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Autore: x_Dana    27/05/2010    9 recensioni
Ma lei era così fiera e così orgogliosa.
Così bella, che l'odio bruciante di Draco non riuscì nemmeno a sfiorarla, era come un fiore.
Draco la odiava e la desiderava, voleva strapparle di dosso quella spavalderia.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Talvolta il mondo è ingiusto.

Lui era il perfetto, biondo e atletico purosangue. Geniale, tagliente e freddo.
Figlio di serpeverde dal cuore oscuro.

Lei era mezzosangue.
Lei era un' orgogliosa Grifondoro.

Era tutto quello che non doveva desiderare, e che non poteva possedere.


Lo sguardo del giovane Malfoy si era posato noncurante e veloce su di lei al primo anno, quando la Granger era solo una spaurita bambina con la testa sprofondata nel Cappello Parlante.
Ma Draco aveva gli occhi troppo oscurati dai suoi sogni di grandezza e nobiltà per degnarla di attenzioni.

Aveva realmente notificato la sua presenza solo quando la vide uscire barcollante e sporca dalla Camera dei Segreti, ma era troppo furibondo per aver perso contro San Potter, per ricordersene.

Ma al terzo anno, lei lo colpì irrimediabilmente, e non solo in senso figurato. E questo scatenò in lui un bruciante desiderio di vendetta.
Un desiderio che gli bruciava la mente ogni giorno, ad ogni ora.

La sfortuna si abbattè completamente su di lui al ballo del ceppo, quando Hermione scese le scale in quel semplice abito color pervinca. I capelli raccolti e lisci  che le accarezzavano dolcemente le spalle nude.
In quel momentò Draco si accorse di desiderarla intensamente, almeno quanto desiderava vendicarsi sulla pelle d'avorio della ragazza.

Lottò furiosamente contro la Babbana e L'ES per tutto il quinto anno, sperando di poterla catturare dopo aver scoperto il loro ritrovo, per poter annientare ogni sua volontà e farla sua schiava per una notte.

Ma lei era così fiera e così orgogliosa.
Così bella, che l'odio bruciante di Draco non riuscì nemmeno a sfiorarla, era come un fiore.
Draco la odiava e la desiderava, voleva strapparle di dosso quella spavalderia.
Lei sfuggiva come fumo tra le dita.



Così arrivò il Novembre del sesto anno, con la prima neve.
Il serpeverde osservava il prato vicino al lago, ricoperto dalla coltre candida e gelida. Così simile a lui.
Poco distante giocavano, come i bambini, i Grifondoro che tra gridolini e risate si lanciavano le palle di neve.
Lei era lì, naturalmente, e Draco la osservava di soppiato.
I capelli umidi e scompigliati, le gote arrossate dal freddo e dall'ilarità.

Lui sorrise sommessamente, nel vederla ridere, senza riuscire a capirne il motivo.

I loro occhi si incrociarono per qualche istante, e sul volto imporporato di lei si dipinse un sorriso furbo, seguito da un'occhiata complice verso Ginny Weasley..
La ragazza prese a compattare la neve con le mani ricoperte dai morbidi guanti rossi, con cui formò una piccola palla bianca e gelata.
Draco si girò, noncurante, continuando a tenere d'occhio i movimenti della ragazza.
Senza difficoltà percepì l'avvicinarsi della piccola sfera nevosa, e il suo primo pensiero fu quello di prender la bacchetta e scioglierla.
Ma si limitò a spostarsi leggermente per prendere in pieno viso la neve gelata, che altrimenti si sarebbe schiantata sul suo cappotto nero.
Scese il silenzio sull'intero prato, e quasi Draco dovette sforzarsi per non ghignare soddisfatto, la Granger era quasi obbligata a dovergli rivolgere la parola, vista la concentrazione di professori che in quel momento passeggiavano nel prato avvolti dai loro mantelli scuri.

Infatti poco dopo la ragazza prese ad incamminarsi in direzione del biondo, che era rimasto immobile a godersi la sensazione bagnata del pizzicore gelido sulla pelle.

La vide avvicinarsi a lui con gli occhi luccicanti e leggermente sbalorditi, il rosso sulle gote che via via andava scemando.

"Ottima mira Granger" sputò velenoso il serpeverde

"Hai deciso tu di prenderla in faccia"  sibilò la grifondoro indignata

"Se eri così sicura che avrei evitato la palla, perchè l'hai tirata?"

