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Autore: Piccolo Fiore del Deserto    18/05/2010    1 recensioni
« La tua lacrima con la mia. Una parte di me e una parte di te. Noi saremo sempre uniti, anche se le nostre strade dovessero prendere direzioni diverse. La conserverò come una sacra reliquia, sempre qui, al collo, vicino al mio petto. » spiegò semplicemente lei.
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lacrima di Sangue










« Victor… »

È un sussurro flebile quello che esce dalle labbra scarlatte della ragazza affacciata all’ampia finestra di una deliziosa casa in stile barocco francese.
I suoi occhi scuri sono fissi ad osservare la pioggia incessante che picchietta sul vetro, lasciando piccole gocce, che lentamente scorrono verso terra.
La mano destra che sfiorava appena l’abito di un rosso molto scuro, risale pian piano la sua figura. Dall’ampia gonna scorre sul corpetto ove, sul davanti, fili neri intrecciati le stringono bene il busto, risaltando le sue forme prosperose; poi risale ancora, soffermandola sul ciondolo che porta legato al collo.
E’ un ciondolo dalla particolare forma a goccia, scuro come il buio, e tutt’intorno intarsiato con particolari rifiniture in argento, conferendogli un poco di luce; è stretto al pallido collo con un delizioso nastro rosso. Tuttavia, la cosa più particolare è che all’interno della goccia sembra esserci uno strano liquido scuro anch’esso, e quindi difficilmente riconoscibile.
La ragazza lo stringe delicata nella mano destra, come avendo paura di romperlo; si capisce dai suoi lievi gesti che è quasi una reliquia di particolare importanza per lei. Guai se dovesse rompersi, o addirittura perderlo!
All’improvviso nell’oscurità, del pulviscolo bianco, simile a una spessa nebbia, sembra alzarsi al di fuori della finestra, che si apre come sospinta da una forte folata di vento.
Quell’aria s’insinua tra i folti capelli scuri della ragazza, che tuttavia non sembra spaventata, ma anzi un sorriso sfiora le sue labbra, come consapevole di ciò che sta succedendo.
« Alizée » sembra quasi che il vento la chiami. Poi, ecco che quel pulviscolo bianco inizia a prendere pian piano le sembianze di una figura umana, se così si può dire.
Alizée, questo il nome della ragazza, amplia il suo sorriso, mentre allontana la mano dal ciondolo e la tende verso quella figura, verso il suo…
« Victor, mon Ange. » sussurra delicata.
Qualche istante ancora e dinanzi a lei compare la figura di un giovane dalla bellezza sovrannaturale: lunghi capelli biondi e lisci gli scivolano lungo la schiena, occhi di un verde intenso la scrutano attento. La sua pelle – che s’intravede sotto a una camicia bianca lasciata un poco aperta - è color della luna, pallida in maniera inverosimile. Braghe scure fasciano le sue gambe perfette, e si concludono in alti stivali. I suoi tratti sembrano duri, ma pian piano si distendono, quando le rivolge un sorriso ammaliante.
« Ma Petite. » mormora a sua volta Victor, con un tono sì vellutato da rimanerne incantati. Le sue mani, fredde come il ghiaccio, accolgono quelle di lei in una stretta leggera, come se avesse paura di scalfire quella fragile creatura umana. Alizée non riesce a reprimere un piccolo brivido.
« Sei venuto di nuovo da me, ho temuto di non rivederti questa sera… »
« Come puoi solamente pensare una cosa simile, vita mia? Sai che ogni notte sono completamente tuo. E’ l’unica consolazione che mi resta, l’unico vero motivo per cui non pongo fine a questa vita infinita e mai voluta. » ribatte lui, mentre nei suoi occhi color smeraldo aleggia un’onda di tristezza.
« No, te ne prego, non parlare così. » lei allunga una mano, liberandola dalla stretta leggera di lui, e la va a posare sulle labbra scarlatte e carnose dell’amato, non avendo la minima paura di trovarsi dinanzi a una creatura simile. « E’ vero, non è stata una tua scelta divenire un… uno di loro. » non riesce ancora con facilità a proferire la parola vampiro, ancora le fa male… «… ma non devi mai pensare di porre fine alla tua vita, neanche se dovesse succedermi qualcosa di… brutto. » abbassa per un attimo lo sguardo e restano in un silenzio assoluto, rotto solo dalla pioggia che continua a scrosciare dal cielo, spruzzando delle gocce anche all’interno della stanza, avendo lasciato ancora la grande finestra aperta.
