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Autore: ElizabethBennet    20/05/2010    4 recensioni
Hermione si prepara per frequentare il suo primo anno nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, con entusiasmo e stupore, che lasciano spazio anche alla consapevolezza: la sua vita non sarà più la stessa.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt, Neville Paciock
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Hermione guardò rapita la Professoressa McGrannitt mentre, con precisi colpi di Bacchetta, apriva il passaggio verso Diagon Alley.
Solo pochi giorni prima, questa donna, dai profondi occhi verdi e con un aspetto molto severo, si era presentata a casa Granger sconvolgendo per sempre la vita della famiglia.
“La signorina Granger è una strega, pertanto frequenterà la miglior Scuola di Magia e Stregoneria del Mondo: Hogwarts. Vostra figlia è iscritta dal giorno che è nata, complimenti”. Aveva detto ai suoi increduli genitori, prima di dilungarsi in una spiegazione dettagliata sul regolamento e funzionamento della Scuola. Hermione apprese che gli studenti erano smistati nelle quattro Case, che avevano preso nome dai quattro fondatori di Hogwarts: Godric Grifondoro, Salazar Serpeverde, Tosca Tassorosso e Cosetta Corvonero. Seppe inoltre che gli studenti di ogni Casa dovevano avere caratteristiche ben precise: ai Grifondoro, si confaceva il coraggio, ai Serpeverde, l’astuzia, ai Corvonero, l’intelligenza, e, ai Tassorosso, la volontà.
 Dopo diverse ore di spiegazione la McGrannitt, docente di Trasfigurazione a Hogwarts, aveva lasciato i Granger a decidere sul futuro della figlia.
 Hermione, naturalmente, si era mostrata subito entusiasta, conscia ormai del fatto che il suo sentirsi inappropriata nel mondo dei non Maghi, chiamati “Babbani” dalla Professoressa, era indice di appartenenza a un altro mondo, dove tutti erano come lei.
I suoi genitori, ovviamente, si mostrarono preoccupati e apprensivi. Certo, erano entusiasti dell’opportunità che era stata offerta alla loro bambina, ma non erano molto sicuri di fare la scelta giusta.
“Dopotutto non sappiamo nemmeno chi sono!”, aveva commentato la madre, mentre il marito e lei stavano discutendo in cucina.
“Io sono convinto che non stia a noi decidere, ma ad Hermione, in fin dei conti si tratta del suo futuro. Se noi le impediamo di andare con la sua gente ci odierà entrambi: deve essere lei a scegliere. Noi possiamo solo appoggiarla”, aveva detto gravemente il padre, riuscendo però a trovare la soluzione migliore. Era un uomo molto pragmatico ed intelligente e la figlia non poteva che assomigliargli.
Alla fine acconsentirono alla McGrannitt di accompagnare la loro famiglia a Diagon Alley, un posto a Londra in cui, secondo la strega, la giovane avrebbe trovato tutto il necessario per la Scuola.
Fu così che Hermione mise piede, per la prima volta a Diagon Alley.
Rimase sbalordita alla vista del paesaggio che si presentava dietro al muretto, che si era gentilmente scansato dopo che la McGrannitt l’aveva colpito con la Bacchetta. Una strada, affollata da Maghi e Streghe abbigliati con mantelli e cappelli, si apriva davanti a loro, costeggiata dai negozi più strani che avesse mai visto. La ragazzina, per la prima volta in vita sua, rimase senza parole e tutte le domande che le fluttuavano in testa lasciarono spazio ad un autentico senso di stupore misto a felicità ed eccitazione.
“Venite- intimò alla famiglia la Professoressa- dobbiamo effettuare il cambio di valuta.”
“Non usate le sterline?” Chiesero insieme Hermione e suo padre.
“No, usiamo Galeoni, Falci e Zellini. Ma vi spiegheranno meglio i Folletti impiegati alla Gringott, la Banca dei Maghi.” Detto questo, la strega li condusse in un dedalo di strade, sempre più affollate, fino a giungere di fronte ad un immenso edificio bianco, che incuteva meraviglia e timore allo stesso tempo.
Un folletto, creatura dall’aspetto non amichevole e vestito di viola, sedeva insieme a molti suoi colleghi dietro degli sportelli.