Hermione, punta sul vivo, alzò lo sguardo nocciola sul viso del ragazzo

"Volevo solo controllare di non averti rotto il naso, o saresti andato a piangere da mammina come l'ultima volta"

Gli ammiccò un sorrisino malevolo e si girò, per tornare dai compagni Grifondoro.


"Gesto inutile quanto ridicolo Draco"  rise Blaise alle sue spalle, dopo essersi avvicinato sommessamente.

"Lo dici tu" rispose il ragazzo con un sorriso soddisfatto, girandosi verso il migliore amico.

"Non ti capisco a volte" sbuffò con un finto sorriso rassegnato.

"La curiosità è donna, si chiederà perchè non mi sono spostato"

"Vero, quindi l'hai fatto solo per essere nei suoi pensieri più del dovuto?"

Draco annuì lievemente infastidito dalla schiettezza dell'amico, dirigendosi verso il castello, Blaise si passò una mano sulla fronte rassegnato.

"Qual'è la tua prossima mossa?"

"Sabato sera ad Hogsmeade ci sarà anche lei"

"Come lo sai?Non l'ho vista al locale una volta in questi anni"

"Ho sentito la sorella di lenticchia che ne parlava" spiegò brevemente il ragazzo alzando le spalle.


Quel sabato Draco era seduto con Blaise nei divanetti più distanti dal fulcro della festa e sorseggiava la solita vodka cola

"Sei sicuro che verrà?"  sbadigliò Blaise, stufo di star seduto ad osservare la folla in cerca della Grifondoro

"No, ma hai di meglio da fare?" ghignò Draco sprofondando ancora di più nel morbido divanetto, cercando di concentrarsi sul gusto dolce e vagamente alcolico della sua bevanda.

Blaise guardò desideroso la pista da ballo, ma si limitò a scuotere la testa.

"Guarda, c'è lenticchia con sua sorella..e con loro c'è anche la Granger" esclamò qualche minuto dopo il ragazzo alzandosi in piedi, ammiccando verso di loro.

"Bravo Blaise, ora puoi andare a dimenarti. Lasciami solo" rispose il ragazzo in un sospiro soddisfatto, alzandosi in piedi, riassestandosi la camicia nera e lucida.

Si incamminò verso il bancone del bar per prendersi un altro vodka cola, e si sedette a qualche sedia di distanza da Hermione.
La ragazza gli scoccò un'occhiata infastidita, che confermò le speranze di Draco.

"Hai una sigaretta, Malfoy?"

Draco quasi sobbalzò quando la voce morbida di Hermione gli sussurrò quelle parole a poca distanza dall'orecchio, lasciandogli un brivido sul collo.

"Tu non fumi, Granger"

Hermione si sedette noncurante vicino a lui, prendendo il Mojito che il barista le porgeva ammiccante.

"Non sei l'unico in grado di stupire le persone" rispose sottovoce Hermione, portandosi la cannuccia scura alle labbra con malizia

Draco rimase in silenzio, come ipnotizzato, a guardare le labbra rosse della ragazza stringersi intorno alla cannuccia, erano umide di Alcool e calde.
Il desiderio violento di possedere quelle labbra portò il ragazzo a sporgersi verso Hermione, ma leggermente infastidito mimetizzò il lieve movimento scendendo dalla sedia.

"La vuoi o no questa sigaretta?" le sorrise beffardo, sicuro che la Grifondoro si sarebbe tirata indietro

"Certo" rispose Hermione scendendo a terra con un saltello aggraziato.

Una volta fuori dal locale Draco si appoggiò con le spalle al muro, offrendo una sigaretta alla ragazza, osservando ogni suo più piccolo movimento.
Hermione indossava dei jeans neri molto attillati e un maglioncino con scollo a V, i capelli mossi legati in una semplice coda.

"Quella sigaretta non ti si addice"  commentò sottovoce Draco, portando alle labbra la sua sigaretta. Il gusto amarognolo e pungente del fumo si mischiò con quello della vodka, facendo riaffiorare nella mente del ragazzo i ricordi di molte serate passate in quella discoteca, sempre con una ragazza diversa.

Hermione buttò fuori dalla bocca un pò di fumo, posando lo sguardo sul ragazzo percorrendone velocemente il corpo

"A te si addice benissmo" sorrise maliziosa, spiando noncurante il fisico compatto e cereo del serpeverde che si intravvedeva dai primi bottoni di madreperla slacciati.

Draco, sorpreso dal tono della ragazza, rimase un attimo in silenzio cercando di capire cosa si celasse dietro quegli occhi nocciola e il loro vago alone dorato.

