Questa fiction si è
classificata PRIMA a pari merito con Hanil (“Petali”) al contest “La vita
segreta delle parole” indetto da the forgotten dreamer sul forum di EFP. In
fondo trascrivo lo splendido giudizio, per il quale ringrazio infinitamente la
giudice…
- Nick Autore: verolax
- Titolo: Dark Angel
- Frase scelta: Era pallido, gli occhi… ardevano
minacciosi e pieni di rabbia ma c'era in lui una sorta di dignità, di purezza,
somigliava a un angelo severo scolpito nel duro marmo…
- Personaggi/o principali/e: Itachi Uchiha, OC (Ayumu)
- Altri personaggi: nessuno
- Genere: Non saprei! J
- Rating: Verde
- Avvertimenti: one-shot
Dark
Angel
Era pallido, gli occhi… ardevano
minacciosi e pieni di rabbia ma c'era in lui una sorta di dignità, di purezza,
somigliava a un angelo severo scolpito nel duro marmo.
Questo è il mio primo
ricordo di Itachi Uchiha.
Lo vidi da lontano, in
piedi su una roccia a strapiombo sul mare; il vento scompigliava i suoi lunghi
capelli corvini ed il nero mantello dell’Akatsuki sbatteva violentemente contro
le sue caviglie fasciate. Lo sguardo perso nel vuoto, fissava l’orizzonte
rossastro con aria cupa e malinconica; eppure, anche in quel momento di
solitaria contemplazione, i suoi occhi nerissimi ardevano di una furia
animalesca mista ad una folle, folle determinazione. Il colore aranciato del
mare al tramonto – un mare che pareva calmo al largo, ma si infrangeva con
violenza sulle rocce parecchi metri sotto ad Itachi – si rifletteva nelle iridi
scure del ninja, quasi una prefigurazione dello Sharingan che di lì a poco
avrebbe infiammato i suoi occhi. Mi ritrovai a pensare come il mare tumultuoso
fosse uno specchio dell’anima di Itachi: apparentemente calmo, nascondeva sotto
la superficie un moto ondoso perpetuo pronto a scagliarsi contro il primo
ostacolo incontrato sul suo percorso.
Mi avvicinai ad Itachi
con circospezione. Conoscevo bene le sue abilità – ed anche tutta la sua
storia: il nonno me ne aveva parlato a lungo - ed ero determinata a non farmi
scoprire anzitempo. Arrivata a pochi passi da lui, aprii la bocca per
annunciarmi in modo che lui non mi attaccasse: “Itachi Uchiha”.
Nel medesimo istante
in cui le parole sfioravano le mie labbra, vidi il braccio di Itachi scattare
all’indietro per ghermirmi la gola, senza che per questo il ninja dovesse
voltarsi nella mia direzione: mi dava ancora le spalle, eppure il suo braccio
rovesciato all’indietro mi aveva mancato per un soffio, e soltanto grazie alla
mia prontezza di riflessi nel balzare fuori dalla sua portata non mi ritrovai
con le sue unghie conficcate nel collo.
Lentamente, Itachi si
voltò per fronteggiarmi.
“Ti stavo aspettando”,
disse in un soffio. Il volto indecifrabile, le mani pronte all’azione - eppure
immobile - Itachi mi osservava con occhio avvelenato. Il rosso delle sue iridi
era così profondo che per un momento ne ebbi paura.
Raccolsi il coraggio
di cui andavo tanto orgogliosa, ma questo fece fatica a tornare: era come se
Itachi fosse in grado di annullare in me la forza combattiva.
Capii che non sapeva
chi fossi, e che le sue parole erano dovute al fatto che da tempo stava
seguendo il mio furtivo avvicinamento alla sua persona.
“Non sono qui per
combattere,” affermai, stupendomi della sicurezza che ero riuscita ad imprimere
nella mia voce.
“Lo so,” rispose
Itachi con un ghigno mentre i suoi occhi riprendevano il colore della notte.
Il silenzio che cadde fra noi fu interrotto soltanto dal sibilo insistente del vento e dal lontano infrangersi della furia del mare sulle rocce appuntite della costa. Itachi si voltò ad osservare il tumulto sottostante e per un attimo assomigliò ad un bambino che osservi un dolce molto ghiotto. Ma fu solo un istante. Mille pensieri si affollarono nella mia mente: il più prepotente di loro, simile ad un campanello di allarme, diceva stai pronta, Ayumu (Ho scelto questo nome che significa “cammino”, ma che si può tradurre con “autrice del proprio destino”, perché Ayumu è una persona ostinata che crede fermamente in se stessa., nda), Itachi sta per gettarsi tra i flutti. Mi irrigidii, pronta a bloccarlo se l’avesse fatto; ma lui non mosse un muscolo e distolse rapidamente lo sguardo dalle acque agitate per rivolgersi nuovamente a me. Notai un guizzo di divertimento nel modo incontrollato in cui il suo labbro si inarcò verso l’alto, in maniera quasi impercettibile. Del resto, la mia abilità innata consisteva proprio nel riuscire a notare i piccoli cambiamenti d’umore del mio avversario.
