***Lo scrivo qui, anche se probabilmente non è il posto giusto, ma sono nuova ed imbranata e spero che mi scuserete se ringrazio qui per le bellissime recensioni fatte al primo racconto. E spero mi scuserete per quest'altro: vorrei caricare una mia fan art adatta a "Ricetta per la perfezione" e ... non so che danni potrò fare! Scusate fin da ora! ***
Alain
e gli occhi di Oscar nel cuore. Quel brutto giorno e per tutta la vita.
Ricetta
intesa come insieme di ingredienti; colori come ingredienti. Cosa rende
uno
sguardo perfetto ed indimenticabile.
RICETTA
PER LA PERFEZIONE
"Non
gridare, ti sento benissimo, Alain!"
Per
un attimo penso di averti contagiata con la mia spiritosaggine e la mia
strafottenza.
Sei
lì, crivellata di proiettili e trovi la forza per
rimproverarmi. Ancora!
Col
cuore che va a mille ti tiro su, ti sorreggo. Sei senza forze, pesante
nonostante il tuo corpo sia leggero come una piuma.
Il
fragore della battaglia è assordante, ma sento solo te.
E
sento il mio cuore che batte all’impazzata per il terrore che
mi fai provare.
Sento
il tuo sangue che mi cola sulla mano.
Sento
il calore del tuo corpo addosso a me, mentre ti trascino lontano da
questo
inferno; e poi il tocco leggero della tua mano, sulla mia mano sul suo
fianco.
Io
che faccio le veci di Andrè. Ti sostengo.
Il
tuo bisbiglio: mettimi giù... Sono stanca... sono
tanto stanca.
Ti
guardo. Mi stai guardando. Mi guardi dritto nell’anima.
Con
un soffio di voce mi supplichi. Un soffio caldo, dritto sulle mie
labbra.
Occhi
tremanti, turchini, splendidi. Sei così vicina.
Per
un attimo la mia mente depravata pensa a cosa può aver
provato Andrè fissandoli
facendo l’amore.
Quello
stupido pazzo aveva ragione: cos’altro può
esistere dopo il tuo sguardo?
Il
cielo, il mare, i fiordalisi, i non ti scordar di me. Un pizzico di
lavanda sul
bordo. Un raggio di sole, un ombra di fronda.
La ricetta per la perfezione...
Obbedisco.
Ti
lascio scivolare sulla coperta che hanno recuperato.
Respiri
male vicino al mio orecchio. I tuoi capelli mi sfiorano la guancia.
Ti
depongo piano, per non farti male e perché so che non ti
avrò mai più vicina di
adesso.
Non
potrà mai essere. Neanche se tu mi volessi. Neanche se tutto
questo sangue ti
rientrasse in corpo. Neanche se ti fosse riservata una seconda
possibilità.
Stai
morendo. Stai andando da lui.
Scivoli
dalle mie mani come la vita sta scivolando via da te. E non vorrei
lasciarti
andare. Ma lo faccio.
Il
dottore e Rosalie ti sono addosso. Mi spingono via.
Lui
ti prende il battito. Lei ti pulisce il viso dal sangue.
Ed
io sono qui, ancora immobile, in piedi. Impotente come ieri al
capezzale di
Andrè.
Tutto
intorno urla, spari, fumo.
Il
dottore scuote il capo.
Io
non sento niente. Riesco solo a fissare il tuo petto che si solleva
piano, con
movimenti sempre più lunghi, con respiri sempre
più profondi e faticosi.
Le
tue labbra si schiudono boccheggiando e faticosamente ne esce un altro
rimprovero per me: “Perché non sento
più il tuonare dei cannoni? Sparate,
sparate … continuate a sparare!
Non
voglio farti sentire la mia paura; non voglio deluderti, mio
comandante!
E
tiro fuori il mio tono più battagliero mentre esclamo, per
l’ultima volta,
“sissignore” e scatto via.
Ma
mi fermo all’improvviso. Giro su me stesso e mi metto sull'
attenti.
Un
saluto militare. Il massimo riconoscimento che uno scapestrato
irriverente come
me può riconoscere ad una donna da ammirare quale sei tu.
Poi
, con le lacrime agli occhi, riparto di corsa e torno alla Bastiglia.
Lo
faccio per te.
Lo
faccio per la Francia.
Lo
faccio soprattutto per me, perchè non voglio vederti morire.
Ho
il sole negli occhi ed abbasso la falda del cappello di paglia da
contadino per
guardarla meglio.
Cosa?
Ah, sì ...
Rosalie
mi ha appena chiesto se sapevo quale colore di rose tu preferissi.
Non
lo so, non lo so davvero.
Ma
certo Andrè avrebbe detto "le rose bianche": le meno
appariscenti, le
più profumate.
Per
quanto mi riguarda, lancio un occhio alla mia misera casa di uomo
volutamente
solo e solitario ed all’aiuola, fiorita e curata, appena
fuori dell’ingresso.
La
prima cosa che vedo quando esco, con lo sfondo del cielo e del mare: i fiordalisi, i non ti
scordar di me. Un
pizzico di lavanda intorno. Un raggio di sole, un ombra di fronda. La ricetta per la
perfezione.
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