Circus
Luci.
Al.
Neon.
L’insegna luminosa è sbilenca e consumata,
un vecchio cimelio d’epoca mangiato dalla polvere e dalla ruggine. Quelle
lampadine fulminate che troncano le parole, poi, sono come un pugno in un
occhio; qualcosa di storto e abbandonato, sbagliato, trascurato. L’impressione che
se ne ricava è che il mondo si sia dimenticato della sua esistenza e sia andato
avanti senza guardarsi indietro. Scordandosi di quell’insegna, di ciò che
rappresenta, del microcosmo che aspetta fedele oltre quella scritta.
CIRCO
È tutto polveroso e impigrito lì, in
quel tendone sporco e sdrucito: l’aria, il cibo, la vita…
Ogni cosa è caduta in un limbo dimenticato dall’uomo, imprigionata in una terra
di confine in cui nessuno vuole metter più piede.
Eppure il circo aspetta sonnacchioso, un
enorme pachiderma costretto a terra: si ancora a quell’odore di terra e di sporco,
a quelle luci accecanti, al sapore della pista, agli applausi, alle grida, a
quella vita frenetica e sfuggente che non gli appartiene più.
Attende, fedele.
E Ivan aspetta assieme a lui.
Lo fa come sempre, nel suo gabbiotto
arrugginito, ripetendosi che un giorno tutto questo finirà. Che un giorno
arriverà qualcuno a ridargli indietro la sua vita misera ma libera, slegandolo
dai vincoli di quel circo bestiale imploso su se stesso.
Aspetta Ivan, e mentre aspetta sogna.
Sogna Clara nel suo costume di scena
brillante e variopinto, sogna Clara mentre sgambetta per la pista, mentre ride,
mentre vive. Era bella Clara. Lo era oltre gli strati di grasso, oltre la
barba, oltre quel corpo sformato e sbagliato che la faceva sembrare uno scherzo
della natura. E lo è ancora, proprio lì, nei ricordi di Ivan.
Ivan che guarda Clara.
Ivan che ammira Clara.
Ivan che ama Clara.
«Non siamo mostri» gli ripeteva sempre
con un sorriso nascosto da quei baffoni ispidi e neri, pelosi come il suo viso.
«I veri mostri sono le persone che pagano per comprare il diritto di sentirsi
migliori di noi.»
Glielo ricordava sempre, ogni volta che ne
aveva l’occasione. Forte, vivace Clara…
«Un giorno lo capiranno. Capiranno che
siamo persone.»
Era quasi arrivato a crederci, Ivan. Progettavano
di lasciare il circo, di fuggire insieme, di cercare un lavoro dignitoso. E,
chissà, forse sarebbero anche riusciti a costruirsi la famiglia che non avevano
mai avuto.
Era quasi arrivato a crederci, Ivan.
Quando gli portarono il giornale quella
dannata mattina di Novembre, però, Ivan smise di essere un uomo di fede.
UCCISA A SASSATE
DONNA BARBUTA
IL CIRCO DEI MOSTRI FA PAURA
Quell’articolo è ancora lì, nel fondo
del suo gabbiotto. L’unica foto sbiadita di Clara, il suo sorriso baffuto, i
suoi occhi che speravano, sognavano, osavano. Troppo umani persino per i mostri
che si professavano esseri umani.
Quelle stesse persone che li hanno
abbandonati, rinnegati, dimenticati. Lasciati a marcire oltre un’insegna
arrugginita, storta come le loro vite sacrificate per racimolare un po’
d’amore.
Aspetta, Ivan, e intanto sogna. Sogna la
ragazza che si innamorerà follemente di lui. Sogna colei che lo strapperà a
quell’esistenza spenta e morente, sogna perché non può fare altro.
Sogna, perché l’uomo di fede che
conosceva è morto assieme a Clara.
Sogna, perché lui è Ivan lo storpio.
E sa che nessuno lo potrà mai amare.
NOTE DELL’AUTRICE
Oneshot breve scritta di
getto, in pochi minuti. Non so bene da dove mi è uscita.
Che
dire? Malinconica, amara, romantica. Dedicata a tutti gli Ivan e le Clara del
mondo, che non dovrebbero essere affatto dimenticati.
Ne
approfitto per pubblicizzare il GRUPPO
FACEBOOK dedicato
alle mie storie: troverete spoiler, anticipazioni, di tutto un po’.
Spero
di avervi regalato un minuto di emozione.
Brin