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Autore: Beverly Rose    15/05/2010    2 recensioni
Poi è arrivata quella ragazzina interessante. E’ entrata con l’uomo con gli occhiali e poi lui l’ha lasciata con te. Non ti ha degnato di uno sguardo ma è rimasta in piedi nel bel mezzo della stanza, muovendosi solo per far scattare la gamba contro il pavimento due, forse tre volte. Dalla tua postazione, l’hai vista gonfiare il petto e sbuffare aria e ti sei domandato se avesse fatto uscire la propria voce.[...]Quando la ragazzina ha voltato il viso hai preso nota dei lineamenti regolari e dello sguardo pungente, accentuato dall’ardente fiamma dei capelli rossi; dal nulla è corsa verso di te e ha appoggiato le mani sul vetro della tua stanza, sempre senza prestarti alcuna attenzione. Dal canto tuo sei stato contento di non doverti trovare sotto il suo sguardo che, anche se rivolto altrove, riconosci come troppo penetrante, cattivo. La vita nell'orfanotrofio della Rosa da un punto di vista interno... Eppure esterno.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hai osservato quella stanza per tutta la tua vita senza poterci mettere piede mai.

No, il tuo è un universo privato, ovattato e unicamente per te.

E poi, tu non ce li hai neppure, i piedi.

Hai avuto l’onore e la fortuna di osservare la strada che porta dove ora sei, quando sei arrivato la prima volta: un cancello di ferro battuto, un sentiero corto in un giardino, una grande villa, un atrio, una porta e poi qui.

La prima mattina (oh, che emozione, che emozione!) l’uomo che ti ha posizionato su questo piano di legno ti ha nutrito, lasciando del cibo apposta per te dove tu potessi raggiungerlo.

La seconda mattina, anche, l’hai trovato emozionante.

Dalla terza in poi è diventata l’ovvia routine che ti ha accompagnato fino al giorno della tua morte.

Dal fondo della tua stanza personale hai osservato le persone, quegli interessanti esseri dotati di quattro solidi arti, entrare ed uscire attraverso la porta della quale tu non varcherai mai più la soglia.

L’uomo con gli occhiali è quello che vedi più spesso: è grosso, alto ed ha un lucidissimo lobo frontale libero dai capelli che crescono assai più indietro sulla sua fronte di quelli di chiunque altro tu abbia mai visto.

Poi è arrivata quella ragazzina interessante. E’ entrata con l’uomo con gli occhiali e poi lui l’ha lasciata con te. Non ti ha degnato di uno sguardo ma è rimasta in piedi nel bel mezzo della stanza, muovendosi solo per far scattare la gamba contro il pavimento due, forse tre volte. Dalla tua postazione, l’hai vista gonfiare il petto e sbuffare aria e ti sei domandato se avesse fatto uscire la propria voce.

Già, una voce, quale affascinante interrogativo mai risolto; nel tuo mondo, tutti sono muti e tu sei sordo.

Quando la ragazzina ha voltato il viso hai preso nota dei lineamenti regolari e dello sguardo pungente, accentuato dall’ardente fiamma dei capelli rossi; dal nulla è corsa verso di te e ha appoggiato le mani sul vetro della tua stanza, sempre senza prestarti alcuna attenzione. Dal canto tuo sei stato contento di non doverti trovare sotto il suo sguardo che, anche se rivolto altrove, riconosci come troppo penetrante, cattivo.

Quando l’uomo con gli occhiali è tornato, hai capito perché la ragazzina con i capelli rossi ha finto attenzione per te: certo doveva essere incaricata di controllarti.

Come se avessi potuto saltare fuori ed andartene da lì.

Quando se ne è andata, il riverbero di luce che è entrato dalla porta dalla quale uscita le ha fatto fiammeggiare i capelli  tu hai pensato all’inferno.

Dopo quella, la ragazzina è stata in quella stanza altre volte, sempre e solo per sbuffare ed è infine diventata un’altra presenza scontata, come quella dell’altra ragazza.

L’uomo con gli occhiali infatti non si è mai limitato a portare un’unica femmina nella sua stanza.

Spesso vi conduce quella che pare essere la sua favorita (si capisce, perché le cinge amorevolmente le spalle con un braccio) e, dopo aver chiuso la porta, abbassa tutte le luci e tu non capisci cosa possano mai fare di utile, con una visione così scarsa.

Anche tu, comunque preferisci questa ragazza all’altra. Non ha quello sguardo troppo intenso né il vantaggio di un colore di capelli particolare ma è minuta e graziosa, con il suo caschetto castano chiaro e gli abiti leggeri; il suo viso è magro e ossuto, i suoi occhi perennemente afflitti e tu ti senti spesso invaso da una pena che non comprendi, quando osservi quello sguardo così triste.

Quando hai visto entrare ancora una ragazza diversa, non ti sei affatto sorpreso.

Questa è più giovane delle due precedenti e all’uomo sembra non piacere affatto.

Se ne stava seduto alla sua scrivania e gesticolava con violenza verso la bambina, brandendo la penna come la sua bacchetta, appoggiata vicino alla porta. Un rimprovero, hai concluso.

