi guardò l'altro con eloquenza.
Un attimo dopo abbassò lo sguardo, quasi come fosse stato colpito dalla timidezza, e inspirò il profumo che emanava la delicata cute di Deidara.
Hai fatto sesso con altri uomini...”
Può darsi”
Sulla tua pelle non c'è più il mio odore” disse vago Sasori.
Più che mettere insieme frasi di senso compiuto sembrava stesse farneticando.
Sasori, ora basta” esclamò Deidara, alzandosi dal letto e cominciando così a rivestirsi.
Qual'è il vero motivo per cui hai voluto vedermi stasera?”
A quella richiesta così decisa qualsiasi traccia di dolcezza, naturale conseguenza del loro recente rapporto, svanì dagli occhi dell'artista, lasciando posto a una serietà inaudita, diventata più dura nel corso degli anni passati in solitudine.
È da troppo tempo che ci provo... Ancora non riesco a trovare il pezzo mancante, l'ultimo tassello, ciò che renderà la mia creatura sublime, unica, immortale” la sua voce aveva acquistato un cipiglio fanatico ed esaltato, esprimeva quell'euforia repressa che mai aveva avuto occasione di mostrare a nessun altro che non fosse la propria immagine riflessa nello specchio.
Tu... Puoi mostrarmela?” Chiese Deidara senza scomporsi.
Sì. Poteva mostrargliela. D'altronde, non l'aveva chiamato apposta per questo?
Ma era difficile, molto difficile. Era come chiedere alla faccia nascosta della luna di voltarsi verso gli occhi del mondo umano.


Deidara... Non c'è più?” Lacrime... Erano lacrime quelle?
Dov'è?”
Non chiedermelo, non lo so...

Idiota, l'hai mandato via tu...
I-io? Non è possibile...”
In realtà la sua presenza era necessaria.
Quando c'erano sia lui che il tuo genio Deidara ti era d'impiccio, ma ora che egli non c'è più, hai scoperto che non puoi farcela affidandoti solamente al freddo cuore delle tue creazioni, non è così?
No che non è così... Ti sbagli! Devo solo abituarmici, tutto qua...”
Devo solo abituarmici...
Ed era proprio così.
Ma la solitudine nuoceva anche al più bravo degli artisti.
La solitudine ti poneva come obbligo degli obiettivi che prima non avevi mai neanche pensato di prendere in considerazione.
E Lui nacque proprio sotto la perizia delle mani di un uomo che soffre, in silenzio, in solitudine.
La solitudine fa impazzire.



Dopo qualche attimo di riflessione, Sasori rivolse a Deidara lo stesso sguardo che amavano scambiarsi quando erano all'apogeo della loro storia: denso di sensazioni e carico di complicità; era da tanto, da tantissimo tempo che il giovane biondo non provava nei confronti dell'altro un'intimità così sfrontata, una voglia incontenibile di trasgredire, di andare oltre i canoni ordinari che ogni giorno gli venivano imposti.
Era come se fosse bastato un battito di ciglia a raccontare il loro sentimento passato, i perchè della loro separazione, come ognuno l'aveva vissuta e le cause che ora avevano portato Sasori a godere un'ultima volta della presenza dell'altro.
D'accordo la vedrai, ma solo quando l'avrò perfezionata fino in fondo”
Hai intenzione di completarla adesso? Davanti a me?”
Il rosso sorrise, beffardo.
Già, perchè no?”


'Tutti quegli anni, trascorsi a tentare di rendere immune dal tempo il sentimento che ci univa, sprecati a cercare di far mio un essere volubile.
Da questo punto di vista, io ho commesso uno sbaglio colossale, mentre tu hai sempre visto le cose come realmente erano.
L'amore finisce, Deidara.
Prima o poi, in un modo che mai prima ti saresti aspettato.
Sono stato stupido e ingenuo a non rendermene conto prima, a non rendermi conto che quelle modeste bambole, nutrite con i momenti più belli della nostra storia, trasportavano un significato effimero, destinato presto a scomparire.
Ho capito che la conquista dell'eternità devo raggiungerla da solo, ma tu, Deidara, mi seguirai nel cammino?
Devi farlo, è quello il tuo compito.
Poco a poco, dalle mie mani sta nascendo un'opera diversa dalle altre, degna di abitare in uno spazio senza tempo.
Ne ho quasi paura.
Non ne conosco ancora il volto e il nome, ma so che sarà lei stessa a riscoprirsi di una sembianza piuttosto che di un'altra, e io delineerò le sue forme secondo il criterio di una perfezione immortale.
Tu non mi servi, Deidara.
Eppure, da quando non ci sei più, ho bisogno di te.
Ho bisogno di te per spingermi più avanti, per non guardarmi più alle spalle ricercando nel passato la chiave dell'eterno.
La mia arte necessita di te per arrivare alla meta prestabilita.
La tua mortalità per il mio sempre vivere, mi sembra un ottimo affare.'


