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Autore: Little Fanny    14/05/2010    8 recensioni
Anche in un pacifico pianeta di cuochi pasticcioni il Dottore riesce a combinare disastri.
Genere: Avventura, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10, Doctor - 10 (human), Rose Tyler
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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Fandom: Doctor Who
Titolo: Do you want a cookie?
Beta:Nonna Minerva
Personaggi: Dottore, Rose Tyler, sorpresa
Rating: PG
Conteggio parole: 3131
Avvertimenti: spoiler per 4x13 “Journey’s End”, AU
Disclaimer: La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per mio puro diletto.

Dedica: Questa pazzia è tutta per la mia Vero, per il suo compleanno! Lei, ovviamente l’ha letta il giorno giusto, sul treno in viaggio per Milano. Io, che sono una donna assolutamente pigra, la pubblico con un bel po’ di giorni di ritardo!

 
Do you want a cookie?

“Allora, stavo dicendo…” riprese il discorso Rose guardandosi intorno leggermente intimorita.
Non le era mai capitato di dover essere lei a gestire le redini della situazione.
Era sempre il Dottore che in quelle circostanze iniziava a esporre le soluzioni del caso, mentre tutto quello che lei doveva fare era semplicemente annuire al momento giusto, un sorriso fiducioso ben stampato sul volto.
Invece questa volta l’incombenza era toccata a lei.
Il Dottore le aveva sussurrato all’orecchio una semplice rassicurazione.
Le aveva detto che si fidava di lei e che adesso era pronta.
Rose prese un respiro profondo, puntando lo sguardo su quello che doveva essere il capo dello strano popolo.

Erano sul pianeta Starpowder, a più di un miliardo di anni luce dalla Terra. Era caratterizzato da alte catene montuose, sormontate da quelli che parevano ghiacciai, bianchi come ci fosse dello zucchero a velo spolverato sulle loro cime. Le vallate erano attraversate da fiumiciattoli candidi, bianchi come il latte e le loro sponde erano ricoperte da ghiaia colorata.
I suoi abitanti sembravano persone socievoli, con sempre un sorriso sul volto rubicondo. Erano mediamente alti, panciuti e indossavano tutti grembiuli variopinti, perfettamente abbinati col cappello da cuoco saldamente posato sulla loro testa.
Erano sempre in movimento e le loro quattro braccia erano in grado di compiere più mansioni contemporaneamente; si destreggiavano con disinvoltura tra fornelli e ripiani infarinati della cucina, le mani e gli abiti perennemente impiastricciati dai più diversi ingredienti.

“Sì, ecco… ci sarebbe questo… uhm… signore…” ricominciò Rose, scansandosi in tempo per evitare di essere travolta da un insieme di torte alla crema che si stava avvicinando pericolosamente a lei, traballando in precario equilibrio sulle quattro mani.
“Dicevo… questo signore sarebbe molto felice, assolutamente molto felice, se potesse avere una torta speciale per il suo compleanno.” Sputò tutto d’un fiato prima di poter essere interrotta un’altra volta da qualche altra prelibatezza che transitava tra lei e il suo interlocutore.
E pensare che sarebbe bastato che se ne occupasse il Dottore e avrebbero finito già da tempo quella commissione. Era lui quello bravo a trattare con gli alieni, lei si faceva sempre fregare col cambio della valuta! E non importava che fossero le donne quelle che avevano il fiuto per gli affari, il suo naso doveva essere perennemente otturato da che aveva iniziato quell’avventura.

