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Autore: Tynuccia    13/05/2010    2 recensioni
[Gundam SEED Destiny] Qualcosa che quasi non riusciva a descrivere da tanto era stato intenso. Probabilmente non esistevano le parole adatte.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Yzak Joule
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*

 

 “Yzak è quasi impazzito,” confidò Dearka, portandosi una mano davanti alla bocca, e si sporse in maniera piuttosto confidenziale, sebbene nella stanza ci fossero solo loro due. Esibì un ghigno divertito e tornò a rilassarsi contro la sedia, le gambe distese ed incrociate alla meno peggio. “Non ho mai riso tanto!”

 “Veramente io credevo che lo fosse già,” mormorò debolmente Shiho, scoppiando a ridere comunque. Giunse le mani sul grembo, guardando il viso abbronzato del suo ospite per un po’ prima di esalare uno stanco sospiro. “È un miracolo che non sia ricoverato in cardiologia, dopo quello che è successo.”

 “Non è stato nulla, solo un po’ di spavento iniziale,” la rassicurò il suo collega, posandole le dita sulle sue, saldamente strette attorno al lenzuolo. Corrugò la fronte, notando che stava tremando come una foglia, ma subito si sciolse in un sorriso sincero. “Capita a tutti di fare errori,” disse, aumentando gentilmente la presa. “E sì. Anche dopo tanti anni di servizio.”

 Shiho abbassò la testa, la vista annebbiata dalle lacrime che minacciavano di scorrerle sulle guance, come spesso avevano fatto negli ultimi giorni. Sentiva la benda sull’occhio destro appiccicata alla pelle, pruderle, quasi infilzarle il cervello. Ancora non sapeva se sarebbe rimasta per sempre cieca, ma, in quel momento, era il pensiero meno importante e pericoloso che le correva furiosamente nella mente: era stata colpita da parecchi proiettili, ma si era salvata grazie al giubbotto protettivo che indossava sotto all’uniforme; tuttavia altri due avevano colpito la sua gamba e, appunto, il suo occhio, causandole uno dei dolori più acuti che avesse mai avvertito il suo corpo. Qualcosa che quasi non riusciva a descrivere da tanto era stato intenso. Probabilmente non esistevano le parole adatte.

 Avevano perso parecchi uomini, durante lo scontro con i nuovi Blue Cosmos su November City, che non aveva previsto né MS, né armi nucleari. Solamente pistole e simili ed il grande errore di ZAFT era stata la cieca fede nei potenti mezzi dei vari ZAKU e GOUF conservati nei loro hangar nelle città più in vista delle Clessidre. Tanti erano deceduti proprio a causa della loro banale esperienza in quella disciplina, a differenza dei terroristi, e anche i più esperti, come i tre vertici del Joule Team, avevano avuto seri problemi nel contrastare il fuoco nemico. Fortunatamente, comunque, la perfetta organizzazione militare della potenza Coordinator si era dimostrata ancora una volta nettamente superiore ed in grado di sconfiggere qualsiasi problema. Al costo di trecento vite, perse nel giro di due ore e mezza.

 La tedesca ancora ricordava gli occhi blu del marito colmi di incredibile paura mentre la trascinava in un posto sicuro e lontano dagli spari. Poteva giurare di aver visto due scie bagnate sul suo volto pallido, attraverso il sangue che le rendeva il mondo scarlatto, prima di perdere i sensi completamente. Si era risvegliata solo un paio di giorni più tardi, sdraiata in un letto d’ospedale con le bende che le fasciavano metà volto e la gamba, immobilizzata sotto le lenzuola. Ma lui… Lui ancora non era andato da lei e, in quel vortice di insicurezza e paura, la sua famiglia rappresentava l’unico scoglio a cui aggrapparsi. Si sentiva trascinare inesorabilmente in un baratro oscuro e, sebbene le sue mani fossero calde, le visite perpetue e la stanza colma di fiori d’un profumo senza eguali, il suo cuore si stringeva sempre più nel petto data la lontananza non richiesta.

 “Ha avuto degli impegni,” sussurrò Dearka, quasi interpretando i suoi pensieri. “E deve anche curare i vostri bambini. Questa mattina, comunque, mi ha promesso che sarebbe venuto. Non sai quanta voglia ha di vederti.”

