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Autore: kait    11/05/2010    2 recensioni
E' una favola un po' filosofica, ma spero che sia anche divertente. Quello che può succedere quando ci dicono: "L'importante è come siamo fatti dentro!". Ovviamente le recensioni sono graditissime!!
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LaBellezzaE'nell'Anima

LA BELLEZZA E' NELL'ANIMA DI CHI GUARDA 



C'era una volta una principessa che era piuttosto bruttina. Se fosse stata una contadina qualunque, magari nessuno ci avrebbe fatto caso; ma lei era una principessa, e anche piuttosto ricca. Di conseguenza, la gente non faceva che meravigliarsi del fatto che una principessa così ricca fosse anche così brutta, e lei ne soffriva assai.


In realtà, non era poi del tutto orrenda: non aveva il naso adunco, sporgente e coperto di bolle, né i capelli simili a paglia e ritti sulla testa, né la gobba né i denti storti come quelli di un animale. Aveva sì il naso un po' lungo, e i capelli che non avevano una forma ben definita, e la sua postura non era certo quella che si confà ad una gran dama. Non era mostruosa, come le streghe o i diavoli disegnati sui libri dei dotti; era semplicemente bruttina. Nessuno che la guardasse una prima volta sarebbe mai stato tentato di guardarla una seconda, se non fosse venuto a sapere che era una principessa, e pure ricca. Anche in quel caso, comunque, non le prestavano certo molta attenzione. Era nobile; era ricca; ma come si poteva sposare una ragazza così poco attraente?


La principessa si disperava giorno dopo giorno per il suo aspetto, e sarebbe certamente deperita fino ad ammalarsi se una mattina, mentre passeggiava lungo il fiume tenendo il viso rivolto verso il basso perchè fosse nascosto dall'ombra, una serva pietosa non le avesse detto: “Mia signora, non siate così triste per il vostro aspetto. In realtà ciò che ci rende veramente belli è la purezza della nostra anima!”.


La principessa fu grandemente colpita da questa rivelazione, e si sentì immediatamente sollevata. Tornò a casa tutta contenta progettando di scoprire al più presto com'era la sua anima, così da potersi consolare del fatto che il suo aspetto esteriore lasciava parecchio a desiderare. Per molte settimane si dedicò a questa ricerca, che era difficile assai, e si impegnò così tanto che passava quasi tutto il suo tempo chiusa nella sua stanza; e per quanto poco, abitualmente, le persone che la circondavano si accorgessero della sua presenza, dopo un po' tutti cominciarono a notare che la principessa non si vedeva più da nessuna parte.


Ma lei non se ne curava, felicemente occupata, com'era, ad esplorare il suo spirito fin negli angoli più reconditi. Si aspettava di trovare un gran numero di pregi e buone qualità, se non addirittura angeliche, che l'avrebbero finalmente riscattata da un'esistenza priva di alcun valore. Si aspettava questo, ma ahimè, quanto fu amara infine la sua delusione! Guardò dentro di sé e quello che vide non le piacque come credeva. C'erano, sì, alcuni pregi: pazienza quando suo padre insisteva perchè imparasse a suonare il liuto anche se lei lo trovava irritante; prudenza quando un uomo si dichiarava perdutamente innamorato, e poi ogni volta era interessato solo ai soldi e al suo titolo; determinazione quando si ritrovava sola nella sua camera mentre una festa infuriava nel salone del castello, e si ripeteva che la volta successiva tutto sarebbe andato meglio e qualcuno l'avrebbe notata.


Ma quante manchevolezze, anche! Quante volte era stata indifferente alle pene altrui, invidiosa della fortuna di altre ragazze al punto da toglier loro il saluto, quante volte aveva giudicato affrettatamente senza conoscere ciò che giudicava! I suoi errori e la sua scorrettezza le si spalancarono davanti agli occhi laddove lei sperava di trovare un carattere irreprensibile. E più doloroso di tutto fu il rendersi conto che fino a quel momento non era mai stata onesta, né con sé stessa né con gli altri: troppe volte aveva nascosto quello che pensava, finto di condividere i sentimenti di qualcuno, creduto di essere moralmente superiore alle persone che la circondavano quando invece era come loro, anzi, peggio di loro.


