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Autore: Lely1441    07/05/2010    1 recensioni
Seconda classificata allo Sconosciuti-Contest indetto da Rue Meridian sull'EFP Forum.
Raccolta di quattro flash-fic pubblicate in un solo capitolo.
«Sicuramente non sarà grande quanto la tua vecchia dimora, né altrettanto elegante… Ma io direi che non sia poi così malvagia, non trovi?»
«Hai perfettamente ragione, Kuroe».
Ormai la sua casa era dove si trovava Kuroe, niente di più, niente di meno.

[Blood Alone]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Autore: 
Lely1441
Fandom:
Blood Alone
Riferimenti a capitoli del manga:
Si presuppone una lettura completa fino al capitolo ventinove (o per meglio dire, la nona – e ultima – parte del ventesimo capitolo).
Rating: Verde
Tipologia e conteggio parole:
Raccolta di 4 flash-fic, 1623 parole (contatore di Word: 465 + 500 + 285 + 373)
Genere:
Generale
Disclaimer:
Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Masayuki Takano che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in Blood Alone, appartengono solo a me.


 

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Slices of life story
 
 
.01 ~ Home
 
Misaki osservò con sguardo spento le porte dell’ascensore chiudersi, udendo il fischio dell’ascensore che scendeva per tornare ai livelli noti a tutti. Non aveva capito bene come Kuroe avesse fatto a stendere quella sorta di illusione su un piano intero, ma le bastava sapere che solo loro due e le persone espressamente invitate potessero accedervi. Non ne era molto entusiasta, a dir la verità: aveva sì espresso il desiderio, dopo la morte di Reiji, di andarsene da quella casa a cui era attaccata solo perché era il posto dove suo padre rientrava sempre: ora che non vi avrebbe più fatto ritorno, che senso aveva rimanere nell’umida metropoli londinese? Però un cambiamento così radicale per tornare alle sue origini di bambina…
«Misaki, non entri?»
La voce di Kuroe la raggiunse dall’uscio del nuovo appartamento, e per un attimo la ragazzina si cullò in quell’istante di passaggio: era in una terra di nessuno, lontana dal passato e rigettante il futuro, ancora troppo confuso e nebuloso per i suoi gusti. Amava la sensazione di certezza e stabilità che le dava il presente, ma si rese conto di non poter rimanere ferma lì per sempre.
Fece un passo in avanti, ed il caldo miraggio sembrò dissolversi quasi fisicamente tutt’intorno a lei; si sentì stordita e persa, e fu solamente lo sguardo preoccupato dell’uomo che riuscì ad agire su di lei come una doccia fredda.
Le stava tenendo aperta la porta, attendendo che varcasse davanti a lui la soglia della loro nuova vita, esattamente come ogni cavalier servente doveva fare con la dama che aveva scelto di servire.
La prima cosa che notò dell’appartamento fu l’odore: era sia estraneo che familiare. La casa era rimasta disabitata per lungo tempo, ed era proprio la sensazione di non-appartenenza a nessuno ciò che la colpì di più. Ma la lucidità del legno data dalla cera passata da poco, quella era una cosa che ricordava benissimo. Qualcuno di passaggio aveva fatto le pulizie, evidentemente.
Si addentrò nella novità, facendo del futuro il suo presente; lasciò che una mano vagasse sui mobili di legno, che i suoi piedi la portassero a fare un giro di ricognizione. Dall’atrio, una scala portava al piano superiore, diramandosi poi in due direzioni opposte; come avrebbe scoperto poi, una conduceva allo studio dell’uomo, l’altra alle camere da letto.
«Sicuramente non sarà grande quanto la tua vecchia dimora, né altrettanto elegante… Ma io direi che non sia poi così malvagia, non trovi?»
La sua espressione era pacata e dolce come sempre, ma c’era qualcosa che stonava… Si vedeva che era preoccupato dal suo giudizio, che anche lui aveva i suoi dubbi. Lei sorrise, facendo del suo meglio per apparire più che naturale.
«Hai perfettamente ragione, Kuroe».
Ormai la sua casa era dove si trovava Kuroe, niente di più, niente di meno.
 
