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Autore: Piccolo Fiore del Deserto    11/05/2010    1 recensioni
Sara è una ragazza che ha perso la voglia di sorridere e sognare. Tradita dagli amici, preferisce passare il suo tempo da sola, senza riuscire più a vedere i lati positivi della vita. Fino a quando Michele, un ragazzo allegro e pieno di fantasia, non entra nella sua esistenza e la porterà a raggiungere quella felicità che aveva perso. Realtà o Fantasia? Chissà... - Storia che prende ispirazione dalla Canzone "Così Vicini" di Come d'Incanto, e partecipante attualmente al Contest "Colonne sonore dei film d'animazione Disney", di Harriet.
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4


{La realtà cancella la nostra fantasia, la tua paura è la stessa mia,
ma poi ti svegli e perdi quel che hai, perché, per noi, è tardi ormai.}


Con il ricordo ancora vivo della nostra vacanza e quella notte indimenticabile, nella quale siamo cresciuti insieme e ci siamo uniti completamente, torniamo alla nostra vera vita.
La realtà sembra così bella ora, come se vivessi in un mondo davvero fantastico. Sono felice, amo e sono amata, e sono certa che posso realizzare tutti i nostri sogni. Presto realizzeremo il suo più grande desiderio, ne sono certa.
Torniamo dai nostri bambini, che ci accolgono con un giubilo di allegria e festa. Ci lasciamo stringere, accarezzare e baciare da tutte quelle meravigliose creaturine, e poi contribuiamo, come sempre, a rendere la loro vita un poco più felice.
« Quest’oggi abbiamo una sorpresa per voi! » esclama Michele a voce alta e chiara, e tutti i bimbi sembrano fissarlo, con una luce meravigliosa negli occhi.
« Che sorpresa? » dicono a ripetizione i piccoli, non riuscendo ad aspettare troppo! Io sorrido, tenendo tra le braccia uno dei più piccolini.
« Ci hanno concesso il permesso di portarvi tutti al Parco Giochi della città! » ma prima che potesse concludere il discorso, un vero e proprio boato di allegria riempie il salone. E’ indescrivibile il calore che ti scalda il cuore a quella vista.
« Ma, dovete fare i bravi. Seguire tutte le regole, altrimenti torneremo tutti a casa ben presto, e non ci sarà alcuna sorpresa per voi! » i loro sguardi si fanno più tristi, ma subito continua « Tuttavia, so benissimo che qui non ci sono bambini cattivi! Ci sono Cavalieri e Principesse che sanno rispettare le regole. Non è vero? »
« Sìììì! » esclamano tutti all’unisono.
« Allora che aspettiamo? Prendete tutti una giacca, e mettetevi in fila indiana! Si parte per una nuova avventura! » ancora un boato di festa, e poi ecco tutti correre verso gli appendiabiti, per prendere la propria giacca. Lascio andare il piccino che avevo tra le braccia, che traballante, fa lo stesso.
Tutti i piccoli si mettono, poi, in fila, uno dietro l’altro. Chi è più perfetto, chi ci mette un po’. Accade che alcuni litighino per il posto, chi vuole stare prima, o chi dopo, ma grazie alle nostre parole, e all’aiuto di altre volontarie che si occupano di quell’orfanotrofio, ecco che l’ordine è stabilito.
« Si parte! Chi rompe la fila o rimane indietro, sarà penalizzato! Chi rispetta tutte le regole, vincerà un premio! » torna a dire Michele, con un tono gioviale e allegro. Mi metto affianco alla fila, mentre il mio Cherubino si pone all’inizio. Come un treno umano, ci avviamo verso l’uscita, diretti al Parco Giochi, non lontano dal posto.
Raggiungiamo il parco in maniera piuttosto tranquilla. Tutti i piccoli si sono comportati bene, sapendo della sorpresa e, una volta arrivati, permettiamo loro di giocare. Li osserviamo attenti, cercando di non perderli o di controllare che non si facciano male. E’ complicato, eppure qualcosa di piacevole. Le risate di quei piccoli riempiono il luogo. Genitori con altri bambini ci osservano, e sembrano sorridere. I loro figli fanno amicizia con le principesse e i cavalieri, che non hanno la loro stessa fortuna di avere una famiglia.
« Guarda come sono felici. Ai bambini basta poco per sorridere, ma spesso i grandi questo non lo capiscono. Quando sento le loro vocine sprigionare allegria, le loro risate, mi sento bene. Mi sento fortunato ad averli nella mia vita. Mi sento un ragazzo migliore. » il suo sussurro, le sue parole, che non posso non condividere. « ma ora i piccoli meritano la loro sorpresa. Vieni con me. » Prendendomi per mano, Michele mi guida verso il chiosco dei gelati. Non dobbiamo farci vedere, dopotutto è una sorpresa no?
Ordiniamo una vaschetta gigante, con gusti di ogni genere. Ovviamente, il cioccolato predomina. Con vaschetta, coppette, e cucchiaini, ci avviciniamo a un lungo tavolo, ed è lì, che richiamiamo i piccoli.
Eccoli correre tutti verso di noi, qualcuno inciampa, ma viene subito risollevato grazie all’aiuto delle nostre collaboratrici. Un poco sporchi, ma con il sorriso che illumina i loro volti, attendono le nostre parole.
« Ecco qui la vostra sorpresa. Vi siete comportati così bene, che la meritate tutta! Ma prima, le parole magiche! » la fantasia di Michele è deliziosa. Porta una mano sopra alla vaschetta di gelato, e inizia a pronunciare parole prive di senso, ma che per i bambini sono parole pregne di magia! Uno, due, tre, ed ecco che apre la vaschetta, mostrando loro tutti quei colori, quei gusti da mangiare.
I piccoli iniziano a saltellare dalla gioia, chi batte le manine, chi osserva meglio i gusti. Il mio cuore batte forte. Sono semplici cose che, però, riescono a donarti quella felicità, che tutti tanto cercano.
« Ora tutti seduti sul prato. Passiamo noi, per donarvi la vostra sorpresa! » annuncia Michele e, rispettando subito le sue parole, i piccoli si vanno a sedere a terra, formando come un ampio cerchio. Ashley ed Erik sono ancora vicini, ormai non si staccano proprio più. Doniamo loro la propria porzione di gelato, e poi ne prendiamo un poco anche per noi, andandoci a sedere proprio al centro del cerchio.
Per un attimo domina il silenzio, se non fosse per il canto degli uccelli, o altri rumori della natura, o sfortunatamente, rumori di auto poco distanti.