"Cosa le passa per la mente?" si chiese il ragazzo, osservando le nuvole di fumo sparire nel nero della notte, irritato per ritrovarsi schiacciato dalla sua stessa tattica, come se ne avesse bisogno.

Si avvicinò leggermente a lei e mise le mani in tasca, osservando il cielo fingendo la totale indifferenza, ma l'odore fruttato e caldo della ragazza lo obbligò a girarsi per guardarla.

"Cos'hai da guardare" sbottò stizzita, girando lo sguardo dorato negli occhi smeraldini del ragazzo.

Con la mente svuotata Draco si ritrovò davanti alla ragazza, con le mani puntate sul muro dietro di lei, per impedirle di muoversi.
lei lo osservava tranquilla, sbattendo ritmicamente le ciglia folte e scure, che le andavano a coprire ad intermittenza lo sguardo liquido e malizioso.

"Perchè sei qui oggi?Non sei mai venuta" le sussurrò rauco vicino all'orecchio, inspirando il profumo, misto a fumo, della ragazza.

"Ho voglia anche io di divertirmi ogni tanto" si giustificò lei alzando le spalle, cercando di evitare lo sguardo del ragazzo.

Draco si avvicinò al suo collo candido, lasciandoci un respiro caldo.
Quando tornò a guardarla negli occhi un vago rossore si era diffuso sulle guancie della ragazza, Draco sorrise soddisfatto.

"E come ti diverti?"

Senza darle il tempo di rispondere appoggiò le sue labbra sottili e pallide su quelle carnose della ragazza, lasciandoci un altro sospiro rovente.

"Questo di diverte, Granger?"

Nessun ceffone, nessuna battuta pungente.
Solo la mano delicata di Hermione che gli afferrava la camicia per attirarlo a lei, per baciarlo con passione, facendo danzare le loro lingue in una danza di fuoco conosciuta solo da loro. Una lotta al primo che rimaneva senza fiato, le morse il labbro con non poca forza, sentendola gemere di dolore e desiderio, quell'affondare i denti nella sua carne umida lo fece quasi impazzire, voleva sentire in bocca il sapore del suo sangue.
La mente di Draco, assalita da troppi sentimenti contrastanti, si sbiancò completamente lasciandogli solo un senso di vago stordimento.
Quello doveva essere l'inferno, da quanto bruciava, ma se era davvero così la sua anima non era stata dannata invano.

Si ritrovarono mezz'ora dopo nella camera del serpeverde, avvinghiati e mezzi svestiti sul letto.
Draco non si premurò di essere cortese, di farla sentire a proprio agio, dopo tanto tempo che desiderava vederla accaldata e domata tra le sue lenzuola.
La sua mente era vuota e la ragazza lo faceva sprofondare sempre di più in un caldo vortice di morsi e baci.

Una volta completamente privi dei loro abiti la osservò come a volersela imprimere nella mente per sempre, sorrise quando la vide accennare un movimento per coprirsi con le lenzuola, ma lui le prese con forza i polsi, schiacciandola sul materasso.
Di nuovo con gli occhi lucidi e le gote arrossate. 



La mattina dopo si svegliò tra le lenzuola stropicciate,  allungò un braccio a sinistra per cercare il corpo caldo di Hermione, che fino a qualche ora prima gli aveva tenuto compagnia.
Ma il letto era vuoto, e nessun bigliettino romantico e stucchevole ad attenderlo com'era più volte successo.
Si alzò di scatto, cercando le tracce della presenza della ragazza in ogni angolo della stanza, senza trovarne.
Tornò a sedersi sul letto, con una strana oppressione nel petto, il cuore batteva via via più lentamente ed ogni pulsazione sembrava più dolorosa.
Fu allora che capì di desiderarla, di volerla solo sua, sempre.
Sarebbe impazzito nel vederla stretta a un altro, ma avrebbe gioito sapendo che sulla sua schiena armoniosa sarebbero rimasti a lungo i segni delle sue unghie, il suo collo perlaceo rovinato dai suoi morsi.
Rimaneva la stessa ossessione bruciante di sempre.
Si prese la testa tra le mani, i biondi capelli scombinati gli solleticavano le nocche.
Era fottuto.

Una risata divertita lo distolse dai suoi pensieri, Draco irritato alzò la testa per vedere il migliore amico ridere appoggiato alla porta

"Il re sul suo trono d'avorio perde la testa" sogghignò

"Taci Blaise, non è il momento"  rispose gelido Malfoy alzandosi in piedi, ravviandosi i capelli sottili con la mano.