Ma loro non sembrano curarsene minimamente.
Dopo pochi istanti, lui allontana la mano di lei dalle sue labbra, e va a rialzarle il viso.
« Come pensi che potrei vivere anni, secoli e… tutta l’eternità senza mai più vederti? Alizée non capisci che per me tu sei la fonte più importante della mia vita, o forse dovrei dire di questa non vita che mi è stata concessa, non potendo scegliere. »
« Un modo forse ci sarebbe. Potresti… » si ferma un poco titubante, per poi continuare. « Potresti rendermi come te, così staremo insieme per sempre. »
I tratti del volto del vampiro si fanno più duri; gli occhi si accendono di una strana luce selvaggia, come quella di un lupo inferocito pronto ad attaccare. Inconsapevolmente si ritrova a stringere con troppa forza la mano di lei, che geme per il dolore. Tuttavia la sua rabbia non gli permette di fermarsi, rischia molto, ma non riesce ancora a bloccarsi.
« Credi che diventare un mostro simile sia qualcosa di bello? Credi che sia divertente dover uccidere persone per saziare questa estrema sete che ogni giorno ti ritrovi ad avere? Ti piacerebbe veramente vedere il volto di una donna, di un uomo, o addirittura un bambino in preda alla paura, e poi notare che pian piano la sua vita se ne va? Sei disposta a questa vita? » la fissa con insistenza, ma la presa ancora non si affievolisce. Lei continua a gemere per il dolore, mentre con la mano libera cerca di allentare quella presa, ma si ritrova a dover combattere contro una sorta di catena di ferro.
« Victor, mi fai male, ti prego torna in te. Victor! » strilla ora, mentre i suoi occhi scuri colmi di lacrime per il dolore provato, cercano quelli di lui, come volendo scalfire quella sorta di patina che la rabbia è riuscita a mettere dinanzi ai suoi occhi, ai suoi pensieri.
« Dimmi Alizée, è quello che vuoi? » insiste lui, alzando il tono di voce. La rabbia lo sta offuscando terribilmente, il solo pensiero di vedere la sua amata divenire un mostro come lui gli fa male, non riesce ad accettarlo, né a sopportarlo. Lei deve vivere. Lei, quella creatura così dolce e buona, adorabile, deve andare avanti. Non può pensare veramente di divenire come lui.
Le lacrime nei suoi occhi le appannano la vista, per poi ricaderle sulle gote pallide. Quella presa le arreca troppo dolore, non riesce più a sopportarlo, lui sta davvero rischiando di romperle una mano.
« No Victor, no. Voglio solo vivere per sempre con te, non perderti mai… tu non capisci. Non capisci! Lasciami, ti prego, mi fai male! » strilla con tutto il fiato che ha in corpo e, questa volta, lui sembra rendersi conto di ciò che stava per commettere, e allenta subito la presa.
« Oh… vedi cosa sono capace di fare? Dannato, sono un essere dannato. » indietreggia di un passo, mentre mostra i candidi canini dalla rabbia. Una sorta di suono rauco, simile a un ringhio esce dalle sue labbra, prima di portarsi le mani al viso.
« Un mostro ecco cosa sono diventato. Un mostro, per colpa sua! Sua! » si volta verso la finestra ancora aperta, e alza lo sguardo verso il cielo totalmente scuro. Nessuna stella e nemmeno la luna brillano in cielo. Solo nuvole, che coprono tutto. E la pioggia che fa da sottofondo al grido che non riesce più a trattenere.
« E’ solo colpa tua, maledetto Xavier! »


Qualche anno prima.
« Victor, guarda che tenero quel bambino. » disse la giovane Alizée, osservando un tenero bambino dai morbidi riccioli biondi e due splendidi occhi scuri. Lei e Victor passeggiavano lungo il viale principale di uno dei giardini più importanti della città francese nella quale vivevano, parlando del più e del meno, quando notò la presenza di quella piccola tenera creatura, che si divertiva a seguire una barchetta di carta scorrere su un laghetto.
« Quale? Oh, quello. Sì, vita mia, è davvero splendido. » replicò lui, rimanendo ad osservarlo per un poco, prima di spostar lo sguardo sulla sua splendida compagna.
