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Autore: LadyBlackCrow    13/05/2010    4 recensioni
"Le stelle non c’erano... peccato... forse sarei stato io a deriderle una volta tanto...
L’unico rumore che si udiva era quello della pioggia battente sul vetro ed i nostri respiri lenti che si accompagnavano ad essa."

Ecco un piccolo racconto, sulla relazione tra uno schiavo ed il suo padrone, da me completamente inventato, mi auguro vi piaccia e non lo troviate troppo scontato o sdolcinato.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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~ Capitolo 1 • {Miracle} ~




Tutti i miei ricordi piacevoli sono in qualche modo legati alla pioggia.
Anche quel giorno stava piovendo a dirotto.
Lasciate però che vi spieghi una cosa... dove vivo io questo è un evento raro e perciò così incredibilmente magnifico per uno che, come me, non ha nulla, nemmeno la propria vita.
Ogni storia però ha un principio, giusto?
Bene... allora ci terrei a parlarvi della mia situazione precedente a quella bellissima notte di pioggia che mi ha completamente cambiato l’esistenza.
In tutta la mia vita non ho mai conosciuto ciò che viene chiamato “libertà”.
Nato da un rapporto occasionale di una schiava col suo padrone, venni venduto appena compiuti gli 8 anni.
Ero stato un regalo per un bambino ricco, di poco più grande di me, dovevo giocare con lui e obbedirgli in tutto e per tutto.
Raggiunta però l’età matura, i nostri giochi si trasformarono in altro.
Il padrone si divertiva parecchio a sfruttare il mio corpo in qualsiasi modo gli venisse in mente, inventando regole impossibili pur di mettermi in difficoltà.
Sia chiaro, non ho mai frainteso nessuno dei suoi gesti, sapevo benissimo che non c’era amore in quello che facevamo, c’era solo un perverso senso di possessione.
Quante notti passate a piangere nella solitudine della mia celletta finché, più per lo sfinimento che per altro, non mi addormentavo, svegliandomi il giorno dopo con le lacrime ancora secche sul viso.
Ogni notte lui mi lasciava in stato di semi-coscienza sul mio letto, nudo e con la sensazione di essere sporco, mentre non potevo fare altro che restarmene immobile a scorgere dalla finestra le stelle che mi scrutavano freddamente, ridendo di me.
Ridevano di tutte le volte che mi lasciavo trarre in inganno da pochi gesti gentili, che miravano solo a lasciarmi senza alcuna difesa emotiva, sottoposto alle sue violenze ora dopo ora, notte dopo notte, giorno dopo giorno, per un’infinità di mesi.
Nella nostra società non era contemplato provare qualcosa verso una persona del proprio sesso, per questo, quelle poche volte che mi portava per strada con sé, mi faceva indossare imbarazzanti abiti femminili, mettendomi in mostra con i suoi amici.
Nessuno si è mai accorto di nulla... e come avrebbero potuto? Ero così magro e delicato...
Non parlavo neppure, troppo arrabbiato con me stesso per ciò che lasciavo che mi facesse, mi limitavo ad annuire, con sguardo vuoto, recitando la parte della timida fanciulla.
Ma... sembrerebbe che siamo finalmente giunti al momento fatidico.
Ebbene, era, come ho detto inizialmente, una serata di splendida pioggia argentata.
Lui era appena andato via ed io avevo raccolto le ultime energie per accostarmi alla finestra ad osservare quelle grandi gocce infrangersi contro il vetro.
Alcune lacrime ricadevano sui segni rossi che circondavano i miei polsi.
Quella sera si era proprio divertito, come ogni volta che giocavamo con le sue manette.
Sentivo il petto farmi male da morire, ma non si trattava delle ferite del corpo, quanto di quelle dell’anima, che minacciavano di rompermi il cuore in due metà vuote.
Ancora oggi non so perché lui tornò da me.
Avvertii la sua presenza alle spalle improvvisamente e sussultai.
Mi voltai di scatto, incontrando per una frazione di secondo i suoi occhi che parevano così diversi dal solito, parevano tristi.
Mi accorsi troppo tardi che mi aveva visto piangere, cosa che negli anni non aveva mai fatto in quanto mi ero sempre tenuto tutto dentro in sua presenza, liberando le lacrime nel freddo e silenzioso buio della mia camera.
Non disse una parola.
Prese i miei polsi nelle sue mani, sollevandoli ed esaminandoli, come se non li avesse mai visti o non avesse mai notato quanto male poteva farmi con tanta semplicità.
Tirai su col naso, guardando il pavimento e non sapendo bene cosa aspettarmi.
Silenzio.
Improvvisamente una coperta attorno al corpo ormai freddo.
I miei occhi si riempirono di meraviglia, ma anche di paura perché per ogni gesto gentile ne seguiva uno sconsiderato e brutale.
Mi condusse silenziosamente fuori.
Percorremmo il corridoio e salimmo le scale, i miei piedi percepivano con piacere il calore e la morbidezza della moquette con cui erano ricoperte.
Per la prima volta vidi la sua stanza.
Era calda e accogliente come l’avevo immaginata, sobria e confortevole, con un arredamento chiaro e luminoso. Era proprio da lui.
Il bagno era grande, o almeno lo era per me, abituato con quello della mia misera celletta.
La vasca di marmo si riempiva rapidamente d’acqua calda e fumante nella quale fu piacevole essere immerso.
Le sue mani iniziarono a lavarmi con cura e delicatezza ogni centimetro di pelle, volando leggerissime sulle ferite, senza farmi sentire il minimo dolore.
Erano mai state così morbide? Non con me.
Durante tutto quel tempo non osò neppure una volta alzare lo sguardo verso il mio.
Non capivo cosa stesse succedendo... che fosse un nuovo gioco perverso?
Davvero non m’interessava in quel momento, ero preso dalla tenerezza dei suoi gesti.
La cosa poi non finì lì!
Venni asciugato accuratamente e steso su una splendida coperta di seta.
Mi stava spalmando un unguento fresco e profumato sui vari tagli e dovunque la mia pelle fosse arrossata.
Mi fasciò i polsi con grazia, ma mantenendosi in quell’ostinato silenzio.
In quel momento avevo davvero paura. Una paura del diavolo!
Se ne accorse dal mio sguardo.

