Il
freddo inizia presto a impossessarsi di me. La pioggia mi sta bagnando.
I
capelli si sono appiccicati alla schiena, i vestiti sono zuppi, la
camicia
bianca è diventata trasparente ma non mi interessa. Guardo
il cielo senza
commentare. Lascio che la pioggia lavi via tutto. Il mio dolore. I miei
sentimenti, i miei ricordi. Poi ad un tratto la pioggia non mi colpisce
più,
alzo lo sguardo. Loro mi guardano preoccupate prima di trascinarmi in
casa.
Mentre mi costringono ad infilarmi in doccia parlano insieme, ma non le
sento.
È come se le loro voci mi filtrassero ma non le sentissi
veramente. Le osservo
con uno sguardo spento. L’acqua calda scivola sul mio corpo,
mi ferisce.
Rivoglio tornare sotto la pioggia. Voglio che la pioggia si porti via
il mio
dolore, senza che io possa fare qualcosa le lacrime iniziano a scorrere
sul mio
volto. Troppo stanca sento le gambe crollare e cado. Preoccupate mi
fanno
alzare. Mi avvolgono in un asciugamano e mi asciugano i capelli. Non
capisco
più niente. Non so nemmeno cosa stiano facendo. Il mio corpo
ormai non è più
mio. Era suo. Io l’avevo donato a lui e lui l’ha
rifiutato. Voglio tornare
sotto la pioggia. Voglio sentire il freddo che si impossessa di me.
Così almeno
il gelo che sento dentro non mi divorerà. Senza sapere come
mi ritrovo seduta
sul divano, ho addosso una maglietta a mezze maniche lunga per me,
nera; sono
avvolta in una coperta e ho in mano una tazza di non so cosa.
Dall’odore si
direbbe camomilla. Io odio la camomilla. L’ho sempre odiata.
Delle braccia
intorno alle spalle. Chiudo gli occhi per impedire alle lacrime di
fuoriuscire,
di nuovo, e intanto mi costringe ad appoggiare la testa sulla sua
spalla. Non
dice niente, sa che è del tutto inutile, che tanto non
l’ascolterei. L’altra si
siede accanto a me e mi stringe un ginocchio. Sanno che devo essere io
a
parlare. Ma non ne ho voglia. Chiedo solo:
-Posso
tornare sotto la pioggia?- la mia voce è così
bassa. Nemmeno io la riconosco. È
sul punto di spezzarsi come il mio corpo. Il mio cuore invece
è già spezzato. Tu
l’hai spezzato. Tu che da un giorno all’altro sei
sparito con chissà quale
puttanella. Un'altra pugnalata al cuore. Mi piego su me stessa. Loro mi
tengono
ferma per impedire che io faccia qualcosa di sbagliato.
-No,
non puoi tornare sotto la pioggia. Non ha senso farsi venire un
accidente.
Dammi quella tazza dai.- lascia il mio ginocchio e mi toglie la tazza
di mano.
Io non dico niente. Ma mi aggrappo a Cristina e lei mi stringe a se; mi
accarezza dolcemente i capelli sciogliendo i nodi. Elena torna a
sedersi e
prende una mia mano. Per un po’ stanno zitte senza dire
niente poi Cris dandomi
un bacio sulla fronte domanda:
-Hai
voglia di parlarne?- scuoto la testa. Loro non sanno ancora nulla.
È stato un
caso suppongo che mi abbiano trovato. Però non sono sicura,
qualcuno la chiama
anche telepatia tra amiche, sentono che hai bisogno e si fanno vive;
però non
so se crederci. E poi io non ho bisogno di loro; ho bisogno solo di
stare da
sola, con il mio dolore. Ma so che avendo visto come sono conciata non
se ne
andranno fino a quando non avrò sputato il rospo, dicendo
loro cosa è successo.
Ma non me la sento. Loro si sarebbero incazzate lo avrebbero voluto
morto, e
non serviva. Prima che lo uccidessero volevo parlargli. Capire che
cazzo gli
passasse per la testa. Sapere perché se ne era andato
stavolta, lasciando solo
un biglietto accanto al letto. Io sono sicura che tornerà.
Oh eccome se lo so.
Le sue cose sono ancora tutte al loro posto. Cosa che rende la sua
assenza
ancora più dolorosa. Cerco la rabbia dentro di me. Voglio
odiarlo. Ho bisogno
di odiarlo, devo odiarlo. Sto lasciando che si impossessi di me, e non
va bene.
Devo riuscire ad odiarlo, devo farcela. Il mio silenzio le spaventa,
infatti,
Cris chiede:
-Cleo
cosa è successo stavolta? Stai uno schifo e odio vederti
così. Per favore
lasciati aiutare.- scuto la testa. Non voglio farmi aiutare. E poi se
loro
scoprono la verità va a finire che qualcuno si fa male, e
non ho voglia di
sprecare energie per calmarle. Lei sospira e Elena interviene.
-Cleo
tesoro per favore, così ci stai facendo preoccupare parla-
la guardo con occhi
spenti. Mi manca la forza. Non mi sento bene. La stanza inizia a
girare. Eppure
sono sicura di essere ferma. Cioè Cristina mi sta tenendo
tra le sue braccia.
Allora perché vedo tutto sfuocato? E in un attimo perdo i
sensi.
Quando
riapro gli occhi sono nel mio letto. Cri ed Elena sono in piedi in
fondo alla
stanza, stanno parlando ma avevo non riesco a sentire il loro discorso.