Dopo circa un’ora i Granger e la McGrannitt uscirono dalla banca con un’espressione nauseata. La famiglia aveva aperto un conto in banca che aveva come intestatario Hermione. Erano quindi saliti su un carrellino, guidato da un folletto chiamato Unci Unci, e si erano diretti verso la camera blindata della ragazza. Prima di giungere a destinazione il loro mezzo di locomozione percorse un tragitto tortuoso, degno delle più spericolate montagne russe. Hermione guardò la strega che, nonostante il colorito verdognolo del viso, manteneva un’espressione imperturbabile. I Granger rimasero stupiti nel constatare che nella camera si era già materializzata, sotto forma di contante Magico la somma che avevano versato agli sportelli.
“Dunque, se non ho capito male per fare un Galeone ci vogliono 17 Falci o 493 Zellini, mentre per fare un Falci ci vogliono 23 Zellini?” Chiese Hermione rivolgendosi alla McGrannitt.
“Esattamente.” Rispose la strega, colpita dalla buona memoria della ragazza.
La McGrannitt diede loro le istruzioni per comprare il resto, il biglietto per l’Espresso per Hogwarts e suggerì come arrivare al Binario 9 ¾, dopodiché li salutò e si Smaterializzò.
La famiglia si diresse al Ghirigoro, dove acquistarono:
-“Manuale degli incantesimi, volume primo” Miranda Gadula
-“Teoria della Magia” Adalbert Incant
-“Mille erbe e funghi magici” Phyllida Spore
-“Infusi e pozioni magiche” Arsenius Brodus
-“Gli animali fantastici dove trovarli” Newt Scamandro
-“Le Forze oscure: Guida all’autoprotezione” Dante Tremante
-“Guida pratica alla Trasfigurazione per principianti” Emeric Zott
-“Storia della Magia” di Bathilda Bath
  Hermione, per prepararsi al meglio e per conoscere il suo mondo, comprò anche:
-“Compendio sull’Istruzione magica in Europa”
-“Grandi Maghi del XX secolo”
-“Storia di Hogwarts” 
-“Il Quidditch attraverso i secoli
  Entusiasta la ragazza si mise subito a sfogliarli, mentre completava il tour attraverso gli altri negozi.
Si fermò di fronte ad uno dove un gruppo di ragazzini stava facendo capannello.
“Che cos’è?” Chiese Hermione, indicando il manico di scopa in vetrina.
“Ma non lo vedi? Sei cieca?” Ruggì una ragazzina, più o meno sua coetanea, con un orrendo viso carlino.
Hermione la fulminò con lo sguardo, poi tirò un sospiro, fece appello a tutta la sua pazienza e disse: “Scusami, ma io sono una nata Babbana, non so molto del nostro mondo e sto per iniziare i miei studi a Hogwarts…”.
“Oh, per l’astuzia di Serpeverde! L’ennesima Mezzosangue!” Rispose l’altra guardandola con superiorità.
Hermione non sapeva il significato del termine “Mezzosangue”, ma capì subito che si trattava di un insulto rivolto ai nati Babbani. Quella ragazzina non le era decisamente simpatica. Stava per rispondere per le rime, ma fu preceduta da un bambino grassottello e dall’aria simpatica: “Mia nonna dice che questa storia dei Purosangue è spazzatura ed è solo un modo per coprire la vostra stupidità”.
“Meglio Puri che Mezzo!” Rispose l’altra, arricciando le labbra in un sorriso malevolo.
“Meglio Mezzosangue furbi che Purosangue senza cervello!” Commentò Hermione che fu trascinata via dalla discussione dall’altro ragazzo. Quando si fermarono, nonostante le proteste della ragazza, erano ormai lontani da quella vetrina.
“Non ti conviene attaccare briga con qualcuno prima di arrivare a Hogwarts, specialmente con quella gente”, disse, guardandola divertito.
“Scusami, non sono solita litigare con chi non conosco. Devi avermi presa per una maleducata. A proposito, io sono Hermione Granger e sto per frequentare il primo anno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts”, esclamò tutto d’un fiato, come se l’avesse imparato a memoria.
“Piacere, Neville Paciok. Anch’io sto per iniziare Hogwarts”.
 Il viso di entrambi s’illuminò.
