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Autore: Sweet_Revenge    23/05/2010    2 recensioni
Beh, Gee, devo ammetterlo, sono alquanto soddisfatto di vederti così sorpreso, ma mi deludi. Pensavo che dopo tutto ti fossi accorto di quanto tutto ciò che scrivi sia vero, sia reale: i mostri che tu crei, esistono davvero.
Genere: Triste, Demenziale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Baby, I’ll Be Your Frankenstein

 

 

E’ stato un attimo. Un millesimo di secondo, un battito di ciglia. Un attimo, ed il mio mondo è andato in frantumi, sgretolandosi come un castello di sabbia. Eppure avevo creduto di poterci vivere, in quel castello di sabbia, di poter vivere la mia vita, la nostra vita, insieme, in quel castello, per sempre. Sarebbe stata una vita esposta costantemente al rischio di essere calpestata, spazzata via, demolita. Ma era un rischio che ero pronto a correre. Con te. Per te.

E invece...                                                                                                          

«Ragazzi, volevo dirvi che, beh, io e Lyn-Z ci sposiamo. Domani.»

CRASH.

Il bicchiere colmo di birra che ho nelle mani cade rovinosamente a terra, frantumandosi in tanti piccoli pezzettini. Meglio così, credo che se non fosse stato per il rompersi del bicchiere, tutti nella stanza avrebbero sentito quello altrettanto ben udibile del mio cuore. Ma fortunatamente nessuno sembra accorgersene. Anzi, mi lanciano occhiate interrogative, prima di andare tutti a congratularsi con te, a darti pacche sulla spalla, a sorriderti raggianti. Solo io sembro inchiodato al pavimento, la testa bassa, un leggero senso di nausea, ed il cuore a pezzi.

Farfugliando scuse sconnesse su quanto il vetro del bicchiere sparpagliato per terra sia più importante delle felicitazioni al cantante della mia band, esco dalla stanza, cercando una via d’uscita, cercando un po’ d’aria, cercando di vedere nonostante le lacrime continuino ad offuscarmi la vista.

E devo ringraziare la mia buona stella per farmi trovare una via d’uscita subito, o forse chissà, anche la mia buona stella è morta da un po’, e questo è solo un piccolo premio di consolazione del destino in un impeto di pietà per me. Ma non mi importa, non mi importa di essere l’oggetto di scherno di questo destino crudele, al momento non mi importa proprio.

Alla prima boccata d’aria il mio cuore sembra riprendersi un poco, eppure riesco ugualmente a sentirle, le crepe pulsanti del mio cuore, e fanno male, dio se fanno male.

 

 

 

«Frank, ehi, Frankie, si può sapere cos’hai?» Gerard, barcollando e rosso in viso, venne verso di me, strattonandomi per un braccio.

Mi liberai facilmente dalla sua presa, d’altronde era fin troppo facile, dato che era completamente ubriaco. Di nuovo.

«Frank!» continuò «Ma si può sapere cosa...?»

«Dio, Gerard!» mi voltai verso di lui, fissandolo nelle sue iridi verdi e rese lucide dall’alcool. «Non ci arrivi da solo? Te ne vai scorrazzando per tutta la notte con

quel Bert, vi ubriacate fino a svenire, vi presentate sul palco completamente fatti... Sembri un fottutissimo relitto umano!

Hai una band, cazzo, la nostra band! Sbaglio o è il tuo sogno da sempre?!

E stai mandando tutto a puttane! Stai mandando a puttane il sogno della nostra vita, e per cosa poi? Perché lui ti dice che va bene così, perché se lo fai lui, è giusto, no?

Mi fai schifo, Gerard, ecco cos’ho!»

«Tu... tu non capisci... Io ho paura...»

«Paura di cosa, eh? Della realtà? Sei un vigliacco, ecco cosa sei. Stai buttando la tua vita nel cesso fregandotene delle persone che ti amano davvero.»

Feci per andarmene di nuovo, ma lui continuò. «Ah sì? E dimmi, chi sarebbero queste persone? I miei genitori e Mikey, perché sono stati da sempre costretti a farlo?!»

Scoppiai a ridere, sarcastico. Come poteva essere così cieco? «Cazzo, non ci arrivi proprio, eh? IO, Gee, IO, ti amo.»

E a quel punto non avevo resistito più, non avrei mai potuto, mi ero avvicinato e avevo premuto le mie labbra contro le sue, e avevo sentito lui rispondere al mio bacio,

 le sue mani fra i miei capelli, il suo respiro mischiato al mio.

Ma fu quando mi guardò negli occhi che mi accorsi che il suo sguardo non sembrava più perso nel vuoto, fu quando mi sussurrò

«Perdonami, Frank, ti giuro che ho chiuso con questa merda.»,

che credetti che forse, dopotutto, c’era davvero una speranza per noi, per me.

 

 

 

 

Illuso.