"Te l'avevo detto che c'era questa possibilità, dopo anni che la desideri una volta sola potrebbe non bastarti"

Draco lo fulminò con lo sguardo, dirigendosi verso il bagno per poi spogliarsi dei pantaloni del pigiama.

"Dovresti mandarle dei fiori" rispose il serpeverde divertito mentre tornava in sala comune.

Il ragazzo rimase quasi un'ora sotto la doccia, lasciandosi sciogliere i muscoli tesi dall'acqua calda, pensando al da farsi.

Il giorno dopo avrebbero avuto le ore di erbologia insieme, avrebbe fatto qualcosa lì.


L'attesa fu snervante, seppure corta, ogni fibra del corpo di Draco bramava la vicinanza delle tiepide carni di Hermione e il ragazzo rimase intrattabile fino alla mattina del giorno dopo.

Si avviò cupo alla serra, scarpinando a grandi falcate nella neve,  nervoso per la prima volta in vita sua, non gli era mai capitato di voler rivedere una ragazza..e se anche avesse voluto erano loro le prime a mandargli di continuo messaggi più o meno provocanti, che ogni volta buttava via con uno sbuffo irritato.
Non era riuscito a piegarla, non aveva spezzato niente del suo orgoglio, questo lo faceva impazzire. Si era divertita ad usarlo come un giocattolo.
Non si usa un Malfoy.

Dentro la grande struttura in vetro, dove aleggiava un forte odore di concimi e vari pollini, c'erano i vocianti grifondoro.
Li trovava davvero insopportabili, guidati da San Potter, e così inappropriati.
Sospirò, pensando che proprio lui bramava una di quelli.
Il solo pensiero lo fece vergognare, ma ormai il suo pensiero era totalmente teso verso la ragazza, se solo avesse potuto l'avrebbe agguantata e trascinata via a forza.

Si mise davanti a un grosso vaso, ripieno di terreno, dall'altra parte del tavolo Hermione stava parlando con Lenticchia, ignorando il serpeverde con deliberata ostentazione.
Litigavano come al solito, ma l'espressione imbronciata della ragazza, con quel nasino arricciato, provocò uno strano sentimento nel cuore di Draco, che preferì evitare di indagare cosa fosse.
La professoressa Sprite arrivò, portando il silenzio nelle file degli studenti, che rimasero per mezz'ora ad ascoltare la lezione del giorno.
Mentre la donna,  si sbracciava indicando semi e vari concimi con le sue braccia grosse, Draco scarabocchiò qualcosa su di un pezzo di pergamena, sentendosi uno stupido per ogni parola vergata su di essa.
Strinse quel pezzo di pergamena nel pugno per parecchio tempo, prima di aver il coraggio di farlo rotolare silenzioso verso la ragazza, che lo prese rivolgendo al ragazzo uno sguardo d'oro liquido, in cui Draco si perse malvolentieri, con lo stomaco che si contorceva.

Un piccolo sorriso, che il serpeverde non seppe interpretare, spuntò sul viso di Hermione, che quel giorno sembrava più luminoso e rilassato del solito.

"Voglio rivederti" suonava perentorio il messaggio, ma dietro si celava una supplica silenziosa se questo era mandato dal Principe di Serpeverde, ed Hermione lo sapeva.

Draco rimase velenoso e irritabile come un serpente a sonagli tutto il resto della mattinata, non toccò cibo a pranzo e dopo le lezioni del pomeriggio si rintanò nella sua camera in ostinato silenzio, spesso Blaise e Pansy bussavano alla sua porta, ma lui li cacciava via a malo modo.

"Draco, capita a tutti di innamorarsi" gli diceva Blaise da dietro la porta, che venne aperta solo in quel momento dal ragazzo giusto per poter sputare veleno in faccia all'amico

"Non osare pronunciare quel verbo in questo posto, rivolgendoti a me" sibilò minaccioso e fortemente irritato, per poi sbatter la porta in faccia all'amico, che rise sommessamente.

La Parkinson non era affatto ridanciana come l'amico, se ne stava seduta cupa in sala comune sfogliando qualche libro, tetra come le mura di pietra del sotterraneo.

"Andiamo Pansy, non penserai davvero che si sia innamorato, lo dico solo per stuzzicarlo..sei la ragazza che è entrata lì dentro più volte, dovresti saperlo"

La mora gli scoccò un occhiata furente "Dovrei essere l'unica ad entrare lì dentro Zabini".

