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Autore: ignorance    18/05/2010    10 recensioni
« Beh, ma devo ancora pulire le stalle »
Genere: Generale, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Commenti dell’autrice: Non mi ucciderete, spero, se ho deciso di cimentarmi in una delle mie solite ignote –e corte, direi- ispirazioni notturne D: Non ho idea di cosa pensare di questa one-shot, in realtà avrei un disperato bisogno dei vostri pareri, cari posteri XD In cambio regalerò tanto amore a chiunque recensirà e magari qualche ciambella *sparge ciambelle in giro *
Credits: I personaggi non mi appartengono, purtroppo èé Però posso giocarci :D Il che èun male per voi e un bene per me, ma sto divagando *sventola le mani *


***

Un leggero colpetto alla spalla lo fece voltare.
« Sire, quando comincia? »
Arthur ridacchiò, agitando una mano.
« Tra poco, Merlin. Adesso sta’ zitto e aspetta. »
Merlin sbuffò. Dall’ultimo “tra poco” erano passate ore. E lui che si era persino agghindato per l’occasione, svegliandosi qualche ora prima del dovuto! Per non parlare della sfiancante preparazione del “Principe” compresi lucidatura della spada e dell’armatura. Ma a che cosa gli servivano, poi? Non doveva nemmeno combattere.
Lanciò uno sguardo esasperato alla figura scintillante e senza macchia di Arthur Pendragon, la cui armatura sembrava brillare di luce propria. Tutto grazie a lui, ovviamente.
Come faceva a non essersi ancora messo a gridare dalla disperazione? Faceva un caldo pazzesco!
Un altro squillo di tromba.
Merlin si mordicchiò il labbro inferiore, facendo ondeggiare il proprio peso da un piede all’altro, dondolando la testa.
Per fortuna, si disse, era il valletto del principe.
Fissò lo sguardo sulla folla sotto di lui, vista dalla prospettiva del balcone del palazzo, accalcata e vociante. Chissà che caldo! Pensò, sventolandosi il viso con la mano.
Un boato si levò dalla vociante marea di persone, che si sollevarono come un sol uomo in una perversa imitazione di un’onda.
Merlin si guardò intorno, smarrito: non vedeva arrivare nessuno.
Arthur sorrise, mormorando qualche ringraziamento all’aria.
Si era spostato una ciocca di capelli dal viso! Ecco spiegato tutto quel rumore.
Merlin soffocò un singhiozzo disgustato. Tutto quel rumore per così poco? Se gli avessero dovuto lavare la schiena tutte le mattine non avrebbero certo avuto quella reazione.
« Sire, quanto manca? » sbuffò ancora, accostando le labbra all’orecchio del principe, che si scostò bruscamente per rivolgergli un sorriso amabilmente sadico.
« Merlin, ma tu non stai mai zitto? » domandò stizzosamente, scoccandogli un’occhiata divertita.
« Non quando sto morendo di caldo e di NOIA »
Il principe spalancò le labbra, momentaneamente sbigottito; ma si riprese dopo qualche secondo, distendendo le labbra in un candido sorriso.
« Oh, ma quanto mi dispiace » asserì scuotendo la testa, assumendo una melodrammatica espressione di puro dispiacere.
Inutile dire che si tradì con una smorfia stizzita nel preciso momento in cui Merlin quasi credette alla sua comprensione.
« Almeno ditemi quanto manca » tentò cautamente questi, afflitto.
Arthur ridacchiò.
« Oh, solo qualche ora » proferì leggermente, come se stesse parlando del tempo.
« Eh?! »
Merlin sgranò gli occhi, spalancando le labbra in un muto grido d’orrore. Si era svegliato al canto del gallo per prepararsi adeguatamente, quando avrebbe benissimo potuto svegliarsi con tutta calma, e magari concedersi una colazione decente?
« Suvvia, Merlin » lo incitò Arthur in tono diplomatico, tradendosi immancabilmente con un sorrisetto beffardo « Arrivano da molto lontano, e si meritano un’accoglienza adeguata. Questa è la tua prima parata, vero? » la sua domanda rimase in sospeso, resa retorica da una smorfia di disappunto sulle sue labbra.
Merlin annuì ad ogni modo, diffidente. Non pensava certo che valesse la pena lavorare come un mulo per vedere qualche cavaliere stereotipato brandire la spada in aria! E se si parlava di musica, il canto del gallo gli andava benissimo. Per non parlare, poi, di Gaius che canticchiava come una ragazzina mentre preparava unguenti per Uther.