Attese pazientemente una risposta dall’altro mentre si osservava intorno cercando di rilassarsi. Il più era ormai fatto, doveva aspettare che il Gran Consiglio Riunito deliberasse la propria decisione definitiva.
Si sedette su uno sgabello, appena fuori tiro dal passaggio di ingredienti e prodotti finiti.
Sembrava di essere all’interno di una gabbia di matti: era a metà strada tra una catena di montaggio e una pasticceria di alta qualità. C’erano cuochi ovunque che si passavano ingredienti al volo da una parte all’altra della stanza con una mira perfetta, altri che impastavano, altri ancora che infornavano o decoravano. Tutto intorno si diffondeva un profumo delizioso e lì in mezzo, da qualche parte doveva anche esserci il Dottore. Poteva sentire la sua voce estasiata mentre decantava le lodi di questo o di quell’altro cuoco, o di questa o quest’altra torta.
Ecco un’altra nota da aggiungere al suo lungo curriculum: ‘Signore del Tempo, ultimo della sua specie, specializzato in viaggi spazio temporali con un’insana passione nel correre sempre e un’attitudine particolare nell’esaltarsi per qualsiasi cosa di minimo interesse. Note particolari: non riesce resistere al richiamo degli zuccheri’.
Rose rise, figurandoselo a girovagare in mezzo a tutto quel ben di dio, la lingua che passava sulle labbra a degustare un nuovo sapore, gli occhi che scorrevano a cercare qualcosa che attirasse la sua attenzione. Non c’era crisi che poteva incombere: quando c’erano i dolci perdeva completamente la testa e qualsiasi problema doveva aspettare.
Si ricordava ancora una delle loro avventure, quando, in un momento di massima tensione, lo aveva trovato nella cucina della signora, un dito affondato nel barattolo della cioccolata e le labbra sporche. Sul viso aveva l’espressione di assoluta soddisfazione, gli occhi socchiusi per vivere meglio quel dolce sapore.

“Assaggia questo.” Le disse spuntando improvvisamente al suo fianco con in mano un piattino con una torta. Le avvicinò la forchetta alle labbra, imboccandola con un piccolo pezzo di quello che doveva essere caramello venusiano e granelli di zucchero di alpha centauri.
Rose chiuse gli occhi, beandosi di quel dolce sapore.
“Ah! E non mangiarla tutta!” La ammonì lui, vedendo come la ragazza si fosse fiondata sul dolce.
“Perché?”
“Beh… è… uhm… come dire… crea dipendenza.”
“Stai cercando di drogarmi?” rispose Rose ridendo.
“Uh, nononononono! Non è una droga, cioè, lo è, tecnicamente. Solo che non lo sarà ancora per i prossimi cinquant’anni.” Spiegò nel suo solito modo confuso.
“Comunque ci andrei con calma con quella. Siamo intesi?” La avvertì, prima di sparire un’altra volta perdendosi in quella marmaglia di cuochi indaffarati.
Rose sbuffò, sbocconcellando la torta che le aveva lasciato.
Aveva voglia anche lei di concedersi una piccola visita in tutto quel ben di dio. Non aveva intenzione di passare tutto il tempo in attesa di una risposta.
In quel mentre il Dottore sbucò di nuovo con un bicchiere pieno di uno strano liquido cangiante. A tratti era color del cielo, altri era trasparente, altri ancora era buio come una notte senza stelle.
“Questo è delizioso.” Le disse esaltato, porgendoglielo affinché potesse assaggiarlo. “È un misto tra un succo di frutta del pianeta Lilith e poi…” saltellò sul posto, cercando di ricordare quale altro sapore gli ricordava. “Sì, le cascate di Gliese! Oh, è meraviglioso!” esclamò scomparendo nuovamente.
Rose rise. Potevano anche essere cambiate le modalità del loro viaggiare assieme, ma in fin dei conti, rimaneva sempre lo stesso.