Il ragazzo si limitò ad alzare le spalle e ad andarsene scocciato in dormitorio, lasciando gli amici ai loro problemi.

Draco rimase fino a mezza notte ad aspettare la ragazza sdraiato sul letto, fissando con ostinazione il lampadario spento sopra la sua testa.

"Mi sono abbassato a fare il giocattolo di quella puttana" pensò adirato il serpeverde alzandosi di scatto a sedere.

Malgrado un sentimento di rassegnazione a lui estraneo non riuscì a prendere sonno, e rimase per lungo tempo immobile in attesa del più piccolo fruscio.

Qualche tempo più tardi dei lievi colpetti alla porta lo destarono dal lieve sonno in cui era caduto dopo tanto pensare.

"Avanti" bisbigliò

La figura snella della Granger fece la sua apparizione attraverso la porta e subito Draco si alzò di scatto dal letto, sentendosi privato del peso che gli gravava sul petto, poi le fu subito addosso.
"Pensavo non saresti venuta" ansimò sul collo della ragazza, la mente troppo annebbiata per pentirsi della frase appena pronunciata.

Hermione, non vista, sorrise tra i capelli biondi del ragazzo, soddisfatta.

Come la sera prima finirono sul letto, il desiderio di strappare un urlo dalla bocca della ragazza gli perforava la mente, tentò inutilmente di placare quei pensieri che cominciavano a spaventarlo.
Passò con foga le mani su ogni centimetro disponibile della pelle della ragazza, sentendo sopra di essa i segni della sera prima.

Ad un certo punto un sussurro roco di lei lo fece sobbalzare, colto di sorpresa.

"Ti voglio" gli disse lei, distogliendo lo sguardo dal corpo snello del ragazzo, arrossendo nell'ombra.

Draco la guardò con gli occhi smeraldini spalancati, il cuore a mille, finalmente placato.

"Dillo più forte" le disse guardandola, inclinando la testa, lasciando la zazzera di capelli biondi a dondolare tra loro.

Hermione tornò a guardarlo, gli occhi dorati brillavano di nuova sicurezza. Draco fu quasi sicuro di sentire un sordo "pop" dentro la sua testa, e subito ogni pulsione animalesca fu acquietata.

"Ti voglio" disse più convinta, annuendo leggermente.

Draco la baciò con passione abbracciandola stretta, stordito.

Si ritrovarono ansimanti e soddisfatti sulle coperte impregnate del loro profumo, cercando di riprendersi dalle emozioni della nottata.
Dopo qualche minuto di silenzio Hermione fece per alzarsi ed afferrare la gonna che aveva lanciato per terra qualche ora prima.
Draco la guardò di soppiatto, muovendosi velocemente per afferrarle un polso
"Rimani" le disse, distogliendo lo sguardo, odiandosi subito dopo.

Hermione rimase qualche istante a guardarlo, con gli occhi talmente sgranati e un sorriso indecifrabile, Draco cominciò a temere che lei potesse ridere di scherno e sbattere la porta della sua stanza.
Ma la ragazza si limitò ad abbassare le sopracciglia e tornare tra le coperte.

Passarono così diverse settimane, tra lo sbalordimento di Blaise, Pansy e dello stesso Draco che mai prima di allora aveva trovato interessante un corpo già visto una volta, ma con Hermione ogni notte era un'immagine nuova e un sentimento intenso e che in qualche modo riusciva a sciogliergli la coltre gelida che gli ricopriva il cuore.
Amava accarezzarle la schiena nuda, mentre lei dormiva, e provocarle piccoli brividi che le increspavano la pelle, amava anche quando lei gli lasciava dolci baci sotto le orecchie ogni mattina per svegliarlo e di come ormai anche nei corridoi, quando si sfioravano, in lui nascesse il desiderio di accarezzarle la pancia morbida e femminile.
Così diversa da tutte le ragazze fissate con le calorie, così insipide.
Avrebbe ascoltato per ore i rochi rantolii della Grifondoro mentre facevano l'amore, e il silenzio dopo di essi.
Spesso le illuminava il viso con la bacchetta, gentilmente, mentre dormiva, Per imprimersi nella mente le sue labbra gonfie di baci e gli occhi chiusi.

Spesso, quando era da solo, si ritrovava a pensare a una delle tante discussioni notturne che avevano avuto, fatte di bisbigli e carezze silenziose.
Lui la teneva tra le braccia, mentre lei gli raccontava qualcuna delle storie romantiche che tanto le piacevano, gli occhi che le brillavano nel buio.

