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Autore: Diana924    18/05/2010    1 recensioni
Sonja deve passare la notte in una casa disabitata. Scoprirà qualcosa che non dovrebbe esistere...
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A mezzanotte tutti i gatti sono grigi recita un proverbio francese, ma per me mezzanotte sarà la fine. La fine di tutto. Maledetto il momento in cui ho dato retta a mia sorella e ho deciso di scommettere con mio cugino.

A Varsavia, vicino il Saxon Garden, c’è una casa, chiamata “ La casa dei serpenti ”, ricordo che da bambini i nostri genitori ci dicevano sempre di non andarci, che era pericoloso.  Io, Sonja Mescaska, avevo dieci anni, quando per la prima volta infransi questo avviso ed entrai nel giardino. Volevo solo recuperare una palla che avevo perduto. Il giardino non era per niente curato, vi erano molte erbacce e qua e là prosperava anche un roveto molto spesso. Per somma sfortuna la mia palla era finita lì, così mi mossi e facendo molta attenzione la recuperai, anche se ormai era sgonfia. Fu allora che lo intravidi. Era qualcosa di repellente, e si muoveva strisciando, poi non mi ricordo altro. Mi sembrava che mi avesse seguito e che mi conoscesse da sempre. Inutile aggiungere che fuggii a gambe levate. Tornata a casa non raccontai niente ai miei genitori, ma non seppi spiegare perchè la palla si fosse sgonfiata. Ebbi incubi per i successivi tre anni. Sempre la stessa “cosa” che si muoveva e che mi fissava, e proprio mentre stavo per vederle il volto, mi svegliavo di soprassalto. In ogni caso ormai erano passati dieci anni e ogni volta che ripensavo a quell’episodio mi davo della scema condizionata dalle leggende urbane, ma sotto sotto avevo ancora un residuo di paura. Adesso ho ventuno anni.  Il giorno del compleanno di mia sorella Marja accadde un avvenimento che non potrò mai dimenticare. Mio cugino Andreas, venticinque anni, laureando in economia mi propose una sfida. << Dovrai passare una notte dentro la “ casa dei serpenti ” >>. << Se lo faccio che cosa ci guadagno?  Tu hai tutto da guadagnarci, io invece non ho niente! >> esclamaii, il ricordo di quello che avevo visto stava ricominciando a tormentarmi. << Si dia il caso che conosca il professore che sarà il tuo relatore per la tesi, potrei metterci una buona parola, è il fratello della mia fidanzata >>. aggiunse. << Io direi più precisamente moglie, o futura moglie - s’intromise mia sorella Marja- papà e lo zio Sasha non sono contenti di quello che hai combinato! >> << Come facevo a sapere che Alija non si era mai sbronzata in vita sua? A me capita una volta al mese! >> ribatte lui. << In ogni caso ti sposi fra due mesi, e fra otto noi due saremo zie! >> aggiunsi io.

<< Quindi, ricapitoliamo: Sonja va nella “ casa dei serpenti ”, ci passa una notte, io e Marja abbiamo delle ricetrasmittenti per metterci in contatto con te, e il giorno dopo esci, vai al Saxon Garden, ci vediamo lì, più 100 zloty per te >>. << Una cifra simbolica, giusto? >> aggiunsi. << Che ci vuoi fare? Il matrimonio sta dissanguando le mie finanze e così ti posso offrire poco! >> ribatte lui sfoderando un sorriso sarcastico. << E va bene ci penserò su e ti farò sapere, Andreas! >> esclamai irritata, sapeva sempre come provocarmi. La sera dopo ne parlai con Marja, ed entrambe decidemmo di tentare la sorte, così iniziai a preparami. Marja bramava di sapere che cosa ci fosse all’interno della “ casa dei serpenti ” e perchè i nostri genitori per anni ci avevano vietato di entrarci.

Due sere dopo quella conversazione con Andreas e Marja ero pronta. Devo aggiungere che fu Marja a convincermi, io non avevo alcuna intenzione di tornare là dentro. Naturalmente non le avevo mai rivelato quello che mi era accaduto a dieci anni.

Ci trovammo vicino la casa ed Andreas ci aveva portato delle ricetrasmittenti, dopo che m’informai su dove Marja avesse dormito quella sera presi il coraggio a due mani ed entrai.

