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Autore: OnceUponADream    18/05/2010    2 recensioni
Il freddo inizia presto a impossessarsi di me. La pioggia mi sta bagnando. I capelli si sono appiccicati alla schiena, i vestiti sono zuppi, la camicia bianca è diventata trasparente ma non mi interessa. Guardo il cielo senza commentare. Lascio che la pioggia lavi via tutto. Il mio dolore. I miei sentimenti, i miei ricordi..... Come si fa ad andare avanti di fronte a una perdita?
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Addii e Spiegazioni'
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Il freddo inizia presto a impossessarsi di me. La pioggia mi sta bagnando. I capelli si sono appiccicati alla schiena, i vestiti sono zuppi, la camicia bianca è diventata trasparente ma non mi interessa. Guardo il cielo senza commentare. Lascio che la pioggia lavi via tutto. Il mio dolore. I miei sentimenti, i miei ricordi. Poi ad un tratto la pioggia non mi colpisce più, alzo lo sguardo. Loro mi guardano preoccupate prima di trascinarmi in casa. Mentre mi costringono ad infilarmi in doccia parlano insieme, ma non le sento. È come se le loro voci mi filtrassero ma non le sentissi veramente. Le osservo con uno sguardo spento. L’acqua calda scivola sul mio corpo, mi ferisce. Rivoglio tornare sotto la pioggia. Voglio che la pioggia si porti via il mio dolore, senza che io possa fare qualcosa le lacrime iniziano a scorrere sul mio volto. Troppo stanca sento le gambe crollare e cado. Preoccupate mi fanno alzare. Mi avvolgono in un asciugamano e mi asciugano i capelli. Non capisco più niente. Non so nemmeno cosa stiano facendo. Il mio corpo ormai non è più mio. Era suo. Io l’avevo donato a lui e lui l’ha rifiutato. Voglio tornare sotto la pioggia. Voglio sentire il freddo che si impossessa di me. Così almeno il gelo che sento dentro non mi divorerà. Senza sapere come mi ritrovo seduta sul divano, ho addosso una maglietta a mezze maniche lunga per me, nera; sono avvolta in una coperta e ho in mano una tazza di non so cosa. Dall’odore si direbbe camomilla. Io odio la camomilla. L’ho sempre odiata. Delle braccia intorno alle spalle. Chiudo gli occhi per impedire alle lacrime di fuoriuscire, di nuovo, e intanto mi costringe ad appoggiare la testa sulla sua spalla. Non dice niente, sa che è del tutto inutile, che tanto non l’ascolterei. L’altra si siede accanto a me e mi stringe un ginocchio. Sanno che devo essere io a parlare. Ma non ne ho voglia. Chiedo solo:
-Posso tornare sotto la pioggia?- la mia voce è così bassa. Nemmeno io la riconosco. È sul punto di spezzarsi come il mio corpo. Il mio cuore invece è già spezzato. Tu l’hai spezzato. Tu che da un giorno all’altro sei sparito con chissà quale puttanella. Un'altra pugnalata al cuore. Mi piego su me stessa. Loro mi tengono ferma per impedire che io faccia qualcosa di sbagliato.
-No, non puoi tornare sotto la pioggia. Non ha senso farsi venire un accidente. Dammi quella tazza dai.- lascia il mio ginocchio e mi toglie la tazza di mano. Io non dico niente. Ma mi aggrappo a Cristina e lei mi stringe a se; mi accarezza dolcemente i capelli sciogliendo i nodi. Elena torna a sedersi e prende una mia mano. Per un po’ stanno zitte senza dire niente poi Cris dandomi un bacio sulla fronte domanda:
-Hai voglia di parlarne?- scuoto la testa. Loro non sanno ancora nulla. È stato un caso suppongo che mi abbiano trovato. Però non sono sicura, qualcuno la chiama anche telepatia tra amiche, sentono che hai bisogno e si fanno vive; però non so se crederci. E poi io non ho bisogno di loro; ho bisogno solo di stare da sola, con il mio dolore. Ma so che avendo visto come sono conciata non se ne andranno fino a quando non avrò sputato il rospo, dicendo loro cosa è successo. Ma non me la sento. Loro si sarebbero incazzate lo avrebbero voluto morto, e non serviva. Prima che lo uccidessero volevo parlargli. Capire che cazzo gli passasse per la testa. Sapere perché se ne era andato stavolta, lasciando solo un biglietto accanto al letto. Io sono sicura che tornerà. Oh eccome se lo so. Le sue cose sono ancora tutte al loro posto. Cosa che rende la sua assenza ancora più dolorosa. Cerco la rabbia dentro di me. Voglio odiarlo. Ho bisogno di odiarlo, devo odiarlo. Sto lasciando che si impossessi di me, e non va bene. Devo riuscire ad odiarlo, devo farcela. Il mio silenzio le spaventa, infatti, Cris chiede:
-Cleo cosa è successo stavolta? Stai uno schifo e odio vederti così. Per favore lasciati aiutare.- scuto la testa. Non voglio farmi aiutare. E poi se loro scoprono la verità va a finire che qualcuno si fa male, e non ho voglia di sprecare energie per calmarle. Lei sospira e Elena interviene.
-Cleo tesoro per favore, così ci stai facendo preoccupare parla- la guardo con occhi spenti. Mi manca la forza. Non mi sento bene. La stanza inizia a girare. Eppure sono sicura di essere ferma. Cioè Cristina mi sta tenendo tra le sue braccia. Allora perché vedo tutto sfuocato? E in un attimo perdo i sensi.

