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Autore: Lady Moonlight    05/05/2010    9 recensioni
[…]Quando s’avvicinò al ninja, quest’ultimo trattenne il fiato per alcuni secondi. Un piccolo e paffuto viso da neonato era emerso da sotto quelle stoffe.
‹‹ È il bambino della Volpe! ›› esclamò sorpreso. Rin sfiorò con il naso la fronte del neonato e sorrise tristemente.
‹‹ Non te lo ha detto nessuno? ›› chiese Rin cullando il bambino tra le braccia.
‹‹ Che cosa? ›› Lo sguardo di Rin vagò da una parete all’altra della stanza ed infine sospirò amareggiata. ‹‹ Lui è Naruto, Kakashi. Il figlio di Kushina e Minato. ›› spiegò con dolcezza. […]
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Rin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Un ricordo, un sorriso...

 

 

Era una fredda giornata d’ottobre. Il vento soffiava violentemente sulle chiome degli alberi, ormai ingiallite per l’inizio dell’autunno. Alcuni passeri erano chini sul terreno intenti a mangiare piccole bacche rosse, attenti a non lasciarsene scappare nessuna.
Il cielo era denso di nuvole nere, cariche di pioggia.
A Konoha regnava il silenzio più assoluto. Per le strade i bambini non giocavano né ridevano. Gli anziani erano vestiti con lunghi abiti neri e sui volti avevano un’espressione d’infinita tristezza. Le donne, invece, erano chine sui propri letti con le guance rigate dalle lacrime.
Chiunque avesse attraversato le vie di Konoha, quel giorno, avrebbe pensato di trovarsi in un paese fantasma.
Rin si guardò allo specchio e decise di togliersi il lungo nastro azzurro con cui teneva i capelli, lasciandoli ricadere morbidamente lungo le spalle. Indossò l’abito che le aveva portato sua madre e tentò di sorridere, ma sul suo volto comparve solo una smorfia di dolore. Non c’era nulla per cui poteva essere, anche solo minimamente, felice. Nemmeno con la consapevolezza che il villaggio era stato risparmiato dall’attacco di Kyuubi.
Strinse tra le mani la rosa scarlatta che aveva posto sul letto e per un istante ne assaporò il delicato profumo. L’ultima volta che aveva stretto tra le mani quel tipo di fiore era stato al funerale del suo compagno Obito, quattro anni prima.
‹‹ Rin! ›› la chiamò sua madre dal salotto di casa. ‹‹ Sei pronta? Dobbiamo andare. ›› aggiunse alzando il tono di voce per farsi sentire dalla figlia.
La ragazza sospirò amareggiata. Quel giorno avrebbe dato il suo ultimo saluto al Quarto Hokage, il suo maestro.
‹‹ Arrivo mamma! ›› gridò Rin lanciando un’ultima occhiata alla fotografia che teneva sul davanzale della finestra. Ritraeva quattro persone. Obito che osservava infastidito Kakashi e lei che sorrideva al fianco di Minato.
Uscì di corsa dalla stanza lasciando che la porta sbattesse alle sue spalle. Il portafoto cadde sul pavimento frantumandosi in tante schegge di vetro. 
 