La prima volta che la bambina è apparsa nella stanza, ti è apparsa turbata dall’ira dell’uomo con gli occhiali; alla fine, veniva convocata così spesso che non pareva farci più caso.
L’hai vista anzi osservare distrattamente nella tua direzione, come in cerca di un diversivo per distrarsi dall’ennesima sgridata.

Hai quindi memorizzato anche lei: piccola di statura, capelli biondo cenere tagliati molto corti e occhi chiari, dei quali non hai mai capito veramente il colore.

In un primo tempo, giusto per essere in disaccordo con l’uomo, l’hai presa in simpatia ma dopo poco la sua presenza così costante ha preso ad annoiarti.

Dopo qualche mese hai realizzato che l’evento migliore che può accaderti è che l’uomo lasci aperta la porta della stanza, cosicché tu possa spiare in quella accanto.

Spiando oltre la soglia, hai addirittura potuto vedere un bambino entrare reggendo una scala a pioli; dalla tua stanza personale, l’hai visto arrampicarsi per i gradini per raggiungere un ritratto appeso alla parete e scarabocchiarlo con un pennarello, prima di scappare di corsa.

Hai colto un lampo di ilarità quasi isterica sul suo volto , quando è uscito in fretta e furia dalla porta.

L’uomo con gli occhiali sei era adirato sul serio quella volta e tu non ti sei stupito di vedere la bambina con i capelli corti convocata di nuovo per subire un interrogatorio riguardo a quell’ultima marachella. Certo non poteva rinunciare ad incolparla e sgridarla con crescente piacere.

Oltre all’uomo, alle tre ragazze e al bambino, hai preso nota degli altri abitanti della villa, che si sono presentati più sporadicamente dove tu hai potuto vederli.

Una bambina bionda e carina, dall’aria delicata, una con gli occhiali tondi e l’espressione indecifrabile. Ancora, una bambina sottile e seria, che si portava appresso una gabbia per canarini con all’interno una bambola a forma di uccellino rosso e una vestita di rosa, bionda e dall’aria nervosa.

Osservare i visi dei bambini da dietro un vetro e guardare l’uomo con gli occhiali ripete gli stessi movimenti tutti i giorni tutti uguali non è mai stato abbastanza. Le tue giornate sono state un susseguirsi di osservazione e noia.

Ma cosa potevi mai chiedere? Non ti serve stare con i tuoi simili e tutti si prendono cura di te. Nella sua stanza nella stanza hai tutto quello che ti occorre per vivere.

Sei andato avanti e indietro.
Avanti e indietro.

Avanti

Indietro.

Nella tua solitaria stanza nella stanza.

Fino ad oggi.

C’è la ragazzina con i capelli rossi con te ma sembra se possibile ancora più agitata del solito. Per la prima volta ti  guarda, lanciandoti uno sguardo cattivo e poi si precipita fuori, senza attendere il ritorno dell’uomo con gli occhiali.
Sei rimasto solo ma non è stato per lungo tempo.

Quando la porta si apre di nuovo, la ragazzina sottile e quella con gli occhiali fanno il loro ingresso; una ridacchia, l’altra indossa la sua solita espressione glaciale.

Ti senti ghiacciare anche tu quando puntano con decisione quasi famelica verso di te: vedi quattro palmi di mani appoggiate sul tuo vetro, poi due di queste invadono il tuo territorio. Ti senti afferrare e ti dibatti freneticamente, sconvolto dalla sgradevole sensazione.

Non serve a nulla: sei stato tratto a forza fuori dalla stanza e le ultime gocce d’acqua colano giù dal tuo corpo argentato; boccheggi con crescente disperazione ma nell’aria non trovi nulla che tu possa respirare.

Per la prima volta nella tua vita, senti parlare.

Quelle acute da bambine sono l’unico ricordo di voci che potrai mai conservare.

- Cosa ne pensi? Non ti sembra una sirena nubile?

- E’ perfetta.

Ti aspettavi qualcosa di diverso?

Adorato da Hoffman, ignorato da Diana, Clara e da Jennifer, così come da Thomas, Wendy, Eleanor, Meg e anche Amanda e tutti gli altri.

In fin dei conti, tutti loro ti sono indifferenti.

Non saresti uscito mai dalla tua stanza nella stanza, dal tuo acquario che è anche la tua prigione.

Avresti preferito morire in acqua, tutto qui.

Se la cosa può consolarti, su qualcosa avevi ragione: non lascerai mai più questa stanza, da vivo.

Sei la carpa del preside di un orfanotrofio.  

Sei una sirena in cattività.








La mia primissima fan fiction su Rule of Rose, che emozione!
E' una stupidaggine ed è anche noiosa ma ci tengo lo stesso a pubblicarla e vedere se qualcuno hai il tempo di recensire, così posso vedere le parti peggiori e ritentare.
Comunque, eccola qui.
Immagino che si sia capito che è dal punto di vista della carpa Koi di Hoffman che viene fregata nel capitolo "The Mermaid Princess"... Povera carpa ... Ho un debole per i pesci, non potevo ignorarla!XD

Un saluto chiunque leggerà!^^
Beverly Rose
  
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