Un rumore alle sue spalle la fece voltare bruscamente.
“Madame Tyler?” disse una voce baritonale richiedendo la sua attenzione.
“Sì, sono io.” Esclamò balzando giù dallo sgabello andando a stringere una delle quattro mani che le veniva offerta. L’alieno a cui appartenevano era paffuto, indossava un grembiule rosso terminato con dei pizzi. Il cappello da cuoco era anch’esso in tinta, ma presentava anche una coccarda su un lato. Lui doveva essere il capo a giudicare dalla pomposità con cui si muoveva.
“Madame Tyler, del sistema solare, abitante del pianeta Terra, residente a Londra. Sono lieto di informarla che la sua richiesta è stata accettata e il suo ordine è già stato inoltrato al migliore pasticciere del pianeta.” Bofonchiò con i suoi baffoni che si muovevano a ritmo con le sue labbra.
Rose represse un sorriso, esibendosi in inchini di riconoscenza e mille ringraziamenti. Diede allo sguattero l’indirizzo a cui la torta dovesse essere recapita e rilasciò un sospiro di sollievo. Ora non doveva far altro che recuperare il Dottore e potevano fare ritorno al TARDIS.
Lo trovò poco distante da lei, accanto a una vetrina in vetro, mentre mangiucchiava quelli che a una prima occhiata apparivano dei biscotti bicolore.
“Allora? Come è andata?” Le chiese mordendo il biscotto e facendo un gesto con la mano ad indicare l’intera faccenda.
“Bene, dai…” ribatté lei, posandosi sul muro di fianco a lui. “Come sono?” domandò riferendosi con un cenno del capo all’ennesimo biscotto che il Dottore stava sbocconcellando.
“Questi? Sono veramente de.li.zio.si!” disse scandendo sillaba per sillaba, prendendone un altro dal sacchetto. “Dovrò farmi dare la ricetta. Dici che-” si interruppe osservando Rose che lo fissava scettica con un sopracciglio inarcato. “No, meglio di no. Potrebbe anche cercare di avvelenarmi. Ti ricordi la storia del tè, no? Cioè, quel tè alla fine è servito, ma è meglio non rischiare un’altra volta!”
Soppesò con sguardo afflitto i restanti biscotti nel pacchetto, mentre ne mangiava un altro, sospirando sconsolato.
“Facciamo un giro?” Propose Rose, non volendo lasciare subito quel pianeta. “Magari riusciamo anche a farci dare la ricetta di quei biscotti…”
Il Dottore annuì entusiasta, infilando l’ultimo biscotto in bocca e lanciando l’involucro vuoto con un perfetto tiro nel cestino. Lasciò scivolare la sua mano in quella di Rose andandola a stringere leggermente e invitandola a seguirlo tra quell’accozzaglia di gente al lavoro.
Assaggiarono praticamente ogni dolce esistente tra le varie galassie, ma niente era paragonabile al dolce sapore di quei biscotti. Il Dottore si guardava afflitto intorno, cercando con lo sguardo chi producesse tale prelibatezza. Aveva un sapore semplice, tipo quello del dolce terrestre, fatto in casa con solo elementi genuini. Un leggero sapore di burro, un velo di cacao e zucchero. Si passò inconsciamente la lingua sulle labbra, cercando di ritrovare quel gusto così raro.
“Sì!” Esclamò improvvisamente, lasciando la mano di Rose e letteralmente fiondandosi dall’altro capo della stanza. “Trovato!”