«Frank, ehi, Frankie, si può sapere cos’hai?»

Ed ecco, tutto che ritorna, il cerchio che si chiude, la storia che continua a ripetersi.

Gerard mi prende per un polso. Odio i déjà-vu.

«Frank, io... credevo avessimo chiuso con questa storia.»

Credevo avessimo chiuso. E’ il modo in cui lo dice che mi fa sorridere amaramente: ecco, l’ha detto allo stesso modo con cui qualche anno fa mi aveva giurato di aver chiuso con l’alcool. E diceva la verità. Aveva smesso. Ma perché si era stancato dell’alcool e di Bert. Aveva bisogno di una nuova dipendenza. Io ero la sua nuova dipendenza. Ma era arrivato anche il mio momento. Si era stancato di me. Ed io mi sono illuso per tutto questo tempo.

E’ la vita, Frank, le persone passano, ti amano, ti usano, e poi ti buttano via. Le persone ti consumano, prendono una parte di te, ti rubano ogni emozione, ti lasciano vuoto. Solo un mucchio di ossa, ed un cuore sanguinante. Un involucro senz’anima.

Ecco cosa sono diventato, sono diventato un mostro, un essere senz’anima e senza emozioni. Ma Lui ha voluto così.

Mi volto verso di lui, senza più lacrime nei miei occhi ormai, senza più emozioni sul mio viso. «Sì, hai ragione, abbiamo chiuso.» E’ sorprendente come le parole escano da sole, come non ci sia bisogno di sforzo alcuno per pronunciarle, come non traspaia nessuna emozione da esse. Sono fredde. Vuote. «Scusa. Felicitazioni.»

Mi avvicino a lui, sfiorando le sue spalle con il braccio. Niente, neanche a quel contatto il mio cuore sembra protestare. Ne sorrido compiaciuto.

«Frank, cosa... cosa ti succede?» E adesso è lui ad avere un tono apprensivo, a scrutarmi con quelle sue iridi che un tempo mi facevano tremare le gambe. «Sei... diverso.»

Che brillante deduzione. Sono diverso, davvero? Già, sono diverso. Sono senza emozioni ora. Sono il mostro che tu hai creato, Gee.

Mi avvicino impercettibilmente al tuo viso, e solo quando so che non potrai scappare premo con forza le mie labbra sulle tue. Oh, ma non c’è amore in quel bacio, al contrario, con quel contatto sembro riversare su di te tutto l’odio che attanaglia le mie viscere, e le crepe del mio cuore sembrano rimarginarsi un po’.

Dopo una breve resistenza, lasci perdere e cedi, sento le tue labbra rilassarsi e rispondere alle mie. Come mi aspettavo. Resistere alle tentazioni non è mai stato il tuo forte, Gee.

Ed è proprio a quel punto che mi stacco dalle tue labbra tanto violentemente quanto mi ci sono avventato.

E scorgo il tuo sguardo interrogativo e la tua espressione confusa. Ti starai chiedendo cosa mi è preso, cosa sono diventato, cosa ne è stato del vecchio Frank. Lo so, ce le hai scritte in faccia quelle domande, una dopo l’altra sembrano passare nei tuoi occhi.

Beh, Gee, devo ammetterlo, sono alquanto soddisfatto di vederti così sorpreso, ma mi deludi. Pensavo che dopo tutto ti fossi accorto di quanto tutto ciò che scrivi sia vero, sia reale: i mostri che tu crei, esistono davvero.

Così rispondo alle tue frenetiche  e silenziose domande, avvicino le mie labbra al tuo orecchio, sentendoti rabbrividire, e vedo i tuoi occhi spalancarsi di nuovo dalla sorpresa quando senti le tue stesse parole uscire dalla mia bocca:

«Baby, I’ll be your Frankenstein

 

 

 

 

 

 

 

 

Semplice momento di sclero del sabato sera, niente di più. Mi sentivo piuttosto giù, quindi ho deciso di passare le mie emozioni a mr. Iero, povera cavia dei miei esperimenti di scrittura, e me la sono presa col povero Gerard. xD Non vi preoccupate, non ho lasciato la mia storia in corso, è solo che avevo bisogno di sfogarmi, ed ecco qui. Così mi sono anche cimentata un po’ con una Frerard, che ovviamente AMO & ADORO incondizionatamente. ;)

Beh, cos’altro dire? Ah, il titolo e la frase finale vengono da quel fumetto che è la prova lampante di quanto mr. Gerard Way sia UN GENIO nel vero senso della parola, “The Umbrella Academy”, e beh, per il resto credo sia più giusto definirla una non-sense.

Un’ultima precisazione: ovviamente col semplice ‘Frankenstein’ io intendo ‘il mostro di Frankenstein’, dato che nel romanzo della Shelley, il dottor Frankenstein non è la Creatura, ma il creatore.

Hope you liked it anyWay :)

Xo,

G

 

 

 

 

   
 
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