"Lui la ama fino al giorno della sua morte, è così che dovrebbe essere l'amore" concluse soddisfatta lei, accoccolandosi meglio nell'incavo della spalla di Draco.

"Con me non sarà mai possibile, io non amo nessuno" sbadigliò Draco, senza pensarci, appoggiando il capo su quello di Hermione.

"Lo so" le rispose lei, irrigidendosi leggermente.

Le settimane passavano e i segni della loro strana relazione si vedevano su entrambi, Hermione si lisciava i capelli ogni mattina, perchè Draco le aveva detto che amava i suoi capelli quando erano lisci, e si metteva spesso un rossetto color sangue che Draco le aveva regalato.
Il Serpeverde era più rilassato e calmo, più incline alla risata e spesso passeggiava tranquillo nel prato innevato, cercando con gli occhi la fiera grifondoro.


"Draco?Andiamo?" Lo chiamò Hermione, era uno degli ultimi pomeriggi di dicembre e loro erano sul prato davanti al lago sulla via per Hogsmeade.
Il ragazzo si avviò verso di lei, infilandosi i guanti scuri, trotterellando tranquillo nella neve.
"Arrivo Herm" le urlò con un mezzo sorriso. Lei gli tendeva la mano, a diversi passi di distanza.

Si accorse troppo tardi che tutti erano ammutoliti, e li fissavano con gli occhi sgranati. Non era la prima volta che li vedevano insieme, ma questa volta nel tono di Draco c'era qualcosa di diverso dal solito.
Entrambi i ragazzi arrossirono, ed Hermione abbassò la mano sui fianchi, dandosi della stupida per essersi rilassata all'abitudine.

"Scusami" gli bisbigliò mortificata
"Non è colpa tua" sospirò Draco dandole un colpetto sulla spalla, avviandola in direzione della cittadina, dove avrebbero comprato gli abiti per il ballo di fine anno, a cui sarebbero andati insieme, rendendo pubblica la loro relazione.

Pansy, stringendosi nelle spalle, tratteneva le lacrime, sentendo il proprio amore scivolarle via tra le dita.



La sera dopo, Draco stava in sala comune, con lo sguardo fisso su di un libro di pozioni.

"Draco, Draco, Draco"  Cantilenò la Parkinson con la sua vocina leggermente stridula, attirando l'attenzione del ragazzo, che sollevò gli occhi verdi dal libro.

"Dimmi" rispose freddo, avvertendo una brutta aria.

"Non è da te farti trattare come il cagnolino da riporto di quella Grifondoro" ribattè lei sedendosi vicino a lui, che si spostò leggermente per evitare il contatto con la gamba nuda della ragazza, che in quel momento non portava i collant sotto la gonna, accorciata, della divisa.

"Draco, Andiamo?"  disse stridula la mora, cercando malamente di imitare la voce di Hermione.

Draco sollevò di nuovo gli occhi dal libro, guardandola infastidito.

"Ammettilo, ti sei innamorato della Mezzosangue, sei il suo cane da compagnia" insistette rabbiosamente la ragazza.

Due sentimenti diversi colpirono Draco nello stesso momento, la rabbia per sentire chiamata Hermione Mezzosangue e la rabbia perchè nelle parole della Serpeverde sentiva un fondo di verità.

"Che disonore per un Malfoy, se lo sapesse tuo padre" cantilenò Pansy, vedendo la difficoltà del ragazzo.

"Stai zitta, io non la amo" ribattè furiosamente. impallidendo leggermente, Draco, gettando il libro a terra.

"Allora dimostramelo" assentì distrattamente la ragazza, slacciandosi i primi bottoncini argentati della camicia

Draco rimase confuso a guardarla per un istante, sul viso un'espressione di dolore contratto che lo lacerava in due direzioni differenti.

Poi afferrò la ragazza per le spalle, premendo le sue labbra su quelle di Pansy, frugandole distrattamente con le mani sotto la camicia.

Una sensazione di lieve disgusto si impossessò di lui, che la ignorò concentrandosi sul corpo ossuto di Pansy.

Un rumore di passi li interruppe, sul viso della mora comparve un sorriso cattivo.

"Hermione" urlò Draco, alzandosi dal divando, dimenticandosi completamente della Serpeverde.

Ma la grifondoro era già scappata via, gli occhi lucidi, questa volta non di gioia o di desiderio, ma di lacrime.