“Mi
manda Fuumu. Voglio unirmi all’Akatsuki”.
Durante
i lunghi attimi di silenzio appena trascorsi avevo recuperato tutta la mia
sicurezza e il mio distacco. Itachi si accorse immediatamente di essere passato
da una situazione di vantaggio ad una di parità sia per il cambiamento del mio
tono di voce che per il nome da me pronunciato, di cui registrò l’importanza
con un leggero quanto per me visibile allargamento delle pupille, subito
cancellato da un rigido autocontrollo.
“Fuumu,
eh?,” ripeté con un sorriso enigmatico. Lessi nelle rughe che apparvero
improvvise agli angoli della sua bocca che avrebbe voluto domandarmi come stava
il vecchio.
Prima
che potessi ragionare, risposi come se effettivamente Itachi mi avesse rivolto
la domanda. “Oh, lo conosci bene, no? Sempre più vecchio, e sempre più
testardo. Ma ancora in grado di sbaragliare gli avversari con una sola
tecnica”.
Itachi
rimase un istante senza parole. Alzò una mano come per zittirmi, ma era chiaro che
ancora una volta si stava trattenendo dal domandarmi come avessi fatto a
leggere nella sua mente. Decisi che ancora per questa volta avrei risposto,
anche se la domanda non era mai stata formulata realmente.
“Sono
sua nipote”.
Un
lampo di comprensione passò velocemente sul volto del ninja, che si ricompose
all’istante in tutta la sua calcolata freddezza.
“Capisco,”
rispose con nonchalance – ma non potei far a meno di notare un guizzo di
interesse nei miei confronti transitare rapidamente nei suoi occhi.
Prese
a camminare in direzione di un rado boschetto, facendomi cenno di
seguirlo.
---
Era pallido, gli occhi… ardevano
minacciosi e pieni di rabbia ma c'era in lui una sorta di dignità, di purezza, somigliava
a un angelo severo scolpito nel duro marmo.
Questo è il mio ultimo
ricordo di Itachi Uchiha.
Siamo stati compagni
nell’Akatsuki per dieci, lunghi anni; ho imparato a conoscerlo meglio di
chiunque altro, un po’ grazie alla mia abilità innata di leggere nella mente
delle persone e sfruttare le loro debolezze per sconfiggerli, ma anche perché
in fondo Itachi mi ha ritenuta degna di condividere con lui alcuni dei suoi
fardelli. Amici prima, amanti poi – certo, non nel senso canonico del termine –
lui, violento anche nell’amore, io ostinata ed orgogliosa quanto lui, e appena
un poco più ingentilita dal mio sesso – siamo stati sempre vicini, fin dal
nostro primo incontro. Ho sempre amato in lui quello sguardo fiero, che
nascondeva innominabili peccati e strazianti dolori; ho sempre ammirato la sua
immancabile aria controllata, distaccata, dignitosa. Un angelo severo scolpito
nel duro marmo – un marmo che soltanto io ero riuscita a scalfire, trovando che
il suo interno, pur coriaceo, era appena più morbido dell’esterno. Un angelo
severo, perché mai si è concesso un attimo di debolezza - fino ad oggi.
Oggi io lo guardo
morire perché Itachi Uchiha ha ceduto alla sua unica, terribile debolezza:
l’avermi amata. Il vecchio Fuumu, mio nonno, sta per morire - ed ha deciso che
la nostra abilità innata debba morire
con lui. Così ha tentato di uccidermi, e sarebbe riuscito nel suo intento se
non fosse sopraggiunto Itachi. Io sono debole e ferita gravemente e non posso
fare altro che osservare mio nonno ed il mio amante che si uccidono a vicenda.
Fuumu giace in una
pozza di sangue, ormai esanime.
Itachi sta per
seguirlo nell’ultimo viaggio verso l’eterno.
Lo raggiungo
strisciando, i miei occhi appena velati di lacrime di rimorso e compassione.
“Non piangere,”
rantola lui, il solito ghigno dipinto sul volto appena deformato dal dolore.
“Itachi, io…”
Prende con forza il
mio mento tra le dita, ferendomi con l’unghia appuntita del pollice.
“Non piangere, ti ho
detto,” ringhia; trova l’energia per rigirarmi sotto di sé un’ultima volta. Il
peso del suo corpo sulle mie ossa rotte è terribilmente doloroso, e dolce al
tempo stesso. Come i dieci anni passati insieme, del resto. E in questo Itachi
non si vuole smentire proprio adesso.
Mi guarda con gli
occhi infiammati di desiderio.
“Se potessi, adesso io
vorrei…”
Un ultimo intenso
sguardo di bramosia e di possesso. Si lascia cadere sopra di me premendo le sue
labbra fredde contro le mie; baciandomi, esala l’ultimo respiro.