“Se vuoi un consiglio, stai lontana da quella ragazza. Si chiama Pansy Parkinson e, secondo mia nonna, finirà sicuramente a Serpeverde, la Casa che hanno frequentato tutti i maghi Oscuri.”
“Grazie!” Mormorò Hermione, prendendo nota mentalmente di ciò che Neville le aveva appena detto.
“Tu sei un Purosangue? Non sei un nato Babbano come me?”
“Io?- disse con amarezza l’altro- Io, sono un Purosangue. Ma non so quanto possa servirmi… Fino a poco tempo fa nella mia famiglia credevano fossi un Magonò…”.
“Che cos’è un Magonò?”
“E’quando sei figlio di maghi, ma non possiedi nemmeno un briciolo di potere magico.”
“Oh! Non lo sapevo… non so proprio nulla del nostro Mondo”, disse con tristezza Hermione.
“A Hogwarts imparerai, mia nonna dice sempre che Silente, il Preside e il più grande mago di tutti i tempi, riesce ad insegnare persino agli zucconi, come me. Tu mi sembri una tipa sveglia, non credo che avrai troppi problemi.”
Hermione arrossì, ma prima di poter aggiungere qualcosa, li raggiunsero i suoi genitori.
“Bè…. Ci vediamo sull’Espresso!” La salutò Neville, correndo verso un’anziana strega ammantata di verde, che portava un avvoltoio impagliato sulla testa.
Hermione ipotizzò che fosse sua nonna.
“Andiamo a prendere la Bacchetta Magica?” Disse con voce allegra la madre, spulciando la lista.
“Secondo Professoressa McGrannitt, dobbiamo rivolgerci al negozio di Olivander”, aggiunse il padre, indicando un negozio dall’insegna scortecciata che diceva a lettere d’oro: Olivander: Fabbrica di bacchette di qualità superiore dal 382 a.C.”.
Hermione, emozionata, prese per mano entrambi i suoi genitori e prima di entrare nel negozio, che aveva l’aria angusta e sporca, esclamò sorridendo: “Coraggio, dobbiamo ancora comprare cilindro e coniglio.”
Varcarono la soglia e un lieve scampanellio accolse il loro ingresso. Si ritrovarono in una stanza piccola, tappezzata da quelle che sembravano migliaia di scatolette rettangolari.
“Buon giorno! Io sono il signor Olivander, fabbricante di Bacchette, in cosa posso servirvi?” Disse con voce penetrante un mago dall’aspetto un po’inquietante che era appena apparso alle loro spalle, facendoli sobbalzare tutti e tre.
“Siamo venuti a comprare la prima Bacchetta di Hermione, nostra figlia, che si appresta ad iniziare Hogwarts”, rispose il padre, osservando la moglie e la figlia, che si guardavano intorno meravigliate.
“Allora è la sua prima Bacchetta…. Molto bene…” disse il mago guardando la ragazzina.
Olivander scomparì nel retro bottega e ritornò con le braccia piene di scatolette. Ne aprì una e tirò fuori una Bacchetta di legno chiaro. La agitò con eleganza, questa emise delle scintille dorate, e, infine, la diede ad Hermione.
“Cominci con questa, signorina….”. Esordì, con un sorriso.
 
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Qualche ora dopo Hermione era in macchina con i suoi genitori, di ritorno da Londra. A tutti e tre sembrava di aver vissuto una meravigliosa avventura e solo guardando i loro acquisti si rendevano conto che non era un sogno ma realtà.
Hermione, seduta sul sedile posteriore, stava guardando i suoi libri, decisa ad imparare, fin da subito, il maggior numero di cose possibili in poco tempo. Non voleva più fare figuracce, come quella mattina di fronte a quella vetrina. Non si sarebbe più fatta trovare impreparata e avrebbe dimostrato di essere meglio di qualunque Purosangue prepotente, Pansy Parkinson in testa. E poi, erano così interessanti quei libri e desiderava così tanto conoscere incantesimi e stregonerie che non sarebbe stato difficile studiare tutto.
S’immerse nella lettura “Storia di Hogwarts”, accarezzando la pagina con la Bacchetta Magica, che sentiva come un prolungamento del suo braccio.