Draco le corse dietro, il rumore dei loro passi in corsa rimbombava nei sotterranei, ma la ragazza sparì dal foro del quadro prima che lui riuscisse a prenderla.

Un dolore indescrivibile si impossessò del petto e della mente del ragazzo, che si piegò sopraffatto sulle ginocchia sul pavimento gelido.


Mezz'ora dopo era steso sul letto, con la voglia di piangere che spesso gli increspava le labbra, per la prima volta in vita sua.
L'odore di Hermione sulle lenzuola, ma lei non c'era, e la sua mancanza gli pesava sul petto come un macigno, avrebbe dato ogni cosa in suo possesso per poter tornare indietro e assestare un pugno in faccia a Pansy, dirle che era una cagna, che lui non avrebbe mai ferito Hermione.
Ma lo stupido orgoglio era stato più forte, lo stesso orgoglio che ora giaceva inutile in un angolo recondito della sua anima, si sarebbe messo a strisciare nella sala comune dei grifondoro per riaverla indietro.


Si era rintanato lì al buio, sentendo la mancanza della sensazione della pelle liscia e candida della Grifondoro che gli scorreva sotto i polpastrelli.
Probabilmente lei non l'avrebbe voluto mai più, e lui prima di addormentarsi si chiese come avrebbe fatto ad andare avanti senza vedere il suo sorriso speranzoso e i suoi occhi dorati, che brillavano per lui nelle ore di compresenza nelle classi.


La mattina lo sorprese con gli occhi verdi pesti e brucianti, davanti a lui Blaise lo guardava preoccupato.

"Sono riuscito ad arrivare nella sala comune dei grifondoro, si sentiva il pianto di Hermione fino a lì" gli disse serio, con le braccia incrociate sulla pancia.

Il dolore di Hermione lo colpì nuovamente, facendolo sospirare.

"Sei stato un vero idiota a dare retta a quella cagnetta di Pansy" rincarò la dose Blaise.

"Lo so" annuì mestamente Draco, sorprendendosi di vedere un'ombra scura sotto l'occhio di Zabini. "Che hai fatto?"

Il ragazzo sorrise divertito "E' stata Ginny...dovrei veramente invitarla al ballo", Draco abbassò nuovamente lo sguardo sulle lenzuola, sentendo nominare il ballo.

"La sai la notizia bomba?Hermione era vergine, me l'ha urlato addosso la Weasley mentre mi buttava fuori dalla sala comune, diceva di fartelo sapere e di trasmettere a te il pugno sull'occhio."

Draco spalancò gli occhi, ritornando con la mente alla prima notte passata con Hermione, dove tra i dolorosi ricordi dei sospiri della ragazza trovò qualche smorfia di dolore che lui aveva scioccamente scambiato per desiderio.

"Sono davvero...inqualificabile, Blaise. Dammi un pugno"

Blaise scosse la testa "Il dolore che provi ora è peggio di un pugno, ed è più che abbastanza come punizione" rispose il ragazzo uscendo dalla camera del prefetto.

Una volta solo,  Malfoy cominciò a chiedersi in cosa si fosse trasformato quel desiderio aniamalesco e bruciante che provava verso Hermione, e perchè avesse portato dolore ad entrambi.

Passarono gli ultimi giorni, prima della fine di dicembre, ed Hermione lo evitava ad ogni lezione e nei corridoi cambiava direzione appena lo vedeva arrivare.
Sembrava che tutto fosse tornato come negli anni precedenti, quando lei era solo una mezzosangue grifondoro e lui un purosangue serpeverde.

Spesso i ricordi lo schiacciavano e si lasciava cullare dalla loro ultima notte insieme, la più bella forse.

"Vuoi sapere perchè ti ho tirato la palla di neve, Draco?"

Il ragazzo annuì, guardandola incuriosito. "Perchè la vendetta è Malfoy, ed è da quando ti ho colpito vicino alla casa di Hagrid che aspetto di poterti avere per me"

"Guarda te che furba"  sorrise  nell'ombra,evitando di dirle che era per lo stesso motivo che lui si era lasciato colpire, stringendola forte ad occhi chiusi, deponendole un bacio sui capelli lisci

"E non è tutto Malfoy, mi sono impegnata veramente da morire per fare la stronza con te, per farti pensare di essere stato usato e gettato via"
Draco la guardò allibito, un pò infastidito per esser caduto nella recita della grifondoro, ma il sorriso scaltro e soddisfatto di lei glielo fece dimenticare subito.