 
.02 ~ Old wounds
 
Guardandosi allo specchio, Misaki non riusciva a scorgere nulla di strano, di diverso. Il suo colorito era sempre stato pallido, in fondo, e, non fosse stato per i canini che si intravvedevano appena quando socchiudeva le labbra, non avrebbe neppure creduto di essere stata trasformata in un vampiro.
Non erano rimasti neppure i segni del morso sul suo collo, rimarginati immediatamente dalle facoltà rigeneratrici di quel suo nuovo corpo (poteva davvero chiamarlo nuovo? Non era cambiato quasi nulla, eppure era totalmente differente da quello di una qualsiasi altra ragazzina giapponese. Lei non sarebbe morta così facilmente), e lei ne era felice, dopotutto: felice che il simbolo della sua appartenenza a quella nuova categoria fosse stato cancellato dal suo stesso potere, felice di poter cullare almeno l’illusione che quella persona non fosse mai esistita, che lei fosse stata una vampira da sempre.
Era molto più facile ingannarsi in quel modo, ad occhi aperti, piuttosto che chiuderli e ripiombare nell’oscurità, quell’oscurità che continuava a riportarglielo alla mente… Strinse i pugni per un paio di volte, flettendo quindi le affusolate dita da pianista di cui andava tanto fiera.
L’unica cosa che la faceva soffrire, della sua condizione attuale, era il fatto di non poter più crescere, di non poter più raggiungere l’uomo che la proteggeva da quando suo padre era morto. Ma forse queste erano solo sciocchezze sentimentali di una ragazzina innamorata…
«Misaki, tutto bene?»
Rimirò per l’ultima volta quel suo corpo da bambina che non avrebbe più avuto modo di svilupparsi, prima di aprire la porta a Kuroe, che l’attendeva a braccia conserte, un’ombra di preoccupazione e… cosa, colpevolezza, forse? nello sguardo.
Avrebbe voluto stringergli la mano, dirgli che gli era grata di tutto quello che stava facendo e aveva fatto per lei, che vederlo incolparsi di qualcosa da cui non si poteva più tornare indietro era solamente inutile e dannoso; però le parole, in quel momento, sarebbero solamente state in grado di riaprire una ferita che non era ancora in grado di essere esposta all’aria. L’avrebbe curata con pazienza e devozione, le stesse premure che lui aveva impiegato nel preoccuparsi di lei dal primo momento in cui l’aveva incontrata.
«Tutto bene, Kuroe, grazie».
Fece accompagnare queste parole da uno dei suoi sorrisi migliori, e lo vide rasserenarsi quasi immediatamente.
«Kuroe… Non ti andrebbe una cioccolata calda?», domandò, portandosi pensierosa un dito alle labbra, roteando gli occhi al soffitto intonacato da poco.
«Se ne vuoi una tazza, non devi far altro che domandarlo…», rispose lui, con il suo solito sorriso da ho-già-capito-dove-vuoi-andare-a-parare.
«Be’, non ti sto obbligando a far nulla, mi sembra! Solo, ti chiedevo se tu ne volessi un po’…», ribatté, punta sul vivo. Sbuffò e si diresse in camera sua, ma si girò appena prima di averne varcato la soglia:
«E con due zollette di zucchero, grazie!»
Ora come ora, non sentiva il peso di una vita intrappolata in quel corpo, se questo non l’avesse allontanata da lui. Perché, dopotutto, l’unica cosa che desiderava davvero era quella di rimanergli accanto.
 
 
.03 ~ Writer
 
Il lavoro dello scrittore è un mestiere difficile, si ripeteva spesso. Le parole sembravano prendersi gioco di lui, apparendo nella sua mente e scomparendo subito dopo aver messo le mani sulla tastiera del computer.
“Ho bisogno di una pausa”, si disse Kuroe, sfregandosi gli occhi stanchi. La trama era chiara nella sua testa, i personaggi perfettamente delineati in tutte le loro sfaccettature, i loro ideali, le loro passioni… Ma c’era qualcosa che gli sfuggiva. Ai margini della propria coscienza, sentiva un’ombra splendente cercare di farsi corporeo per illuminarlo su quelle pagine vuote. Un fragile sussurro tentava di suggerirgli quel qualcosa a cui tanto anelava, ma lui proprio non riusciva a comprenderlo. Cosa stava provando in quel momento il suo protagonista? Perché non ce la faceva a cogliere la sua essenza?
Improvvisamente, delle note riempirono l’aria, e lui riconobbe una melodia composta da Misaki qualche settimana prima, quando lui si era lamentato di non saper più scrivere. Chiuse gli occhi ed inspirò a fondo, cercando di smetterla di angustiarsi per quel racconto, di concentrarsi solamente su quella musica.
Ripensò alle mani che premevano velocemente i tasti d’avorio del pianoforte, e quasi inconsapevolmente ritornò alla sua postazione, vedendo nella pagina bianca del programma di scrittura non un nemico che cercava di ostacolarlo, ma un amico che attendeva solamente sue disposizioni, paziente.
 
Hiroto era ormai solo al mondo, ma osservando la figuretta di Megumi danzare leggiadra sotto gli alti alberi dei ciliegi in fiore, si sentì improvvisamente amato.
E comprese che, nonostante tutte le difficoltà che si stagliavano davanti a loro, aveva trovato una ragione per vivere. Per dimostrare a quel mondo che tanto si era divertito con lui che lui era più forte.
Che lui era amato.
 