Quel giorno lei indossava un elegante abito blu, dalla gonna ampia e un bustino con nastri e merletti ben stretto, atto a risaltare il suo corpo, e dalla scollatura tesa a mettere in mostra il decolté. Stivaletti neri con nastrini argentati ai piedi e, a completare il tutto, un delizioso cappellino del medesimo colore sul capo, lasciando scivolare al di sotto, sciolti, i suoi riccioli scuri. Al collo indossava il solito ciondolo a goccia, nero e argento, trattenuto da un nastro rosso scuro.
Lui indossava un completo composto da camicia bianca, gilet, braghe e giacca neri, secondo la moda del diciassettesimo secolo, e stivali ai piedi. Per finire un tricorno scuro sovrastava i suoi lunghi capelli biondi, trattenuti da un raffinato nastro nero.
Erano ormai diversi anni che formavano una coppia.
Come molte persone dell’epoca, anche loro erano stati destinati sin in culla, a stare insieme, e fortuna volle che, dopo un primo attimo di titubanza reciproca, si ritrovassero a piacersi ed infine ad amarsi. Strano forse, ma a volte poteva succedere.
« Chissà se in futuro avremo un bambino così bello. O forse una bambina! Renderebbe la nostra vita ancora più bella di quanto non lo sia già. » riprese lei, mentre un lieve rossore affiorava sulle sue gote.
« Sarebbe un sogno davvero, ma insieme possiamo realizzarlo. Perché accontentarci di un unico bambino, quando potremmo impegnarci ed averne molti di più! » esclamò lui, rivolgendole un sorriso malizioso, che mal si addiceva a una ragazza per bene. Lei difatti si ritrovò a sorridere imbarazzata, arrossendo ancora di più.
« Oh, sai che è sconveniente parlare in codesta maniera, mon cher. » replicò lei, seppure in fin dei conti non fosse una ragazza così pudica. « ma sì, sarebbe uno splendido sogno da realizzare. » concluse, rivolgendo un sorriso al suo amato, e accogliendo quello di lui.

La sera era ormai scesa, quando d’un tratto – proprio nel momento in cui si stavano incamminando verso casa - di fronte a loro si palesò un uomo, vestito con estrema eleganza e di una bellezza indescrivibile, tanto che sia Alizée, sia lo stesso Victor si ritrovarono ad osservarlo, quasi con insistenza. Non avevano mai visto un essere così perfetto, così delizioso: altezza media, ma un corpo perfettamente delineato. Aveva morbidi capelli mossi color dell’oscurità più tetra, che risaltavano ancora di più il pallore della sua pelle levigata simile a una bambola di porcellana, e le sue labbra color del sangue. I suoi occhi dalla forma felina erano di un azzurro molto chiaro, tendenti al grigio. Alizée non riusciva a smettere di fissarli, come incantata. Ma la cosa più assurda, è che anche Victor non poteva far a meno di farlo.
« Bonsoir a questa splendida cornice d’amore. » esordì, ampliando le labbra in un sorriso, e palesando un inchino forse troppo teatrale. La sua voce vellutata era piacevole da sentire, per nulla sgradevole. « Spero che mi perdonerete per ciò che andrò a dirvi, ma non posso far a meno di dire le cose che provo. Vi ho osservati a lungo oggi, e vi chiedo ancora perdono per questo, ma sono rimasto così incantato da voi, che vi ho visti bene per il mio prossimo spettacolo. Oh sì. Soprattutto Voi, monsieur. Avrei bisogno di un ragazzo dai morbidi capelli biondi, per recitare nella mia opera teatrale. » soffermò lo sguardo prima sull’una e poi sull’altro, e loro non sapevano cosa rispondere. Proprio nel momento in cui Victor provò ad aprir bocca, lo sconosciuto riprese. « Oh, non importa se non avete mai recitato. Le battute sono poche, è più la presenza che conta. E voi, siete perfetto per il ruolo. I vostri capelli così lucenti, i vostri occhi color smeraldo. Sì, decisamente. » Victor rimase sorpreso da una tale proposta, e poi guardò Alizée alla quale non era stato proposto ancora nulla. Nuovamente lo sconosciuto parlò prima di loro. « oh Mademoiselle, sfortunatamente per voi ancora non ho nulla, ma avrete la possibilità di assistere allo spettacolo, e vi prometto che nella mia prossima recita troverò un ruolo anche per voi. » le donò un sorriso talmente seducente, che lei si ritrovò ad arrossire, imbarazzata ma al contempo attratta da lui, pur non volendo. Le parole del giovane erano di una tale attrazione e seduzione, che non riuscivano proprio a dire nulla, o anche quando ci volevano provare, lui li interrompeva. Osservando Victor fisso negli occhi, aggiunse. « Sono sicuro che non rifiuterete. Mi trovate al teatro “Sang”. Chiedete di Xavier. » dopo un elegante inchino, si allontanò da loro, lasciandoli ancora una volta letteralmente senza parole.

