Vendicatore del canone oscuro
Da quel momento in poi sarebbe stato il suo alter ego, l'anima oscura libera dal belletto e dai vincoli del suo volto pubblico così caro alla critica. Scavando a fondo, pescando a piene mani nel marcio che si annidava dietro a quel faccino pulito, vuoto e prerenderizzato, avrebbe raccontato al mondo le sue storie più turpi e segrete. Mostrato legami con personaggi di dubbio gusto, pescati dai peggiori bassifondi. Tracciato paralleli che in bocca a chiunque altro sarebbero stati follia ma a lui, solo a lui erano permessi, anzi dovuti, perché era la sua origine, e la sua origine era lui, senza soluzione di continuità. La sua parola sarebbe stata legge.
Oggi siglava il suo assoluto dominio sulle origini di Sirrus e Achenar – il pazzo e l'assetato di potere, o era il contrario, li confondeva sempre, quei due lì insomma.
Domani, infiniti mondi.
“E la fine non è ancora stata scritta”, gongolò Meloney Crawford Chadwick nell'editoriale del suo prezioso numero uno di The Book of the Black Ships. L'inizio di una nuova Era, se le si permetteva il gioco di parole.
A uno Stato di distanza, tavole definitive alla mano, “No”, commentò secco e livido Watson, calcandosi il cappello da baseball fino quasi a scomparire sotto la scritta MYST. L'unica, vera e originale.
Note:
The Book of Black Ships è il fumetto di Myst, ebbene sì. Uscito e cazziato da Cyan appena dopo il primo numero perché è un fail!fest completo, a partire dal fatto che inverte i nomi di Sirrus e Achenar. E dal fatto che Myst non dovrebbe assomigliare a del brutto Expanded Universe di Star Wars. Tipo, mai. Il nostro baldo responsabile di continuity & D'ni Historian Watson, quindi, non approva. E a proposito, il vendicatore del titolo è proprio lui (chi altri? *o*), mentre il canone è oscuro perché
La tizia invece è l'editor, la cui paginetta a fine numero finisce proprio con quelle parole, che mai furono citate più a sproposito. ...tiè.