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Autore: celine_underworld    20/05/2010    9 recensioni
Merlino è il Consigliere del regno di Cenrend, alle dipendenze di Re Owen. Nella guerra in corso tra Camelot e Cenred, Arthur viene catturato e diventa il valletto personale di Merlino. Sarà gelosia quella di Arthur nei confronti di Lancillotto, visto che il suo padrone trascorre le notti tra le sue braccia? Riuscirà a scappare?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lancillotto, Merlino, Principe Artù
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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artgur schiavo



- Mio Signore. - Disse una voce alle sue spalle, mentre lui, Il Consigliere del Regno, temuto per il suo enorme potere, era intento ad osservare
fuori dalla finestra delle sue stanze.
- Quante volte ti ho detto di chiamarmi solo Merlino. Oramai sono diversi anni che ci conosciamo. -
Lancillotto  fece assenso col capo. - Lo so. Ma il mio codice non mi permette di rivolgermi ai superiori col loro nome, mancandogli così di rispetto. -
Merlino scrollò il capo. Lancillotto e le sue regole: non c'era uomo più fidato e coraggioso. Potevi sempre contare su di lui.
- Come mai nelle mie stanze. - disse avvicinandosi al cavaliere. - Vuoi approfittartene del tuo suepriore? - mormorò, mentre gli cingeva la vita con le sue esile braccia. Il mago non amava Lancillotto, però come uomo aveva delle esigenze da soddisfare e in lui aveva trovato come soddisfale.
Re Owen sapeva delle scappatelle notturne tra il suo consigliere e il suo cavaliere migliore, ma anche se non le  vedeva di buon occhio, aveva dovuto accettare. Tutti, anche quelli al di fuori del regno sapevano che Merlino era lo stregone più potente in circolazione e quindi avrebbe assecondato le sue cosiddette inclinazioni, se servivano a farlo rimanere alle sue dipendenze.
- Mi piacerebbe, ma il Re mi ha mandato ha chiamarti. Ti vuole subito nella sala del trono. Ha anche riunito il consiglio. -
- Allora deve essere una cosa seria. - Disse.
I due uomini si incamminarono verso il salone. Durante il tragitto, Lancillotto informò il mago che nella spedizione punitiva contro l'esercito di Camelot, erano stati uccisi tutti, tranne un uomo che era  stato fatto prigioniero  e che il Re voleva interrogarlo.




***


Da quella fatidica  notte la vita del mago era stata sconvolta. Re Owen gli aveva affidato il prigioniero come servo personale.
Grazie al suo dono sarebbe stato in grado di difendersi dagli attacchi del prigionero e prevenire qualsiasi fuga.
Nelle prime due settimane, ogni notte il prigioniero cercava di liberarsi dalle catene che lo legavano al muro, nelle stanze del mago.
Sarebbbe stato impensabile dargli una stanza, alla pima occasione savrebbe cercato di scappare.
Merlino non era felice di tutto ciò. Lui odiava qualsiasi violenza fisica ma anche psichica sulle persone. Ma era un ordine del suo Re e lui non poteva disubbidire.
Nella prima  settimana, il sovrano fece torturare il prigioniero per ricavare delle informazioni da poter usare  a suo vantaggio, ma l'uomo non cedeva. Mai un urlo uscì dalle sue labbra. Allora Owen, capendo che non avrebbe ottenuto nulla, decise di affidarlo alle cure del suo consigliere, sperando di ottenere qualcosa.
Merlino provò a interrogarlo più volte, ma riuscì solo a scoprire il suo nome e quale era la sua posizione sociale a Camelot.
Il prigioniero si chiamava Arthur. Era poco più che un giovane uomo, forse sulla ventina. I suoi capelli erano dorati come il grano maturo e aveva due occhi di un azzurro zaffiro. Era il figlio di uno dei cavalieri di Camelot e aveva seguito le orme di suo padre. Scoprì che per Arthur era la sua prima spedizione contro un regno nemico. Soffermandosi sul fatto che tutti i suoi comapgni d'armi erano sttai massacrati e lui fatto prigioniero e valletto del Mago di corte, le cose non erano andate  affatto bene.
Lo stregone cercava di trattare il meglio possibile Arthur e per questo riuscì a farsi ubbidire.  Perchè il giovane Arthur, capendo che per lui non c'era via di scampo da Cenred, decise che era meglio collaborare.
Così dopo due mesi di forzata prigionia, si era instaurato un rapporto alquanto strano tra padrone e servo. Owen aveva notato che solo in presenza di Merlino, Arthur rimaneva al suo posto. Forse era uno dei tanti incantesimi del  Mago e grazie ad esso   era riuscito a legarlo a sé.
Ad Arthur era stato proibito di girare per il castello sennò in compagnia del suo padrone. Così, come quella mattina, quando la presenza di Merlino era richiesta altrove, lui si trovava confinato nelle sue stanze, senza fare niente. Per sua fortuna, Merlino non lo costringeva più a rimanere incatenato, però lo stregone aveva incantato tutte le vie d'uscita e quindi non c'era nessun modo di scappare.
