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Autore: Ayumi Zombie    09/05/2010    2 recensioni
Della serie ‘Aeris, devi morire’, ecco il secondo capitolo della saga della nostra sfortunata ragazza.
Questa storia è suddivisa in capitoli per facilitarvi la lettura.
Non sarebbe stato come con Cloud.
E poi, mi aveva chiamata piccola.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aeris Gainsborough, Zack Fair
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Della serie ‘Aeris, devi morire’, ecco il secondo capitolo della saga della nostra sfortunata ragazza.
Qui potete trovare un’altra storia sulla sfortuna amorosa di Aeris, di cui questo è una sottospecie di sequel: Io non credo più all'amore.

M 0 N S T 3 R

Non ho mai avuto molta fortuna con i ragazzi, con le discoteche e con le cose simili.
Mai.
Il mio primo amore l’ho conosciuto sì in discoteca, ma ho scoperto che usava me per arrivare ad un’altra. E l’altra in questione era la barista della suddetta discoteca.
L’unico problema, è che la mia migliore amica e il gruppo che ho iniziato a frequentare da circa un anno va in discoteca ogni sabato sera. Ha persino l’abbonamento, avuto grazie a una conoscenza nell’ambiente.
- Sei sola?
Mi voltai. Un ragazzo piuttosto alto, dai capelli scuri e gli occhi di uno strano blu elettrico, che si vedevano persino nella penombra nel locale, si era seduto nello sgabello di fianco a me. Era vestito bene, con una camicia slacciata sul davanti, a parte un paio di bottoni, che metteva in risalto un fisico abbronzato e niente male. Nonostante al Seventh Heaven ci fosse il buio totale, a parte le luci stroboscopiche che davano quell’ambientazione caratteristica al locale, lui sembrava rilucere di una specie di splendore suo.
Strinsi tra le mani il bicchiere, che avevo fatto riempire di un cocktail il meno alcoolico possibile. – Sì. – mormorai. Di sicuro non mi aveva sentito, ma probabilmente aveva notato che avevo annuito.
I suoi denti bianchi si scoprono, in una specie di ghigno mascherato da sorriso affascinante.
Dopo l’abbaglio che mi sono presa con Cloud, ho iniziato a fidarmi di meno dei ragazzi.
Il mio cuore era sigillato, come se lui lo avesse divorato senza accorgersene, e ora il piccolo cuoricino, i suoi avanzi, cercassero di proteggersi.
Anzi, quello che era successo l’anno scorso, ancora mi bruciava dentro. Ogni volta che Tifa mi chiedeva se volessi qualcosa da bere, sentivo la gola e gli occhi che mi bruciavano, e provavo l’istinto di chiudermi nei bagni a piangere. Ma, in fondo, lì non avrei visto che ragazzi e ragazze che facevano tutte quelle cose che…
- Tutta sola? – rispose. non urlava particolarmente, ma si riusciva a sentire la sua voce chiara e limpida, al bel mezzo del casino.
- No, veramente sono con i miei amici. – cercai di dire con la voce più alta possibile. – Ma loro stanno ballando. – indicai dietro di me, con un cenno della testa.
- E perché non balli anche tu? – mi domandò. Sul suo volto perfetto, che mi era appena stato mostrato in ogni dettaglio da un raggio della luce intermittente, comparve un’espressione interrogativa che mi stupì. Sembrò un bambino, mentre assunse quell’espressione.
- Non ne ho tanta voglia. – ammisi.
- Preferisci bere?
Quelle due paroline mi sconvolsero. Bere? Era così che le persone mi vedevano? Come una ragazza con la treccia che beveva, in discoteca? - Beh… non sto bevendo. E’ che non ho voglia di ballare, punto. – E poi chi si credeva di essere, lui? Solo perché aveva un bel corpo e tutte le ragazze avrebbero pagato per stare con lui, non significava che anche io avrei accettato.
- Beh, in ogni caso io sono Zack Fair. Permettimi di offrirti questo giro di cocktail, dai! – sorrise di nuovo. Quei dannati denti bianchissimi, quel dannato sorriso!
Rimasi incantata a fissarlo per qualche istante, ma poi distaccai lo sguardo spostando gli occhi verdi da un’altra parte. Capitarono sul suo petto, illuminato per qualche secondo dalla solita luce invadente, facendomi arrossire. Sperai che il raggio verde fluo non avesse illuminato anche me.
- Io sono Aeris Gainsborough. – Dissi, a voce alta perché potesse sentirmi. – E se insisti tanto…
- Tifa? Un altro giro di vodka per me e un altro bicchiere di quello che sta bevendo per la signorina!

