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Autore: Sarhita    19/05/2010    5 recensioni
Dedicata ai miei amici, i pensieri di alcuni ragazzi, osservando il fiume. In un ponte sospeso tra sorrisi e lacrime...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pensavo…
Pensieri trasportati dalle acque sporche…




Fili d’oro tingono il cielo, nelle ore tarde del pomeriggio.
L’arancione mescolato al verde dell’erba si riflette col suo splendore nelle acque torbide e sporche del canale.
Per tre giorni consecutivi non ha mai cessato di diluviare, e il fiume è colmo di acqua e di fango, ma se non altro ora c’è bel tempo, nonostante faccia freddo.
Il canale è stracolmo e sporco, non ha niente del fiume che era quest’estate, più piccolo, ma più limpido, e si intravedeva il fondo…
Il fondo…
Siamo noi tre, sul ponte, accostati alla ringhiera.
In silenzio.
Io, Mikela e Luca.
Tra noi non servono parole, con un semplice sguardo ci comprendiamo al volo.
Mikela si china un po’, come per studiare meglio il moto dell’acqua sotto di noi.
Si aggiusta una ciocca di quei capelli troppo corti per una donna, troppo lunghi per un uomo, come piacciono a lei, di quel castano dai riflessi un po’ ramati, un po’ color miele, frutto delle svariate colorazioni cui sono stati sottoposti.
Se l’aggiusta, la ciocca sbarazzina sfuggita al cappello New York City Industries, preso “in prestito” a suo fratello, che la rende originale, nel suo stile.
Esordisce con la sua voce calda e sorprende sia me che Luca.
Pronuncia solo un verbo, ma abbiamo sperimentato che nel momento in cui adopera quel tono, c’è sempre qualche cosa sotto.
- Pensavo…
China un po’ di più il capo, quando lo dice, come se quelle acque celassero uno spettacolo unico e davvero degno d’attenzione.
Al di sotto della visiera del cappello, dalla mia angolazione è impossibile distinguere la sua espressione, ma la conosco a memoria ormai.
Non so se conosco meglio lei o me stessa. E credo che anche per lei sia così.
Luca si distacca dalla ringhiera e si porta alle spalle di Mikela. Scorgo nei suoi occhi verdi uno sguardo insolito, si ravviva un istante la frangia dorata e appoggia una mano sulla spalla di quella che potrei definire la mia migliore amica.
Con voce mite e comprensiva lui domanda, semplicemente: - A cosa?
- Al fiume…
La guardo anch’io curiosa. – Al fiume?
- Si… e… al tempo…
Sempre enigmatica, Mikela, ma, del resto, ci siamo abituati…
- Il… tempo? – Luca trattiene un ghigno divertito, in fondo scoprire i segreti di Mikela per lui può essere un ennesima sfida.
- Pensavo… se mi buttassi ora, secondo voi, quanto tempo ci metterebbero a ritrovare il mio corpo con il fiume in questo stato?
Di fronte a questa frase detta con un ghigno avrei potuto riderle in faccia e dire un “Ma che cazzate pensi!” giusto per rimuovere a quella frase il peso opprimente di quelle parole.
Ma la serietà del tono con cui lei le ha pronunciate mi spiazza leggermente, e Luca è più veloce di me a replicare. - Direi che se succedesse io pregherei che non lo trovino mai… il tuo corpo…
Ora è il turno di Mikela di voltarsi sorpresa. – perché scusa?
Lui sorride, malinconico, ma sereno, con lo sguardo deciso, con quelle espressioni che solo lui riesce a mostrare, in fondo solo la sua migliore amica, la sua sorella perduta, che ha accettato la sua omosessualità e vede in lui e Dario la perfetta fusione tra amore e follia.
Con quell’espressione risponde sicuro, come se fosse una decisione già presa, una convinzione indistruttibile. – perché se non lo trovassero potrei parlare al cielo e pensarti in qualche luogo lontano, che ridi di quelli che ti credono morta, e raccontarti di me, se invece lo trovassero ti metterebbero sotto terra, o, peggio, in uno di quei loculi anonimi e stretti, e ti penserei in gabbia. E non mi piacerebbe…
Sorridiamo, io e Mikela, perché da lui una frase così profonda non ci si aspetta e lo prendiamo in giro chiamandolo filosofo dei poveri, ma il senso di quelle parole ci è arrivato… eccome…
