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Autore: celine_underworld    28/05/2010    7 recensioni
" Lo so. Per questo quando ho scoperto che Arthur era il principe di Camelot mi sono spaventato. Sono mesi che mi sposto da un posto o l'altro. Ho bisogno di fermarmi. Non rimarrò molto, presto riprenderò il mio viaggio. A volte penso che forse dovrei farmi catturare e porre fine a questo supplizio. " - Ti prego, Merlin - Disse Gaius guardandolo supplichevole. Lui era come un figlio per lui e vedere come la sorte si accanisse continuamente contro di lui in quella maniera gli lacerava il cuore e sentirlo parlare così afflitto era un'ulteriore accoltellata.
Genere: Triste, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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merlin muto




Un esile ragazzo dalla capigliatura corvina stava attraversando  la foresta di Nottingham, la sola via per arrivare a Camelot, quando fu assalito da una banda di briganti.  Uno dei furfanti si avvicinò con un coltello e  il ragazzo, allora, cercò di fuggire dalle sue grinfie, ma un suo compare gli saltò  addosso, facendogli sbattere la gamba destra contro un masso appuntito. La punta della pietra rocciosa  gli lacerò le  carni in maniera profonda. Tentò di rialzarsi, ma  inutilmente, perchè il dolore gli fece quasi perdere i sensi. Così  a terra come se fosse il più miserbile dei vermi, strisciò per allontanarsi, consapevole che stava rimandando solo l'enevitabile. Infatti, il brigante lo raggiunse alla svelta  e lo fece girare con un calcio per poi chinarsi e infliggergli il colpo fatale al cuore.  Il ragazzo chiuse gli occhi aspettando di essere ucciso quando qualcosa  o qualcuno fece balzare in avanti il brigante, liberandolo dalla sua morsa. Un rumore di spade giunse flebile alle sue enormi orecchie,prima di cadere nell'oblio.
La notte era già calata sulla foresta, quando si risvegliò,  portandosi subito la mano sulla parte lesa, fasciata da una piccola stoffa rossa:un pezzo della sua tunica.
- Ho cercato di pulirla, ma sarà meglio farla vedere a un dottore. -
Il ragazzo si voltò verso la fonte di quelle parole. Un giovane uomo dai capelli dorati, stava seduto di fronte ad un piccolo falò. Intuendo che il moro volesse sapere che fine avessero fatto i briganti, aggiunse:  - Non preoccuparti. Sono scappati, non appena hanno visto con chi avevano a che fare. -
Il moro pensò che quel giovane spadaccino era forse un pò troppo sicuro di sè.
 - Non temere non voglio farti del male  - pronunciò guardando fisso negli occhi il moro. Subito pensò che il ragazzo doveva essere molto spaventato o forse solo timido, pechè non aveva ancora detto nulla. - Io sono Arthur. Qual'è il tuo nome? - Forse dicendo chi fosse,  lo avrebbe tranquilizzato.
Ma nulla. Poi il moro portò le mani al suo collo affusolato come se volesse strozzarsi  e aprì la bocca, dove non uscì nessun suono.
Solo allora Arthur capì che...
- Tu non puoi parlare. - Esclamò interdetto dalla scoperta.
Il moro annuì col capo.
-  Questo è un problema. -
Il corvino con un dito imitò di  voler scrivere qualcosa . - Hai bisogno di carta e penna - domandò per essere sicuro che avesse compreso bene.
Il ragazzo annuì  nuovamente. Arthur cercò qualcosa nella sua sacca da viaggio, prendendo quello che gli aveva chiesto e lo passò all'uomo sdraiato di fronte a lui. Il moro cercò di mettersi seduto e l'altro  lo aiutò immediatamente ad appoggiarsi sul tronco dell'albero, sotto il quale aveva giaciuto per qualche ora, quando era svenuto.
Il corvino scrisse velocemente qualcosa e diede il foglio al biondo.


" Merlin"



- Merlin. Che nome strano - lesse.
Il moro sorrise al suo interlucotore.
- Dov' eri diretto prima che i briganti ti attaccassero?  - domandò  ripassandogli il foglio. Come prima,  il corvino scrisse qualcosa e lo fece leggere ad Arthur.
- Camelot. - disse ad alta voce. - Perchè? -
Dopo che Merlin ebbe finito di scrivere: - Vuoi chiedere alloggio a Gaius, il medico di corte. -
Merlin sgranò gli occhi.  Fu il suo turno di chiedere qualcosa.
 " Lo conosci? "

- Se lo conosco? Sì, io vivo a Camelot. Sono partito stamattina da lì per degli affari. Per questo mi trovavo qui e non appena ho visto cosa ti stava accadendo, sono intervenuto.  - Fiero della sua impresa eroica.
Merlin con le labbra mimò un grazie silenzioso. - È  un mio dovere intervenire alla difesa dei più deboli. -
Il moro pensò di essere stato fortunato quel giorno, se non fosse stato per Arthur, nemmeno immaginava cosa quei briganti avessero potuto fare di  lui.
- Io domattina devo dirigermi a  Brera. Lì ti porterò da un dottore e quando sbrigherò le mie commissioni, verrai con me a Camelot.