Quello che vidi illuminando il percorso con la torcia non mi sorprese: le erbacce e i rovi continuavano imperterriti a crescere, ma qualcos’altro invece m’incuriosì. Sembrava che alcuni punti del giardino fossero stati più “ usati ” di altri, vi erano dei solchi profondi ma nessuna impronta. Ripensandoci con più attenzione mi resi conto che avevo già visto quei solchi. Era stato undici anni fa, ma ero troppo occupata a cercare la mia palla per farci caso. Ma poi vidi, appoggiata alla porta, una bicicletta, non era in condizioni pessime ma prossime ad esserlo. Chiunque avesse una simile bicicletta doveva usarla poco, ma da tanti anni. Per un secondo rimasi ferma a guardarla, poi presi la ricetrasmittente e chiesi istruzioni ad Andreas, non era previsto che ci fosse qualcuno. << Ma che sarà mai? Un guardiano notturno? Stai in guardia. Una coppietta? Improbabile, nessuno vi entra da almeno vent’anni >> mi rispose. << Non è vero - lo interruppi - io sono entrata nel cortile undici anni fa >>. Finalmente avevo trovato il coraggio di rivelare quello che mi era accaduto. << Non mi dire?! E’ per quello che hai avuto paura quando ti ho proposto questa stupida scommessa? Non fa niente, ora esci e ci raggiungi a casa mia >>. L’invito suonava invitante. Ma avevo preso un impegno con me stessa. << La tua offerta è stuzzicante, Andreas, ma ormai sono qui, voglio arrivare in fondo a questa faccenda e voglio smettere di avere gli incubi, sono undici anni che ho paura, e ora di dire basta >>. << Va bene, fai come ti pare, ma sappi che se non ce la fai ti aspettiamo a casa >> mi rispose Marja, erano veramente preoccupati.

Mi avvicinai al portone, volevo solo toccarlo, ma sorprendentemente si spalancò, rivelandomi il primo orrore della “ casa dei serpenti ”. Giaceva vicino la porta, attorno al suo corpo c’era una catena, doveva aver lottato a lungo prima di arrendersi alla morte, e la porta si era aperta perchè lui era scivolato. A prima vista sembrava un serpente come tanti. Fu quando lo colpii con un fascio di luce che mi resi conto di quale mostruosità era stato. Infatti quell’essere non aveva una coda, ma da entrambe le estremità sbucava una testa! Pensai agghiacciata a cosa doveva aver provocato la morte, se la sua condizione o dell’altro. In ogni caso di quell’infelice essere non restava che la pelle, ma appena lo sfiorai si dissolse in polvere finissima, segno che era morto da tempo. << Un’anfesibena, il rettile a due teste di cui si parlò nella Farsalia >> aggiunse Andreas dalla ricetrasmittente, a cui avevo descritto quella cosa.

<< E’ possibile che un essere del genere possa esistere? E non essere semplicemente un’invenzione letteraria? >> gli domandai. << Fino a cinque minuti fa credevo che fosse improbabile che esistesse un serpente a due teste, ma ora mi devo ricredere, peccato che non ci siano delle foto >> mi rispose Andreas scoraggiato. << E chi lo dice? Prima di toccarlo gli ho fatto una foto con il mio cellulare >>. << Sonja sei un genio! Davvero, peccato che sia morto >> s’intromise Marja. << Io davvero non ti capisco Marja, un essere del genere… vivo! Io gli avrei augurato solo una morte veloce e indolore per evitargli una vita di stenti >> replicai, la superficialità di mia sorella mi sorprendeva sempre. Continuai ad avanzare. Mentre mi avvicinavo alle scale m’imbattei in un’altra cosa, solo che questa aveva tre teste e un abbozzo di zampe. Questa volta Andreas non sapeva che pesci pigliare, quell’essere era troppo strano perchè potesse essere soltanto concepito. Stavo per iniziare a salire le scale, quando mi resi conto di una cosa, quella creatura era ancora viva, o meglio, stava agonizzando. Quando chiesi ad Andreas come mi dovevo comportare lui mi rispose << La vita di quella cosa sta per finire, sarebbe ingiusto prolungarle l’agonia, quindi prendi qualcosa e schiacciala >>. Il consiglio era giusto, ma esitai; alla fine presi un candelabro e lo colpii su tutte e tre le teste. Il suo ultimo sguardo mi sorprese, sembrava che mi stesse ringraziando. Dopo che ebbi posato il candelabro su un tavolinetto, mi resi conto di una cosa, era stato utilizzato, e di recente, quindi qualcuno era venuto nella casa. La cosa mi terrorizzò, come spiegare ad un ipotetico padrone di casa il perchè io, Sonja Mescaska, ero lì. Mentre cercavo una risposta che potesse essere giudicata accettabile udii un suono. Proveniva dal piano di sopra. Salii precipitosamente le scale, quando arrivata in cima temetti di svenire. In un contenitore di vetro, riempito fino all’orlo di uno strano liquido un serpente, piccolo ma con aria letale, si agitava contorcendosi. Ad un certo punto mi sembrò di assistere ad un’illusione ottica: sembrava che il serpente non avesse mai fine, ogni volta che si girava vedevo una nuova testa. Poi mi resi conto che non era un’illusione ottica. Cercai di rompere quel contenitore, ma mi resi conto che sarebbe stata una condanna a morte, quel serpente non sarebbe riuscito a sopravvivere senza acqua. Così arrivaii al secondo piano. Questo piano era in condizioni migliori del primo, dove le ragnatele proliferavano indisturbate. Mi resi conto che da una stanza dall’altra parte della stanza splendeva una luce, qualcuno si trovava dentro. Certamente il padrone della bici.