 
.04 ~ Ghostes
 
«Dovresti dormire», bisbigliò Kuroe dalla porta della sua camera. Chissà perché parlava così piano, dato che c’erano solo loro due in quella casa ed erano entrambi svegli… Per non disturbare chi?
Lei lo guardò da dietro il cuscino che stava abbracciando, seduta, nel disperato tentativo di non addormentarsi, di non dover più rivivere certe cose, e rifletté su come anche i sogni dell’uomo dovessero essere popolati da chissà quali mostri del passato. Ricordava ancora le sue urla, di notte, a Londra.
Come riusciva a dormire, sapendo ciò che lo aspettava dietro le pesanti coltri del sonno?
«Non sono stanca, tranquillo», gli rispose, cercando di risultare convincente. Eppure, eppure c’era qualcosa che non andava in lui, anche in lui. I suoi occhi erano lievemente cerchiati dalle occhiaie, e questo non era dovuto a nessuna scadenza da rispettare. Si mordicchiò nervosamente il labbro inferiore, mentre l’uomo stava già per andarsene.
«Kuroe, aspetta! Posso… Posso dormire con te, stanotte?»
Lui riaprì la porta sorpreso, con il sospetto che già si faceva largo nella sua espressione.
«Perché?»
Misaki lasciò che la sua mente volasse alto per trovare una buona giustificazione.
«Ci sono… Ci sono dei mostri. Sotto al letto. Ho paura». Poi, colta quasi dall’ispirazione, aggiunse: «Ecco perché non riesco a dormire!»
Kuroe aggrottò le sopracciglia, sentendo puzza di bruciato.
«Tu che hai paura dei mostri? Mi sembra un po’ difficile…»
«Oh, ti prego! In questa casa c’è un fantasma che non mi lascia in pace, che non aspetta altro che io chiuda gli occhi per venire a prendermi!», ribatté, con più fermezza e convinzione. Con talmente tanta fermezza e convinzione, che Kuroe le si avvicinò e la prese in braccio.
«Va bene, ti credo».
Misaki sorrise soddisfatta, aggrappandosi meglio al collo di Kuroe. Era felice di essere riuscita ad avere quella piccola concessione, voleva stargli accanto nel caso in cui lui si fosse trovato intrappolato in un incubo e non fosse riuscito ad uscirne.
Era una persona buona, non se lo meritava. Lo amava, quindi non doveva assolutamente accadere.
«Grazie… Sono sicura che stanotte riuscirò a dormire bene».
Ed era vero. Sapendo di essere al suo fianco, riuscì a chiudere gli occhi serenamente, quella notte per la prima volta da quando si trovavano in quella casa.
 
 
 
 
 
 
 
 
Questa raccolta si è classificata seconda allo Sconosciuti-Contest indetto da Rue Meridian sull’EFP Forum. Riporto qui il giudizio, e faccio di nuovo i miei ringraziamenti alla giudiciA e tutti i miei complimenti alle altre partecipanti, e a Shurei, che ci ha fatto anche da bannerista :3
 
-Grammatica e Sintassi: 9.7/10
Anche per te grammatica perfetta, senza errori di sorta; la punteggiatura è quasi ineccepibile, forse un paio di virgole da aggiungere o spostare, ma nulla di rilevante in fondo.
-Caratterizzazione dei personaggi e IC: 9.7/10
Misaki è perfettamente fedele all'originale, caratterizzata in queste quattro brevi scenette con fedeltà all'originale, mostrando cosa vi sia sotto quella patina di apatia molto "vampiresca". Il suo rapporto con Kuroe è ben delineato, in queste fasi "iniziali" della storia, e sottilmente ne mostra l'evoluzione da protettore a persona amata.
-Sviluppo della trama e originalità: 9.5/10
La trama è sicuramente ben gestita, facendo interagire Misaki con l'ambiente, con Kuroe e con sè stessa ed i cambiamenti che sta affrontando. Sono "pezzi di vita" effettivamente, forse non movimentati o rilevanti, ma non per questo meno importanti nella sua evoluzione. L'originalità forse però risente perchè, tranne per l'ultimo pezzo inaspettato e che strappa un sorriso, non sono momenti che non si rifacciano a tematiche classiche: l'ingresso in una nuova vita, il rapporto col suo protettore e con la sua nuova natura.
-Stile e scelta del lessico: 9.7/10
Assolutamente uno stile impeccabile, senza iperboli o cadute, scorrevole, ma curato come il lessico che ben si adatta a questa "bambina eterna" ed ai suoi pensieri.
-Giudizio personale: 9.7 /10
Il giudizio è molto positivo perchè sei riuscita a dare alla tua intera fanfiction un'aria di intimità e di familiarità che a mio parere caratterizza il manga (specialmente nel tratto); inoltre, nonostante la struttura separata, non perde nulla in unità, anzi le scene si susseguono naturalmente.

Totale : 48.3 /50
   
 
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