" Ti ringrazio per tutto quello che stai facendo per me. "



Arthur quasi infastidito da quelle parole si alzò e preparò il suo giaciglio. - Sarà meglio andare a dormire, si è fatto tardi. Tu hai bisogno di riposare. - disse con tono freddo e distante. Non più cordiale e gentile come prima, pensò Merlin. Non capiva cosa aveva detto tanto grave da offendere in quel modo Arthur. Lo aveva solo ringraziato.
Il principe aiutò Merlin a distendersi nel giaciglio, che lo aveva accolto prima. Spense il fuoco e si coricò su un lato, dandogli le spalle, senza più dire nemmeno una parola.


***

L'indomani mattina partirono alle  prime luci dell'alba. Arthur aiutò a montare Merlin sul suo cavallo, che si aggrappò  alla vita del baldo principe per non cadere. La gamba destra era attraversata da lancinanti fitte ma il mago cercò il più possibile di non farli notare al suo compagno di viaggio.
Non voleva essere un peso. Durante tutto il tragitto per arrivare a Brera  trascorse per lo più in silenzio, rotto ogni tanto dalla voce di Arthur, che si sentiva un pò a disagio dato che il ragazzo aggrappato ai suoi fianchi nonpotesse parlare. La curiosità del perchè lo fosse, gli rodeva come un tarlo. Ma arrivò alla conclusione che era meglio tratennerla e che fosse poco carino infierire.
Non appena entrarono nel villaggio, Arthur chiese al maniscalco che stava  ferrando lo zoccolo del suo cavallo, dove si trovasse la residenza del medico.
Così non appena l'uomo finì il suo lavoro, i due ragazzi si diressero lì.
Arthur scese dal suo destriero e  aiutò Merlin  a scendere, che si aggrappò alla  sua maglia per non cadere. Non appena aveva poggiato la gamba ferita a terra, un fortissimo dolore lo aveva attraversato. Zoppicante, venne aiutato dal giovane principe ad arrivare davanti la porta di legno, ingresso della piccola abitazione. Arthur bussò all porta, che venne aperta da una giovane donna.
- Salve. Il mio amico si è ferito alla gamba. Ho cercato di pulirla meglio che potevo, ma ha bisogno che il dottore la veda. È in casa? -
La donna guardò i due uomini. - Su entrate. Il ragazzo deve stendersi. Mio marito sarà subito da voi. - indicando una piccola stanza dove c'era un letto.
Se ne andò al piano superiore, sicuramente a chiamare suo marito, pensò il principe. Aiutò Merlin a stendersi e lui lo ringraziò con gli occhi.
La benda con cui aveva coperto la brutta ferita era tinta di rosso. Sperava solo che non si fosse infettata.
Merlin non appena poggiò la testa sul morbido cuscino chiuse gli occhi. Per un istante dimenticò di essere in compagnia di Arthur  e i suoi pensieri andarono altrove. Il viso di una donna dai capelli neri come la notte e due occhi verdi smeraldo fece la sua comparsa nella mente del mago.
Non lo avrebbe mai dimenticato, sarebbe rimasto impresso come un marchio. Pensare a lei e cosa gli aveva fatto era sempre dura per lui, un gemito silenzioso gli sfuffì dalle labbra. Il suo compagno di viaggio si accorse che qualcosa turbava il suo giovane amico. Sicuramente il dolore doveva essere più forte di quanto avesse immaginato.
- Tranquillo. Il dottore sta arrivando - pregando che fosse il vero, disse Arthur.
Il mago aprì gli occhi. La voce del principe arrivò come un'ancora di salvezza, destandolo dal brutto incubo che lo aveva nuovamente inglobato.
Passarono molti istanti prima che il dottore facesse visita nella stanza.
- Scusate per avervi fatto aspettare. Ma una bambina si era arrampicata in un albero per acchiappare il suo gattino e  nella foga di prenderlo è caduta. -
- Non si preoccupi. - rispose Arthur.
- Che cosa abbiamo qui? - dando una rapida occhiata a Merlin. - Questa è una brutta ferita - disse non appena tolse la benda.
- Come te la sei procurata - chiese al moro.
- Non può rispondervi - eslamò  il principe di rimando al posto di Merlin.