L’indomani, dopo averne parlato una volta tornati a casa, Victor decise:
« Credo che andrò. Non ho mai recitato, ma non nascondo che sono molto curioso di saperne di più di quest’opera. Tu sei d’accordo, vita mia? Mi dispiace unicamente che non ci sia un ruolo anche per te… »
Lei gli sfiorò le mani e gli sorrise, per tranquillizzarlo.
« Amor mio, non ti crucciare così. Per la prossima opera avrò un ruolo, no? E sì, sono dell’idea che quel Xavier sia un uomo di grande talento, e mi incuriosisce molto. Vai da lui e, quando tornerai, mi metterai a conoscenza di tutto.»
Quella sera stessa, Victor si presentò al teatro dal nome infausto: Sangue. Non annunciava nulla di buono, ma lui non era per nulla superstizioso. Il teatro sembrava vuoto. Si guardò intorno come alla ricerca di qualcuno, e di colpo, spostando lo sguardo sul piccolo palco di legno, dove prima non aveva intravisto nessuno, vide Xavier.
« Oh, mio buon amico. Infine siete venuto. Eccellente. » esclamò quest’ultimo, congiungendo le pallide mani dalle dita affusolate tra loro, e sfiorando le rosse labbra con la lingua, lasciando intravedere per un attimo dei denti più aguzzi. Victor però non sembrò farci troppo caso, e gli si avvicinò.
« Monsieur Xavier, sono qui. La vostra proposta mi ha colpito e sorpreso, e mi trovo interessato a quella parte. Ma ditemi ora, gli altri attori devono ancora arrivare, e quale sarà più precisamente il mio ruolo nella vostra opera? Di cosa parlerà? » la curiosità negli occhi di Victor era palese, ma in contrasto negli occhi di Xavier compariva un insano desiderio.
« Venite mon cher, venite più vicino a me. Gli attori arriveranno, sì, domani probabilmente, o chissà. » con un gesto della mano lo invitò ad avvicinarsi, e Victor, come estasiato da lui, non se lo fece ripetere. Una volta vicino, Xavier riprese « questa sera saremo solo noi due. Tu, il mio tenero attore dai capelli dorati, ed io… » iniziò a sfiorare il viso di Victor, che lo osservò sempre più perplesso, non comprendendo quel suo fare, tuttavia non cercò di scansarlo, come bloccato da una presa invisibile.
 « Siete davvero una creatura splendida. » continuò con voce bassa, soffusa, deliziosa. La mano gelida scese sul collo di lui e lì si fermò. Victor non riuscì a reprimere un brivido a quel tocco. « Potreste divenire come me… potreste essere una creatura divina. Il mio angelo infernale, al mio fianco. Oh sì. Delizioso. Siete perfetto. » di fronte a quelle parole, Victor cercò di scostarsi.
« Cosa volete dire? » domandò, turbato.
« Oh, lo saprete presto. » e non lasciandogli neanche il tempo di replicare o fuggire, un lampo accese i suoi occhi, e subito, con uno scatto felino, gli piombò addosso. Lo strinse con forza innaturale a sé… « Sarai mio. » sussurrò appena, prima di sprofondare i canini sul suo collo e suggere quel liquido denso e delizioso, sua fonte di vita.
Un dolore accecante colpì Victor, il quale lasciò sfuggire un grido di terrore e sofferenza, poi fu scosso da un piacere indescrivibile a parole, che lo spinse a gemere più volte.
Ed infine il buio.


Alizée non riusciva a star tranquilla. Il suo Victor era andato all’appuntamento con quello sconosciuto, e da quel momento non era più tornato. Un immenso terrore si era impadronito di lei: Chi era veramente quello sconosciuto? Come avevano potuto acconsentire così in fretta? Cosa aveva fatto loro, per provare una simile attrazione? Ma soprattutto, cosa aveva fatto al suo amato Victor? Il cuore palpitava, quelle poche volte che riusciva a dormire i sogni erano confusi, orrendi, e finiva sempre per svegliarsi nel cuore della notte, urlando e in uno stato di forte agitazione.