Recupero parole come “pazza” “febbre
altissima” “dobbiamo avvertire qualcuno?”
e basta. Mi fa male la testa. Mi giro su un fianco e le osservo. Dopo
un paio
di minuti Elena si accorge che ho gli occhi aperti. Si precipita al mio
fianco
e si siede sul bordo del letto accanto a me.
-Cleo,
tesoro, come stai?-
-A
essere sincera non saprei, non sento neanche un muscolo,
però mi gira
fortissimo la testa. Che è successo?-
-Tata,
hai perso i sensi. Hai la febbre altissima. Sei rimasta incosciente per
circa 5
ore. Non sapevamo più che fare. Ci hai fatto prendere un
infarto.- abbasso la
testa colpevole. Dovevo immaginarlo che mi sarei presa qualcosa con
tutto il
tempo che ero rimasta fuori. Non oso alzare gli occhi, anche
perché in fondo
era quello che volevo. Stare male. Quantificare il mio dolore. Ed ero
così
sciocca che nonostante faccio fatica a restare in piedi voglio uscire
di nuovo.
Voglio uscire di nuovo sotto la pioggia. Sento il letto abbassarsi.
Alzo e vedo
Cri sdraiata davanti a me, mentre Elena è dietro. Mi
abbracciano entrambe poi
Cri inizia a parlare.
-Tata
ascolta, noi ti vogliamo bene. Vogliamo solo aiutarti, ma se non ci
dici cosa è
successo, noi non sappiamo come muoverci. Quindi ti prego, cosa
è successo? E
dove è Franci? Non è ancora rientrato.- scuoto la
testa mentre le lacrime
riprendono a scorrere. Mi stringe forte. Non riesco nemmeno a parlare.
Non
riesco a pronunciare che se ne è andato, sarebbe renderlo
reale e non voglio.
Fa troppa paura. Sono sola di nuovo. Inizio a singhiozzare.
-Shh,
tata non fare così. Ci siamo noi. Stiamo noi con te. Non sei
sola. Tranquilla.-
mi viene da ridere, è come se mi avesse letto nel pensiero.
Un piccolo sorriso
spunta sulle mie labbra. Almeno loro ci sono sempre, sia che io sbagli
o no,
che sia triste, felice, arrabbiata, delusa, loro ci sono sempre. Mentre
lui è
fuggito di nuovo, ma per cosa stavolta. Non so nemmeno se voglio
saperlo.
Vorrei solo dimenticare tutto. Mi aggrappo forte a Cri come se avessi
paura di
vederla sparire, mi accarezza piano la testa, sussurrando qualcosa ma
non la
sento. Elena si alza, non so nemmeno perché. Parla un attimo
con Cristina e poi
esce dalla camera. Io alzo la testa. Lei mi sta osservando. Sorride.
-Finalmente
mi guardi negli occhi. Cleo, Elena è uscita un attimo va a
prendere qualcosa da
mangiare. Mi spieghi come mai in casa tua non c’è
mai niente?- alzo le spalle.
Dovevo andare nel pomeriggio ma avevo preferito prendere la pioggia.
Però non
lo dico rischio di nuovo la paternale.
-Cri,
potete anche tornare a casa, io mi prendo una tachipirina, forse due,
resto nel
letto e tempo 24 ore e sono come nuova.- scuote la testa prima di
rispondere.
-Neanche
morta, quando torna Franci vediamo, ma sai che non mi fido a lasciarti
nelle
sue mani. Però sempre meglio che saperti da sola in casa.-
-Franci
non torna a casa- mormoro piano. Lei mi costringe a guardarla.
Arrossisco.
-Cosa
hai detto?-
-Franci
non torna. È via per un po’. Non so di preciso
quando torna.-
-Cosa
vuol dire non so quando torna? E dove è?- abbasso la testa.
-Cri,
non lo so. Ha lasciato un biglietto solo in cui diceva che aveva
bisogno di
tempo.- alzai piano gli occhi. Stava lanciando scintille. Sapevo che i
piani
omicidi sono già in atto; vedo il suo cervello in funzione.
Lei non sopporta
Francesco, come del resto Franci non la sopporta, però hanno
sempre evitato di
farsi a pezzi, soprattutto per il mio bene. Mi sollevo un attimo
così da essere
seduta poi dico:
-Cri
ascolta. Stai tranquilla. Lui tornerà, è vero non
mi ha spiegato ma deve
tornare per forza, la sua roba è tutta qui. O meglio, quasi
tutta. Si è preso
qualcosa per questo viaggio chissà dove. E mi
farò spiegare. E se preferisci
potrai essere presente pure tu e Elena, però ti prego
smettila di progettare
piani omicidi.- mi guarda sulla difensiva.
-Non
sto progettando l'omicidio di nessuno io. Oki, oki non guardarmi
così. Forse ho
pensato ad un paio di modi per fargli molto ma molto male ma tutto
qui.- non
sono ancora convinta ma è inutile discutere. Ricado sui
cuscini stanca e mi
abbraccia. Mi lascio cullare. Fin da quando siamo state giovani
è una delle
poche a cui permetto di vedermi così debole, di consolarmi.
È l'unica che
vorrei che ci fosse in quel momento. Lo capisce anche se non ho detto
nulla e
mormora
-Ti
voglio bene anche io. Ci sarò sempre. Qualsiasi cosa
succeda. Che lui ci sia
ancora o no, io starò sempre con te. Ti aiuterò a
rialzarti e rimetterti in
sesto. Supereremo anche questa, stai tranquilla.- annuisco piano,
mentre
ricado, più sollevata, nel mondo dei sogni..........