- E perchè? -
- Era nel bosco circondato da dei briganti. Io l'ho salvato e mi ha chiesto carta e penna, dove ha scritto che non ha l'uso della parola. Non so il perchè.
Come vi ho detto poc'anzi ci siamo incontrati solo ieri. Siccome ho degli affari qui, l'ho portato con me  e condotto da voi. -
- Capisco. -
- Anna porta una bacinella d'acqua  e delle garze pulite - gridò per farsi sentire da sua moglie.
Quando ella entrò con l'occorrente lo poggiò sul mobiletto vicino al letto.
- Dottore quanto è grave la ferita? - chiese apprensivo all'uomo chinato su Merlin.
- Per fortuna non è molto profonda, però si sta infettando. Adesso la sto pulendo e gli metterò una pomata per rinfrescarla  e lenire il dolore.
Ma finchè non guarirà del tutto non dovrà sforzarla e bisognerà cambiare spesso le bende. -
- D'accordo, dottore. - pronunciando quelle parole con sollievo.
- Siete molto fortunato ad averlo incontrato nella vostra strada -  disse il medico, indicando il principe, che si era voltato imbarazzato. - Non molti si sarebero fermati e aiutati. -
Merlin sorrise e con le labbra disse " lo so".
- Sarei curioso di sapere il perchè non potete parlare - domandò l'uomo.
Arthur si rivoltò quasi fulminandolo, ma l'uomo fece finta di nulla. Però, forse poteva venire a capo di quel rompicapo, che gli frullava da un pò nella testa.
Merlin come aveva fatto il giorno prima, chiese il materiale per poter scrivere. Non appena lo ebbe, cominciò a scrivere.
Quando finì, passò il foglio al dottore che lesse ad alta voce per il beneficio di Arthur, che fremeva nel sapere la verità.
- È nato così.  Nessuno gli ha saputo spiegare il motivo. -
Il principe rimase sconvolto. - Quindi non ... - ma s'interruppe non sapendo cosa dire.
Merlin, ancora steso, chiuse gli occhi strizzandoli forte e il sorriso sulle sue labbra scomparve. Non voleva mentire sul reale motivo, ma era meglio così, pensò il moro. Era la sua punizione, per ciò che aveva fatto.
Quando il cerusico passò l'uguento sulla ferita  per poi ricoprirla, fece bere un intruglio al corvino. Non appena il liquido attraversò le sue labbra rosse e sottili, il suo viso si deformò a causa di una brutta snorfia. Era amara.
Dopo aver pagato, i due ragazzi uscirono dall'abitazione del medico, ringrazaindolo per quello che aveva fatto.
Arthur fece poggiare Merlin su di se, facendosi passare dietro il collo il braccio del moro e lui con quello destro cinse la vita del mago. Era una situazione alquanto intima per loro due, ma Merlin non aveva altra scelta.
- Direi che sia ora di andare a mangiare qualcosa. Mentre venivamo qui ho notato una piccola locanda. - esclamò il principe.
Merlin annuì col capo.
Dopo aver consumato qualcosa, Arthur si accorse che il moro aveva bisogno di riposo e così ordinò di far preparare una stanza.
- Mentre tu rimani qui, cerca di riposare. Quando avrò finito, ripartiremo per Camelot. -
Arthur lo aiutò  a distendersi sul letto. - Io vado a fare le mie commissioni. Miraccomando non ti muovere. - e Merlin fece intendere di aver capito.
Allora il biondo, lanciando un'ultima occhiata al moro, uscì dalla stanza.
Merlin imprecò. Quella dannata gamba non gli permetteva di muoversi. Forse, se avesse usato la ... , ma cancellò subito quel pensiero dalla testa.
Aveva giurato che non  né avrebbe fatto più uso.
Ma non poteva rimanere lì, viaggiare con Arthur sarebbe stato pericoloso. Lei lo stava ancora cercando e se lo avesse trovato, avrebbe messo in pericolo il suo nuovo amico e questo non lo avrebbe permesso.
Era ormai pomeriggio inoltrato, quando Arthur rientrò nella locanda e andò a vedere come stesse Merlin. Aprì la porta ma la stanza era vuota. Il letto, dove lo  aveve lasciato  era sfatto. Su di esso un messaggio. Con grosse falcate lo raggiunse e lo prese. Nel foglio c'era scritto:


" Grazie".