Quando si è felici, purtroppo, le ore trascorrono con troppa velocità. Si fa presto sera, ed è ora di tornare in quella che per loro è una casa. Alcuni dei più piccini sono troppo stanchi, e si addormentano tra le nostre braccia. Stringo Evelyn tra le mie braccia, una bimba di quattro anni dai riccioli biondi, e grandi occhi blu, che ora tiene chiusi, addormentata. Si riforma la fila, Michele sempre in cima, io a metà e le altre sparse, in modo da controllare al meglio i piccoli.
Per tornare a casa, dobbiamo attraversare una strada. Quello è il punto più pericoloso, ma, all’andata tutto è filato liscio.
Sento un soffio d’aria più gelida, per l’estate, sfiorarmi il viso. Un brivido scorre lungo la schiena, ma non essendo superstiziosa non ci faccio troppo caso.
Quasi tutta la fila è ormai dall’altro lato della strada, ma…
è un attimo.
Alla piccola Ashley, che ancora non ha attraversato del tutto, cade l’orsacchiotta di peluche proprio in mezzo alla strada. Prima che possa essere fermata, la piccola corre indietro per tentare di riprenderlo. Ma… proprio in quel momento un’auto sta arrivando a  grande velocità. Mi sento invadere dalla paura e raggelare il sangue.
« Ashleeeeeeeey » strillo, attirando l’attenzione di Michele. E in quel momento tutto sembra farsi scuro.
Michele torna veloce indietro, dà una piccola spinta alla bambina dai capelli rossi, in modo tale da allontanarla dalla strada e…