 “E io lui,” sussurrò la giovane, scostando bruscamente le mani e premendole contro il suo petto. “Però ti devo ringraziare, ultimamente mi hai fatto tanta compagnia.” Gli sorrise, fissandolo attraverso il proprio occhio sano. “Ricorda però che hai una casa, una moglie e due bellissimi bimbi a cui badare a tua volta. Non voglio che Miriallia mi strozzi per averle rubato il marito.”

 “Tu e le tue solite battute di cattivo gusto… Non stai poi così male allora.”

 Entrambi si voltarono, trovando Yzak Joule in piedi sull’entrata della stanza, un invisibile ghigno sul volto più pallido del solito e lo sguardo colmo di preoccupazione. Aveva due occhiaie spaventose e sembrava, se possibile, più magro che mai. Rimase immobile per un attimo, poi corse al capezzale della consorte, ancora impossibilitato a parlare.

 “Sì, Miri è una donna abbastanza gelosa,” disse Dearka, alzandosi e lisciandosi la divisa nera. Scoccò ai due un sorriso luminoso e si avviò verso l’uscita, guardando per qualche secondo la coppia prima di andarsene via, sicuro che anche se non li avesse salutati, loro non se la sarebbero presa affatto.

 “Perdonami,” biascicò l’albino, con le gote leggermente rosate. Abbassò gli occhi, incapace di sostenere la vista della sua bella ridotta alla metà dello splendore che era solito ammirare. “Ho dovuto assistere Lacus-sama nelle trattative con quelli dell’Alleanza, non siamo neppure alla fottutissima metà…”

 “Siediti, ti prego,” disse semplicemente Shiho, battendo un lieve colpetto sulla sedia appena lasciata libera da Dearka. Attese paziente che lui avesse trovato nuovamente il coraggio di guardarla ed increspò le labbra di poco, iniziando a sentirsi meglio. “È una situazione delicata. Complicata. In ogni frangente.” Si passò le dita tra le ciocche scure e sciolte. “Shirley ed Alex?”

 “Li ho portati da mia madre,” rispose Yzak, sporgendosi per afferrarle la mano e stringerla febbrilmente. “Il Consiglio ed il Tribunale hanno deciso di allentare la sentenza e di permetterle di curarli mentre noi siamo impegnati a fare i genitori irresponsabili.”

 “Ringraziali da parte mia,” sussurrò, sentendosi in qualche modo sollevata. “Stanno bene loro due, almeno? Hai detto loro della sparatoria?”

 “No,” ammise lui, ammirando il piccolo arto inglobato nel suo, più grande. “Secondo loro, al momento, tu sei in viaggio, per lavoro, in un posto in cui sei impossibilitata a chiamarli.”

 “Ottimo,” si compiacque il Maggiore, sforzando un sorriso grato. Notò la depressione che animava il viso del marito, solitamente corrugato in smorfie di rabbia e frustrazione inutile. Fece scivolare la mano dalla sua e la portò sulla sua fronte, sfiorandola, e poi sulla guancia fredda. “Io starò bene, non c’è bisogno di preoccuparsi così per me.”

 “Non sai neanche di cosa stai parlando!” urlò Yzak, scattando in piedi ed agitando i pugni ai lati del suo corpo tremante. “Non hai la fottuta idea di cosa io abbia provato vedendoti ricoperta di sangue e in mezzo ai due fuochi senza la possibilità di scappare! Se non ti avessi notata e salvata io, allora, oggi i nostri figli non avrebbero più una madre!”

 “Mi dispiace,” mormorò timidamente lei, distogliendo lo sguardo. “E no, non lo so, però ogni volta che esci con la Voltaire ed io e i bambini rimaniamo a casa, ho la stessa paura di vedere arrivare un soldato alla nostra porta, dichiarando che sei stato dichiarato KIA!” esclamò, lieta di aver finalmente potuto esprimere i suoi sentimenti riguardo il lavoro del marito. Sobbalzò quando le gelide dita di quest’ultimo le afferrarono il mento e la costrinsero a guardarlo. Non ricordava che fosse così vicino, tanto meno seduto sul letto. Soffocò un nuovo sussulto sentendosi stretta in un abbraccio stritolante, che di romantico aveva ben poco, ma che le trasmise alla perfezione tutta la valanga di sentimenti che rotolavano nell’anima dell’albino.