Che diavolo voleva dire? Quando cercò la borsa di Merlin, non la trovò. Quell'incosciente se n'era andato. Sentimenti contrastanti attraversavano il cuore di Arthur: rabbia; frustazione e soprattutto preoccupazione. Con quella gamba non poteva essere andato lontano. Voleva andarlo a cercarlo, ma Merlin lo aveva lasciato senza  nemmeno una spiegazione. Aveva fatto anche abbastanza per lui, che si arrangiasse.





***



Erano giorni che camminava al limitare del bosco. Da quando aveva  lasciato Arthur con solo un misero grazie scritto su un pezzo  di  carta, erano passate circa due settimane. Era rimasto a  Brera fino a quando il dolore alla gamba non  era scemato ed era partito alla  volta di Camelot.  Poi finalmente riuscì a intravedere la fine del  tunnel, creato dalle alte  fronde degli alberi. Solo pochi passi  ancora e davanti a lui si ereggeva maestosa la gloriosa Camelot con le sue imponenti mura. Le strade erano gremite di folla, che si  muovevano come formiche senza meta, creando caos e schiamazzi. Sui  
bastioni del castello di  pietra sventolavano le bandiere con i  colori di Camelot e al centro lo stemma della famiglia regnante. Le  guardie circolavano  a passo cadenzato sulle mura, che circondavano la  citta per proteggerla dagli  attacchi di eventuali nemici. Ad un  tratto qualcosa  attirò la sua attenzione, distogliendolo  dalle meraviglie che Camelot offriva. Un volto di donna che impeterrito popolava da  notti i suoi incubi. Cominciò a spintonare la gente, che incrociava nel suo  cammino. Doveva raggiungerla a tutti i costi e quando stava per  afferrare il suo mantello color del ghiaccio, andò a sbattere
contro il corpo di un passante, rimbalzando indietro  e cadendo  miseramente a terra. Alzò immediatamente il capo  e con gli occhi la cercò, ma si era  dileguata, sparita nel nulla. Lei non poteva  essere lì,  era categoricamente impossibile che si trovasse a  Camelot. Che se l'era solo immaginato?
Doveva essere causa della stanchezza e della calura della giornata. Sicuramente un'allucinazione, un brutto scherzo della sua mente. L'uomo che aveva
travolto, nella foga di raggiungere quella donna ,interruppe il filo  dei suoi mille ragionamenti.
 - Parlo con te. Stai attento dove
 cammini.- sbottò arrabbiato.  - Come minimo esigo delle scuse. - In  che guaio si ero andato a cacciare? Con le mani cercò di fargli  capire il  suo problema, ma non ci riuscì.
 - Parla - gli ordinò. Il mago si 
 portò le mani alle labbra e  alla gola per fargli capire che non  aveva voce. Non contento della risposta, l'uomo gli afferrò il polso,  serrandolo forte.
- Adesso ti f
accio vedere io. Meriti una bella lezione. - Attorno a loro un cerchio  di curiosi, osservava la scena. Qualcuno gridava :  " fai vedere come si ci comporta" sostenendo il  suo aguzzino. 
Ma quando il mercante
stava per colpire il moro con una una mano e  che il suo colpo andasse  a segno, una voce rimbombò nell'aria.
 - Che sta succedendo qui. Esigo subito una  spiegazione. - 
Arthur stava tornando al palazzo, dopo il solito giro  di ronda, quando degli schiamazzi attirarono la sua attenzione.  Subito capì che qualcosa stava accadendo e così andò a controllare.  Smontò dalla sella e raggiunse a grandi   falcate il cerchio di curiosi. Gaalad, uno dei più famosi mercanti in città e   dal temperamento iroso, se la stava prendendo con un  ragazzo e ci volle poco per capire che si trattasse di Merlin. A  quanto pare, era riuscito ad arrivare a Camelot e la gamba sembrava  non dargli problemi. 
Un silenzio innaturale scese sui curiosi. Tutto sembrò cristallizzarsi, nessuno emmeteva nemmeno un flebile respiro. Il mago che aveva serrato gli occhi, li aprì di scatto e  andarono a scontrarsi con quelli del principe. Un solo pensiero vagava nella mente di Merlin: " No, lui! ". Il moro sapeva che c'era la possibilità d'incontrarlo, ma aveva sperato fino alla fine, che ciò non avvenisse.
Questo complicava letteralmente le cose. Giustamente Arthur avrebbe voluto una spiegazione, che lui non poteva dare.
Il mercante rispose immediatamente. - Sire -  e s'inchinò.