« Victor…»
Si ritrovò a sussurrare, una notte in cui, la pioggia incessante batteva alla finestra. Indossava solo una sottoveste candida, ma non riusciva a prendere sonno. Quella notte non poteva fare affidamento neanche alla luna, coperta dalle nuvole in cielo. D’un tratto, una sagoma scura comparve proprio dinanzi a lei, al di là della finestra, e le fece cacciar un urlo, prima di crollare a terra svenuta.
Quando si riprese, aprì pian piano gli occhi, sentendo un tocco gelido sul suo viso, come se le passassero sopra del ghiaccio. Sbatté un poco le palpebre, per meglio visualizzare intorno a sé, e si ritrovò distesa sul suo letto a baldacchino, mentre un viso conosciuto si chinò verso di lei.
« Victor? Sei proprio tu? » incredula, si alzò lentamente dal letto, mettendosi seduta, e osservò meglio il viso del suo amato. Era più pallido del solito, più emaciato, ma di una bellezza ancora più incredibile di prima. Le labbra erano ancor più rosse, gli occhi sembravano risplendere di una strana luce. I folti capelli erano ancora più dorati, se possibile.
« Sì… sono io, ma vie… » la sua voce, seppur triste, era più vellutata, così simile a quella di Xavier, che la fece rabbrividire.
« Cosa ti è successo? Cosa ti ha fatto quell’essere? Chi era? » troppe le domande a cui rispondere, ma Victor le pose delle dita gelide sulle labbra.
« C’è tanto da dire, ma ho paura che una volta detto tutto, tu non mi vorrai più. Io non sono più il solito Victor, il tuo amato Victor, seppure le mie sensazioni, quello che provo per te non può svanire così nel nulla. Sai perfettamente che tu per me sei tutto, ma ora… » spostò le dita dalle sue labbra. « lui, Xavier, non è quello che sembra. E’… un vampiro. » quella parola provocò una smorfia sulle sue labbra e una reazione di visibile paura negli occhi della sua amata.
« E… ora… tu… » non riuscì a formulare una frase di senso compiuto, e fu Victor a concludere.
« Sì, ora anch’io sono un vampiro…un essere assetato di sangue, immortale, un… mostro. » la sua voce di velluto, fu sostituita da un suono simile a un ringhio che sembrava nascere dal suo petto. « non ho potuto scegliere. Lui ha voluto così, ed io non sono riuscito ad oppormi. Non l’ho voluto io, mi disprezzo, e preferirei di gran lunga uccidermi. Ma, volevo vederti un’ultima volta. Se tu non vorrai più vedermi, mi reputerai un mostro, lo capisco. Almeno potrò morire più sereno, avendoti rivista. » sorrise amaro e, osservando il volto spaventato dell’amata, si alzò, certo della sua risposta già prima che potesse parlare. Tuttavia, lei si riscosse e gli prese quella mano gelida, stringendola forte.
« No. Non te ne andare, non puoi lasciarmi sola. Tu sei sempre il mio Victor, ed io non posso smettere di amarti… resta con me, posso farcela, o forse posso diventare come te, così…» ma non riuscì a concludere che lui si voltò, guardandola come un animale inferocito. « MAI! » gridò. « non diventerai mai come me, è fuori discussione!» di fronte a quell’atteggiamento ostile, così diverso dal suo amato Victor, lei ritirò la mano e si ritrovò a rabbrividire spaventata. Calde lacrime affiorarono nei suoi occhi scuri e, a quella visione, lui tornò a rilassarsi, avvicinandosi di nuovo a lei. « Tu devi vivere amor mio. Se vorrai, io ci sarò sempre per te, come un custode silenzioso. Ma devi andare avanti, anche se non sarò più il tuo amato consorte, il futuro padre dei tuoi bambini. » a quelle parole, l’animo del neo-vampiro palesò la sua natura ancora fortemente umana. Una lacrima scese dal suo occhio destro, ma era una lacrima scarlatta, come il sangue, o meglio fatta di sangue stesso.
Non comprendendone il motivo, Alizée si ritrovò ad aprire una parte del ciondolo che portava al collo, e lasciò scivolare quella lacrima all’interno, aggiungendo poi una delle sue lacrime. Lui la guardò, stupito, chiedendosi il motivo di un tale gesto.
