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Autore: Emiko92    05/05/2010    6 recensioni
In quel momento avrebbe visto volentieri tutti, tutti meno lui. Cosa aveva? Un radar? Un sensore? Perché lo faceva apposta, non c'era altra spiegazione. S'irrigidì, posando la ciotola ormai vuota al proprio fianco. Forse se lo avesse ignorato sarebbe andato via, pensò fissandosi le punte dei piedi. O forse lì vicino c'era qualche altro “Uzumaki” e lei non lo sapeva.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Yondaime
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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NOTE DELL'AUTRICE: Salve! =) Innanzitutto... qui sul fandom di Naruto probabilmente non se n'è accorto nessuno dato che questa è solo la seconda fic che pubblico, ma ad ogni modo, sono appena tornata da un periodo di pausa dalla scrittura ù_ù Quindi è la prima fic che pubblico da secoli XD Questa nello specifico, però, non è stata scritta ora, ma risale all'agosto scorso, circa, dato che doveva partecipare ad un contest che è però stato sospeso.

IMPORTANTE: I caratteri di Minato e Kushina in questa fanfiction sono, come lei sa, ispirati a quelli di Mala_Mela (*spupazza Clà* *_*), cosa inevitabile, dato che per me ormai loro sono così X°D E mi fido più di lei che di Kishimoto stesso ù_ù


Ps. Se per caso dovesse passare di qua qualche sventurato che sta seguendo la mia fic “Fiore d'arancio” sul fandom di Inuyasha, volevo avvisare che la sto revisionando per poi continuarla... e mi scuso per tutto il tempo in cui è rimasta ferma >_<


Detto ciò... ehm, buona lettura * fugge via *



Bittersweet


La dodicenne incrociò le gambe, passandosi nervosamente una mano tra i lunghi capelli ramati. La scodella di ramen posata in grembo, le bacchette ben strette nella mano destra.

Quale modo migliore per rilassarsi?

Lei amava il ramen, fin da quando era molto piccola. Quel misto di sapori, il sentirlo scendere bollente nella gola... non c'era sensazione migliore.


Ma allora... perché non riusciva a tranquillizzarsi e a star ferma? Il ramen funzionava sempre, diamine!

Eppure, seduta a terra, il cuore che batteva frenetico e le mani sudate, Kushina Uzumaki era tutto fuorché calma.

All'esame di selezione dei chunin – il fatidico esame per cui si preparava da un'eternità- mancava più di mezz'ora.

Mezz'ora, già. E lei era lì, davanti alla sede d'esame, da quaranta minuti buoni.

I suoi compagni di squadra e il maestro si erano rifiutati categoricamente di accompagnarla. E avevano ragione.

Non aveva senso starsene lì a mangiare ramen – per un attimo rischiò di strozzarsi con un boccone troppo consistente- invece di allenarsi.

Ma era troppo agitata per farlo. E in fondo non faceva altro da mesi, si disse.


Le persone del villaggio le passavano davanti in continuazione, c'era sempre qualcuno; Konoha era decisamente più affollata del suo piccolo paese, Uzo. Non era abituata a tanto chiasso e la cosa non faceva che innervosirla di più. Si concentrò nuovamente sul proprio pasto -che poi era la terza scodella della giornata, ma tanto lei non ingrassava, che importava?- e si impose di rilassarsi.


Ok, si diceva che i vecchi metodi fossero i più funzionali, no? Avrebbe contato fino a dieci, o anche a mille se fosse stato necessario. Continuando di quel passo, si sarebbe ritrovata calva a vent'anni per colpa dell'ansia! Rabbrividì al pensiero.


Uno” Sussurrò. “due... tre...” Poteva farcela.


UZUMAKI!!” Un urlo la bloccò mentre stava per arrivare al quattro. Riconobbe la voce – tanto allegra quanto inopportuna- all'istante, e sussultò.

Quella era sfortuna.

In quel momento avrebbe visto volentieri tutti, tutti meno lui.

Cosa aveva? Un radar? Un sensore? Perché lo faceva apposta, non c'era altra spiegazione.

S'irrigidì, posando la ciotola ormai vuota al proprio fianco. Forse se lo avesse ignorato sarebbe andato via, pensò fissandosi le punte dei piedi. O forse lì vicino c'era qualche altro “Uzumaki” e lei non lo sapeva.


Ehi, eccoti finalmente!” S'impose di non alzare lo sguardo. Diceva a qualcun' altro, vero? Strano però: la sua voce, anche se di poco, affannava leggermente.

Mi senti?” Insistette lui, avvicinandosi.

I piedi che intravedeva erano proprio vicino a lei, non aveva speranze. Sospirò, infastidita.

Kushi...”

Sì, ho capito! Ti sento!” Sbottò, alzando il capo di scatto per guardarlo dritto negli occhi. Ovviamente, sorrideva.

Minato Namikaze era in piedi davanti a lei, con quell'espressione tranquilla e rilassata di sempre. Quella totale calma la faceva imbestialire!