-Ti spavento, vero?-

-N-no... padrone... io sto... bene con voi...- Balbettai, senza sapere cosa dire.

-Ti ho fatto del male... ed ero così cieco ed egoista da non farci neppure caso...-

-Signore...cosa state dicendo? N-non capisco...-

-Non devi mentire. Non proteggermi più dalla realtà dei fatti. Voglio sapere davvero che cosa pensi. Desidero capire perché sei sempre stato così gentile, perché quando combinavo qualche guaio ti sei sempre preso la colpa per me! Era forse il tuo dovere? È per il tuo dovere che passi la notte piangendo per me?-

I suoi occhi erano cupi e spenti e fissavano i miei con una tale intensità che fui costretto a distogliere lo sguardo, voltando il viso lievemente di lato.

-Sai...- riprese -credo di averlo sempre saputo... credo di aver provato sempre qualcosa per te... eppure me ne rendo conto così tardi! Se fossi stato meno idiota, tu non avresti sofferto in questo modo-

Io non parlavo, ammutolito da un grosso groppo in gola.
Perché mi diceva quelle cose?
Sussultai quando la sua mano sfiorò il mio zigomo e lui se ne accorse.

-Perdonami per la mia stupidità. So di averti perso ormai e il mio cuore sanguina per questo. Non desidero che i tuoi bellissimi occhi versino una lacrima di più per questo essere spregevole! Voglio che tu viva serenamente accanto a qualcuno che possa donarti la gioia che meriti, che hai sempre meritato-

In quel momento mi girai verso il suo viso, cercando di leggere nei suoi occhi se quelle parole corrispondessero al vero.

-Perché dite queste cose? Non volete forse più che io vi stia accanto? Lasciarmi andare equivarrebbe ad uccidermi... sapete che non posso stare senza di voi-

La sua faccia assunse un’espressione di genuino stupore.

-Ma che stai dicendo? Tu starai molto meglio lontano dalla mia presenza-

-Voi mi avete chiesto perché vi abbia sempre assecondato e protetto? Non perché era mio dovere, no di certo! Io... io... io vi amo da sempre- Confessai, arrossendo poi del tutto.