Mi avvicinai con cautela e ascoltai. Ricordo ancora quello che udii. Erano due, uno sulla trentina, biondo, alto, ma mal vestito. L’altro era l’esatto contrario: doveva avere circa sessant’anni, quasi calvo, più basso di me e vestito con gusto. Stavano litigando. Il primo disse al secondo che forse era meglio fermarsi, il secondo non era d’accordo, sosteneva che era da idioti interrompere gli esperimenti ora, che erano vicini all’obbiettivo più delle altre volte. Il primo invece voleva fermarsi, sostenendo che era anti - etico, anti - umano, anti tutto; che era impossibile per loro ricreare in laboratorio la “signora delle vipere”, un insieme di vipere apparentemente immortale. << Ti sbagli - lo contraddiceva l’altro - ci siamo quasi, quello creato un anno fa ne è la prova più evidente, avremmo già finito se non ti fossi fatto prendere dagli scrupoli e non fossi andato a Stettino per due mesi, conosci i patti, nessuno si deve muovere da qui finché non avremo finito! >> << Prova? Prova? Quell’essere è costretto a vivere in vitro e ci resterà sicuramente per tutta la vita, abbiamo sbagliato, non gli abbiamo creato i polmoni, è il nostro più grande fallimento, gli altri almeno sono sopravvissuti al secondo anno, lui ha serie possibilità di non farcela, e per quanto durerà? Farai come hai fatto per gli altri! Lo incatenerai da qualche parte in casa e poi lo lascerai morire di fame, e sarà un’agonia estenuante, l’anfesibena ha resistito sei mesi e tre settimane prima di tirare le cuoia >> replicava l’altro, alzando la voce fino ad arrivare ad un tono isterico. Fu allora che mi spaventai davvero, quando il secondo impugnò una pistola e mentre la puntava verso il socio per sbaglio fece partire un colpo. Il proiettile si conficco a circa tre centimetri da me, ma colpì lo zaino dove tenevo il sacco a pelo. Il rumore si senti distintamente. Non persi tempo a vedere quanto tempo impiegavano quei due per giungere alla conclusione che qualcuno li aveva spiati, perchè girai su me stessa come un trottola e iniziai a correre.

Mentre cominciavo a scendere le scale sentii una porta che si apriva e dopo dei passi. Faci l’unica cosa he mi sembrava sensata: presi il contenitore con il serpente e lo infransi per terra. Poi ripresi a correre.

Udii dei rumori e un urlo, il serpente doveva aver morso uno dei due prima di morire.

Poi non mi ricordo niente, solo che prendevo la bici e che mi dirigevo a tutta velocità a casa di Andreas. Ricordo anche che lui e Marja mi aspettavano, che mi diedero qualcosa da bere e che mi misero a letto. Oggi, sono passati nove giorni, ho ricevuto una lettera, dice soltanto “ so chi sei, so dove abiti, a mezzanotte ”; ho una paura tremenda. E’ suonata adesso la mezzanotte, e qualcuno bussa alla mia porta, devo andare a vedere che è.

   
 
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