« La tua lacrima con la mia. Una parte di me e una parte di te. Noi saremo sempre uniti, anche se le nostre strade dovessero prendere direzioni diverse. La conserverò come una sacra reliquia, sempre qui, al collo, vicino al mio petto. » spiegò semplicemente lei.
Rimesso al posto il ciondolo, si ritrovarono ad abbracciarsi. Così stretti l’uno all’altra, fino all’alba, quando lui sarebbe dovuto andar via, per non morire.


Alizée guarda il suo amato disperato accanto alla finestra ancora aperta. La pioggia non cessa, come quella volta in cui lei ha scoperto della nuova natura di Victor. Al ricordo, torna a sfiorare il ciondolo, incurante del dolore all’arto. Fa male, è vero, ma è un dolore sopportabile. Sa bene che ce ne sono altri, anche non curabili.
Tossisce una volta, ancora e di nuovo. La tosse non vuole smettere, ma non è la prima volta che accade. E’ colpa del freddo che entra dalla finestra? Lei sa benissimo che non è così. Sempre tossendo, sfila un fazzolettino candido dalla tasca della veste e, allontanandosi da lui, lo posa sulle labbra. Un altro colpo che scuote il suo ormai fragile corpo e, quando va a scrutare il fazzoletto, lo vede macchiato: rosse gocce di sangue macchiano quel candore.
L’odore del sangue fa riscuotere Victor, che ruota il capo con uno scatto repentino verso di lei. Lei spalanca gli occhi, dai quali trapela tutta la paura provocata dallo sguardo di lui: famelico, avido, desideroso. Come spinto dalla sua nuova natura, lui si umetta le labbra scarlatte con la lingua, e poi scatta con un balzo felino verso di lei. Lei trema visibilmente come una foglia spazzata via dal vento, mentre lui l’abbraccia forte, troppo forte.
« V-Victor… » sussurra flebile, cercando di farlo rinsavire. « Amore mio… c-che vuoi fare? Lasciami Victor, lasciami… » non riesce ad urlare, troppo impaurita, troppo stanca e malata. Si sente fragile, troppo, e non riesce a trovare la forza di reagire, o forse è conscia del fatto che lui sarà sempre troppo forte per lei.
Lui non dice nulla, la guarda intensamente, desideroso di lei, desideroso del suo sangue. Inspira quel dolce odore, e sembra entrare in una sorta di estasi. Non c’è più umanità in lui, sembra che la bestia prenda il sopravvento.
« V-Victor no… non puoi uccidermi… ti prego…» continua lei, ma è tutto inutile. Per un attimo lui la guarda negli occhi, ma è come se fosse cieco. Lì, davanti a lui, c’è solo la sua preda, il suo cibo, non più la donna che ama.
« Delizia… » sussurra lui, per poi sorridere con una sorta di sadismo, che non fa parte di lui.
Con una mano la tiene ancora stretta, con l’altra le sfiora i lunghi riccioli neri, per poi scendere delicato sul viso.
« Ti prego…» ancora lo scongiura, inutilmente, guardandolo negli occhi. Le sue labbra hanno ancora il profumo del sangue. Lui le sfiora con un dito, avido, per poi succhiarlo.
« Sei deliziosa, mia vita. » mormora ancora, macabro, prima di avvicinare le sue labbra a quelle di lei, suggellandole con un bacio che non ha nulla di dolce. E’ peccaminoso, avido, seducente. La sua lingua s’intrufola alla ricerca di quella di lei. Con forza, con prepotenza. I canini sfiorano appena le sue labbra, ma quel tanto che basta a ferirle, e far uscire ancora quel nettare afrodisiaco per lui.
Poi la mano scorre verso il collo, va a sganciare il nastrino, con foga, e questo – cui era attaccato il ciondolo – cade a terra, facendolo infrangere in mille pezzi.
A quel rumore il cuore di Alizée si spezza. Lui non si era mai comportato così con lei; anche in quella natura l’aveva sempre sfiorata con cura, senza farle male. Ora non è più il suo amore. Quel gioiello al cui interno erano mischiate le loro lacrime, ormai è ridotto in mille pezzi, come ora lo è il suo cuore e presto la sua vita. Non lotta più, solo le lacrime, insistenti, escono dai suoi occhi. Spossata, lo lascia fare, conscia che non potrà più fermarlo ora che la bestia ha preso possesso di lui.