- e se… fossi io quello che si butta?
Tutti e tre ci voltiamo sorpresi, nessuno si era accorto che Dario stava percorrendo il ponte verso di noi, e che ci aveva udito.
Passa meno di un millesimo di secondo. Credo che il cervello di Luca non abbia nemmeno fatto in tempo a riconoscere la voce di Dario e dare il segnale alle labbra di parlare, che il cuore lo aveva fatto per lui.
- Se fossi tu io verrei con te, bastardo! – tono derisorio, ma che viene dal cuore.
Solo loro sanno dichiararsi il loro amore litigando e punzecchiandosi. Eppure hanno ventuno anni e sono sette anni che la loro storia dura, che sembra non poter finire mai.
Li guardo e gli auguro inconsciamente tutto il bene possibile, perché senza uno solo di loro sarei persa.
All’ennesimo insulto che si scambiano mi rivolto verso il fiume e penso se ci sia qualcuno che si butterebbe con me. Non perché sia così egoista da pretendere che se mi buttassi qualcuno venisse con me, mi piacerebbe saperlo.
E loro mi leggono nel pensiero, perché altrimenti non so spiegarmi come mai Dario mi sorride e mi dice che anche per me Luca si butterebbe, e che, scemo com’è, non riuscirebbe nemmeno a salire sul parapetto e lanciarsi che ricadrebbe col culo sul pavimento del ponte.
Rido e accantono quel pensiero allorché Mikela ridacchia senza motivo, e noi ci voltiamo a guardarla.
Sentendosi osservata ci guarda seria e dice una semplice frase che porta una nuova serenità tra noi.
- Orochimaru disse: finché sei vivo puoi sempre trovare qualcosa di interessante da fare, non credi?
È vero… aspetta… Orochimaru?
- Pensi ai manga ventiquattro ore su ventiquattro, vero?
Ridacchia ma poi torna pensierosa, nel giro di così poco che non facciamo in tempo ad accorgercene…
- Ragazzi, seriamente, se abbiamo troppa paura di vivere facciamoci coraggio insieme, e stiamo molto lontani da fiumi e ponti…
Farci forza… insieme… sì…
- e dalle lamette… - continua Luca
- e da Luca… vi assicuro che un giorno con lui e vorrete farla finita – ghignando dice, quello che è il suo ragazzo, Dario.
- Ma anche Sara non scherza… quando inizia è logorroica…
- Ehy!
E insultandoci ci incamminiamo scendendo dal ponte, grati di essere totalmente incapaci di rimanere seri e depressi troppo a lungo, grati di essere forti…
- e poi… l’acqua era troppo sporca…
- Mikela… da morta non ti interessano certe cose…
- Si invece… pensa quanti germi…
- Mikela…
- Si si i morti non si ammalano… guarda che lo so… altrimenti si che sarebbe un problema… dovremmo aprire un ospedale per ogni cimitero…
Rettifico… preferivo quel velo di serietà che c’era prima… torniamo ad inizio pagina… fermiamoci al “pensiamo” e chiudiamo… sennò si sfocia nel ridicolo…
- Mikela…
- NO! Non dirlo! Lo so che i morti non possono laurearsi in medicina e aprire un ospedale… però immagina che…
- MIKELA!!!!
- Ok ok… non penserò mai più… giuro…

Ma infondo, che dicano cose ridicole o meno sono sempre i miei amici… voglio dirglielo e inizio la frase…
- comunque… stavo pensando…
- NON FARLO! – grida Luca, temendo di dover di nuovo finire a fare il filosofo.
Ma si… glielo farò capire in modo diverso quanto li adoro. Gli sorrido e loro sorridono con me. Ora però c’incamminiamo davvero verso la macchina. Si sta facendo buio e non voglio certo congelare…






Note di colei che non osa farsi chiamare Autrice, nonostante il suo nome sia nella lista autori di Efp
Sabato ho partcipato al corcorso letterario del liceo Ignazio Vian ricevendo un attestato, la menzione d'onore per la prosa con "Le due sorelle", all'inizio volevo portare questa storia, perchè ci tengo in particolar modo. i nomi, le persone, i fatti, sono veri, non come l'altra storia. E la dedico a loro, a Mikela, a Dario, a Luca. E anche a me stessa. A noi, e a quello che siamo. Ora mi defilo. Sayoonara.







   
 
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