« Ti piacerà, vedrai » mormorò gaiamente Arthur, sorridendo.
Merlin soffocò uno sbadiglio, facendolo morire sulle labbra.
Come no.
« Non posso.. » si decise a tentare « ..andare a pulire le stalle? Ora che ci penso, ieri ho lasciato il lavoro a metà. » tentennò leggermente, cercando di risultare convincente.
Meglio la gogna che rimanere lì, immobile, ad aspettare.
« No. Le pulirai dopo, mio diligente valletto » Arthur ghignò apertamente. « Anzi, potrai anche pulire la mia camera, lavare i miei vestiti, farmi il bagno e lucidare l’armatura. »
Merlin si costrinse a sorridere. Che signore magnanimo aveva avuto la fortuna d’incontrare!
Silenzio.
Brutto segno.
« Ma… »
Arthur gli schiaffò una mano sulla bocca, interrompendo il flusso di parole superflue e di fiato.
« Ebbene, vuoi perdere un po’ di tempo? » insinuò arricciando le labbra in un sorrisetto deliziato.
Merlin annuì, incerto. Qualsiasi cosa pur di andarsene di lì.
« In realtà ho un po’ di caldo. Credo che dovrai sfilarmi l’armatura e lucidarla nuovamente. Abbiamo un po’ di tempo prima che la parata inizi, del resto. Mi aspetto che tu sia veloce, preciso ed efficiente. » Cosa impossibile, d’altronde. Arthur gli rivolse un sorriso beffardo e si diresse nelle sue stanze, provocando qualche lamento sparso tra la folla.
Merlin fu costretto a seguirlo, lanciando un ultimo sguardo alla folla e suscitando niente più che il suo stesso sospiro di fastidio.
Arthur si fermò solo davanti alla porta, aspettando che Merlin l’aprisse, ed entrò voltandosi a squadrarlo con le mani piantate nei fianchi, in attesa.
Merlin cominciò a sfilargli l’armatura, pezzo per pezzo, con una sorta di rassegnazione mista a calma divina dipinta sul volto.
« Sai, non ho vestiti puliti. Gli altri li dovevi lavare tu » asserì il Principe senz’alcun cenno di preoccupazione.
Merlin annuì distrattamente, ormai insensibile a qualsiasi impulso inviatogli dal cervello.
« E questo significa… » ponderò Arthur con un grande sorriso, aspettando che il suo caro valletto continuasse per lui.
« ..che dovrò prestarvi i miei vestiti? » Merlin arrivò a quest’ovvia risposta senza rammentare con chi stesse parlando. Errore epico.
Arthur emise un gemito addolorato, ed una smorfia disgustata si dipinse ad arte sul suo volto.
« Giammai! » esclamò melodrammaticamente, posandosi una mano sul capo nell’atto puramente artistico di svenire. « Non li metterei per tutto l’oro del mondo » puntualizzò successivamente in modo meno enfatico, con una punta di sardonia nella voce.
Merlin gli rivolse uno sguardo offeso, proclamando:
« In questo caso dovrete ostentare la vostra nudità al pubblico » e sorridendo beffardamente.
« Non al pubblico » rettificò il Principe, ridacchiando « A te »
Merlin deglutì.
La cosa non gli piaceva. Oh no, per niente.
« Beh, ma devo ancora pulire le stalle » rammentò con la voce intrisa dal panico.
Arthur alzò l’indice nella sua direzione, gli occhi già pericolosamente accesi.
Quell’espressione ricordava troppo una tigre alle prese con una preda considerevolmente appetitosa.
« Dopo »
Un battito di ciglia e già le sue labbra venivano martoriate da quelle del piacente asino di corte, senz’alcuna possibilità di uscirne indenni.
Merlin sospirò, boccheggiando per accumulare una maggior quantità d’aria, non appena le loro labbra si staccarono.
Arthur gli sorrise canzonatorio, slacciandogli i pantaloni.
« Dovrai comunque lucidarmi l’armatura » asserì prima di impossessarsi famelicamente della sua bocca.
Merlin alzò gli occhi al cielo, sorridendo sulle labbra del principe.
Uno squillo di tromba e un vociare sempre maggiore, seguito da un applauso scrosciante, li raggiunsero nel bel mezzo delle loro piacevoli attività.
Un grido frustrato non mancò, però, di venir udito in ogni angolo del regno.
« Oh, dannazione! »
   
 
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