La principessa rimase molto abbattuta dalla sua scoperta. Sapeva di essere brutta, e ormai se n'era fatta una ragione, ma non riusciva a sopportare che anche il suo spirito avesse dei difetti. Come avrebbe fatto, dunque, a compensare il suo aspetto così poco attraente? Che ne sarebbe stato di lei? La vecchia serva in riva al fiume non le aveva certo fatto un favore, con le sue parole! La principessa uscì finalmente dalla sua stanza dopo settimane di reclusione, ma ancora più triste di prima: passava le sue giornate vagando per gli angoli meno frequentati del castello, ansiosa di evitare agli altri la vista del suo profilo sgradevole e ancor di più terrorizzata all'idea che scoprissero la vera natura della sua anima.


Poi, un bel giorno, qualcosa finalmente cambiò. Arrivò nel regno un principe, che tornava da una guerra lontana e voleva riposarsi per qualche tempo prima di raggiungere il castello della sua famiglia, al nord. Questo principe era nobile, come dice il suo stesso titolo, molto ricco, e assai valoroso in battaglia, ma era anche piuttosto brutto. In realtà, non era poi del tutto orrendo: semplicemente, i suoi capelli erano un po' radi in cima alla testa, la sua statura tutt'altro che imponente, e quanto al suo naso, rassomigliava non poco al becco di un uccello da preda.


Non era certo fortunato nel suscitare l'interesse degli uomini, figuriamoci la passione delle fanciulle. Però non si lasciava abbattere dalle circostanze avverse, riusciva sempre a trovare il lato buono in tutto ciò che gli capitava, era coraggioso e amante dell'avventura. Il padre della principessa lo ospitò per settimane con tutti i riguardi, nonostante non lo trovasse per nulla affascinante. Organizzò in suo onore feste, banchetti e giochi, ma siccome il principe non amava essere circondato da una moltitudine di persone chiassose, spesso passeggiava per gli angoli meno frequentati del castello, e altrettanto spesso vi incontrava la principessa.


Lei avrebbe voluto a tutti i costi evitare di essere vista più di quanto richiedeva la buona educazione, ma gli angoli meno frequentati del castello non erano molti e soprattutto non erano poi tanto spaziosi. Così, tra una passeggiata e l'altra, pian piano venne scambiata tra i due qualche parola; dopodiché passarono alle frasi, e infine persino ai periodi. In un enorme castello gremito di ospiti festanti, riuscire a scambiare più periodi con la stessa persona era sicuramente degno di nota, e sia il principe che la principessa iniziarono ad apprezzarlo.


I giorni passavano e la principessa, nonostante la sua ferma risoluzione di non rivelare a nessuno la povertà del suo spirito, si accorse che quando era col principe non riusciva a smettere di parlare, e a volte persino si dimenticava di tenere il viso rivolto verso il basso per nascondere al meglio la disarmonia delle sue fattezze. Ci fu persino qualcuno, all'interno del castello, che riferì di averla vista ridere con trasporto, anche se nessuno gli credette e anzi gli fu fatto bere un intruglio nauseabondo contro le allucinazioni. Parola dopo parola la principessa scoprì che il carattere suo e quello del principe, sebbene entrambi avessero numerosi difetti, miracolosamente si armonizzavano tra di loro; e anzi, le manchevolezze che aveva tanto disprezzato in sé stessa poco tempo prima si attenuavano in presenza di lui.


La principessa accolse questa scoperta con lacrime di commozione, e per la prima volta nella sua vita credette davvero di poter essere infine felice. Come ulteriore segno di quanto le due anime fossero in sintonia l'una con l'altra, anche il principe fece una scoperta molto simile nello stesso momento, e presto si innamorarono perdutamente. Quando si sposarono, ai capelli crespi di lei vennero intrecciati fiori primaverili, e sopra le spalle cadenti di lui venne infilata una camicia imbottita. E al momento del bacio, i loro nasi si incastrarono perfettamente come nel più pregiato dei mosaici.





Fine.

  
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