Aveva la sua stessa età, ma era già uno dei ninja più famosi del villaggio, allievo di Jiraiya -uno dei ninja leggendari! - e chunin a dieci anni. Un mostro. Tutti lo definivano genio, ma lei preferiva mostro, suonava meglio.


Cosa vuoi?” Chiese Kushina sbrigativa, mentre si domandava per quale motivo Minato tenesse le mani nascoste dietro la schiena. Era curiosa, sì, ma s'impose di non chiedere.


Oh, nulla” Disse lui. “Sono venuto qui di corsa per vedere te!” Disse con semplicità.

Kushina spalancò per un attimo la bocca, per poi sentire un lieve rossore sulle guance.

E no! Tutto, ma non sarebbe mai arrossita per Minato Namikaze!

E... e perché mai?” Boccheggiò, seppur ostentando indifferenza.

Forse sarebbe stato più appropriato chiedere come facesse a sapere che lei si trovava lì, dato il suo largo anticipo, ma immaginava chi fossero i probabili informatori. L'avrebbero sentita, eccome, maestro compreso!


Diciamo che c'è una cosa che volevo darti, ecco!”

Kushina l'osservò, interrogativa. In effetti, teneva ancora le mani dietro la schiena... aveva qualcosa per lei?

E perché la nascondi?” Chiese.

Lui fece spallucce, tranquillo. “Non la sto nascondendo” Disse, chinandosi e mettendole davanti una scatola quadrata, sembrava un contenitore per il pranzo.

E'... un qualcosa da mangiare?” Chiese ancora lei, perplessa.

Lui annuì. “Anche se hai già mangiato, vedo.” Aggiunse indicando con un gesto del capo la scodella di ramen vuota.

Ad ogni modo...” Lasciò la frase in sospeso, togliendo il coperchio che chiudeva la scatola, poggiandola sulle gambe di Kushina che osservava i suoi movimenti incuriosita, benché non l'avrebbe mai ammesso.


La ragazza guardò all'interno della piccola scatola, per poi voltarsi nuovamente verso Minato, gli occhi blu e intensi del ragazzo puntati su di lei le facevano uno strano effetto. Sembravano scrutarla.

Sono...?” Cominciò, insicura.

Daifuku(*)!” Concluse lui, allegro.

Kushina lo squadrò, un sopracciglio alzato “A forma di... rondelline del ramen!?”

Beh...” Rispose lui, con semplicità. “Ai daifuku si può dare la forma che si vuole, no?”

Lei si limitò ad appoggiarsi più comodamente contro la parete.

Aspetta...” Disse dopo pochi secondi. “Vuoi dire che li hai fatti tu?”

Sì!”

Oddio, adesso magari si scopriva che era anche un mago della cucina! Cos'altro sapeva fare? Magari era un illusionista, o un esperto di gioco d'azzardo!

Kushina scosse la testa, scacciando quei pensieri.

E... ecco... perché mi hai... cucinato dei daifuku?” Chiese imbarazzata. Aveva appena realizzato che Minato Namikaze aveva cucinato qualcosa per lei!

Dovresti saperlo!” Esclamò lui. “I daifuku portano fortuna, o almeno così dicono. Ho pensato di fartene qualcuno come buon augurio per l'esame!”

Ok, sì, Kushina Uzumaki era senza parole.

Cosa... rara? No, impossibile. Eppure lo era.

Namikaze, il ragazzo... no, la persona che più la faceva innervosire a questo mondo... aveva avuto un pensiero tremendamente carino. Verso di lei.

E le stava sorridendo -cosa non troppo strana, in effetti- in un modo disarmante.

Cioè, normalmente l'avrebbe definito esasperante, ma quelli erano dettagli.

Stava quasi per ringraziarlo -cosa ancora più assurda del suo essere senza parole- quando un vago ricordo di un qualcosa che aveva letto -non avrebbe saputo dire né dove né quando- le tornò d'improvviso alla mente.

Ma...” Sussurrò. “Mi stai dicendo... che mi stai regalando un qualcosa che un tempo veniva chiamato cacca di orso polare(**)?”

Sì, era decisamente confusa se stava davvero tirando fuori un' argomentazione simile.

Per un attimo vide il ragazzo di fronte a sè assumere un espressione sorpresa. Un attimo, appunto. In un secondo fu nuovamente tranquillo e beato.

Il passato è passato, no?” Sorrise- perché? Aveva mai smesso di farlo?-.

Kushina non rispose, e lui cominciò a parlare a raffica, come suo solito.

Gli ho dato questa forma perché so che adori il ramen! E' una buona idea, no?” Si sedette meglio, incrociando le gambe.

Inoltre Jiraiya-sensei mi ha raccontato da poco una cosa davvero interessante sulle rondelline, sai? Pare che vengano chiamate anche Naruto, dato che la spirale ricorda molto il vortice.(***) Mi ha detto che vorrebbe usare quel nome per il protagonista di un romanzo, in futuro. Una cosa originale, non pensi?”