Lui lascia libere le labbra dell’amata, e un bacio dopo l’altro, languido arriva al collo. Continua a baciarla, con estrema passione. Il contatto del gelo con il collo caldo di lei, la fa sussultare. E’ un gioco denso di paura ma anche di eccitazione, al quale non può sottrarsi. Ma in fondo, se deve morire, è meglio morire tra le sue braccia.
La mano che non la tiene ferma, scivola sul suo seno, accarezzandolo con desiderio, cercando di slacciarle il corpetto, o quantomeno di allentarlo. La bestia non ragiona più. La vuole, intensamente.
Le labbra di lui si fermano, e, trovato il punto perfetto, estrae i canini, infilzandoli rapidamente nella carne.
Lei si ritrova ad urlare di dolore. In quel momento riprende come a lottare, con la voglia di sottrarsi a tutto ciò, di farlo ragionare.
« Victor… amore, no… » ma quella sorta di urlo, viene smorzato di nuovo. Non ce la fa, è tutto inutile.
Lui sugge quel sangue, come un bambino succhia il seno della madre. E a quell’attimo di estremo dolore, segue un piacere che man a mano si fa sempre più intenso. Lei si lascia andare e, seppure sappia perfettamente che rischia di morire, si ritrova a gemere, più volte. Si ritrova a sorridere ora, colta da un’estasi assoluta, che mai aveva provato finora. E’ un’estasi impossibile da descrivere a parole, un piacere immenso che si può solo provare.
Con la mano sinistra continua a stringerla, con l’altra le sfiora il seno. Avverte il suo cuore farsi pian piano più lento, la vita sembra scomparire un attimo dopo l’altro.
Solo quando ormai il battito si è fortemente ridotto, Victor torna in sé, e si stacca rapidamente dal suo collo, tenendola comunque tra le braccia, ormai incapace di rimanere dritta in piedi.
Negli occhi di lei si vede la stanchezza, e un alone che sembra appannarli.
« Oh no! Che cosa ho fatto! Vita mia, mio unico amore! » solo ora si rende conto di ciò che è successo, solo ora che ha ripreso il sopravvento sulla bestia che è in lui.
« No, Alizée, ti prego non lasciarmi… » mormora, mentre le sfiora il viso, allontanando quelle ciocche scure che le scivolano sugli occhi.
Lei, ormai a contatto quasi con la morte, lo guarda e, con uno sforzo estremo, tenta di sorridergli.
Sa che ora è tornato di nuovo in sé.
Cerca di alzare una mano, tremolante, verso il viso di lui. Ma è troppo pesante farlo. Lui la prende con la sua, e la posa sul suo volto.
« Victor, amore… » è difficile parlare, non ci riesce. I suoi occhi però dicono tutto: non preoccuparti… ti amerò per sempre.
« No, non posso lasciarti morire. No. Non posso essere io la causa della tua morte! » i sentimenti umani lo divorano, gli straziano l’anima – se ancora ne ha una – e non gli permettono di ragionare con attenzione.
« Non posso renderti come me… ma forse è meglio. Sono troppo egoista, non voglio lasciarti andare, ho bisogno di te…»
Cercando di non lasciarla cadere a terra, con un’unghia si sfregia il braccio opposto, lasciando sgorgare delle gocce di sangue. Proprio come Xavier, aveva fatto quella volta con lui.
Le avvicina alle labbra di lei, ma proprio in quel momento, il corpo dell’amata ha una sorta si spasmo: s’inarca più volte, come spinto da una corrente elettrica. E poi, anche l’ultimo battito cessa del tutto.
E’ troppo tardi.
Nuove lacrime di sangue sgorgano dagli occhi di lui, che prova ugualmente a far gocciolare il sangue nelle labbra di lei, ormai priva di vita. E’ inutile, tutto inutile.
Di fronte ormai alla certezza della morte, un urlo straziante nasce dal petto, e sgorga dalle sue labbra. L’urlo di un vampiro innamorato, che non ha scelto quella vita, ed è artefice della morte della sua amata.





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Nata così, per caso.
L'ho letta e riletta perchè non sapevo se proporla o meno, ma alla fine ci provo.
Alla fine mi piace, e spero che potrà piacere anche a voi.


ps. Non so se il titolo è già stato usato da altri prima di me, poichè non conosco tutti i titoli delle storie, ma mi sono scervellata a trovarne un altro attinente alla storia, ed infine l'unico più attinente era questo.

   
 
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