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Autore: Tarusama    08/05/2010    0 recensioni
Una mia storia originale. Anche se tanto originale non è. Se avete voglia di perdere qualche minuto leggendola, affari vostri.
Genere: Avventura, Sovrannaturale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Eleanor… Eleanor! Rispondimi, ti prego!»
Una voce maschile, ormai roca e incrinata dal troppo sforzo, risuonava attraverso il corridoio vuoto e quasi ormai privo di una luce che andava e veniva, a intermittenza.
Laggiù nelle cabine inferiori il silenzio era inquietante.
Nessuna voce umana, nessun grido disperato, solo il rumore di quell’acqua perfida che penetrava da ogni angolo, in quantità sempre maggiore.
Edwin, quello era il suo nome, cercava di attraversare quel corridoio, a fatica.
L’acqua gli arrivava ormai alle ginocchia, e nonostante gli sforzi procedeva a rilento.
Male, molto male. Era tornato là solo per salvare la sorella.
Sicuramente si stava avvicinando a lei; ma temeva che quella vocina così squillante e delicata al tempo stesso fosse stata solo un’allucinazione.
E poi la vide. Non accadde nulla di ciò che sperava, nulla di ciò che aveva immaginato…
Il suo piccolo corpo di bambina era steso a terra, e sballonzolava con lievi sussulti da una parte all’altra, con il viso volto verso il basso e i capelli che galleggiavano.
«ELEANOR!!» gridò Edwin, atterrito. Corse verso di lei, con quanta forza gli rimaneva in corpo. Fu una visione orribile. C’era sangue sparso ovunque: nell’acqua, sulle pareti. Continuava a zampillare dal suo addome reciso, denso e di un color rossastro intenso.
Era sconvolto, il fratello maggiore. Aveva sedici anni, e gli avevano insegnato che un ragazzo come lui non doveva mostrare segni di debolezza in alcuna situazione.
Eppure era talmente terrorizzato, scioccato, talmente ferito che qualsiasi suono gli morì in gola, trasformandosi per lo più in un rantolo smorzato dallo scroscio costante dell’acqua.
Avrebbe voluto portare via il corpo della sorella, ma l’urgenza di scappare e tentare di salvarsi era più forte della sua volontà.
Piangendo e ansando, incominciò a correre verso la gradinata ormai distrutta che conduceva sul ponte. Guardandosi in giro, non poté che rimanere inorridito da quello spettacolo tanto macabro.
Sul pavimento di legno della nave c’erano molti corpi lacerati e mutilati.
Anche lì c’era una quantità spaventosa di sangue che macchiava ferocemente le candide pareti della nave.
Chiuse gli occhi, correndo a vuoto, e accelerò; era troppo per lui. Sentiva lo stomaco contorcersi dal ribrezzo.
Inciampò varie volte, rischiando di tagliarsi e di ferirsi, perché era a piedi nudi. Era terrorizzato, esausto, bagnato, ricoperto di sangue.
Ma stranamente, quel ragazzino così fragile e cagionevole, sopravvisse.
Delle 1000 persone presenti se ne salvarono solamente 25, compreso il capitano.
Le circostanze in cui la piccola nave da crociera Margaret affondò non erano affatto chiare.
Secondo alcune testimonianze era colpa di una falla sulla fiancata; altri ritenevano che fosse colpa di un mostro del mare…
Questi ultimi vennero ritenuti pazzi, e si preferì chiudere la questione dando la colpa a un guasto ai motori.
Eppure, come si spiegava la strage avvenuta all’interno della nave?
Una parte dei passeggeri era morta in seguito a brutali attacchi fisici.
E tutti i sopravvissuti, poco tempo dopo il naufragio, morirono misteriosamente, quando ormai pensavano che tutto fosse finito e che potessero tornare alle loro vite di sempre.
Tutti tranne Edwin Ivory.
Con il passare del tempo, quel misterioso incidente avvenuto nel lontano 1897 venne completamente rimosso dalla memoria collettiva.
  
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