E non appena Merlin sentì l'appellativo con cui si era rivolto ad Arthur, il mondo gli crollò addosso. Ora veramente sentiva di stare sprofondando in una voragine, che l'avrebbe inghiottito impietosamente. Arthur era... era il principe di Camelot. Ma allora perchè viaggiava da solo? Senza scorta?
- Questo ragazzo mi è venuto addosso e io esigo delle scuse da lui. Ma lui non vuole farlo. -
Arthur scoccò uno sguardo come  a dire " stupido non capisci che non può farlo ", ma l'uomo sembrò troppo impegnato a raccontare i fatti per accorgersene.
- Gaalad , non ti sei accorto che quel ragazzo non può parlare? - disse il biondo con tono di sapere cosa stesse dicendo.
- Voi lo conoscete? È per caso stupido? - esclamò stupefatto il mercante.
- Il solo stupido sei tu qui. Se conosco Merlin? Sì, l'ho incontrato in uno dei miei viaggi fuori  Camelot. Lui non ha la facoltà di parola da quando è nato. Quindi credo che  a questo punto sia tu che gli devi delle scuse. -
- Ma sire .... - s'interruppe non appena notò l'occhiata furiosa che Arthur gli stava soccando.
- Mi dispiace. - mormorò tra i denti a Merlin. Lui annuì col capo, accettando le sue scuse.
- Adesso lo spettacolo è finito, potete andare! -ordinò perentorio il principe. Così la folla di curiosi si disperse, lasciando il principe e il mago da soli.
- A quanto vedo sei riuscito ad arrivare a Camelot - disse il biondo con tono acceso, interrompendo il silenzio tra i due. Merlin non potè che annuire.
- Adesso ho dei doveri da adempiere. Ma quando finisco, voglio fare due chiacchiere  con te. Spero che non sparirai come l'ultima volta. -
Merlin lo avrebbe fatto di nuovo, ma badò bene a rinunciarvi:  Arthur era il principe e comandante delle guardie, non gli sarebbe stato difficile trovarlo.
- Per sicurezza ti farò accompagnare nei miei alloggi, dove aspetterai -  marcando sull'ultima parola intenzionalmente - fino a che io non sarò tornato . -
Senza attendere una risposta del capo di Merlin, l'erede al trono ordinò ad una guardia di accompagnarlo nelle sue stanze. Detto ciò Arthur si dileguò come era comparso all'improvviso e al mago non restò altra scelta che fare ciò che il principe gli aveva ordinato e seguire Ser Leopold, a cui Arthur si era rivolto e aveva espressamente ordinato di non perderlo di vista. Ora si che era nei guai.
Quando Merlin fu fatto accomodare nelle stanze di Arthur, si appoggiò alla finestra da cui poteva ammirare tutta Camelot. Cominciò a chiedersi cosa dire al principe, quando gli avrebbe fatto delle domande. Certo non poteva dirgli la verità, se non voleva un viaggio senza ritorno dalle segrete. Anche se da tempo non praticava magia, esattamente da quando era cominciato il suo  calvario, rimaneva sempre uno stregone, e non uno dei tanti che circolavano liberamente fuori dal regno di Uther, ma il più potente di tutti. Lui era Emyrs, o almeno lo era stato un  tempo. Adesso non rimaneva che solo un nome senza più significato per lui. Qualcuno che aveva cercato disperatamente di dimenticare, ma che i suoi incubi e la sua magia glielo facevano ricordare.
Sopprimere la magia, era stato come uccidere una parte di lui. Lui era magia pura, nelle sue vene ribolliva come lava incandescente. Ma lui non era stato all'altezza del suo dono, aveva abusato dei suoi poteri contro un'altra persona, uccidendola, il cui volto non avrebbe mai dimenticato.
Perso tra quei pensieri cupi, non si accorse che qualcuno era entrato nella stanza.
- Mi dispiace, non sapevo che il principe avesse ospiti - disse una voce alle sue spalle. Merlin si voltò. Davanti a lui il suo mentore, la sua guida, stava chinato. Ma non appena alzò il busto e incrociò gli occhi del mago, sorpresa e timore contemporaneamente attraversarono il suo volto stanco.