 “Pensavo che ti avrei persa,” sussurrò nei suoi capelli, strizzando gli occhi per non piangere come, invece, aveva fatto durante quel mese solitario, di notte, quando nel loro letto lei non c’era. Si lasciò scappare un sospiro e, subito dopo, avvertì le labbra soffici della moglie sulle sue, mischiate al sapore salato delle sue lacrime. Scosse il capo, mettendo una fine a quel bacio innocente, e le asciugò il volto con la manica, indugiando sulla benda bianca.

 “Basta, Yzak,” lo pregò Shiho, regalandogli un nuovo sorriso. “Stiamo entrambi bene e siamo insieme. È sufficiente questo.” Indicò il sacchetto verde che aveva poggiato sul pavimento, curiosamente. “Dimmi piuttosto cosa mi hai portato. Nuovi fiori?”

 “Ho praticamente annichilito un prato, in questo mese,” le fece presente lui, un sopracciglio alzato mentre faceva un cenno ai mille vasi colmi di steli e petali, sparsi per la stanza. “Da rose a tulipani… Ormai il fiorista mi conosce meglio di te.”

 “Dubito,” si offese il Maggiore, ridendo comunque. “No, sinceramente, quelli li ho apprezzati da morire.”

 “Ho portato la tua roba,” rispose Yzak, cambiando argomento quando iniziò a sentire il rossore sulle guance a causa della gentilezza del tono della sua dolce metà. “Ho parlato con i medici e non c’è più bisogno che tu rimanga qui. Ormai hanno fatto tutto il possibile; per il momento, almeno.”

 “Sul serio?” Il suo viso si illuminò radicalmente. “Cielo, non vedevo l’ora!”

 “Tieni,” le consegnò la busta, posandola con delicatezza sul letto. Le prese la mano, aiutandola ad alzarsi. “La ferita alla gamba è migliorata.”

 “Bazzeccole per una Coordinator come me,” scherzò Shiho, andando in bagno e cominciando a spazzolarsi la lunga chioma castana. “Sto avendo problemi all’occhio solo perché il proiettile ha colpito i nervi.”

 “Il dottore dice che faranno di tutto per fartelo tornare normale,” la informò lui, sedendosi sul materasso e guardandola mentre iniziava a sfilarsi la camicia da notte, rivelando il corpo che tanto gli era mancato. “O almeno per non farti perdere la vista anche dall’altro.”

 “Meglio,” commentò, abbassandosi per lavarsi la porzione di faccia libera. Tornò a specchiarsi, pensierosa. “Dovrò cambiare taglio di capelli per nascondere la cicatrice all’occhio. O mettere una benda. Anche un’altra Red Coat di ZAFT l’aveva, ricordi?”

Yzak si strinse nelle spalle, andando ad aiutarla ad infilarsi i pantaloni quando la vide contorcere il viso in una smorfia e la sua mano immediatamente raggiungere il punto in cui le avevano sparato.

 “Sei un impiastro,” ragionò ad alta voce, chiudendole la zip e facendo vagare la propria mano sui suoi fianchi. “Mi ricordi me stesso, con quella fasciatura. Subito dopo che lo Strike mi aveva colpito.”

 “Per carità. Io sono molto più dolce ed affabile di lei, Capitano Joule,” lo prese in giro Shiho, pizzicandogli una guancia affettuosamente. Si voltò per afferrare la maglia ed indossarla, sentendosi finalmente libera da quella prigione lussuosa che l’aveva inchiodata al letto per troppo tempo; che l’aveva separata dalla sua famiglia per troppo tempo.

 

*

 

Yzak si lasciò scappare un sospiro che non gli si addiceva mentre guardava la moglie, seduta sulla poltrona, intenta a parlare concitata con i suoi figli. Il giorno dopo sarebbero andati su Martius a riprenderli, ma il suo spirito di madre non aveva resistito e, subito dopo la cena, si era messa al telefono, sorridendo teneramente ai racconti dei due marmocchi che lui stesso amava oltre ogni modo.