Inforcò gli occhiali abbassandosi a livello del sacchetto dei suoi adorabili biscotti, osservandolo minuziosamente. Ci girò intorno a lungo, piegando la testa prima da una parte e poi dall’altra.
Rose lo raggiunse poco dopo, fissando sconcertata le sue mosse e non capendo cosa potesse esserci di così tremendo in un pacchetto di biscotti tale da richiedere l’utilizzo del suo cacciavite sonico e addirittura degli occhiali.
Gli batté piano sulla spalla con un dito, invitandolo a voltarsi.
“Sì?” Chiese lui, girando appena la testa senza smettere lo studio che stava portando avanti.
“Ehm… cosa stai facendo?” Domandò Rose abbassandosi al suo livello e fissando con aria curiosa l’involucro.
“Una scansione sonica della biostruttura della materia. Invio onde teta che analizzano la parte superficiale e... riesci a sentire?” le chiese, attirandola più vicino al suo corpo in modo che sentisse il diverso rumore che il suo dispositivo emetteva passando lungo il bordo dell’involucro.
“È un composto ammonio-plutoniano, con presenza di cloro della galassia di Andromeda e-” si interruppe, infilando una mano nel pacchetto per tirarne fuori delle briciole da posare sulla punta della lingua “-burro proveniente dalla costellazione della chioma di Berenice.” Esclamò facendo schioccare la lingua sul palato.
Si tolse gli occhiali, riponendoli nella tasca della giacca, rimanendo a fissare il sacchetto dei biscotti.
“Dottore?” domandò Rose poco dopo, osservando come l’altro si fosse improvvisamente bloccato.
“Rose.” Rispose lui, facendo fluire morbidamente il suo nome dalle labbra, lo sguardo fisso sull’involucro.
“Cosa stiamo aspettando?”
“Uh?” domandò, voltando la testa a fissare la sua giovane compagna. “No, niente. Stavo solo gustandomi l’attimo.”
Allungo il braccio ad afferrare il pacchetto, stringendoselo al petto come fosse un bene prezioso. Lo aprì con attenzione, scostando ogni piega della carta con una cura impressionante. Una volta completata l’opera ci seppellì il naso all’interno, inspirando a pieni polmoni il dolce sapore di burro che quei biscotti sprigionavano. Valutò con sguardo critico ogni biscotto al suo interno, prima di prenderne uno e metterselo in bocca. Si lasciò scappare un mormorio di assoluta soddisfazione, mentre masticava piano il dolce, lasciando che il suo sapore si sprigionasse sulle sue papille gustative.
Rose lo fissò perplessa, muovendo appena la testa a significare che non sarebbe mai riuscita a comprenderlo. Espirò e sorrise leggermente, vedendo come ormai il Dottore fosse perso in un mondo tutto suo.
“Vuoi?” Le domandò gentilmente, porgendole uno di quei biscotti.
La ragazza rifiutò cordialmente, non si sarebbe mai permessa di privarlo di quella gioia che un solo biscotto era in grado di procurargli!
Camminarono con più gusto, letteralmente era il caso di dirlo, tra quei cuochi indaffarati, ora che lo stomaco del Dottore aveva finalmente raggiunto la pace dei sensi. Sembrava un bambino piccolo a cui la madre aveva permesso di finire il barattolo di marmellata, e Rose non riusciva a fare altro che fissarlo con dolcezza. Ogni tanto, quando calava la maschera del Signore del Tempo al di sopra di tutte le regole, sapeva essere davvero se stesso. Cioè, più simile a se stesso del solito.