« Michele, no! Ti prego rispondimi, amore mio. Sono qui, mi senti? Michele ti prego… non puoi lasciarmi, rispondimi, reagisci… » Michele è a terra, grondante di sangue. E’ debole, tuttavia ancora non ha perso i sensi. Mi guarda, quei due smeraldi sporchi di sangue, e sorride. Anche in quel momento non perde quest’abitudine. Muove le labbra, come a volermi dire qualcosa. Il mio nome. E poi? Non mi occorre sentirlo, perché lo leggo nei suoi occhi… quel Ti amo, che mi scioglie dentro. « Ti amo tanto anch’io… » sussurro tra le lacrime. Poi, lo sento farsi ancora più debole, chinare il capo, e perdere completamente i sensi.
A quel punto, avverto delle mani sulle mie spalle che vogliono allontanarmi da lui. Il mio Cherubino giace immobile a terra, il sangue sporca quel volto che tanto amo. Con una forza che non mi aspetto da me stessa, scanso quelle mani.
« NO! » strillo con rabbia ed estremo dolore. « non mi potete allontanare da lui! Lui ha bisogno di me ora! » guardo con odio l’automobilista che, a causa dell’eccessiva velocità, non era riuscito a frenare in tempo. « Vattene, assassino! » sento di non avere più il controllo di me stessa, ma vedere il mio amore a terra, privo di sensi, mi fa impazzire.
« Sara… non puoi fare così, non lo aiuterai. » è la voce di Emma, una delle altre assistenti che si occupano dei bambini. Quei piccoli innocenti ovviamente sono stati portati via subito dopo, scossi e impauriti. Ashley, più di tutti.
« Michele… lo sai che non posso vivere senza di te, tu ce la devi fare. Non puoi lasciarmi… non ora. Abbiamo un sogno da realizzare insieme… ti prego, amore… » lacrime continuano a bagnare il mio volto stravolto. La brutta realtà dalla quale ero stata tirata fuori da lui, ora abbatteva quella fantasia nella quale avevo trovato amore e felicità.
« Sento il suono dell’ambulanza. Ora ti porteranno in ospedale, ti cureranno. E tu tornerai sano come prima. Tu sei forte, sai bene che non puoi lasciarmi. Vero? » stringo la sua mano, mentre con l’altra gli sfioro il viso.
Vedo i paramedici intorno a me, mi spingono ad allontanarmi un poco, per permettergli di fare il loro lavoro. Acconsento, seppure riluttante a staccarmi dalla mia vita.
Dopo i primi accertamenti, lo portano nell’ambulanza.
« Vuole venire con noi? » mi chiede un’infermiera, posandomi una mano sulla spalla. Annuisco, non riuscendo quasi più a parlare. Sono stravolta e sento il mio cuore sanguinare. Li seguo, e per tutto il tempo non smetto di tenere la sua mano tra le mie.  
In ospedale mi conducono in sala attesa, non lasciandomi sola, visto il mio stato.
« Signorina, la preghiamo di aspettare qui. Dobbiamo operarlo, visto il colpo ricevuto e l’eccessiva emorragia. Stia tranquilla… » sempre la stessa infermiera, che cerca di consolarmi e di darmi qualcosa di caldo da bere.
Guardo Michele venire portato via, e sussurro « Tu ce la farai, sei forte… ». Nell’attesa le mie mani tremano, cercando di bere quel the che mi è stato offerto. Non riesco a parlare troppo, sono così sconvolta. Le immagini dell’incidente tornano ad affiorare, crudeli, nella mia mente: la piccola Ashley in mezzo alla strada, l’arrivo dell’auto in corsa… e poi… Michele che tentava di salvarla. « Oh Michele… » scoppio a piangere, non riuscendo a trattenermi oltre.
Le ore passano, ma del dottore nessuna traccia. Inizio a provare due sensazioni: da una parte potrebbe essere un bene, dall’altra…
E poi eccolo. Un dottore dai capelli grigi come i baffi del medesimo colore, non troppo alto, e paffuto, sembra avvicinarsi a me. Cerco di scorgere qualcosa nel suo volto, ma sembra impassibile.
