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Autore: candidalametta    22/05/2010    5 recensioni
E ci sono coperte rosse abbandonate per terra, e cuscini, a formare un nido morbido, sparsi intorno vassoi pieni di dolci, incarti colorati e fiori di zucchero. Un piccolo paradiso goloso.
Genere: Romantico, Triste, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Lily/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un tremito, nulla più
Solo un altro forte brivido e il mondo riacquista consistenza. Affondo la mano nella tasca recuperando gli occhiali, mettendoli incerti sul naso decisamente più attraente di prima, ridando fuoco alla vista. Il riflesso nello specchio appena incrinato, i soliti indomabili capelli scuri, lo sguardo impudente, “perfetto” borbotto al vetro con voce sicura.
Esco di soppiatto dal bagno del terzo piano, la notte senza luna è di perfetta oscurità, solo il lieve fruscio dei quadri nel castello immobile di sonno, poi una luce, tremula, terribilmente incerta, e lei. Avvolta da una tunica nera, il sorriso tirato, il passo confuso.
“James” bisbiglia ad un passo da me, e il bagliore aranciato della lanterna diventa appena più intenso sui capelli di rame, nel rosso della fiamma. “vieni con me” le chiedo supplicante, e inaspettatamente mi porge la mano, il palmo bianco tra la stoffa nera, nessuna esitazione nel cercare la mia presa che si fa lieve sulla sua carne.
Quanto mi è mancato questo calore, la carezza delle sue dita tra le mie, seguendomi con la fiducia dei primi giorni, quando non sapeva chi era realmente. “Dissendium” bisbiglio al suo stupore mentre la conduco fuori dal castello attraverso il passaggio dietro la statua gobba, sorridendo incoraggiante alla sua espressione confusa.
E il suo corpo sinuoso si snoda meglio del mio, stroppo teso di muscoli inutili, tra le rocce strette, seguendo in percorso contorto che porta in un’altra dimensione. “James, dove stiamo andando?”, la mia mano non abbandona la sua mentre le chiedo di seguirmi, lasciandosi condurre per minuti infiniti fino al magazzino di un negozio che conosce bene. Dove a volte compro regali che le lascio silenziosamente sul banco, o trasportati da gufi rozzi. Mi piace guardarla mentre lo zucchero di una piuma le si scioglie in bocca e sembra perdersi in un mondo fatato, dimenticando la lezione per una volta. Smettendo di essere una studentessa brillante e diventando bambina. Come adesso, mentre con gli occhi sgranati si guarda intorno confusa. Totalmente sorpresa.