“Dove sono!?”
Un urlo ruppe la tranquillità della loro passeggiata, facendoli voltare bruscamente nella direzione da dove quella voce proveniva. Attorno a loro tutti i cuochi bloccarono i loro movimenti, osservando incuriositi il gran trambusto che era nato in un angolo della stanza.
“Dove sono finiti?” Scandì quello che Rose aveva riconosciuto essere il capo con voce tonante.
“Secondo te a cosa si stanno riferendo?” bisbigliò Rose all’orecchio del Dottore, indicando con un cenno del capo la piccola cerchia che si era formata.
“Non lo so. Andiamo a scoprirlo, ti va?” Ribatté afferrandole la mano con un luccichio divertito negli occhi.
Si fecero largo tra la folla fino ad arrivare al centro del grande tumulto. Le cariche più alte del pianeta, riconoscibili in mezzo agli altri cuochi dal diverso colore delle loro coccarde, guardavano preoccupati una vetrina in vetro vuota. Gli occhi sgranati a fissare il vuoto della teca, tutti borbottavano tra loro, scambiandosi opinioni e scaricando colpe sugli altri.
“Signori, cos’è successo?” Si intromise il Dottore, facendosi avanti in quella marmaglia di gente che parlava e gesticolava con le quattro mani sempre in movimento. Con un’agilità degna di un acrobata riuscì ad arrivare indenne fino al centro del cerchio, esattamente di fronte alla vetrina che aveva smosso tutto quello scalpore.
Parlottò per un po’ con il capo, annuendo di tanto in tanto. Rose provò a raggiungerlo, ma la barriera rappresentata da quelle infinite braccia in movimento era per lei invalicabile, così rimase in disparte, aspettando un qualche cenno da parte del suo Dottore.
“Non vi preoccupate, sono il Dottore.” Lo sentì esclamare a un certo punto, sovrastando il vociare che si era innalzato di tono. “Allora, descrivetemi un’altra volta come sono fatte queste pepite di roentgenio della stella Mizar.”
Rose lo vide ascoltare attentamente la descrizione, la sua testa annuiva di tanto in tanto, mentre le sua mano era andata a cercare qualcosa nella tasca della giacca. Ne sbucò fuori con un biscotto stretto tra le dita che iniziò a mangiucchiare mentre l’altro parlava.
“Ha una forma tondeggiante,” stava dicendo il capo, osservando i movimenti di quello che si era presentato loro con l’epiteto di Signore del Tempo, “una parte è bianca, mentre l’altra è scura, disposte come due spirali che si cercano senza mai toccarsi.”
Ora fissava come ipnotizzato la bocca del Dottore che si muoveva su e giù. Su e giù.
“È fragrante all’esterno e morbido all’interno.” Continuò a spiegare il capo con gli occhi che si sgranavano sempre di più ad ogni minuto che passava. Il Dottore lo fissò perplesso col biscotto ancora in bocca, mentre l’alieno alzava il braccio lentamente fino a puntarlo sul suo volto.
Il Dottore, sempre lentamente, ripeté quel gesto, puntando la propria mano a indicare se stesso non capendo cosa stesse succedendo. Inghiottì facendo vagare lo sguardo su tutti quei cuochi che si stavano avvicinando a lui.
“Qualcosa come quello.” Disse il capo indicando il biscotto mezzo mangiato che il Dottore teneva ancora tra le mani. Il Dottore abbassò lo sguardo, accorgendosi che quell’alieno si stava riferendo al suo biscotto. Non un biscotto qualunque, ma il suo biscotto. Il suo preferito.
“Questo?” domandò perplesso, mostrando il dolce ai vari cuochi che lo stavano circondando con il volto ben poco rassicurante.
Rose scattò in piedi, accorgendosi che qualcosa non andava. Doveva recuperarlo. E alla svelta.
I cuochi si stavano facendo sempre più vicini, i mattarelli infarinati che battevano minacciosi sulle mani, altri sfoggiavano una frusta da cucina ancora sporca di crema pasticcera.
Non sembravano molto amichevoli.
Il Dottore indietreggiò fino a far sbattere la schiena contro la teca in vetro.
“Biscotti?” chiese offrendo loro il suo, e ora aveva scoperto essere anche il loro tesoro.
Un ringhio infuriato fu la loro unica risposta.
“Mi pare di capire che questo sia interpretabile come un no.”
Un altro ringhio.
“Bene, se così stanno le cose… allons-y!” Esclamò puntando il suo cacciavite sonico sopra la sua testa facendo scoppiare l’illuminazione.
Il Dottore approfittò del trambusto che aveva creato per svicolare in mezzo all’intrico di quei corpi e mille braccia, afferrare la mano di Rose e iniziare a correre.
“Ma perché tutte le nostre avventure devono finire con una corsa?” gli urlò dietro Rose, stringendo più forte la mano che la guidava verso la salvezza
“Perché altrimenti non sarebbe divertente!” le rispose lui con un sorriso pazzo di gioia sul volto.
“Ma non dovremmo…?” tentennò Rose cercando di frenarlo in quella fuga.
“Nah, se la caverà. Andiamo!”
La trascinò con sé, scartando con disinvoltura i vari avversari fino a sbattere contro la porta chiusa del TARDIS. Trafficò un po’ con le chiavi, riuscendo ad avercela vinta nella lotta contro la serratura appena prima che quegli alieni dalle mille braccia potessero raggiungerli.