- Merlin? - esclamò. Quando il vecchio cerusico era entrato per portare un uguento per una vecchia ferita alla spalla di Arthur, si accorse della figura davanti alla finestra. Forse trattandosi di un uomo di un certo rango, era meglio riservagli l'adeguato rispetto. Certo non si apettava di trovare lì, nelle stanze di Camelot, colui che un tempo era stato suo pupillo. Aveva saputo cosa era successo, lo stesso Merlin lo aveva informato. Capiva come doveva sentirsi, ma la punizione che si era autoinflitta era troppo dura. Questo dimostrava che non si era sbagliato sul suo conto e che la grandezza del suo nome non era dovuto alla natura dei suoi poteri ma al suo cuore. Avrebbe potuto avere il mondo ai suoi piedi, ma aveva usato il suo dono per fare del bene.  Però, quando Merlin era stato costretto ad usarlo per uccidere un essere umano, anche se cattivo, lui non se lo era perdonato. Si considerava un assassino e non importava quanto era stato giusto farlo, che aveva salvato delle vite a sacrificio di una. Gaius, sperava in cuor suo che un giorno c'è l'avrebbe fatta a perdonarsi.
Merlin annuì col capo. - Caro ragazzo. Qual buon vento ti porta qui? -
Ma il mago non rispose, facendo segno che non poteva. Gaius sapeva che Merlin non aveva problemi a parlare, ma era la sua punizione per la morte di Morgana  - Merlin perchè continui a farti del male così. Lo sai che...  - ma il moro lo interruppe con un gesto della mano. Non voleva sentirsi dire che era la cosa giusta da fare, che era l'unico modo. Perchè c'è sempre una scelta e lui aveva fatto quella più semplice: togliere di mezzo un ostacolo. Avrebbe dovuto trovare un'altra alternativa, invece aveva scelto quella più comoda.
- Capisco le tue ragioni e li rispetto. - Merlin lo ringraziò a suo modo.
Ma prima che Gaius potesse continuare, Arthur entrò nella stanza.
- Gaius! - lo chiamò non appena lo vide. Diede un'occhiata veloce alla stanza per accettarsi che Merlin se non fosse andato e fu soddisfatto quando lo trovò.
- Sire! - rispose il cerusico, facendo un inchino veloce. - Vi ho portato l'uguento che mi avete richiesto per la vostra spalla. -
- Grazie, Gaius. - disse sincero.  - Credo ti starai chiedendo chi sia il mio ospite - indicando espressamente il mago.
- Merlin. - Esclamò. - È stato il mio pupillo, quando ancora abitavo con  mia sorella a Eldor - lanciando un'occhiata d'intesa con Merlin. Era meglio non specificare che sua sorella Hunith, fosse anche la madre di Merlin.
- Allora avrai provato ad aiutarlo per il suo problema a parlare. -
Dopo un attimo di esitazione, affermò: - Quando è nato, io ero l'unico dottore del villaggio e sua madre, quando si accorse che qualcosa non andava su suo figlio, lo ha portato da me. Dopo un'accurata visita ho capito che non c'era nessun rimedio. -
- Speravo che almeno tu. - sussurrò Arthur triste. Ma gli altri due uomini sentirono lo stesso le  sue parole. Merlin si domandò come mai il principe si fosse preso a cuore la sua condizione. Se almeno sapesse, pensò cupo il mago. Lo avrebbe considerato solo un bugiardo. Gli scheletri  che racchiudeva nel suo armadio,  lo avrebbero portato irrimediabilmente ad essere odiato da lui e non lo avrebbe biasimato se lo  avesse chiamato  assassino. Lui si odiava per quello che aveva fatto.L'espressione turbata non passò inosservato al principe, ma non disse nulla.
Poi aggiunse. - Merlin vorrebbe un alloggio da te. Per voi non c'è problema, vero?-
- Ho una piccola stanza piena di cianfrusaglie, ma posso sgombrarla. -
- Manderò qualche servo per aiutarti  a sgombrare la stanza - disse,  rivolgendosi a Gaius. Ed egli prontamente con un piccolo inchino,  rispose: - Grazie, mio signore. - Poi lanciò un rapido  sguardo a  Merlin e uscì trafelato dalla stanza, lasciando principe e mago da soli. Un  silenzio al quanto imbarazzante scese tra i due. Ma Arthur era  determinato ad avere delle risposte. Si diresse verso il tavolo   pieno di incartamenti importanti  e prese un foglio bianco che  poggiò sulla superfice del mobile. Con un mano fece gesto al moro di
 avvicinarsi e lo fece accomodare, porgendogli il calamaio pieno   d'inchiostro.
 Per Merlin arrivava la parte difficile, dare ad che Arthur  ciò chevoleva.
- Io farò delle domande e tu risponderai per  iscritto - ordinò. -  Semplice, direi! - Il mago deglutti.  -  Allora, voglio sapere perche te ne sei andato. Mi pare di averti
 fatto capire che da me non avevi nulla da temere. Ti ci avrei  condotto  io stesso a Camelot - esclamò oltreggiato e offeso. Merlin fece un  profondo respiro.
Poi si  chinò sul foglio e cominciò a scrivere. Quando finì, lo passò  ad Arthur.