“siamo da Mielandia!” sibila trattenendo un grido entusiasta, e mi lascia ammirare i suoi occhi sgranati alla luce flebile che porta in mano, e sono schegge di giada nella notte. La guardo totalmente rapito dalla sua felicità da non accorgermi che ha abbandonato la lanterna e mi è corsa incontro, abbracciandomi di slancio, aggrappandosi al corpo solido che mi circonda, ridendo felice alle mie orecchie. E le mani affusolate da cacciatore impiegano troppi secondi a chiudersi sul suo corpo, lasciandola sfuggire come pugno di sabbia e soffio di vento, mentre scioglie l’abbraccio curiosando intorno alle casse chiuse, come se si aspettasse di trovare meraviglie invece di semplici caramelle.
Sospiro nell’aria di vaniglia che impregna la stanza, “voglio mostrarti una cosa” le sorrido incoraggiante, e di nuovo mi si abbandona, neanche l’ombra del dubbio sul suo volto di pesca che guarda oltre gli scaffali sul fondo, mentre la conduco alla mia sorpresa.
E ci sono coperte rosse abbandonate per terra, e cuscini, a formare un nido morbido, sparsi intorno vassoi pieni di dolci, incarti colorati e fiori di zucchero. Un piccolo paradiso goloso. Lascia la mia mano per corrervi dentro saltellando, lasciandosi cadere al centro ridendo, facendomi un cenno distratto con la mano mentre gioca con dei galeoni di cioccolato, impegnandosi a far cadere le monete sul piatto, guardandole affascinata, come se fosse un vero tesoro. E il sorriso nasce spontaneo, mentre la vedo perdere gli anni già brevi e tornare alla spensieratezza dell’infanzia, mi siedo in un angolo lasciandola divertirsi a prendere le caramelle con la bocca dopo averle lanciate in aria. “James” chiama allegra e cerca di coinvolgere anche me, tirandomi addosso le caramelle che rimbalzano sul petto, lasciandomi stupito davanti il finto bombardamento, “avanti apri la bocca! Gioca con me” mi incita gattonandomi accanto, e il suo sguardo brilla di malizia, con le guance rosse e la mano tesa a lanciare una biglia di zucchero. E non so neanche come finisca per convincermi, ridendo perché per evitare la sua mira imprecisa chiudo le la labbra inclinando il capo contro la spalla.
“così non va” mormora fintamente perplessa con una caramella ancora sulla punta delle dita, “non sono riuscita a farti assaggiare niente” aggiunge lasciandosi scivolare lo zuccherino tra le labbra di fragola, “vediamo se così riesci a prenderla” sospira, sporgendosi in avanti, arrivando alla ma bocca prima che possa rendermene conto. E il sapore di frutta che mi inebria non è paragonabile a quello di una misera caramella, rispetto alla dolcezza delle sue intenzioni sulla mia bocca affamata di lei per troppo tempo, con una sete di anni, mentre si lascia scivolare sulle coperte sotto di noi. Lasciandomi la possibilità di scoprire il biancore di zucchero della sua pelle, liscia sotto le mie dita impacciate, e il caramello dei capelli sottili che le sfiorano il viso.
Il profumo di cioccolato delle sue mani mentre mi accarezzano tirandomi a lei, richiamandomi nei suoi baci con passione romantica mentre il suo corpo trema a contatto con il mio, e i suoi fianchi premono con battito di farfalla contro il mio bacino. Arrossisco allontanandomi, tornando a sedere con il fiato grosso e gli occhi bassi, pieni di vergogna. La sua mano fresca ricopre la mia, “James … cosa ti succede?”, respiro, questo profumo di caramelle che mi cola dentro il petto come ad impregnarmi nell’anima, “non ti senti bene? Sei strano …” mi costringo ad alzare lo sguardo e rimanere intrappolato nella trappola di giada di Lily, “sto bene …” sussurro, “e che non ti ho portato qui per …” il mio sguardo sfiora appena le sue gambe, “per questo” sospiro sfinito, cercando la calma dentro di me, scontrandomi con il mare in tempesta del mio cuore.”e allora per cosa?” chiede curiosa, con l’ombra di miele nelle labbra piene, mentre sento che potrei morire per un suo sorriso, “volevo solo mostrarti che puoi avere tutto questo Lily, tutta la dolcezza di questo mondo, tutto il mio amore” bisbiglio impaurito.
Mi osserva, sovrappensiero, scrutandomi in fondo allo sguardo, scavando nella mia anima con la bontà assoluta del suo sguardo, prendendomi all’improvviso il volto tra i palmi, costringendomi ad avvicinare i nostri profili, “sicuro che tu sia James Potter, il mio ragazzo?” sbotta all’improvviso, con gli occhi socchiusi ad indagare, e mentre spero di non svenire la risata cristallina invade la stanza della battuta, trascinando le sue parole in un singhiozzo divertito. “davvero, prima la sorpresa, poi non vuoi farlo, e adesso questa dichiarazione, dì la verità, ti hanno rapito gli alieni? O qualcuno con un po’ di buon senso a messo nel tuo piccolo cervellino indifeso estratto di romanticismo?”. Ride, mentre impedisco ai miei occhi di riempirsi di lacrime, e le sue dita si incastrano tra i miei capelli in una carezza scombinata che mi riporta alla sua bocca, regalandomi un ultimo bacio che sa di eternità.
“Cosa c’è di così sbagliato ad amarti?”*, sussurro al suo volto vicino, all’ombra delle sue ciglia.
Sospiro, alzandomi lentamente, per poi porgerle la mano e ricondurla al castello, nel silenzio quieto della notte che non deve finire. I vestiti i fanno più larghi ad ogni passo verso il corridoio del terzo piano, la luce della lanterna si spegne aiutata da un colpo di vento, ed è solo buio intorno a noi e la sua mano nella mia.
Davanti l’arazzo della signora grassa la osservo un altro misero attimo negli occhi, mentre vorrebbe condurmi dentro con un gesto morbido, “no, io devo tornare indietro a sistemare …” sussurro in una scusa blanda, i suoi occhi leggono la menzogna ma allentano la presa sul mio corpo.
È il mio ultimo momento.
Porto la sua mano alle mie labbra e le bacio il palmo, il polso candido di luna, la vita che vi scorre dentro che è cara più della mia stessa. “ti amo Lily” e le sue dita si piegano appena per sfiorarmi il volto, “non parlare mai di questa notte, lascia che rimanga un segreto di queste ore rubate, ti prego”, e c’è solo un cenno del capo prima che sparisca nel buio, correndo a perdifiato mentre i muscoli spariscono e i capelli si fanno più lunghi sulle spalle.
La porta delle segrete dei Serpeverde che si aprono al bisbiglio di una parola che non voglio formulare mentre la vista si fa distorta. Chiudo il passaggio segreto poggiando la schiena ormai magra contro le pietre umide e verdastre, lasciando cadere gli occhiali per terra in un singhiozzo di mortificazione, mentre un ultimo brivido mi ricorda che la pozione polisucco ha terminato il suo effetto, e torno ad essere io mentre un passo mi comunica che non sono solo.
“hai rubato alla scuola, mentito al tuo sorvegliante e sorpreso di notte fuori dai dormitori, tutto per trasformarti nel tuo nemico e sporcarti le mani con una mezzosangue” è una voce che è l’essenza della mia casa, occhi azzurri che guardano lontano per me, “ … è il primo segreto che scopro sul tuo conto Severus”, la flemma lieve di Malfoy si perde nella stanza deserta, “fa che sia anche l’ultimo”.
Chino il capo trascinandomi verso il dormitorio, in bocca sapore di caramelle che non alleviano il dolore di non averla.

*Tristano e Isotta

Siccome candida lametta è triste deve intristire qualcun altro, siccome ci riesce solo deprimendo i suoi personaggi si è messa a scrivere questa storia deprimente, e siccome il personaggi più maltrattato che le viene in mente è il povero Piton ecco che se la prende proprio con lui.
  
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