Kushina abbassò nuovamente lo sguardo sulla scatolina posata sul proprio grembo, in effetti la forma era carina. Assurda e stramba, ovvio, ma carina.

Però...” Riprese Minato. “Ho deciso di preparare proprio dei daifuku anche per un'altra ragione.”

La rossa puntò gli occhi su di lui, inclinando leggermente la testa.

Che sarebbe?” Stare zitta ulteriormente sarebbe stato davvero troppo.

Il ragazzo non rispose subito, sporgendosi invece verso di lei per afferrare uno dei dolcetti.

Assaggia!” Disse, portandoglielo davanti alla bocca.

Kushina combatté contro il proprio imbarazzo con tutte le sue forze. Voleva... imboccarla!?

Assurdo. Sempre più assurdo.

Ma che stai...”

Errore. Non appena cercò di parlare, Minato ne approfittò per infilarle un daifuku in bocca. Fu costretta a masticare per non strozzarsi.

Maledetto... despota!” Esclamò tra i colpi di tosse.

Lui scoppiò a ridere di gusto.

Cos'hai da ridere?” Domandò lei, una volta mandato giù il boccone. Era nuovamente arrabbiata. Ovvio, Minato Namikaze non si smentiva mai.

Sei... buffa! Despota... non ti sembra di esagerare?” E riprese a ridere, ancor più forte di prima.

No! Non esagero affatto, signor-a-momenti-soffoco-la-gente!”

Eheh, e dimmi, signorina-che-a-momenti-soffocavo, come ti sono sembrati i miei daifuku?”

Come?!” Urlò lei, indignata. “Ora pretendi anche che ti faccia i complimenti per la tua cucina dopo che me l'hai imposta a forza?”

No, no!” Si affrettò a precisare lui. “Sinceramente, che sapori hai sentito esattamente?” La inchiodò con quegli occhi sconvolgenti e carichi di aspettativa, obbligandola a rispondergli, seppur riluttante.

Ecco... la pasta di riso, all'esterno, era... stranamente insipida, se non fosse che sto parlando di quantità di sale mi verrebbe da dire... amara” Tentò di spiegarsi. “Ma poi, il sapore della marmellata all'interno era estremamente dolce, e delicato.”

Ah, perfetto!” Esclamò lui, palesemente soddisfatto. “Li ho fatti apposta così.”

Kushina non capiva. Ed era confusa. Di nuovo.

Ti ho detto che li ho cucinati per un altro motivo, oltre che per portarti fortuna, no?”

Lei annuì. Già, se n'era dimenticata.

Ecco!” Il sorriso di Minato fu, per quanto fosse difficile crederci, ancora più allegro e bello- perché lo era, anche se Kushina non l'avrebbe mai, mai ammesso- del solito.

Li ho fatti in questo modo perché mi ricordano te: apparentemente amari all'esterno, ma tanto dolci e delicati all'interno.”

E Kushina Uzumaki, per la seconda volta in una giornata, fu nuovamente senza parole.


FINE.


NOTE: (*) Il Daifuku in breve, significa letteralmente “grande fortuna” ed è un dolce giapponese composto da un piccolo mochi (dolce di riso glutinoso) farcito di ripieno dolce, di solito “anko”, pasta di fagioli rossi dolcificata a base di fagioli rossi azuki. Il Daifuku esiste in varie forme. La più comune è il mochi (pasta di riso dolce) bianco, verde pallido o rosa pallido farcito di anko (pasta dolce di fagioli rossi).


(**) I Daifuku erano chiamati originariamente Harabuto mochi (dolce di riso dalla pancia gonfia) per il caratteristico ripieno. È considerato il più brutto di tutti gli Wagashi, e per questo chiamato “cacca di orso polare”. Più tardi il nome fu cambiato in Daifuku mochi (dolce di riso dalla grande pancia). Essendo poi la pronuncia di “pancia” e “fortuna” la stessa in giapponese Fuku, il nome fu cambiato successivamente in Daifuku mochi con il significato di “dolce di riso della grande fortuna”, un portafortuna.

(***)Lo stretto di Naruto ha una larghezza di circa 1,3 km; lo stretto è uno dei collegamenti fra l'Oceano Pacifico e il Mare Interno, il quale separa le isole di Honshū e Shikoku, due delle quattro isole maggiori del Giappone. La marea riversa nello stretto grandi quantità d'acqua due volte al giorno, e ne rimuove altrettanta sempre due volte al giorno. Questa crea quindi una differenza di circa 1,5 metri nel livello del mare fra il Mare Interno e l'Oceano Pacifico; a causa della scarsa ampiezza dello stretto, l'acqua scorre lungo il canale ad una velocità di circa 13-15 km/h quattro volte al giorno, due volte uscendo e due volte entrando. Durante una marea primaverile, la velocità della corrente può raggiungere i 20 km/h, creando un vortice di circa 20 metri di diametro. (La rondella del ramen viene chiamata anche Naruto dato che la piccola spirale presente su di essa ricorda la forma del vortice).



































  
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