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Autore: sushiprecotto_chan    10/05/2010    6 recensioni
Non che Black Star avesse mai tenuto ai colori; no davvero. […]
«Che c’è?» disse Death the Kid, accortisi dello sguardo dell’altro.
Black Star continuò ad osservarlo.
«Sei
nero.» esalò, ancora accigliato. «Completamente.»
[Kid/Star.] [Partecipante al One Hundred Prompt.]
(Chi desidera può anche vedere la cosa anche come una semplice idiozia notturna con un altrettanto semplice accenno alla coppia. XD)
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Black Star, Death the Kid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Black.
Fandom: Soul Eater.
Personaggio/Pair: Black*Star, Death the Kid, Kid/Star.
Disclaimer: All © Atsushi Okubo, fiction scritta unicamente per divertimento personale, nulla è di mia proprietà tranne la storia stessa.
Rating: Verde.
Genere: Comico, Introspettivo.
Avvertimenti: Shounen-ai (?), One-shot.
Conteggio parole: 817 (escluso il titolo).
Introduzione/Riassunto: Non che Black Star avesse mai tenuto ai colori; no davvero. […]
«Che c’è?» disse Death the Kid, accortisi dello sguardo dell’altro.
Black Star continuò ad osservarlo.
«Sei
nero.» esalò, ancora accigliato. «Completamente.»
Note: 1. Partecipante al One Hundred Prompt Project con il prompt “nero”.
Note Autrice: Seconda infiltrazione nel fandom (ed andiamo XD), seconda fiction Kid/Star che pubblico nella sezione. Ed io – risultati indefinibili a parte – rimango orgogliosa di questo. *annuisce*
Ogni consiglio o accorgimento è, ovviamente, sempre il benvenuto. (:
Sayonara!


Black.



Non che Black Star avesse mai tenuto ai colori; no davvero.
E, certo, quelli che lui indossava e teneva dovevano essere luminosi e potenti quanto il Dio che era, tuttavia non aveva mai dato peso a questo genere di cose. Soprattutto per quanto riguardava i capi d’abbigliamento altrui – non aveva tanta importanza, no?
Ed eppure – eppure – c’era qualcosa in ciò che stava indossando quello che era di fronte a lui che non gli garbava minimamente. I suoi occhi lo scrutarono a lungo, prima di decidere cos’era che in lui non andava.
«Che c’è?» disse Death the Kid, accortisi dello sguardo dell’altro.
Black Star continuò ad osservarlo.
«Sei nero.» esalò, ancora accigliato. «Completamente.»
Lo Shinigami rimase a lungo spiazzato, il sopracciglio sinistro che si muoveva ritmico, più nervoso del resto del corpo.
«Prego?»
«Sei completamente nero.» ripeté nuovamente l’altro, deciso nella sua supposizione.
Kid parve essersi ormai rassegnato, dal modo in cui si fece scivolare nuovamente sulla poltrona, sospirando.
«E questo ti reca qualche problema?»
L’erede del clan Star continuò a fissarlo accigliato, scrutandolo punto per punto.
Quel giorno ci sarebbe stata una piccola cerimonia per essere diventati death scythe, presentata da Lord Shinigami in persona, quindi ognuno aveva pensato bene di vestirsi come più conveniva in una situazione del genere, e Death the Kid aveva finito col ricoprirsi di ogni tipo di capo d’abbigliamento nero. In modo ancor maggiore di quanto non facesse di solito – e questo la diceva lunga. Sembrava che d’altro colore non rimanessero che le righe bianche al lato dei suoi capelli – anch’essi neri, tra le altre cose.
«Sì, parecchi. Non mi piace.» brontolò ancora Black Star, continuando a guardare nella direzione dell’altro meister. «Proprio per niente.»
Death the Kid rivolse gli occhi al cielo.
Non era semplicemente la scelta da parte del compagno di quel colore cupo che gli dava fastidio, né il fatto che questi si fosse vestito di tutto punto per una semplice ed inutile cerimonia, neppure il suo desiderare con persistenza l’ordine e la perfezione che gli si leggeva in faccia, né tanto meno l’aria di chi controlla ogni cosa e che pretende che tutto si assecondi ad una sua ideologia malata – quell’aria l’aveva in ogni occasione, dopotutto – quanto invece l’idea che gli dava in se di vedere tutto quel nero su Kid.
Il nero era simbolo d’opposizione, di netto rifiuto a ciò che circonda la persona che la indossa da parte del diretto interessato, ha significato d’ambiguità, segretezza e mistero, qualcosa che pone una barriera tra la persona e il mondo e che ha un effetto depressivo. Tutto ciò che Black Star non poteva accettare, insomma, e il meinster si sentiva attaccato direttamente, man mano che osservava la massa di nero posta proprio davanti a lui.
«Detesto quel colore.» disse alla fine l’assassino, artigliando le unghie alla poltrona e cercando di marcare quanto più possibile la parola “detesto”.
Kid sospirò ancora una volta.
«Da quando t’interessi a quello che indossano gli altri?»
«Da quando tu hai deciso di affogarti in quel colore: io non lo sopporto.»
L’espressione dello Shinigami si fece ancora più scettica.
«L’ho notato.» sospirò una volta di più «Peccato che io mi vesta quasi sempre di nero. Ed ora cos’hai intenzione di fare, mettermi ai ferri? Ma andiamo… tra poco ci verranno a chiamare gli altri per entrare. Smettila di dire cose folli.»
Black Star nei minuti seguenti provò a stare fermo – ci provò davvero. Strinse i denti, cercò di concentrarsi su qualcos’altro, ripassò a memoria l’idea che si era fatto delle leccornie che sarebbero state in sala e sulle quali si sarebbe potuto lanciare appena entrato e finì pure per sfogarsi sul bracciolo della poltrona. Eppure il suo sguardo cadeva sempre sull’altro meinster – e su tutto ciò che lo riguardava, soprattutto quel colore.
Poi decise che starsene lì fermi a bloccare i propri impulsi – bloccare! bah! – era fin troppo poco da un Dio come lui e che la noia stava sfiorando il limite da lui sopportabile. E soprattutto – soprattutto – non poteva reggere ancora per un minuto quella razza di colore!
In un attimo si buttò su Death the Kid, finendogli sopra e bloccandogli i movimenti, continuando a lottare selvaggiamente per levargli quello stupido, stupidissimo cravattino nero e tutto ciò che lo seguiva.
Quando Maka e Tsubaki entrarono nella stanza per avvertire i due che potevano fare il loro ingresso in sala, li trovarono così, l’uno sopra l’altro, che combattevano senza tregua il primo per svestire l’atro ed il secondo per tenersi stretti i capi d’abbigliamento e staccarsi il pazzoide di dosso.
Nel momento in cui, alla domanda di Maka che chiedeva loro cosa cavolo stessero combinando, Black Star rispose qualcosa come un raggiante e determinato “Gli tolgo tutti i vestiti!”, Tsubaki non poté che fare un piccolo sorrisino di scuse all’altra ragazza, mentre questa rimaneva basita a guardare i due compagni che facevano marmaglia sul pavimento.


*
Penso che uno dei problemi di questa coppia è che entrambi credono che l’altro sia quello con una rotella fuori posto. XD Parlando in termini comici, ovviamente. Che dire? Li amo.**
Bon; spero che la fiction vi sia piaciuta! Grazie a tutti coloro che hanno letto. (;

The One Hundred Prompt Project
   
 
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