Ti invito ancora una volta a violare i miei spazi”
Con una mano, fece ruotare la porta su un fianco per permettere a Deidara di entrare.
Quest ultimo mise così piede per la seconda volta nello strano mondo della sua falsa anima gemella, popolato da cantastorie di porcellana.
Sasori l'aveva preceduto, camminando davanti a lui in corrispondenza del capolavoro in modo da coprirlo alla sua vista; il giovane biondo infatti, dalla distanza in cui si era fermato, vedeva a malapena il piedistallo che lo sorreggeva.
Sembrava quasi che l'artista non avesse messo piede in quella stanza da un'eternità: l'atmosfera era impregnata di polvere oltre l'immaginabile, le vernici e le tempere contenute nelle rispettive boccette si erano completamente solidificate e la carta da parati che ricopriva i muri era scrostata da perenni infiltrazioni d'acqua.
Infine, innumerevoli frammenti di porcellana costellavano il pavimento, tramutato in un curioso cimitero: arti di diverso tipo con le terminazioni tondeggianti in modo da legarsi fra di loro, pezzi colorati e non, scheggiati e divenuti appuntiti come le punte acuminate di una bottiglia rotta.
Le bambole, una ad una, erano cadute in pezzi e lasciate lì dov'erano, da chissà quanto tempo.
Così come il loro sentimento si era inevitabilmente distrutto, le tristi paladine erano scese dal palcoscenico del loro scaffale, terminando così di raccontare una storia già conclusa.
Entrambi i giovani restarono immobili per parecchi secondi.
Sasori si era arrestato di fronte alla sua opera ancora imperfetta, cercando disperatamente di capire come completarla.
Aspettava, attendeva il momento propizio, il momento in cui gli sarebbe stato concesso di fare la prima mossa.
Inspirò ad occhi chiusi l'odore di legno e colori ad olio che impregnava l'aria e, inaspettatamente, una nuova sensazione lo pervase.
Qualcosa che non sentiva da troppo tempo.
Il lieve profumo della pelle e dei capelli di Deidara si mescolava agli altri avvertibili nell'atmosfera, tanto da unirsi in una perfetta composizione.
La tua presenza... Mi dona sempre la più sublime delle ispirazioni”
Come mosso da un'improvvisa illuminazione, l'artista cominciò a tracciare la sottile linea degli occhi, contorno dell'unica parte di cui necessitava l'opera.
Deidara osservava impaziente; la sua curiosità era giunta al limite, troppo curioso di ammirare ciò che non poteva vedere, perchè un inviolabile accordo gli imponeva di non gettare gli occhi su quella creatura fino a quando Sasori non sarebbe riuscito a finirla.
Una semplice, ultima pennellata.
Veloce, precisa.
Le sottili setole dello strumento avevano lasciato la traccia del loro passaggio esattamente al confine con le guide già segnate in precedenza, senza commettere la minima sbavatura.
Una perfezione impossibile da replicare, qualunque fosse stato l'arnese di cui un eventuale sfidante avrebbe potuto disporre.
Era perfetta, in ogni suo minimo dettaglio.
Profondi occhi scuri, ciuffi fluenti di capelli rossi che, disordinati, incorniciavano il viso dai lineamenti puerili: inconsciamente, aveva creato
l'immagine di se stesso.
Ora, era come se si trovasse di fronte ad uno specchio.
Deidara, silente spettatore, si limitò ad osservare Sasori e il suo estraniarsi per sempre da tutto ciò che su questo mondo moriva e finiva per logorarsi.
Tentò di avvicinarsi all'artista, appena divenuto manovratore dell'eterno; completamente immedesimato in esso, in ciò in cui esso si era materializzato.
Gli toccò la spalla, come se cercasse di risvegliarlo da un incubo.
Ti ricordi di me, Sasori?”
Aveva lo sguardo fisso e gli occhi tuffati nei suoi gemelli.
Il mio essere immortale”
Non aggiunse nient'altro, e Deidara capì che, in questa storia, aveva finito di recitare la sua parte.