Quando riapro gli occhi sono nel mio letto. Cri ed Elena sono in piedi in fondo alla stanza, stanno parlando ma avevo non riesco a sentire il loro discorso. Recupero parole come “pazza” “febbre altissima” “dobbiamo avvertire qualcuno?” e basta. Mi fa male la testa. Mi giro su un fianco e le osservo. Dopo un paio di minuti Elena si accorge che ho gli occhi aperti. Si precipita al mio fianco e si siede sul bordo del letto accanto a me.
-Cleo, tesoro, come stai?-
-A essere sincera non saprei, non sento neanche un muscolo, però mi gira fortissimo la testa. Che è successo?-
-Tata, hai perso i sensi. Hai la febbre altissima. Sei rimasta incosciente per circa 5 ore. Non sapevamo più che fare. Ci hai fatto prendere un infarto.- abbasso la testa colpevole. Dovevo immaginarlo che mi sarei presa qualcosa con tutto il tempo che ero rimasta fuori. Non oso alzare gli occhi, anche perché in fondo era quello che volevo. Stare male. Quantificare il mio dolore. Ed ero così sciocca che nonostante faccio fatica a restare in piedi voglio uscire di nuovo. Voglio uscire di nuovo sotto la pioggia. Sento il letto abbassarsi. Alzo e vedo Cri sdraiata davanti a me, mentre Elena è dietro. Mi abbracciano entrambe poi Cri inizia a parlare.
-Tata ascolta, noi ti vogliamo bene. Vogliamo solo aiutarti, ma se non ci dici cosa è successo, noi non sappiamo come muoverci. Quindi ti prego, cosa è successo? E dove è Franci? Non è ancora rientrato.- scuoto la testa mentre le lacrime riprendono a scorrere. Mi stringe forte. Non riesco nemmeno a parlare. Non riesco a pronunciare che se ne è andato, sarebbe renderlo reale e non voglio. Fa troppa paura. Sono sola di nuovo. Inizio a singhiozzare.
-Shh, tata non fare così. Ci siamo noi. Stiamo noi con te. Non sei sola. Tranquilla.- mi viene da ridere, è come se mi avesse letto nel pensiero. Un piccolo sorriso spunta sulle mie labbra. Almeno loro ci sono sempre, sia che io sbagli o no, che sia triste, felice, arrabbiata, delusa, loro ci sono sempre. Mentre lui è fuggito di nuovo, ma per cosa stavolta. Non so nemmeno se voglio saperlo. Vorrei solo dimenticare tutto. Mi aggrappo forte a Cri come se avessi paura di vederla sparire, mi accarezza piano la testa, sussurrando qualcosa ma non la sento. Elena si alza, non so nemmeno perché. Parla un attimo con Cristina e poi esce dalla camera. Io alzo la testa. Lei mi sta osservando. Sorride.
-Finalmente mi guardi negli occhi. Cleo, Elena è uscita un attimo va a prendere qualcosa da mangiare. Mi spieghi come mai in casa tua non c’è mai niente?- alzo le spalle. Dovevo andare nel pomeriggio ma avevo preferito prendere la pioggia. Però non lo dico rischio di nuovo la paternale.
-Cri, potete anche tornare a casa, io mi prendo una tachipirina, forse due, resto nel letto e tempo 24 ore e sono come nuova.- scuote la testa prima di rispondere.
-Neanche morta, quando torna Franci vediamo, ma sai che non mi fido a lasciarti nelle sue mani. Però sempre meglio che saperti da sola in casa.-
-Franci non torna a casa- mormoro piano. Lei mi costringe a guardarla. Arrossisco.
-Cosa hai detto?-
-Franci non torna. È via per un po’. Non so di preciso quando torna.-
-Cosa vuol dire non so quando torna? E dove è?- abbasso la testa.
-Cri, non lo so. Ha lasciato un biglietto solo in cui diceva che aveva bisogno di tempo.- alzai piano gli occhi. Stava lanciando scintille. Sapevo che i piani omicidi sono già in atto; vedo il suo cervello in funzione. Lei non sopporta Francesco, come del resto Franci non la sopporta, però hanno sempre evitato di farsi a pezzi, soprattutto per il mio bene. Mi sollevo un attimo così da essere seduta poi dico:
-Cri ascolta. Stai tranquilla. Lui tornerà, è vero non mi ha spiegato ma deve tornare per forza, la sua roba è tutta qui. O meglio, quasi tutta. Si è preso qualcosa per questo viaggio chissà dove. E mi farò spiegare. E se preferisci potrai essere presente pure tu e Elena, però ti prego smettila di progettare piani omicidi.- mi guarda sulla difensiva.
-Non sto progettando l'omicidio di nessuno io. Oki, oki non guardarmi così. Forse ho pensato ad un paio di modi per fargli molto ma molto male ma tutto qui.- non sono ancora convinta ma è inutile discutere. Ricado sui cuscini stanca e mi abbraccia. Mi lascio cullare. Fin da quando siamo state giovani è una delle poche a cui permetto di vedermi così debole, di consolarmi. È l'unica che vorrei che ci fosse in quel momento. Lo capisce anche se non ho detto nulla e mormora
-Ti voglio bene anche io. Ci sarò sempre. Qualsiasi cosa succeda. Che lui ci sia ancora o no, io starò sempre con te. Ti aiuterò a rialzarti e rimetterti in sesto. Supereremo anche questa, stai tranquilla.- annuisco piano, mentre ricado, più sollevata, nel mondo dei sogni..........


  
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