" Me ne sono andato perchè non volevo essere un peso per  voi.
Sin dalla nascita tutti si sono presi cura di me e mi ritenevano 
incapace di badare  a me stesso.

Ma io sono perfettamente in grado di   provvedere  a me. "





 Non era difficile per il principe immedisimarsi  con quello che provava Merlin. Anche lui ci era passato, perchè  essendo l'erede al trono tutti si preoccupavano della sua sicurezza e non  importava se lui era capace di farcela con le sue forze.
 - Capisco  il tuo  punto di vista, ma avevi una gamba ferita e non c'è niente  di male  a farsi aiutare quando se ne ha bisogno - disse il principe.  Il moro gli  fece segno di passargli il foglio.



" Non lo merito. Non dopo quello che ho fatto. "




Arthur rimase sconvolto.
Perchè quel  ragazzo si autopuniva in quel modo?  
- Perchè dici questo? -
"Voi non mi conoscete!.
In passato ho commesso degli errori e adesso ne pago
le conseguenze."



- Qualsiasi cosa avrai fatto, non sarà così  terribbile da non meritare aiuto. Tutti abbiamo diritto a   una seconda possibilità. Si può sempre riparare ai nostri errori. -


" Non il mio!"


Arthur non sapeva più cosa rispondere. C'era qualcosa che affligeva Merlin e lo portava  a non considerarsi degno  dell'aiuto di nessuno.
Decise che era meglio non insistere e che avrebbe spaerato che un giorno si fosse confidato con lui. Non sapeva spiegarsi perchè aveva tanto a cura  quel giovane uomo che conosceva solo da poco tempo, ma sapeva in cuor suo  che aveva bisogno di lui  e non si sarebbe sottratto all'arduo compito. Gli stava porgendo la sua mano e a Merlin non rimaneva che afferrarla  quando si sarebbe sentito pronto.
- Per adesso è abbasatanza per me. Ti farò accompagnare da Ser leopold da Gaius.  Hai l'aspetto stanco . -
Merlin annuì.
- La tua gamba sembra guarita ma fagli dare un'occhiata a Gaius. -
E detto questo, Merlin salutò con un piccolo inchino il principe e si fece scortare negli alloggi del cerusico.




***




- Merlin! -
Esclamò Gaius non appena vide entrare il giovane mago. -  Ero preoccupato. Come fai a conoscere il principe Arthur e cosa voleva? -




" Mi ha salvato da una banda d briganti mentre venivo qui a Camelot.
Ma sono rimasto ferito alla gamba destra e così mi ha portato dal medico di Brera  dove ha curato la mia
gamba con un uguento.
Quando ci siamo fermati in una locanda, lui è uscito per sbrigare delle commissioni e senza avvertirlo
me ne sono andato. Ma non sospettavo minimamente che fosse l'erede al trono di Camelot.
Naturalmente quando mi ha visto in piazza, ha voluto ricevere una spiegazione. "




- Capisco. Ma perchè sei qui a Camelot? -




"  Morgause mi sta cercando. Dopo che ho ucciso sua sorella
non ha smesso di darmi la caccia. Sapendo che qui a Camelot la magia
è stata bandita, sarà più facile nascondermi da lei per un pò. Anche se riuscirà a trovarmi."




- Morgana era la figliastra di Uther e se lui o Arthur dovessero scoprire che sei tu il responsabile, non sarai al sicuro neanche qui.
Loro non sanno che era una strega . Sono convinti che Morgause l'abbia rapita e non che Morgana se ne sia andata di sua volontà. -



" Lo so. Per questo quando ho scoperto che Arthur era il principe di Camelot
mi sono spaventato. Sono mesi che mi sposto da un posto o l'altro.
Ho bisogno di fermarmi. Non rimarrò molto, presto riprenderò il mio viaggio.
A volte penso che forse dovrei farmi catturare e porre fine a questo supplizio. "




- Ti prego, Merlin  -  Disse Gaius guardandolo supplichevole. Lui era come un figlio per lui e vedere come la sorte si accanisse continuamente contro di lui in quella maniera gli lacerava il cuore e sentirlo parlare così afflitto era un'ulteriore accoltellata.
- Non pensarlo minimamente. Devi capire che ti è stata dato un dono preziosissimo e tu lo hai usato per fare moltissimo bene. Hai uccsiso Morgana ma era un male necessario
. -



" Ho fallito!
Ti chiedo per favore di non continuare a giustificarmi.



A Gaius non rimase che accettare la volntà del suo pupillo.