- No, aspetta, spiegami bene. – sillabò Yuffie. – Mi stai parlando di Zack Fair? Zack Fair ti ha offerto un cocktail?
Annuii. – Lo conosci?
Lei si appoggiò al banco nel quale ero seduta, di fronte al quale era in piedi, come per reggersi. – Mi stai dicendo che non conosci Zack Fair?
Sorrisi, tirando fuori il libro di biologia dalla mia Eastpack rosa. – Stupida, ti ho detto che ci ho parlato sabato sera.
Lei sollevò gli occhi al soffitto, come se fossi stupida. – No, tu non hai idea di chi sia, se ne parli così!
Sbattei le palpebre un paio di volte. Che accidenti voleva dire? Glielo chiesi, appoggiando il libro di sul piano.
Sospirò. – Sei proprio scema! – esclamò. – E’ il cugino di Rinoa.
Nella mia mente, mi balenò in mente una frase simile ad un “E allora?” mentre frugavo nell’astuccio alla ricerca dell’evidenziatore fucsia. Rinoa era popolare, e anche molto, visto che frequentava l’università proprio di fianco alla nostra scuola, ma non capivo la connessione tra lei e l’importanza di suo cugino.
- Devo sempre spiegarti tutto. – si sedette sopra il suo banco, quello a fianco al mio, e prese a parlare gesticolando animatamente. – Si è trasferito in città solo settimana scorsa, apposta per venire qui a scuola ad inizio anno. Adesso fa la quinta, è in classe con gente del calibro di Tidus. – Sentimmo la porta chiudersi. Era entrato il professor Highwind. Era uno scansafatiche, infatti ci faceva sempre fare esercizi in classe, invece di spiegare, ma quando si aveva bisogno di lui c’era. Quando lo vide Yuffie, corse a sedersi. - A proposito di lui, sai che piace a Yuna della 4a? Però lui non la fila nemmeno un po’. – Tirò fuori il materiale, mentre io evidenziavo alcuni paragrafi dell’argomento ‘Le cellule vegetali’ di biologia. Mi erano sempre piaciute, le piante, ma viste in modo così scientifico mi attiravano meno. - E fa il deejay al Seventh Heaven! E’ tra i più giovani che abbiamo mai messo le mani sulla consolle, sai? Me lo ha detto Tifa. In ogni caso, tornando a parlare di Fair…
- Kisaragi? Che ne dici di aprire il libro a pagina 42 e iniziare a svolgere gli esercizi sull’uso del ‘going to’?
Yuffie sobbalzò e fece silenzio per qualche istante. Poi tirò fuori il libro, lo aprì ad un punto qualsiasi e riprese a sussurrarmi. – E’ davvero carino, e pensa che Cissnei della sua classe gli ha già messo gli occhi addosso. Si è trasferito da Rinoa, e ci rimarrà per tutto l’anno scolastico perché i suoi genitori si sono separati e hanno fatto un casino.
I suoi genitori erano separati? Stranamente, questa notizia mi colpì. Sapevo che alcuni del mio gruppo erano risultati di alcune esperienze familiari poco felici, ma sapere che anche Zack lo fosse accese qualcosa, in me. In discoteca mi era solo sembrato un classico ragazzo ricco e senza problemi che ci provava con la prima che passava, e invece non era affatto così. Chissà quanto doveva avere sofferto.
Lei prese liberamente il mio libro d’inglese dalla mia cartella e cominciò a copiare un esercizio. Io avevo svolto tutto ciò che c’era da fare a casa, con l’aiuto di un amico di msn americano, un tale ‘Flurry Of Dancing Flames~LiMiTED EDiTiON:iN LOVE’, che avevo conosciuto su un forum di musica. Ascoltava un genere diverso dal mio (si dichiarava punk fino al midollo), ma a volte parlavamo in inglese del più e del meno. Lui si sentiva un po’ in colpa, perché sentiva un’attrazione fisica incredibile per un ragazzino molto più piccolo di lui, che tra l’altro nemmeno lo conosceva. Ma si incontravano ogni mattina sul bus, e questo lo distruggeva.
- E non so se l’hai visto bene, ma ha un successo incredibile con le ragazze. Dicono ne cambi una a settimana, sai?

Sapere quelle cose su Zack cambiò qualcosa, in me. Sì, ammetto che l’avevo visto solo come un ragazzo spaccone che sfrutta il suo bel corpo come preferisce, ma forse…
no. Ho sbagliato a giudicarlo dalle apparenze.

Ciao, piccola!
Ero in camera mia, sdraiata a pancia in giù sulle coperte di Diddl, quando il mio telefonino, che avevo appena messo in carica, vibrò.
Misi il segno al volume di New Moon che mi avevano regalato recentemente, poi presi in mano il cellulare. Non compariva il nome di chi me l’avesse scritto, ma un numero che non conoscevo.

Ehm ciao. . . ma ki 6?
Non avevo idea di chi potesse essere. Qualcuno che aveva confuso il mio numero per quello di qualcun altro?
Comeeeee? Non ti rikordi di me?? E sì ke l’altra sera ti ho offerto 2 giri di cocktail..
Zack?
Iniziammo a messaggiare. E sapere che uno così popolare avesse iniziato lui, con me, mi mandava su di giri. Parlammo di tutto, anche perché ero più che decisa a non fare cadere la discussione.
Non sarebbe stato come con Cloud.
E poi, mi aveva chiamata piccola.

   
 
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