Ripensando a ciò che aveva rivelato al suo padrone, aveva omesso parte della verità, inventandosi qualcosa. Lui non era il figlio di un semplice cavaliere ma era l'erede al trono di Camelot. Ma era stato meglio non rivelarlo se non voleva che fosse usato come merce di scambio a sfavore del suo regno.
Quando arrivò la sera, Merlino entrò stanco e affaticato dalla lunga seduta con il Re, per discutere della staregia da adottare in guerra contro Camelot. Essa era sull'orlo del baratro e nonostante il lungo assedio che durava circa due mesi, continuava a resistere.
Naturalmente il Mago odiava il fatto che moltissimi innocenti, venivano massacrati e per lui non aveva importanza se facevano parte del regno nemico.
Non appena varcò la soglia, Merlino si rivolse ad Arthur: - Preparami un bagno caldo, ne ho bisogno. -
- Come desiderate, mio signore. -
Arthur subito si adoperò per scaldare l'acqua e  riempire la tinozza del suo padrone. Intanto Merlino rimaneva a guardarlo mentre svolgeva diligentemente ciò che gli era stato ordinato.
" Come era cambiato e pensare che all'inizio non sarebbe stato facile fargli fare una cosa così semplice senza minacce " si trovò a pensare. Il suo sguardo si soffermò sulle larghe spalle del biondo. Il mago avrebbe voluto accarezzarle, stringerle, per poi sfiorargli la colonna vertebrale che divideva in due la sua schiena. Riempire di baci, leccare e perchè no, mordere il suo petto glabro che si alzava e abbassava in sincrono al suo respiro. E poi così a scendere fino a ...
- Mio signore, il bagno è pronto. - La sua voce calda e sensuale interruppe i pensieri impudici del suo padrone, che da qualche tempo popolavano la sua testa.
Detto quello, Arthur si avvicinò al suo signore  e cominciò a spogliarlo. Notò che il suo respiro era accelerato così come il suo cuore.
Lui doveva odiare il suo carnefice e non trovarlo attraente.  Ma quella pelle così bianca, così brillante da far impallidire la stessa luna.
Quel piccolo e fragile corpo, che nascondeva un grande potere, che aveva visto in azione  e che nulla avrebbe potuto fermare.
Immaginava che quei fili corvini che incorniciavano il suo esile viso, dovevano essere morbidi, setosi al tatto. Avrebbe voluto passarci le sue mani per ricevere conferma alle sue fantasie. Cercò di rimanere concentrato su ciò che stava facendo e di non accarezzare la sua pelle.
Non appena Arthur finì di spogliarlo, s'immerse nella tinozza per nascondere alla vista del suo valletto, la sua evidente eccitazione.
Quando fu completamente immerso nell'acqua calda, si rilassò. Un sospiro di sollievo gli sfuggì dalle sue labbra sottili.
Quel gemito richiamò l'attenzione di Arthur,  che gli fece pensare quanto avrebbe desiderato che fosse stato scaturito da  una sua carezza.
Di solito lui tornava nell'altra stanza per lasciare da solo il suo padrone, ma decise quella volta di rischiare. Si avvicinò a Merlino, che aveva chiuso gli occhi e sembrava non essersi accorto che era rimasto. Si pose dietro le sue spalle e cominciò con le sue mani grandi e forti, ma allo stesso tempo delicate a massaggiarle.
- Siete molto teso, mio Signore. - mormorò vicino all'orecchio del moro. - Avete biosogno di un bel massaggio. -
Mentre parlava, cominciò a muovere le sue mani in maniera circolare sul torace, delineando i muscoli del mago.
Merlino non disse niente. Arthur ponderò che era ancora in tempo e ritirarsi nell'altra stanza. Non voleva fare infuriare il suo padrone.  Così, allontanò le mani dal suo corpo e stava per andarsene, quando Merlino gliele afferrò con le sue. Una scossa elettrica attraversò  i due. Entrambi ne rimasero scioccati. Era una sensazione mai provata in vita loro.
- Ti prego continua. - mormorò roco. Arthur obbedì.
Era una situazione imbarazzante per i due giovani uomini. Uno padrone, l'alro servo. Merlino sapeva che era sbagliato sentirsi attratto da Arthur. Questo non feceva altro che accrescere la sua eccitazione. Doveva trovare un modo per soddisfala.
All'improvviso qualcuno bussò alla porta interrompendo quel momento intimo e strano. Da una parte Merlino ne fu lieto, perchè se avessero continuato avrebbe preso Arthur lì e lui non voleva. Aveva già abbastanza ragioni per odiarlo, non voleva dargliene un'altra. Sarebbe stato togliere quell'ultima traccia di dignità che era rimastaal suo valletto e lui non voleva essere un mostro . Lui non lo era.
- Mio signore. -
Era la voce di Lancilotto. Adesso che voleva? ...
Arthur continuava ad accarezzare quel corpo alabastro che reagiva al suo tocco. Ma si accorse che Merlino non era preso come prima.
