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Autore: Scuotivento    28/08/2005    0 recensioni
La storia che ora leggerete è completamente inventata.
Niente di ciò che è qui scritto è vero o ispirato da fatti realmente accaduti.
I personaggi e i protagonisti che appariranno sono fittizi e fandonie sono le loro mirabolanti avventure.
Non esistono, per fortuna, né il Crammel, i bastoni incantati a scoppio ritardato, gli apprendisti divorati da squali-bisonti o i Lammer predatori delle appendici cieche, catastrofi magiche di dimensioni epiche, piani per la distruzione del mondo e dei criceti e questo è per molti (soprattutto per i turisti bidimensionali e per San Scriterio), una miracolosa botta di culo.

Mille e più anni fa, in un deserto battuto dai venti e dimenticato persino dalla luce celeste….
Genere: Avventura, Azione, Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cronache di Zarda


Stava discendendo la duna, quando all’improvviso un urlo agghiacciante lo costrinse a gettarsi a terra. Si tolse l’elmo e cercò di tapparsi le orecchie con le mani, ma inutilmente. Il suono era così potente da impedirgli di camminare. Era simile al grido di un’animale ferito a morte, ma pareva di udire il suono indistinto di mille trombe e urli di creature, con fischi così sottili da perforare i timpani. Tutto l’esercito era scosso, e ondeggiava come erba al vento. Ogni uomo si gettava a terra o agitava le braccia al cielo. Anche sulla duna il generale e il messaggero si erano piegati su se stessi, con le mani premute sulle orecchie. La terra stessa pareva tremare, ondeggiare sotto a quel suono terribile. Poi, lentamente, il grido parve diminuire d’intensità. Barcollando, Zefir ritornò alla duna .

“Inutile elfo, ancora qui? ” sbraitò il capitano “Torna subito da dove sei venuto! Ordina subito di ritirar…” ma le dure parole del generale si strozzarono in gola. Zefir volse lo sguardo dietro di sé.
Lontano, verso occidente, dove le dune di sabbia più alte parevano toccare il cielo nebbioso e caliginoso, si stava agitando qualcosa……

“Ormai è troppo tardi. Il tempo è giunto, e niente potrà evitare quest’ora finale. ” disse il vecchio.

“Cosa sta accadendo verso ovest? Che cosa state farneticando? Cosa deve succedere? ” domandò Zefir, ancora intontito per il suono prima udito.

“Presto lo vedrai, giovane elfo, presto. ” gli rispose il vecchio

Zefir tornò a volgere lo sguardo verso ovest. Lentamente, piccole luci si addensarono lungo la linea dell’orizzonte. Da una massa indistinta presero forma singole sfere luminose, avvicinandosi sempre più. Poi ad un certo punto, un altro grido ancor più potente di prima si levò da quella direzione. Investì l’intero esercito come un fulmine, abbattendolo come un castello di carte, e colpì il trio con la forza di una possente onda d’acqua. Solo allora si udì il suono vero e proprio, e l’effetto fu ancor più terribile. Continuò a durare quando le luci si fecero ancora più vicine.

Allora Zefir, guardandole, comprese che quelle non erano sfere luminose, ma…
“Dei miei! ” esclamò

“Termine più che mai appropriato, elfo” grido il vecchio al di sopra della tempesta “Ora li vedi ”

“Non mi dica che… no!”
“Invece sì. Loro ora sono, fisicamente. E qui tra noi.”

Zefir fissò il cielo. Numerose figure sfrecciavano sopra di lui, avvolte in aure di fiamme dorate e celesti. Restò stupefatto nel riconoscerne alcune. Lammasu, il dio del sole sfrecciava sopra tutti, adorno con una corona di raggi dorati. Dietro di lui Horea, dio falco della giustizia e dalla testa girevole, impugnante la frusta della giustizia e la bilancia del giusto prezzo. Poi Zewal, dio dei guerrieri dalla possente armatura e dal mazzafrusto zebrato, Flona, dea degli elfi. Il suo lungo arco argentato splendeva in alto, già incoccato. Venivano Saderc, dio ambiguo dei letterati, Biglif, dio dalle ginocchia lentigginose e Ramasutra, divinità dalle molteplici braccia e cavità nasali. Il numero non diminuiva.

“Dove stanno andando? È dunque giunto l’ultimo giorno? ”

“Questo lo sapremo tra poco ” disse calmo il vecchio

Le divinità continuarono a veleggiare verso oriente, dove le sabbie erano più assolate e aride. Giunte ad un punto, si sollevarono e sprofondarono nelle immensità celesti.

E fu silenzio.

Un silenzio profondo avvolse tutti i presenti. Nessuno parlava. Non vi erano più i bisbigli o i mormorii precedenti. Il solo vento del deserto ornava quelle lande martoriate.

Poi cominciò la battaglia.

Un primo colpo profondo risuonò nei petti di ognuno di loro. Poi altri, altri ancora, sempre più veloci e a un ritmo crescente. Si fecero assordanti, come se mille e mille martelli battessero all’unisono. La terra iniziò a tremare.

“Aiuto! La fine è giunta !” gridò Zefir, e si buttò a terra con le mani strette sull’elmo.
Ma il generale rimase immobile nella sua posizione: lui era un superiore e non poteva certo uscire in simili comportamenti isterici.