~ ~


Quel campo di grano lo conosceva a memoria anche se, ora, con i fusti spezzati dalla mietitura, gli si presentava sotto un aspetto ben diverso.
Papà, vuoi fare una corsa?”
Gli venne quasi da ridere: che ironia, quel posto sembrava esistere solo per le corse.
Fece scendere il bimbo di appena quattro anni che teneva in braccio, scompigliandogli i corti capelli biondi.
Comincia tu, Natan”
Il piccolo mise subito il broncio.
Mi vuoi dire quand'è che torna la mamma? Almeno lei le fa sempre le gare con me”
Quando torna la mamma?
Quanto faceva schifo a mentire.
Presto... Ora vai, su” rispose, forzando un sorriso.
Spinse delicatamente il bimbo sulla schiena, incitandolo a correre.
Ti voglio bene”
L'osservò mentre compiva il suo gioco, osservò il sole mentre completava il suo corso, e si ritrovò a pensare che aveva avuto ragione.
Tutto intorno a lui si era pian piano sgretolato, nulla era perdurato abbastanza, tutto gli era scivolato via dalle mani ancora prima che avesse potuto afferrarlo saldamente.
Ma, dopotutto, quella era sempre stata la sua filosofia.

~




Note dell'autrice:
Finalmente XD è stata dura ma ce l'ho fatta.
Prima di tutto, i flash back sono in corsivo, allineati a destra.
Ora, ci tenevo a fare luce sul significato della trama in generale:
Sasori, quando ancora nei primi tempi era innamorato di Deidara, aveva l'obiettivo di rendere immortale l'amore che li univa, quindi dapprima comincia a conservare in quadretti le pagine di diario che Deidara strappa (anche qui vengono evidenziati i diversi modi di pensare dei due) e li numera.
Costruisce poi una bambola (rifacendomi anche alla citazione, le bambole sono le sue opere) riferita ad ogni quadretto, cioè ad ogni episodio di cui narra la pagina di diario nel quadretto. Numera ogni bambola con lo stesso numero del quadretto a cui è riferita.
Con questo Sasori era sicuro di aver reso immortale il loro sentimento in quegli splendidi capolavori, ognuno simbolo della loro storia vissuta ma, ben presto, le sue convinzioni vengono meno, infatti quello che prima provava nei confronti di Deidara così intensamente, ora si è affievolito, fino a scomparire: Sasori quindi si convince che l'amore è effimero, destinato a scomparire. Di conseguenza, quindi, anche quelle belle bambole di porcellana non possono essere delle creazioni perfette ed immortali. Quindi si rende conto che deve raggiungere l'immortalità da solo.
Comincia a costruire un'ultima opera, senza precedenti, e senza accorgersene la crea seguendo l'immagine di se stesso.
Le bambole si rovinano progressivamente man mano che il loro sentimento si affievolisce, infatti, quando Deidara torna da Sasori tre anni dopo, sono tutte distrutte.

Le diverse mentalità dei due si rispecchiano in diverse scene, oltre a quella delle pagine di diario (Deidara le distrugge, Sasori le conserva). Ad esempio, Deidara è molto liberale, cambia spesso ragazza, ha esperienze occasionali con altri uomini e mostra sempre una certa incertezza. Sasori, invece, rimane inquadrato su un obiettivo ben preciso fino alla fine.

La fine è un po' emblematica: Sasori costruisce un'opera immortale che lo ritrae, per questo si immedesima talmente tanto in essa che si convince di aver raggiunto l'eterno. I campi di grano dell'ultimo paragrafo sono i medesimi in cui amavano andare Deidara e Sasori.
In questa cosiddetta “postfine”, ho scelto di inquadrare Deidara proiettato nel futuro: ha un bambino, testimone dello scorrere e del cambiare delle cose attorno a lui, ma il campo è secco e non ha più le spighe, la madre del bimbo, evidentemente amata da Deidara, è morta. Ho deciso di fare questa scelta prima di tutto per marcare il tono malinconico presente in tutta la storia, ma anche per dare a Deidara la consapevolezza della brutale veridicità della filosofia che sosteneva:
è così che tutte le belle cose finiscono.

Il tempo che scorre è legato alla pioggia, infatti all'inizio Sasori ripara Deidara dalla pioggia sotto il suo ombrello e un'immagine felice di loro due è inquadrata apposta nei campi di grano assolati.