 “Davvero l’avete convinta?” domandò, stupita, rilassandosi contro i cuscini. Accavallò le gambe, passandosi una mano nei capelli. “Sì, certo, vi vizia come vostro padre. Comunque ora devo proprio scappare, amore mio. Arriviamo domani per pranzo, ti mando un bacio. Non dire niente a tuo fratello, comunque. Sarà una bella sorpresa.” Attese un attimo, sciogliendosi in un ennesimo sorriso. “Sì, anche io ti voglio bene Shirley. Ti saluta papà. Buonanotte.”

 “Che dice?” Yzak la guardò schiacciare il pulsante. “Ti ha raccontato di come hanno costretto mia madre a comprare un cane?”

 “Siamo sicuri che siano effettivamente figli nostri? Non abbiamo mai dimostrato tanta furbizia con Ezalia.” Shiho scoppiò a ridere. “Alex già dormiva, invece. Sarà felicissimo.”

 “Infatti,” convenne Yzak. “Ti devo parlare, adesso, e non è una cosa semplice. Comunque tu stammi a sentire e non interrompere.”

 “Qualcosa di grave?” chiese lei, sporgendosi per sfiorargli un ginocchio.

 “No. Dipende da come prenderai la situazione.”

 “Ti ascolto.”

 “Bene. Tutto questo casino su November City mi ha fatto riflettere. Tu sei sempre stata un valido membro del Joule Team, forse la più efficiente viste le scappatelle di quel coglione di Elthman, ed io, come tuo superiore, ti ho apprezzata ogni volta che mi portavi tutto il lavoro svolto, o quando tornavi vincitrice sulla Voltaire, dopo un qualche scontro. In qualità di tuo Comandante e marito, però, sono costretto a licenziarti.” Si fermò, posando lo sguardo su di lei, che aveva l’unico occhio sano spalancato. “Cerca di non fraintendermi. Lo faccio per i nostri figli e Lacus-sama è d’accordo nel revocarti dalla posizione che attualmente ricopri per affidarti altre mansioni, meno rischiose. Io stesso ho deciso di uscire da ZAFT e dedicarmi esclusivamente al mio lavoro come Consigliere e rappresentante di Martius.”

 “Avresti potuto parlarmene!” protestò vivacemente. “Sai che per me il Joule Team era praticamente tutto, nell’ambito lavorativo! Non voglio ridurmi a fare la casalinga viziata.”

 “Non è questo il caso! Idiota, lasciami finire!” esclamò Yzak, perdendo immediatamente la pazienza. “So quanto ci tieni, per mi chi mi hai preso? Non ti avrei mai licenziata se non avessi avuto delle certezze,” le afferrò il polso, trascinandola in camera da letto, per poi aprire l’anta dell’armadio ed estrarre una divisa nera da Ufficiale. Sul suo colletto era appuntata la spilla dei FAITH. “Vergognati: sono anni che tento di diventare un membro dell’unità speciale e tu ce la fai senza neanche volerlo!”

 “Se vuoi puoi indossarla a casa,” lo prese in giro Shiho, strappandogli di mano l’uniforme e rimirandosela orgogliosamente. “Finalmente una promozione, Comandante.”

 “Consigliere, prego,” la corresse lui. “Lavoreremo ancora a stretto contatto, signora Joule, in quanto dovrà svolgere mansioni in Consiglio. Potrebbero anche convocarla su navi da guerra, ed è per questo che Lacus-sama ha scelto di inserirla nei FAITH. In quanto membro potrà rifiutarsi categoricamente e rimanere qua su Aprilius.”

 “Con te,” cinguettò Shiho, lasciando cadere gli abiti sul letto e stringendosi felicemente al marito, che ricambiò l’abbraccio. “Hai proprio pensato a tutto, uh? Comunque mi dispiace lasciare la mia posizione di Maggiore. Ci ero affezionata.”

 “Non ne dubito,” disse Yzak, alzandole il volto e guardandola. Indugiò sul suo occhio cieco, ancora coperto dalla benda. “Ma alle volte bisogna compiere delle scelte dolorose.”

 Rimasero in silenzio per un po’, godendosi la pace della loro casa, momentaneamente priva di bambini rumorosi. Shiho sospirò, accarezzando il torace del marito, e sorrise. “Finchè potrò lavorare per te, allora, scegliere non sarà mai complicato.”

  
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