---
Non sono in grado di muovermi per svariate ore – forse giorni; credo di essere svenuta. La piana deserta che ha ospitato lo scontro fra titani è lontana miglia e miglia da qualsivoglia forma di vita e credo che morirò qui. Non so se succederà a causa delle ferite non curate oppure per la disidratazione, ma non mi importa.
Con uno sforzo immane riesco a spostare il corpo esanime di Itachi dal mio.
Le mie interiora e i miei muscoli bruciano dolorosamente per la sete e per il gesto che ho compiuto.
Sento una nuova e definitiva incoscienza premere contro le mie palpebre dall’interno: resisto appena un istante per osservare Itachi un’ultima volta.
Anche nel sonno eterno della morte, Itachi assomiglia al ricordo che ho del nostro primo incontro.
È pallido, gli occhi… non ardono più
minacciosi e pieni di rabbia, ma… c'è ancora in lui una sorta di dignità, di
purezza, che - ora più che mai - lo rende simile a un angelo severo scolpito
nel duro marmo…
GIUDIZIO di the forgotten dreamer:
Prima classificata
parimerito: Verolax con "Dark Angel"
Correttezza grammaticale e sintattica, ortografia: 15/15 punti
Non ho nemmeno un appunto da fare. Una ff praticamente perfetta, pulita e
precisa. Ho molto apprezzato la scelta del lessico, accurato ed evocativo. Non
ho trovato nemmeno un errore di battitura, né tantomeno piccole imperfezioni.
Brava.
Stile, forma e lettura scorrevole: 15/15 punti
Anche qui assolutamente nulla da dire. Hai uno stile particolare, diretto ed
insieme estremamente accurato. Con le parole riesci a costruire immagini
“vive”, cosa molto difficile da fare ed insieme non si appesantisce per nulla
la lettura, nonostante le descrizioni siano articolate. Nessun appunto sulla
forma: le espressioni sono sempre precise, giuste nel contesto e
particolarmente evocative. Riesci a rendere molto bene gli stati d’animo. La ff
scorre veloce, eppure lascia addosso una sottile malinconia che, personalmente,
ho adorato. Brava.
Originalità: 9/10 punti
Molto originale da tutti i punti di vista. La storia è divisa in due parti
esattamente speculari, entrambe segnate dalla frase (quella che hai scelto fra
quelle proposte), e da un’espressione che si ripete simile, ma non identica:
“Questo è il mio primo/ultimo ricordo di Itachi Uchiha.” Due facce della stessa
medaglia, due fili dello stesso ricamo… davvero bello il tutto. Ho
particolarmente apprezzato che tu non ti sia soffermata, ma abbia lasciato
intendere, l’evoluzione del rapporto fra i due. Itachi (come tu stessa dici) è
un animo oscuro, tormentato, un mare in tempesta al di là del velo di rigida
compostezza. Non è da lui lasciarsi andare a gesti così aperti; tutto è
sottile, ambiguo, nascosto con lui… anche e soprattutto l’amore. Personalmente
avrei preferito che morisse si per salvare lei, ma in uno scontro contro
Sasuke. Non so perché ma se la scena fosse stata quella la ff sarebbe stata
davvero perfetta: morire per amore due volte, per salvare lei (magari perché si
era messa in mezzo fra lui e Sasuke durante lo scontro) e per salvare il
fratello (per un motivo che non ti posso spiegare, visto che non vuoi spoiler!).
Comunque anche così è una storia eccellente e quella che ti ho sottolineato è
una piccola “imperfezione” (che poi non può essere nemmeno definita tale)
facilmente perdonabile.
Caratterizzazione dei personaggi: 9,5/10 punti
Non c’è che dire: Itachi è perfetto. Oscuro, affascinante al punto giusto. Si
riesce ad intravedere, ma appena e senza scendere nell’OOC, ciò che nasconde
dietro quella calma apparente. Adorabile nel finale senza essere smielato.
Anche la tua Ayumu mi è piaciuta molto, a partire dal significato del nome. Una
donna determinata, ma anche appena “fragile”, se è il termine adatto per
descriverla nel finale. Brava.
Attinenza alla frase scelta: 10/10 punti
È la prima volta in un contest che mi capita di dare il massimo in questo
parametro. La frase è bellissima ed è stata usata nel migliore dei modi. Tutto
ruota intorno all’enigmatica figura di Itachi, al suo essere un angelo ed
insieme un essere maledetto. Nelle descrizioni iniziali, nel sottolineare la
sua “Immobilità”, la sua distanza da tutto ciò che lo circonda, sembrava
davvero una figura scolpita nel marmo. Brava.
Giudizio personale: 9,5/10 punti
Una ff dalle tinte misteriose e oscure. Lo sguardo di Itachi, il suo animo
tumultuoso e tormentato mi ha ricordato tanto un’atmosfera da romanzo
vittoriano… semplicemente fantastica.
Totale 68/70