L'ultima foglia di un arancione spento cade dall'enorme quercia a cui sono appoggiata. La guardo, mentre lenta si prepara ad accasciarsi al suolo, ormai stanca di dover sopportare le intemperie che senza pietà l'hanno distrutta.
I rami sono spogli ora, privi di ogni colore, secchi. Sono deboli, chissà per quanto ancora riusciranno a resistere, a mantenere questa forza apparente.
La splendente luce del sole viene coperta da una densa nube nera che prepotente si fa strada nel cielo, dandogli un colore cupo, facendomi sentire soffocata, rinchiusa.
Fisso l'ultimo raggio di sole lottare per riemergere dalla gabbia nera della nube, si ribella, lotta, ma è tutto inutile. Anche lui, ormai lasciato solo, viene sconfitto e oppresso.
Un venticello inizia a farsi sentire. Mi accarezza il viso, quasi a voler coccolare questa povera ragazza sola. Senza permesso mi entra dentro, nelle ossa, provocandomi dei forti brividi.
La foglia, che prima guardavo con insistenza, viene spinta lontano dalla quercia a cui era legata; impotente, debole e senza più un appiglio.
D'un tratto una biricchina goccia d'acqua cade sulla pelle fredda della mia mano, intenta a scrivere parole che ne contengono altre, forse troppo nascoste. Mi accarezza la mano, scivola sul dorso, silenziosa, impertinente e dolce.
Così, finalmente, riesco a sentirmi un pò al sicuro, piena, o quasi, di attenzioni.
Il senso di impotenza, di soffocare a causa di situazioni, persone e leggi morali quasi scompare, lasciando una sensazione di pace apparente.