In quello stesso istante, ancora all’interno dell’edificio, un uomo uscì dalla dispensa con sotto braccio un involucro sospetto, un sorriso di soddisfazione sul volto che andò con calma a scomparire vedendo delle facce minacciose puntate su di lui.
“Biscotto?” Offrì titubante, prima di darsi alla fuga.

“Perfetto. Salvi come sempre.” Esclamò felice il Dottore, masticando con assoluta soddisfazione un altro biscotto.
Rose rise scioccata. Era davvero incredibile.
Il Dottore spense di colpo il suo sorriso, guardando con aria afflitta il sacchetto dei suoi adorati biscotti.
“Dottore? Cosa succede?” Domandò Rose avvicinandoglisi.
“I biscotti. Sono finiti.” Mormorò sedendosi imbronciato sulla plancia della sua astronave, le mani incrociate sul petto.
La ragazza non poté far altro che sbuffare alzando gli occhi al cielo.
“I miei adorati biscotti.” Ripeté nuovamente stringendola a sé e nascondendo il volto nell’incavo della spalla della ragazza, lasciando che Rose gli accarezzasse i capelli.
Un suono metallico li riportò di scatto alla realtà. Il Dottore si slanciò a guardare lo schermo vedendo un piccolo puntino avvicinarsi a grande velocità, inseguito da un’orda inferocita di alieni che muovevano le loro quattro braccia come mulini impazziti.
“Te l’ho detto che ce l’avrebbe fatta!” Commentò andando ad azionare i motori, mentre la porta del TARDIS si apriva con un semplice schiocco delle dita.
“Oh! Adoro questo nuovo metodo di apertura delle porte!” Esclamò non appena l’altro entrò nell’astronave ed ebbe richiuso la porta alle sue spalle.
“Come va?” Chiese Rose accucciandosi al suo fianco.
“Bene.” Riuscì a rispondere l’altro cercando di recuperare fiato. “Solo non capisco come voi umani riusciate a correre con un solo cuore. Come fate a sopportarlo?”
“Come facciamo a sopportarlo, dovresti dire, Dottore.” Ribatté Rose aiutandolo a sollevarsi in piedi.
“Non mi abituerò mai a questa vita.” Commentò laconico raggiungendo se stesso ai comandi.
“Andiamo in quel bel pianeta?” Propose il Signore del Tempo, facendo l’occhiolino alla sua versione umana.
“Con molto piacere!”
“Cos’hai nelle tasche?” Domandò Rose, additando il rigonfiamento sul completo del Dottore.
Il Dottore umano si cacciò una mano in tasca, tirandone fuori un pacchetto ancora integro.
“Ah, questo?” disse aprendolo e mostrando cosa contenesse. “Biscotto?”
Il Dottore si voltò di scatto, fissando imbambolato la sua versione umana come la vedesse per la prima volta.
“Sono brillante! Assolutamente geniale!” Esclamò prendendolo per le braccia e fiondandosi sui biscotti, i suoi adorati biscotti.
“Oh, quanto mi amo!” disse congratulandosi con se stesso, depositandogli un bacio su entrambe le guance prima di lasciarlo libero per gustarsi in tutta tranquillità il suo dolce.
“Ma è normale?” Domandò il Dottore umano, facendo scorrere lo sguardo tra l’altro se stesso che si ingozzava di biscotti e Rose che lo fissava scuotendo la testa esasperata.
“Io mi domando ancora perché ho deciso di seguirvi…”
“Ma perché siamo geniali, brillanti, sexy!” risposero in coro. “E ora si parte!”

FINE

Note Finali:
Allora… cosa ci fanno 10.5 (o human!Doctor, o Meta Chrisis Doctor, o 10th duplicate Doctor, o 10(2) Doctor, o Alt!Doctor, o insomma, come diavolo lo chiamiamo noi questo povero Dottore mezzo umano mezzo Signore del Tempo??) e Rose a spasso con 10? Bella domanda! Potete dire che al Dottore mancava troppo la sua Rose (e se stesso…) e che quindi è andato a riprenderseli. Oppure che Rose e 10.5 hanno fatto un viaggio col baby-TARDIS e si sono imbattuti in lui… Oppure prima di scaricare 10.5 e Rose nel mondo parallelo hanno fatto un ultimo viaggio di addio.
Scusate, ma chi è la donna così intelligente da non approfittare dell’opportunità di avere due 10 tutti per sé? Cioè… il Tencest/Rose è una cosa meravigliosa!
L’unica cosa che è certa è che io sono pazza e quando ho ideato questa storia stavo studiando Analisi C e avevo un’inspiegabile voglia di biscotti. Il resto l’ha fatto il mio cervello. Vi ho già detto che studiare matematica fa male alla mia sanità mentale?
Comunque questa storia, decisamente non triste, è per farmi perdonare di tutte le altre tristi che ho scritto, per la par condicio, che poi non si dica che vi lascio in una valle di lacrime!
   
 
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