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Seconda Classificata a pari merito: “La tua Storia” di Deidaradanna93

- da 0 a 5 per la correttezza grammaticale, lessicale e stilistica: 3,5/5
La tua base grammaticale è piuttosto buona e solida: tuttavia, nonostante non abbia rilevato gravi errori di sintassi, ho notato che le tue frasi, a volte, tendono ad essere un po’ confuse e scollegate fra di loro. Questo difetto è accentuato dal tuo stile: è molto poetico, evanescente, profondo e originale, e questi sono tutti ottimi pregi, ma purtroppo queste sue caratteristiche, abbinate alla sintassi un po’ confusa, tendono a rendere la storia di difficile interpretazione. Se non avessi letto le note d’autore sarei ancora molto perplessa su molti dettagli della storia. Inoltre ti segnalo alcuni errori: hai scritto diversi “quest’ultimo” senza l’apostrofo, tutti i “perché” con l’accento grave, mentre va scritto con l’accento acuto e un “qual è” con l’apostrofo. Nonostante questi errori, la storia ha una trama molto interessante, uno stile intenso e piacevole e un lessico ben scelto, e mi è dispiaciuto molto non poterti dare un punteggio migliore per via degli errori sopracitati.
- da 0 a 5 per l'attinenza a citazioni/canzoni/pairing: 5/5
L’attinenza alla citazione è ottima e ben strutturata: ho apprezzato moltissimo l’intreccio della trama e la successione degli avvenimenti, disposti in un ordine quasi simbolico, originale e poetico. La frase che ti ho scelto era piuttosto semplice ed elementare, e invece sei riuscita a creare una storia piena di elementi intriganti e profondi. Mi ha molto stupito la tua interpretazione sul fatto che Sasori non volesse raggiungere la propria immortalità, ma quella del suo amore, e che quindi fosse decisamente più tenero della storia originale. Inoltre ho apprezzato lo stravolgimento della relazione tra i due protagonisti che modifica a sua volta la frase: questo cambiamento mi ha molto colpita, evidenzia la differenza che c’è tra le due frasi di cui è formata la citazione, e la degenerazione della storia e della coppia stessa. Inoltre ho apprezzato moltissimo la tensione crescente nella fic.
- da 0 a 5 per la caratterizzazione personaggi: 5/5
La caratterizzazione dei personaggi è la parte della storia che più mi ha appassionata: non sono affatto statici, anzi, sono profondi e pieni di enigmi e curiosi dettagli. Partiamo da Sasori: questo personaggio sembra subire una lenta involuzione, a differenza del suo compagno. Come ho scritto nella voce precedente, mi ha colpito molto l’interpretazione con il desiderio abbinato alla prima frase della citazione, ovvero quello di rendere immortale non sé stesso, ma il suo amore: rende questo personaggio profondo e molto originale. Inoltre l’involuzione sopracitata mi ricorda molto il Sasori della storia originale: da bambino, dopo la morte dei genitori, tenta di ricostruirli e soprattutto di ricostruire il loro amore perduto. Nella seconda parte della sua vita, invece, nella storia originale sia nella tua, si rende conto dell’impossibilità del suo gesto e si concentra solo su sé stesso, dimenticandosi del mondo circostante. Hai riportato benissimo i punti salienti della vita di Sasori, modificandoli in una storia emblematica e molto poetica. Il suo amore per la bambole segue pari pari l’amore verso Deidara: più esso sfuma, più le bambole vengono abbandonate e degradate, in favore di un progetto più grande. Inoltre la sua testardaggine e la sua ostinazione a realizzare i suoi desideri sono perfettamente IC, come l’apatia e la sua “morte”: un anima intrappolata in un guscio vuoto. Anche Deidara è particolarmente IC: è un artista originale e variabile. Sono elementi presenti anche nella storia originale, ma mi è piaciuto molto il fatto che tu sia riuscita a renderli emblemi di speranza e forza interiore invece che di pazzia o malvagità. Anche il finale, intenso e malinconico, ma allo stesso tempo lieto, evidenzia la sua forza e la vita che vuole continuare a vivere, nonostante tutto. Inoltre ho apprezzato moltissimo il fatto che non fosse un artista vero e proprio come Sasori, ma uno scrittore, e i dettagli delle pagine strappate, legate al titolo, sono veramente intensi e originali, commoventi.
- da 0 a 5 per l'originalità 4/5
L’originalità della storia è buona: a impreziosirla ci pensano le pagine strappate, le bambole abbandonate e la trama intrecciata di avvenimenti sempre nuovi. Anche i flashback, in relazione con gli eventi presenti, sono decisamente interessanti. Tuttavia, nonostante io abbia davvero apprezzato l’interpretazione dei personaggi, su certi versanti non sono particolarmente originali, come la contrapposizione di personalità, l’hobby di Sasori di costruire bambole, che richiamano all’idea delle marionette e la personalità liberale di Deidara.



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Per finire, ringrazio la giudicia Lalani per la sua efficienza e per il suo giudizio più che approfondito ^___^ e chiunque avrà avuto voglia di leggere e recensire questa storia. Faccio inoltre tanti complimenti alle mie compagne di podio e a tutte le altre partecipanti :)
Alla prossima (se l'ispirazione non mi abbandona del tutto), Sara














   
 
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