 
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Una settimana dopo Hermione e i suoi genitori raggiunsero la stazione di King's Cross e, con molte perplessità, attraversarono la barriera. Temendo di schiantarsi contro la parete di mattoni, dall’apparenza molto solida, corsero tutti e tre, trascinandosi dietro i bagagli.
Si trovarono di fronte ad una locomotiva a vapore scarlatta. Un cartello alla testa del treno diceva: "Espresso per Hogwarts, ore 11". Erano arrivati.
“Hermione!” Si girò di scatto e vide Neville, seguiti a ruota dalla nonna, abbigliata con lo stesso vestito che le aveva visto addosso l’ultima volta, e avvoltoio annesso.
“Neville! Che bello vederti! Buongiorno signora”, disse, con un sorriso, rivolta ai nuovi arrivati.
“Buon giorno, mia cara! Spero che tu dimostrerai paziente con mio nipote, non è certo abile come suo padre…”, rispose con tristezza l’anziana strega.
Neville mormorò qualcosa sulle valigie da caricare sul treno e sia lui che Hermione salirono sulla vettura per sistemare i loro numerosi bagagli, lasciando gli adulti soli.
“Scusi signora…”, disse la madre di Hermione, cercando di attirare l’attenzione della strega.

“Signora Paciok, prego! Voi siete i Granger, vero? Mio nipote mi ha detto di aver conosciuto vostra figlia a Diagon Alley… è la prima strega che avete in famiglia?”
“Sì, ed è la prima volta che Hermione sta lontana da noi per così tanto tempo… Siamo un po’preoccupati, è ancora una bambina, e poi non sappiamo nulla di questa Hogwarts, fatta eccezione per le parole della Professoressa McGrannitt”, disse in un soffio la madre, che sembrava essersi liberata di un peso che la assillava da quando aveva sentito parlare di Hogwarts.
“Minerva McGrannitt è una fonte più che affidabile, signori Granger. Credetemi non c’è posto più sicuro al mondo di Hogwarts. Finché Albus Silente sarà il Preside di quella scuola e finché i suoi gli saranno fedeli nulla, potrà accadere alla vostra bambina. Non preoccupatevi, starà benissimo e potrà imparare ogni sorta di Magia. Sono sicura che sarà un’ottima allieva”.
I signori Granger sorrisero e, guardandosi intorno, notarono i visi apprensivi degli altri genitori. Si sentirono subito un po’ meglio.
Hermione scese dal treno e guardò i suoi genitori.
“Scrivici Hermione. Aspetteremo i tuoi gufi con ansia”, sussurrò la madre accarezzandole la guancia.
“Cerca di non cacciarti nei pasticci, fatti nuovi amici e studia sodo, streghetta mia.” Aggiunse il padre, sostituendo allo sguardo severo, che aveva sfoderato durante le raccomandazioni, un sorriso gentile.
“Starò attenta, e studierò sodo. Terrò alto il nome dei Granger!”. Mugugnò la ragazzina abbracciandoli entrambi.
Fatta eccezione per quelle parole, fu un saluto silenzioso. Hermione annusò l’odore di gelsomino della madre, imprimendoselo nella memoria, mentre cercava di costruirsi il ricordo di quel momento. Vide suo padre, lieto e infelice allo stesso tempo, sorriderle con la dolcezza di sempre. Si sentì felice al pensiero di poter contare su di loro.
Salì sul treno con Neville e insieme si affacciarono al finestrino.
“Ciao! Vi scriveremo!”  Strillarono entrambi quando il convoglio cominciò a muoversi, coprendo le loro grida con il fischio della locomotiva e i rumori di ferraglia.
Hermione sentì le mani dei suoi genitori, unite fino a poco prima alle sue, slacciarsi e lì guardò. Entrambi sillabavano qualcosa che non sentì, a causa del forte rumore, ma capì: “Ti vogliamo bene”.
Sorrise, sentì che stava congedandosi dalla sua vita precedente, dove era stata una ragazzina Babbana, per addentrarsi in un’altra, a lei ignota, dove nemmeno i libri sarebbero stati in grado di spiegare il futuro sconosciuto che l’attendeva. Si sporse dal finestrino e guardò i suoi genitori diventare sempre più piccoli e sparire dietro una curva.
“Addio!” Mormorò, mentre una lacrima, calda, scivolò dalle sue guance, perdendosi nei vapori della locomotiva.
 
 
 
 
  
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