-Nick
Autore:
Simphony
-Titolo:
Rain
-Rating:
Giallo
-Avvertimenti:
Accenni di shonen ai
-Trama: Per
la propria inettitudine non c'è rammarico e non
c'è perdono.
-NdA
(ove presenti):
Partecipante al contest "Dai classici alla fanfiction" indetta da
vogue91. Ispirata alla citazione di Joyce "Quando hai una cosa questa
può esserti tolta. Quando l'ha dai, l'hai data. Nessuna te
la può rubare. E allora è tua per sempre"
Rain
“Quando
hai una cosa,
questa
può esserti tolta”
Piove. Forte.
Come ogni inverno londinese.
La solitudine è ancora più battente dentro la grande casa vuota.
E tu da solo, ormai, non riesci più a colmare quella ferita causata dalla guerra contro il più grande tiranno della storia del mondo magico.
Voldemort ti ha tolto tutto. Voldemort ti ha privato dell'unica cosa buona della tua vita, dell'unica persona che ha visto del buono in te, nonostante gli anni di diffidenza e le continue lotte clandestine fra le due Casate.
Piove ancora. Da giorni.
Incessantemente.
Le gocce battono con violenza contro i vetri del Manor, mentre il fuoco del camino va via via spegnendosi.
Nessuno lo alimenta, se non un elfo ligio al suo padrone, l'unico rimasto al suo servizio.
Ormai
non hai più nulla di importante a cui badare.
Hai permesso che l'orgoglio, i principi di famiglia e la paura ti annebbiassero completamente la ragione.
E adesso ne stai pagando le conseguenze. E fanno male, come quando qualcuno versa del sale su ferite aperte.
Brucia aprire gli occhi quando ormai è tutto perduto.
Brucia rendersi conto della propria stupidità mentre la persona che ami è appena scomparsa.
Brucia tutto. Come se si fosse immersi nel fuoco.
E l'unica cosa che puoi fare per permetterti di non morire a tua volta, è sperare che la solitudine sia una buona compagna.
E' un cliché babbano. Eppure è tremendamente vero.
Ti accorgi seriamente di quanto tieni a qualcuno solo quando te lo hanno portano via.
E solo allora ti sei rendi conto di come il vuoto accanto a te possa diventare peggio di un buco nero.
Solo
allora arrivi al punto di non ritorno. E inevitabilmente lo sorpassi.
Fai il giro di boa e capisci che nulla sarà più
lo stesso.
Hai
capito di aver toccato il fondo e che non si può
più risalire.
Senti di non averne le forze e l'unica cosa che puoi fare è
alzare
la testa e osservare quel piccolo punto di luce che dovrebbe essere
la salvezza, ma che puntualmente si trasforma nel tuo incubo
peggiore.
Perché alla fine, ammettiamolo, piace crogiolarsi nel proprio dolore.
Alla fine piace. Piace perché sai che auto commiserandoti eviti le responsabilità, eviti i problemi, eviti di sentire l'urlo assordante della tua coscienza.
E
per questo non fai nulla.
Assolutamente nulla.
Rimani fermo
immobile, statico nella tua paura e nella tua sofferenza.
Non sai come risalire. Non sai come scendere. Non sai nulla.
Ma se anche tu fossi a conoscenza della risposta per questo arcano mistero, non faresti nulla.
Perché piace.
La gente intorno a te ti tende una mano, ti sorride, ti sprona. E ti piace.
Ma tu sei diverso. Hai dovuto sempre distinguerti, vero?
Si, ti piace distinguerti. E diversamente da tutti gli altri, non ti sei lagnato.
Hai accettato le tue colpe. Nonostante queste facciano male.
Non ti è mai piaciuto farti aiutare, né tendere una mano. Non ti piace ricevere finti sorrisi da persone ipocrite e non ti è mai piaciuto farti incoraggiare dagli altri.
Hai sempre cercato di andare avanti con le tue sole forze.
Ma alla fine tutti hanno un limite.
Anche tu.
E quel limite non è la sofferenza come in molti possono pensare.
E' la Morte che ti ha fatto capire quanto sei inutile.
Perché di fronte a lei non puoi nulla. La tua forza non può assolutamente nulla.