Il tremore si tramutò in un terremoto. La terra stessa si spaccò, e ampie fratture solcarono il terreno, Molte si aprirono tra i ranghi dell’esercito, e molti soldati precipitarono in essi. “Ecco il perché della ritirata ” urlò“Se solo avessi…”

“È troppo tardi ” gli rispose il vecchio, ricurvo per terra “Ma preparati, perché il peggio deve ancora arrivare !”

Nubi e saette si irradiarono nei cieli, illuminando il deserto come se fosse stato giorno. La terra riprese a tremare con maggior vigore. Lontano, anche le onde del mare erano in tempesta, e si agitavano sotto un simile cielo. In tutta Zarda, la terra tremava, gemeva sotto i colpi della battaglia degli dei. Le montagne si spaccavano, i fiumi esondavano, isole si inabissavano, e nuovi lembi di terra nacquero in mezzo ai mari in quel giorno.
Mai l’umanità aveva assistito a un simile evento Poi, come il titanico scontro era iniziato, improvvisamente finì, e tornò la pace.

Su una collinetta isolata, due figure stavano scrutando l’orizzonte, mentre la terza…
“Oh deideideideideideideideideidei” mormorava a bassa voce Zefir

“Eh alzati una buona volta, elfino delle mie gambiere! ” sbraitò il generale “Questo è un mio fottutissimo ordine, soldato! ”

“Sissignore, signore !” esclamò Zefir. Gli ordini del Generale non si potevano assolutamente discutere, neppure di fronte all’apocalisse.

“Che fine hanno fatto le divinità ?” chiese il giovane elfo

“Se ne sono andate. Sono ritornate alle loro dimore, a curarsi le ferite” disse il vecchio con un ghigno “Dopo più di diecimila anni di inattività, dovevano essere un po’ disabituati a simili scontri”

“Perché sono giunte? Perché sono scese in battaglia? Ho visto innumerevoli tra Loro combattere. L’intera terra ne è stata scossa, ne posso sentire ancora i gemiti di dolore. ”

“I pensieri degli Immortali sono imperscrutabili ” rispose il vecchio “Ma di certo sono intervenuti per le stesse ragioni che hanno portato tutti questi uomini in questo deserto ”
“Ma allora…”

“Silenzio” disse il generale, e indicò l’orizzonte

Lontano, ad est, le nubi si stavano diradando. Lentamente, un’enorme ed elevata torre emerse dalle nebbie. Era oscura come il giaietto, irta di spunzoni e aculei di metalli. Solitaria e flessuosa, si erigeva fin dove lo sguardo poteva osare. Sembrava eterna e infinita, un ponte tra la terra e il cielo.

Ma la sua vista non rassicurava gli animi, né li calmava. Era gelida come una primordiale notte d’inverno, il freddo vuoto privo di calore.

Allora i raggi del sole la illuminarono, rivelando migliaia di crepe e danni su una superficie a prima vista liscia come il vetro.

Lentamente le crepe avanzarono, spaccando la struttura in numerosi frontoni, che crollarono a terra.

Pezzo dopo pezzo, la struttura cominciò a perdere stabilità, finché non collassò su se stessa.

Infine, non rimasero che macerie sparse tra le dune del deserto.

Un grido di gioia percorse allora le file di tutto l’esercito. Risuonò in tutto il deserto, accompagnato da lanci di elmetti, dall’alzata al cielo di spade e stendardi. Ora, mille e più bandiere sventolavano, ornate dai raggi del sole, che tornava a spazzare via le nubi e l’oscurità.

“Ma che cosa sta accadendo ?” chiese il giovane elfo “Di che cosa gioiscono tutti? Cos’era quella torre che è crollata ?”

Il suo sguardo si posò su quello del generale, in cerca di risposta. Ma non era possibile leggere alcuna sensazione sul suo volto.

Era ancora fermo nella sua prima posizione, e continuava a fissare la torre, o meglio, ciò che n’era rimasto.

“Andiamo ” disse il vecchio, incamminandosi verso le macerie. Il generale annuì, e cominciò a seguirlo. Zefir li guardò allontanarsi un po’ di tempo, e poi, con uno sbuffo, cominciò a correre per raggiungerli.

“Aspettate ” gridava, correndo tra le dune. I suoi soliti aggraziati movimenti elfici erano in parte rovinati dall’asta dello stendardo, che sballottava qua e là.

Raggiunse infine gli altri due, intenti ad osservare un enorme pezzo della torre crollata.
L’elfo si avvicinò, sistemandosi l’elmetto.
“Osservate bene ” disse il vecchio messaggero, indicando l’oggetto.

“Sembra fuso”

“È vero, giovane elfo” gli rispose “Un’immensa fonte di calore ha causato questo stato”

“Ma è un pezzo grande quanto una casa !” esclamò. Provò a toccarlo, ma fu costretto a ritirare la mano. “Sacri Welfar! È ancora caldo!”

“Puoi immaginarti cosa ha causato ciò ? Quali immense forze si sono sprigionate per raggiungere tale risultato ?”

“Miei dei…” mormorò.

Davanti a loro, i resti della monumentale torre erano sparsi per tutto il deserto del Bakkarresh Orientale.


  
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