-E quale amore si può conservare verso un mostro che tratta la persona più importante che ha in modo tanto vergognoso? Quanto amore può ancora il tuo povero cuore, straziato dalla mia stoltezza, contenere? Non sono forse i tuoi occhi asciutti per causa dei miei vizi e della mia egoistica lussuria?-

Scostò il viso da parte, non volendo più guardare i miei occhi, timoroso forse di leggervi del rancore che, però, non avrebbero mai potuto serbare.
Timidamente, accostai una mano ad una sua guancia, accarezzandone la pelle di pesca così piacevole al tatto.

-Queste domande me le pongo ogni notte, mio signore. E proprio quando sono sul punto di credere di impazzire, arriva il nuovo giorno e voi comparite per catturare nuovamente il mio cuore. In quel momento ogni pensiero è dimenticato, ogni giuramento con me stesso è infranto. Basta il vostro sorriso del mattino a rendermi inerme e fiducioso, aspettando il lieto momento in cui non tradirete più la mia speranza in voi. E ora credo... che questo momento sia giunto con ali di pioggia per ricompensare la mia vita al vostro fianco, donandomene una diversa, una in cui potrò essere libero anche senza uscire mai da questa casa-

Quelle parole mi sgorgarono spontanee dal cuore, come da una fonte sorgiva di montagna, pretendendo con forza prorompente di precipitare a cascata dalle mie labbra schiuse, paralizzate dalla bellezza che scorgevano i miei occhi dinanzi a loro.
Lui parve rimanere di stucco, incredulo del così facile perdono che gli avevo offerto su di un piatto d’argento.
Mi prese la mano tra le sue, portandosela alle labbra e baciandola con gentilezza.

-Quale splendida creatura mi è rimasta accanto in questi anni, che così tanto ha sopportato per potermi donare infine l’ultimo e più bel regalo di tutti: la sua luce-

Gli sorrisi, sinceramente commosso dalle sue parole.
Si avvicinò al mio volto, tenendolo delicatamente tra le mani e facendo sfiorare le nostre labbra. Io non trasalii né esitai, abbandonandomi completamente all’intensità di quel bacio che, nonostante tutto ciò che era accaduto in quegli anni, si poteva definire il primo in quanto più vero e sincero di tutti.
Le sue mani scivolarono come la brezza del mare sulla mia pelle, accarezzandomi il corpo con tocco gentile e, con mia sorpresa, fermandosi sui fianchi, come timorose a proseguire in luoghi da lui precedentemente esplorati.
Le mie invece le tenevo sulle sue spalle mentre lo stringevo come non avevo forse mai avuto occasione di fare, lasciandomi fiducioso alle sue attenzioni, senza tremare o temere alcunché.
Quando le nostre labbra si separarono, rimasi a guardarlo negli occhi come incantato.

-Padrone...-

-Shh...- mi mise un dito sulle labbra, sorridendomi -in questi momenti un silenzio vale più di mille parole...-

Non capivo bene cosa intendesse, ma non glielo chiesi, limitandomi a sorridergli gentilmente, come forse non avevo mai fatto prima.
Mi aspettavo che continuasse, che toccasse il mio corpo ovunque, come aveva già fatto milioni di volte, ma invece si distese al mio fianco, cingendomi la vita con un braccio.
Mi posò un bacio sulla tempia, strusciandosi sulla mia guancia.

-D’ora in poi faremo le cose per bene... non voglio farti più del male. Quando sarai pronto, ti farò vedere cosa ho sbagliato in tutti questi anni... ti mostrerò il vero amore-

Mi sussurrò parole simili ed anche più dolci all’orecchio, mentre mi accarezzava l’addome lentamente.
Io quasi non potevo crederci... stavo disteso nel suo comodo letto caldo, stretto dal suo dolce abbraccio mentre aspettavamo di addormentarci assieme, l’uno accanto all’altro...
Se quello era un miracolo della pioggia... bhè... allora era meglio che il cielo non divenisse mai più sereno.
Mi voltai verso di lui, stringendomi contro il suo petto.

-Io sono pronto da sempre per ricevere il vostro amore-

-Lo so... ma ora riposa. Da domani tutto sarà diverso-

-Buonanotte padrone...-
           
-Buonanotte Alex-

I miei occhi si chiusero.
Le stelle non c’erano... peccato... forse sarei stato io a deriderle una volta tanto...
L’unico rumore che si udiva era quello della pioggia battente sul vetro ed i nostri respiri lenti che si accompagnavano ad essa.
Niente lacrime... non quella volta.

   
 
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