Ti strappa ciò che hai di più caro, senza guardarti in faccia. Ma alla fine, anche se lo facesse, non gli importerebbe nulla.
Un tuono scuote il maniero in cui si è ritirato.
La
pioggia continua a battere. Indifferente, come la Morte.
Tu hai
sempre odiato la pioggia. Non ti è mai piaciuta.
Da piccolo
perché ti lasciava i vestiti bagnati, crescendo il tuo odio
era
aumentato perché le cose più dolorose ti sono
accadute in un giorno
di pioggia.
Così come lo scontro finale con Voldemort. Pioveva.
Ma non era una pioggerellina estiva così come non era nemmeno un acquazzone.
Semplicemente, pioveva.
Potevi vedere le gocce scivolare sulla pelle del Salvatore.
Potevi vedere le gocce appoggiarsi ai capelli del Salvatore.
Potevi vedere le gocce che s'insinuavano fra le dita e la bacchetta del Salvatore.
E tu non avevi facoltà di fare nulla, se non guardarlo mentre si batteva con il più pericoloso mago di tutti i tempi.
“Quando
tu la dai,
l'hai
data.”
Chiudi gli occhi. Ripensare a quei momenti fa male.
Ripensare agli anni passati con lui, fa male.
Hai dato. Hai sacrificato tutto quello in cui credevi, pur di stare con lui.
E hai perso tutto.
Il rispetto di tuo padre, il rispetto di tua madre. Il tuo nome.
Non avevi più nulla.
Eppure
non ti importava. Amavi ed eri amato.
Il resto del mondo poteva
crollare ai tuoi piedi, ma non avresti cambiato una sola virgola
degli avvenimenti del tuo passato.
Con gli occhi chiusi, le immagini della battaglia finale scorrono come se ti trovassi davanti una pellicola magica.
Scorrono, scorrono, scorrono senza alcuna pietà.
E non puoi fermarle.
Non vuoi fermarle.
Perché è giusto che tu veda ogni errore commesso.
E' giusto che tu soffra quando sei stato tu il primo a sbagliare.
Ed è giusto che tu abbia perso tutto quello che hai sacrificato prima e tutto quello che hai ottenuto dopo.
Per la propria inettitudine non c'è rammarico e non c'è perdono.
“Nessuno
te la può rubare.
E
allora è tua per sempre.”
E
non è vero quando ti dicono che tutto si
sistemerà, per
consolarti.
Non è vero quando ti dicono che c'è qualcosa
“oltre”.
Non è vero.
Semplicemente non hanno il coraggio di ammettere la verità.
Sei stato un cretino. Un perfetto imbecille.
Hai voluto chiudere gli occhi.
Hai voluto spostare la testa e non guardare perché sapevi che avrebbe fatto troppo male.
Ma chiediti, fa più male far finta di nulla o fa più male adesso, quando hai la consapevolezza di non poter più rimediare ai tuoi errori?
La pioggia continua a battere contro le finestre del maniero.
Stringi fra le mani le ultime parole che il Salvatore ti ha scritto prima di scendere a combattere Voldemort.
Avresti dovuto fermarlo allora, quando ne aveva la possibilità.
Ma non lo hai fatto.
Pensavi che nulla avrebbe potuto portartelo via.
Pensavi
che nulla avrebbe potuto ucciderlo.
Pensavi che tutto si sarebbe
sistemato con la morte di Voldemort e il suo ritorno vittorioso.
Che ingenuo.
Ripensare ai suoi occhi verde smeraldo ti uccide.
Ripensare al suo sguardo fiducioso ti fa stare male.
Ripensare a come ti ha guardato, dal prato, rivolto verso la Torre di Astronomia, ti fa piangere.
Essersi reso conto, in quei momenti, che Harry sapeva che ti saresti comportato così nei suoi confronti, e averti accettato nonostante tutto, ti fa capire quanto realmente ti amasse.
Piangi.
Perché è l'unica cosa che ormai ti è rimasta, sono le lacrime.
Lacrime amare.
Lacrime di solitudine.
Ma te la sei creata tu la solitudine.
Tu hai richiamato la Morte con le tue azioni sconsiderate.
E adesso, Draco Lucius Malfoy, fai penitenza per le tue cattive azioni.
Perché non puoi fare altro.
Se non piangere e maledirti.
Fine