Quel dannato cavaliere da strapazzo doveva arrivare ora, pensò irritato.
Merlino fece finta di non averlo sentito. Però Lancillotto insistette. - Lo so che siete lì. Ho bisogno di voi. -
Quella supplica non sfuggì al valletto. Sapeva di quale bisogno si trattasse. Sin da quando era stato dato alle dipendenze di Merlino, aveva capito che era da lui che andava a rifugiarsi le notti per soddisfare le sue esigenze. Una smorfia di disappunto si dilineò sul suo volto scultoreo.
Merlino se ne accorse. Che il suo schiavo fosse geloso?... Impossibile. Si tolse quel pensiero dalla testa. Era solo che tra Arthur e Lancillotto non scorreva buon sangue fin dall'inizio, senza una ragione apparente. O forse era troppo cieco per capirla.
Il mago decise di approfittarsene e dare soddisfazione quell'eccitazione che pulsava dolorosamente.
- Stavo facendo un bagno. Dammi il tempo di vestirmi. -
- Ti aspetto nel cortile. -
- Va bene. -
Il moro ordinò ad Arthur di prendere i suoi vestiti e ne approfittò per uscire dalla tinozza e coprire il suo pube per nasconderlo alla vista del biondo.
Non appena fu vestito raggiunse Lancillotto. Arthur era furibondo: lo aveva abbandonato per quella specie di cavaliere senza macchia  e senza paura. Vide il suo Merlino abbracciare Lancillotto e scambiarsi un bacio. Cominciò a buttare tutto per aria e non gli importava se poi doveva rimettere tutto a posto. Quel dannato mago sicuramente lo  aveva incantarlo, non c'era nessun'altra spiegazione. Lui non poteva essere geloso di lui, non doveva importargli se le mani di un altro accarezzavano quel corpo che poco prima era sotto la sua mercè.
Merlino trascorse tutta la notte fuori. Quando nelle mattinate raggiunse la sua stanza non si sarebbe aspettato di trovare Arthur raggomitolato sul suo letto, come un piccolo cucciolo indifeso. Si avvicinò al bordo del letto, si sedette e rimase ad ammirare il suo volto d'angelo.
Senza volerlo, come se la sua mano avesse volontà propria, accarezzò le sue gote marcate, il suo naso aquilino e poi i supoi capelli dorati.
Erano morbidi come li aveva immaginati. Arthur si rilassò soto il suo tocco. Chissà , forse perchè aveva riconosciuto di chi era....
Dannazione Merlino, smettila di fantasticare sul tuo valletto.
Era passata circa una settimana, ma Arthur continuava a non parlargli, rispondeva solo con febili e insignificanti monosillabi. Ma soprattutto non lo guardava mai negli occhi. Merlino aveva capito che era arabbiato perchè lo aveva abbandonato e aveva trascorso la notte nelle braccia di  Lancillotto.
Era stufo di quella situazione, inoltre trascorreva la maggior parte delle sue giornate a pianificare la morte di uomini e donne.
Lui avrebbe voluto trovare una soluzione pacifica che non richiedesse spargimento di sangue. Ma sapeva che ciò era impossibile.
Così esperato, quella sera non appena varcò la soglia, vide Arthur sdraiato sul suo giaciglio, inerte, che gli voltava le spalle.
- Arthur. - povò a chiamarlo. Ma nulla giunse alle sue orecchie.
Il suo corpo rimaneva lì immobile, indifferente a ciò che lo circondava.
- Smettila Arthur. Non ho tempo da stare dietro ai tuoi capricci. Alzati e vammi a preparare il bagno. -
Ma Arthur non si mosse. Merlino era un tipo paziente, ma quel servo riusciva a farlo uscire fuori di testa come nessun altro.
- Va bene, Arthur! Ho capito che non ti è ancora entrato in quella zucca vuota che qui non sei il figlio di un cavaliere, ma solo uno schiavo e quindi conti meno di nulla e che devi fare tutto ciò che ti ordino.  Ma io ne ho abbastanza. - Sbottò infuriato.
Senza esitazione, Merlino gridò: - Guardie! Portatelo nelle segrete. Da questo momento non è più affar mio. -
- Signore, io ... -
- Zitto. Non m'intaressa. -
Arthur si paralizzò. Certo aveva forse esagerato, ma non era la prima volta. Non si sarebbe aspettato quella reazione dal suo padrone.
Le guardie lo trascinarono fuori, mentre si dimenava e continuava ad urlare il suo nome.
Merlino ripensò a cosa aveva fatto e qualcosa si era spezzato in lui. Perchè si sentiva come se gli avessero strappando il cuore. Era solo un servo, dopotutto.
Quella notte il prigioniero riuscì scappare. Le guardie non riuscivano ancora a capacitarsi come era potuto accadere.
Tutto il regno era in tumulto, solo un certo mago rimaneva quieto nelle sue stanze, consapevole che aveva tradito il suo Re per aver liberato Arthur. Ma lui non si sentiva per nulla in colpa.




  
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