Bisognava attraversare un lungo viale alberato prima d’arrivare al luogo di sepoltura scelto per il Quarto Hokage.
Rin lo percorse in silenzio, mentre le foglie cadevano ai suoi piedi cullate dal vento.
Fu in quel momento che lo vide. Kakashi era appoggiato al tronco di un frassino ed osservava tristemente la grande lapide nera che portava inciso il nome del Quarto Hokage. I folti capelli argentei erano mossi da una leggera brezza, mentre il volto era coperto dalla benda scura che era solito portare.
Rin gli s’avvicinò lentamente non sapendo come doversi comportare. Quando era morto Obito era stato Minato a consolarli ed a trovare le parole giuste per cercare di confortarli. In quel momento, però, era il corpo del loro maestro che si trovava disteso nelle freddi pareti della bara di legno bianco. Rin spostò lo sguardo nella stessa direzione del compagno ed osservò il piccolo altare su cui erano state messe due bare bianche. Erano poste l’una accanto all’altra e sopra ad esse erano state appoggiate le fotografie che ritraevano i due defunti.
La ragazza strinse la rosa al petto e cercò di riportare alla mente i volti di quelle due persone che aveva tanto amato. Si sfiorò i capelli ed immediatamente le vennero in mente quelli rosso fuoco di Kushina. Non poté fare a meno di ricordare a quanto l’Uzumaki ci tenesse ad avere i capelli sempre perfettamente in ordine e si domandò se chi aveva sistemato il corpo li avesse pettinati a dovere. Una lacrima le scese sulla guancia, ma fu asciugata dal vento.
Nello stesso momento, Kakashi si voltò nella sua direzione e fece qualche passo verso di lei. Rin non si mosse ed attese che fosse lui il primo a parlare.
‹‹ Lui è morto da eroe. ›› furono le uniche parole che riuscì a dire il ninja.
Rin scosse la testa con convinzione e strinse una mano dell’amico.
‹‹ Gli eroi vengono considerati tali solo dopo la loro morte, avrei preferito sapere il maestro ancora in vita! ›› gridò mentre lacrime salate cominciarono a bagnare il suo viso.
Kakashi distolse lo sguardo da quello dell’amica ed osservò le grossi nubi che si stavano addensando sopra Konoha. Il giorno del funerale di Obito s’era ripromesso che avrebbe fatto qualunque cosa pur di non dover più vedere Rin piangere in quel modo. Strinse i pugni con forza, incapace di fare qualsiasi cosa. Non era mai stato molto bravo a comunicare con le persone e ancor di meno a tentare di consolarle. Non sapeva proprio come comportarsi.
Fu Rin che all’improvviso appoggiò il viso sulla spalla di Kakashi e si strinse a lui come se potesse essere l’unico a poterla salvare dal dolore di quella perdita.
‹‹ Rin… ›› mormorò Kakashi stringendo una ciocca dei suoi capelli. Sospirò imbarazzato mentre in lontananza il Terzo Hokage aveva cominciato il suo discorso in onore di Minato.
‹‹ Noi tutti lo ricorderemo come l’eroe che ha salvato il villaggio. Pur avendo pagato con la sua stessa vita… ›› stava dicendo Hiruzen Sarutobi.
‹‹ Mi è capitato di vederlo nei miei sogni. ›› intervenne Kakashi.
Rin si allontanò quel poco per poter guardare Kakashi in faccia e vi lesse solo un’immensa sofferenza.
‹‹ Mi chiedo se dopo soli tre giorni una persona possa dimenticare il volto di un’altra! È come se la mia mente avesse cancellato dai miei ricordi il suo sorriso. È terribile Rin! ›› gridò lo shinobi allontanando l’amica con violenza.
‹‹ Ogni notte, non appena chiudo gli occhi, rivedo il suo volto ricoperto di sangue. I suoi occhi sono di un azzurro così pallido che ho paura a trattenere il mio sguardo sul suo! E accanto al suo cadavere rivedo quello di Obito… ›› mormorò in un sussurro.
‹‹ K-Kakashi. ›› lo chiamò la ragazza appoggiando una mano al tronco di un albero.
‹‹ Non voglio! ›› urlò pieno di rabbia. ‹‹ Non voglio ricordarlo in quel modo! ›› Il ninja si lasciò cadere sul terreno picchiando la terra con le mani.
Rin si chinò per cercare di calmarlo e si meravigliò nel vedere alcune lacrime scendere dai suoi occhi. Si portò una mano tremante alla bocca. Vedere Kakashi così ferito la faceva soffrire più di ogni altra cosa. C’era stata solo un’altra volta in cui aveva visto Kakashi piangere ed era stato dopo la morte di Obito.
Lo abbracciò e lui la lasciò fare.
Il suo sguardo vagò tra la folla presente alla cerimonia. Jiraya e Tsunade erano in prima fila, ancora increduli per la morte di Minato Namikaze.
La ragazza si accorse che il Terzo Hokage aveva smesso di parlare e la gente di Konoha aveva cominciato a porgere gli ultimi saluti al Quarto Hokage e alla sua splendida moglie.
Mentre il tramonto stava lentamente lasciando il posto alla notte, Rin prese una decisione. Dalla morte di Obito era stato Kakashi a prendersi cura di lei, forse era giunta il momento di ricambiare il favore.
Con sicurezza si alzò in piedi e per la prima volta da moltissimo tempo trovò il coraggio di puntare il suo sguardo, dritto, nel sole. Aveva avuto una splendida intuizione e mentre la stella di fuoco le accecava la vista ordinò a Kakashi di seguirla.