Come in ogni film, la speranza cessa quando il dottore toglie la cuffietta, e mi guarda in un modo tale da farmi capire tutto.
« NO… non lui! Perché? Perché è dovuto succedere? Maledetto questo giorno… Michele. » urla strazianti escono dalle mie labbra. Il dolore è troppo forte, mi schiaccia. Sento una parte di me che se ne va con lui.
« Abbiamo provato a frenare l’emorragia, ma era troppo tardi… » non riesco a sentire altro, non mi importano tutte le spiegazioni mediche, l’unica cosa di cui ho bisogno, è vederlo.
« Voglio vederlo… vi prego… » ogni scintilla di felicità è scomparsa dalla mia voce. Il mio corpo sembra di colpo vuoto, privo di  vita. Come se fossi morta con lui.
Il dottore me lo consente e, guidata dall’infermiera, mi ritrovo davanti alla stanza in cui giace il corpo senza vita del mio cavaliere. Riesco a restare sola, e mi trascino verso di lui. Le mie mani tremano e sembrano titubanti, ma poi ecco che lo sfioro sul viso.
« Dovevamo fare tante cose insieme, ricordi? Ma soprattutto dovevamo realizzare il tuo sogno più grande, che era diventato anche il mio… perché mi hai lasciata proprio ora, Michele? Mi hai spinta a vivere di nuovo, ma ora che tu non ci sei più, come faccio ad andare avanti? Dovevamo realizzare la nostra famiglia… e i nostri piccoli, come faranno senza di te? Sei tu quello ricco di fantasia… non io. Michele… » le mie lacrime scendono sul suo viso, che inizia a farsi freddo. « … nelle fiabe, il Cavaliere bacia la sua Principessa, e lei torna in  vita… è così che devo fare. Questo è il bacio del vero amore… » delicata, poso le mie labbra sulle sue, che non possono più ormai muoversi con le mie. Ma nulla accade. Questa non è una fiaba, questa è la cruda realtà.
« Non funziona… Morte crudele… eri invidiosa di me, e me l’hai portato via? Sei il mio Cherubino, il mio angelo sceso in terra per farmi vivere… e ora? Non puoi lasciarmi, Michele, per favore, torna da me… » torno a strillare. Quella visione è straziante, ma non m’importa se altri mi vedono. Il mio cuore non batte più, o forse è solo un’impressione. Gli apparteneva, ma lui… « non puoi andartene da me… » crollo col capo sul suo petto. Non sembra più umano, ma una statua. La statua del migliore Angelo mai rappresentato; dai riccioli castani, e grandi occhi color smeraldo, che ormai sono chiusi per sempre, ma mai scompariranno dai miei pensieri.
Non so quanto tempo trascorro lì, in quella posizione. Gli parlo ancora. Lo bacio. Lo sfioro con carezze. Ma so che lui non tornerà da me.
E poi, ecco che l’infermiera, visibilmente colpita da quella scena, cerca di scostarmi. La guardo, e probabilmente il mio volto fa paura, perché si ritrae.
« Per favore… lasciatemi stare qui, accanto a lui. Solo per stanotte… la nostra ultima notte. » sento affiorare nuove lacrime e non riesco a trattenerle. E’ troppo grande il dolore che provo. Troppo per andare avanti.
Quel sorriso che lui mi aveva insegnato di nuovo, è scomparso. So bene che lui non mi vuole vedere così, ma non posso farci nulla.
Quei mesi con lui sono stati uno splendido sogno, dal quale ora ho come l’impressione di essermi svegliata, tornando alla dura realtà. Credevo che potesse durare per sempre, invece… tra noi è tardi, ormai.


________________________
Un ringraziamento a tutti coloro che leggono, a chi l'ha inserita tra le preferite, le ricordate e le seguite.
Domani si conclude la storia, con l'epilogo.

Sperando che vi possa piacere fino all'ultima riga!

   
 
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