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Autore: othial    02/05/2010    0 recensioni
Antarctica è esistita eoni fa. Amori, guerre, coraggio, amicizia hanno attraversato questa terra. Solo dei giovani ragazzi saranno l'unica possibilità di salvezza. Chiunque lascia il segno nella storia di Antarctica. E ora tutto giace sotto le nevi eterne.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bosco Smeraldo Lord Atlaas, il lord della Roccia dei fiumi, cavalcava a spron battuto, ansimando, ma ciò che portava sulla sella con lui era oltremodo importante. Le Terre del Reame di Bosco Smeraldo in cui fiumi pieni di pesci e uccelli acquatici serpeggiavano lentamente erano ammantate da una leggera foschia crepuscolare. Il sole scendeva lentamente dietro i monti del Dio Toro verso le quali gli ultimi corvi volavano.

“Il re è morto” gli aveva detto il visir con la voce rotta dalla fatica della corsa, artigliandosi il petto con dita ossute e rinsecchite.
Lord Atlaas aveva rovesciato la coppa che teneva in mano sul tavolo imbandito per la cena ed era corso alle stalle della fortezza. Dalla balconata delle camere da letto le serve avevano calato i bagagli per il viaggio, preparati velocemente alla bell’e meglio. Lo scanno del Bosco, troppi i pretendenti, uno solo il legittimo erede e solo lui a conoscerlo. Sapeva quello che doveva fare, ricordava la procedura, le parole che avrebbero dischiuso i sigilli del trono e che avrebbero permesso che questo si difendesse dagli usurpatori del potere. Per  il popolino era una leggenda, i nobili non ci credevano da secoli, eppure eoni prima della venuta dei Fleur, prima che il regno trovasse pace e prosperità, lo scranno era stato minacciato da oscuri signori venuti dalle isole settentrionali, al di là della Cintura di Conchiglie, dove nessuno osava inoltrarsi per paura di pirati e chissà cos’altro.

Tutta la notte ci volle per arrivare a Bourgeon, sede del castello reale. Lord Atlaas estrasse da sotto la tunica e la cotta di ferro il medaglione col giglio dei Fleur e lo lasciò sobbalzare sul petto. Lo stallone schiumava per la corsa, gli occhi strabuzzati. Superò le due cinta di mura, con lo sguardo delle Guardie del Fiore puntato addosso. Non osavano avvicinarlo, né intralciargli la strada poiché il medaglione parlava per lui.
Il castello era già sveglio, ai piedi del maschio le carrozze e i destrieri di molti nobili riempivano il cortile interno. Lord Atlaas aveva uno strano presentimento.  Con decisione prese lo scrigno fissato alla sella, se lo mise sotto braccio e salì d’un fiato la scalinata. Le guardie lo guardavano ancora una volta intimorite e Atlaas se ne accorse: continuavano a dondolarsi sul posto a disagio. Non ci badò e fece gli ultimi gradini quasi inciampando nei suoi piedi.

“Il re è morto”. Theodor Fleur, secondo del suo nome, il suo bisnonno Terion “il condottiero” aveva assistito alla “Caduta” centoventi anni addietro e suo padre, Theodor “il costruttore” aveva riorganizzato e costruito il vasto impero lasciatogli dal padre. E Theodor, il suo Theodor, l’amico d’infanzia, il compagno di cavalcate e di giostre memorabili, come sarebbe stato ricordato? Non aveva avuto grilli per la testa, nessuna mania di grandezza, si era limitato a governare col guanto di velluto decidendo sempre per il bene del popolo anche quando la cerchia di nobili e ruffiani che lo circondavano a corte si faceva minacciosa. D’altronde era sempre stato di animo buono, fin da ragazzino. E Atlaas non si era stupito quando l’amico gli aveva rivelato la vera natura della sua prima moglie, allora tutti i dubbi e le incertezze si erano dissipati. Ma ormai Elenia era un ricordo lontano, dimenticato anche dagli storici… Persefone era invece fin troppo presente. Se la trovò innanzi non appena raggiunse i portali della sala del trono.
I capelli neri raccolti in una treccia decorata con fili di un viola intenso come il contenuto vestito, addobbato solo di pochi merletti di Bimri, la maggiore delle isole della Cintura di Conchiglie. Nonostante gli anni fossero passati la sua pelle restava rosea ed elastica, priva di rughe e qualsiasi altra macchia dell’età. Il suo sguardo, duro e malizioso allo stesso tempo era puntato su Atlaas. Non accennò a spostarsi mentre il Lord arrivava ansimando. Si chiese cosa facesse li, invece di essere al capezzale del marito ormai spento.

-Benvenuto Lord della Roccia dei fiumi! Se sei venuto a rendere le tue condoglianze al re hai sbagliato posto!- le sue labbra tirate brillavano di un qualche belletto alla luce delle torce.

-Mia lady prima di poter visitare sua maestà devo prima portare a termine un compito.-

-Bene, fai pure- si limitò a dire con un risolino, scostandosi e lasciandolo passare mentre apriva i portali di legno scuro.

L’interno della sala del trono era zeppo dell’odore dell’incenso, i gigli bianchi dei Fleur garrivano da tutti  i parapetti che davano sulla sala, e una marea di uomini e donne agghindati a lutto guardavano in una sola direzione. Sul rialzo di pietra su cui era posto lo scanno del Bosco c’erano i due sacerdoti e la sacerdotessa  dei “Tre come Uno” a capo chino che pregavano a gran voce. Tra le mani tenevano Florentia, la spada del re, lo scettro e la corona reali. E con sommo sconcerto di Atlaas, tra il Lord Primo Cavaliere e il Gran Visir del regno di Bosco Smeraldo, stava seduto sullo scranno legnoso Rhemien, unico figlio maschio di Theodor e Persefone. 
  
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