Iniziarono a correre e non si fermarono finché non raggiunsero l’ospedale di Konoha. Kakashi si fermò davanti all’ingresso ed aspettò che Rin gli desse qualche informazione, ma sembrava che la ragazza non avesse la benché minima voglia di parlare.
‹‹ Muoviti! ›› gridò Rin entrando nell’edificio.
Kakashi odiava gli ospedali. Non sapeva dare una spiegazione razionale, ma preferiva tenersi il più lontano possibile da posti come quello.
Seguì Rin lungo i corridoi domandandosi per l’ennesima volta per quale motivo erano lì.
Dopo qualche minuto la ragazza si fermò davanti ad una porta socchiusa e per qualche strano motivo sorrise.
Kakashi si limitò ad osservarla mentre afferrava la maniglia e varcava sicura e fiera l’entrata. Il ninja la seguì incuriosito, chiudendo la porta alle sue spalle.
La stanza era deserta, c’era solo un letto accanto ad una piccola finestra lasciata aperta. Kakashi afferrò Rin per le spalle e la fece voltare.
‹‹ Insomma Rin! Si può sapere cosa siamo venuti a… ›› Venne interrotto da un gesto della ragazza che gli impose di fare silenzio.
‹‹ Non volevi ricordare il sorriso del maestro Minato? ››
Kakashi fece per replicare, ma si trattenne, deciso a non violare il silenzio di quella camera. Per quanto si sforzasse non riusciva proprio a capire cosa ci facessero loro due in quel luogo.
Rin s’avvicinò al letto, scostando con delicatezza alcune tende e Kakashi poté vederla mentre prendeva delicatamente tra le braccia un piccolo fagotto di coperte e se lo portava al petto.
Quando s’avvicinò al ninja, quest’ultimo trattenne il fiato per alcuni secondi. Un piccolo e paffuto viso da neonato era emerso da sotto quelle stoffe.
‹‹ È il bambino della Volpe! ›› esclamò sorpreso. Rin sfiorò con il naso la fronte del neonato e sorrise tristemente.
‹‹ Non te lo ha detto nessuno? ›› chiese Rin cullando il bambino tra le braccia.
‹‹ Che cosa? ›› Lo sguardo di Rin vagò da una parete all’altra della stanza ed infine sospirò amareggiata. ‹‹ Lui è Naruto, Kakashi. Il figlio di Kushina e Minato. ›› spiegò con dolcezza.
‹‹ Oh! ›› fu l’unica parola che uscì dalle labbra di Kakashi, certo di non aver compreso bene. ‹‹Oh… Ma questo significa che il maestro ha… ››
‹‹ Sigillato la volpe a nove code nel corpo di suo figlio. Esattamente! ›› lo interruppe la kunoichi.
Il neonato aprì lentamente gli occhi per poi voltarsi dall’altra parte e riprendere a dormire.
‹‹ È così fragile, così innocente. Assomiglia a Minato. ›› bisbigliò la ragazza.
‹‹ Già. ›› sussurrò Kakashi avvicinandosi di qualche passo. In quell’istante Naruto aprì la bocca in una piccola smorfia, simile ad un sorriso e Kakashi non poté fare a meno di ridere.
‹‹ È così buffo! ›› disse soffocando le risate. ‹‹ Mi ricorda un po’ Kushina. ›› concluse mentre un velo di tristezza gli passava sul volto.
Rin rimase in silenzio e s’avvicinò al letto per riporre il piccolo Naruto al sicuro dal freddo.
‹‹ Ma il suo sorriso è uguale a quello del maestro. ›› replicò. ‹‹ È meglio se andiamo. ›› aggiunse avvicinandosi alla porta.
Il ninja annuì.


Camminarono tra le rovine del villaggio senza rivolgersi alcuna parola.
La notte era scesa su Konoha e in lontananza alcuni lampi illuminavano il paesaggio, volendo quasi riportare alla mente la battaglia che si era conclusa pochi giorni prima.
‹‹ È meglio tornare a casa. ›› suggerì Rin, salutando l’amico con un gesto della mano.
‹‹ Ci vediamo domani. ›› rispose Kakashi prendendo la direzione opposta all’amica.
C’era ancora una cosa che voleva fare quel giorno.
Senza fretta, mentre le prime gocce di pioggia bagnavano il suo viso, Kakashi si diresse al cimitero. Davanti a lui si stagliava la grande lapide nera dove era stato sepolto il suo maestro.
Si piegò in avanti e lesse i due nomi incisi sulla lastra.
La realtà era davanti ai suoi occhi e credere che si trattasse solo di un sogno era inutile.
‹‹ Voglio farle una promessa maestro. Mi prenderò cura di Naruto e un giorno gli racconterò tutto dei suoi genitori. ›› disse stringendo i pugni.
Delle foglie mosse dal vento gli impedirono, per un istante, di vedere con chiarezza davanti a sé.
‹‹ Sono certo che la manterrai… Kakashi. ››
Kakashi sobbalzò e fece velocemente un passo indietro. Quasi inciampò su un gradino di pietra che non aveva notato in precedenza.
Davanti a lui per un solo istante era stato certo d’aver visto Minato sussurrargli quella frase.
‹‹ Forse è veramente il caso che torni a casa. ›› mormorò sbadigliando.
‹‹ Già… ›› concluse, mentre un ultimo lampo illuminava la lapide di cristallo nero. Prima di andarsene posò una piccola rosa sul terreno e diede i suoi ultimi saluti a Minato e Kushina.
‹‹ Mancherete ad entrambi, soprattutto a Rin. ›› disse con un sospiro. Mentre s’allontanava si voltò un’unica volta e tra gli alberi osservò la figura del maestro Jiraya.
‹‹ Anche a lui. ›› bisbigliò con tristezza. ‹‹A tutto il villaggio… ›› Si corresse alla fine.

 

 

Fine**
Devo dire che sono abbastanza soddisfatta di questa one-shot!! Inoltre credo che sia la prima che scrivo così lunga! XD
Note: La figura vista alla fine da Kakashi può essere intesa come lo spirito di Minato, oppure come il maestro Jiraya, nel quale, per un istante, Kakashi ha rivisto l’allievo del ninja leggendario.
Il sorriso di Naruto, così simile a quello del padre, l’ho immaginato come una sorta di consolazione per Kakashi il quale è tormentato dai fantasmi del suo passato, in particolare Obito e Minato.
Spero vi sia piaciuta ^.^

 
 

   
 
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