Ed era quando ricordava quelle parole che con la magia Draco le spediva piccoli fiori, accompagnati da biglietti di scuse.
Nessuna risposta. Mai.


Arrivò il giorno del ballo, con una nuova nevicata, e Draco oppresso dal dolore che non accennava a sparire si sistemava il fiocchetto sul collo, lo stesso pappillon che avrebbe dovuto stringere lei, nel giorno in cui lui aveva deciso di chiederle di diventare la sua ragazza. A quel pensiero l'impulso di strozzarsi col sottile nastro nero di impadroni di lui, che semplicemente lo scacciò con uno sbuffo.
Nel giorno in cui avrebbero reso la loro relazione pubblica ed ufficiale, così avrebbero potuto prendersi per mano nei corridoi e sorridersi liberamente.

Si immaginò la ragazza, col vestito nero che le aveva comprato, saltellargli intorno elettrizzata  e con gli occhi lucidi che lui amava tanto spazzolarsi i capelli lisci e splendidamente castani.
Un sorriso velato comparve sul volto di Draco, ma si spense appena l'immagine finì.
"Stai pensando a lei, vero?" Gli chiese Blaise, che si stava aggiustando i capelli dietro di lui.
Draco annuì, greve.
"E non ne eri innamorato.."
La dolorosa verità colpì il ragazzo a quelle parole, ripensando a tutte le volte che aveva pensato di "Amare" qualcosa di Hermione..
Quando in realtà Amava Hermione stessa, lei, una mezzosangue grifondoro.

Un nuovo peso si aggiunse alle sue spalle, un peso che avrebbe dovuto essere leggero e pieno di felicità, ma che lo schiacciava più di qualsiasi altro.

Sospirò ripetutamente, avviandosi da solo verso la sala da pranzo, che quel giorno era addobbata per il ballo di fine anno, si strinse nelle spalle come per proteggersi dal freddo, quando in realtà cercava di proteggersi da ciò che desiderava.
C'erano anche delle scale dorate, su cui sarebbero scese le ragazze, in attesa di essere prese a braccetto dal loro cavaliere.
Draco non attendeva nessuna, aveva deciso di andarci da solo, ma stava lo stesso assieme a tutti gli altri ragazzi a guardare quelle scale, osservando ogni inutile ragazza agghindata a festa, i loro occhi, dai colori più diversi, brillavano di gioia. Ma lui li trovava semplicemente privi di espressione.
C'erano ragazze vestite di rosa, di blu, di nero. Con i pizzi, attillate, svolazzanti.. Principesse di bellezza tra le luci soffuse.
Attendeva col cuore in bocca di vederla arrivare, e ad ogni ragazza che scendeva le scale il cuore gli batteva più velocemente, minacciando di spezzarsi.
Poi, finalmente, quando il collo cominciava a dolergli a furia di guardare le scale, quando ormai tutte le ragazze erano scese..
Eccola, scendere le scale con la sua grazia distinta e posata,  nel suo abito nero. Coi capelli lisci e il rossetto color sangue. La sua regina.
Più la guardava, più gli sembrava un frutto del suo amore. E più lui si sentiva lacerato nel petto per l'assenza della ragazza.

"Hermione" urlò, provocando il silenzio generale. Si sentiva tutti gli occhi puntati addosso, tranne quelli dorati e liquidi di Hermione, che guardavano con ostinazione la folla dietro di lui, ma si era fermata, con la mano appoggiata alla scala dorata.

"Guardami ti prego, perdonami, sono stato un codardo a voler negare i sentimenti per te, ti prego, ti voglio al mio fianco da quel giorno nella neve."

Urlò confusamente Draco, la voce rotta, dando voce ai pensieri e al desiderio di morire che più volte aveva provato, implorando Dio o chi per esso di ucciderlo e togliergli dal petto quel peso schiacciante, se lei non l'avesse guardato.

Solo il silenzio riecheggiava nel salone, ma Hermione ancora non lo guardava.

"Non è vero che non amo nessuno Hermione, Amo te e muoio per questo."

Disse Draco, abbassando sconfitto lo sguardo, riusciva quasi a sentire amplificato il battito del suo cuore, accompagnato dalla neve che cadeva fuori dalle spesse mura del castello, poteva quasi sentire i piccoli fiocchi posarsi a terra.

Poi, gli occhi di Hermione si posarono su di lui, cominciando a brillare.

"Dillo più forte"

Rispose, con un sorriso.






  
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