***



Erano passati circa sei mesi dall'arrivo di Merlin a Camelot e siccome aveva bisogno di un lavoro, Arthur gli propose di diventare il suo valletto personale.
Il giovane mago all'inizio molto titubante, decise di accettare la proposta del principe.
Cercava di svolgere al meglio tutte le mansioni che gli venivano affidate e di conseguenza Arthur ne era molto soddisfatto.
Non aveva scoperto molto sul  suo passato, Merlin continuava  a rimanere un mistero per lui. A volte lo scopriva  a fissarlo con uno sguardo di rimorso per chissà cosa gli avesse fatto. Ma lui non riusciva a capire il perchè, da quando era al suo servizio non lo aveva mai urtato in nessun modo e poi continuava a rimanere chiuso in se stesso e rifiutava il suo aiuto ad aprirsi.
Un giorno Re Uther mandò suo figlio, seguito dal suo servo  nelle terre di Cenred come ambasciatore per rinnovare il patto di alleanza.
Arthur e Merlin nella strada di ritorno incontrarono un gruppo di zigari, dove trascorsero la notte nel loro accampamento.
Anhora il Re degli zingari li fece sistemare davanti ad un piccolo  falò, acceso per riscaldare la notte gelida e cominciò a raccontare loro varie storie. Ma una in particolare destarono per vari motivi l'attenzione dei due ragazzi.
-  Avete mai sentito parlare di un uomo di nome Emyrs? - chiese Anhora .
Merlin si impietrì sul posto. Certo che la sapeva, raccontava della sua vita. Sarebbe voluto scappare da lì ma non poteva lasciare Arthur da solo. Negli ultimi sei mesi era stato alquanto impegnato a proteggerlo da eventi molto spiacevoli. Sembrava una calamita per i guai e sarebbe stato imprudente lasciarlo in una foresta in compagnia di zingari. Così fu costretto ad ascoltare .
- Emyrs? - ripetè Arthur. - Non mi sembra. -
- Come? Non conoscete le sue gesta? - Esclamò esterefatto il Re. -  Impossibile. -
Non lo era se uno vivesse a  Camelot : la magia era bandita e di conseguenza qualsiasi storia che parlasse di stregoneria, pensò Merlin.
- Ebbene non ne ho mai sentito parlare. - esclamò un pò offeso Arthur.
- Emyrs è il più grande stregone di tutti i  tempi. Non c'è nessuno più potente di lui . Ma sapete la cosa strana sul suo conto? -
Arthur negò col capo. Per fortuna si era dimenticato di Merlin, perchè sennò si sarebbe accorto che qualcosa non andava nel suo valletto.
- Lui poteva avere il mondo ai suoi piedi ma ha deciso di aiutare gli altri, di mettersi al servizio del bene. -
Il principe abituato a sentire da suo padre quanto la magia fosse malvagia, scoprire che il più potente degli stregoni usava i suoi immensi poteri per fare del bene lo aveva scosso non poco.
- Ma perchè uno che può regnare incontrastato, decide di rinunciare a tutto ciò? - mormorò Arthur.
Avere immensi poteri non ci dà il diritto di approfittarcene e usarlo contro gli altri, ma anzi è un  dovere aiutare il prossimo, voleva rispondere Merlin.
Intanto Anhora continuava a raccontare la sua storia. - Fino a quando non uccise una persona. -
Ecco come volevasi dimostrare, pensò Arthur,ma non lo disse ad alta voce.  - Chi? -
Il giovane mago non voleva che il principe venisse a scoprire che la sua sorellastra fosse una strega, ma per fortuna Anhora non sapeva il suo nome.
- Una strega potente che aveva attaccato il regno di Avalon, dove regnava la sacerdotessa della vecchia religione  Nimueh per poter prendere il suo posto e regnare sull'Isola Dei Beati. Molti innocenti furono massacrati ed  Emyrs decise d'intervenire in aiuto di Nimueh e così si scontrò contro la strega. -
- Chi vinse? - domandò l'erede.
Merlin ricordava perfettamente come si erano svolte le cose. Nimueh gli aveva mandato attravero una fenice un messaggio, dove chiedeva il suo appoggio e lui non aveva esitato ad intervenire. Così si ritrovò di fronte a Morgana e più volte l'aveva implorata di arrendersi. Più però aspettava a fermarla, più erano le sue vittime. Ma quando Morgana stava per lanciare un forte incantesimo che avrebbe distutta in un colpo solo Avalon , lui  si ritrovò a lanciarle un'antro di rimando che la uccise. M non appena si rese conto di cosa aveva fatto era troppo tardi per tornare indietro. Aveva salvato Avalon ma a quale prezzo?  Aveva usato il suo dono non per fare del bene ma togliere la vita ad un altro essere umano. Allora in quell'esatto momemto decise di non essere più degno dei suoi poteri . Con la voce aveva ucciso , quindi la sua punizione sarebbe stato non parlare per il resto della sua vita. Una misera condanna in confronto alla vita che si era preso.
- Emyrs uccise la strega e riuscì a salvare Avalon. Ma da quel momento non se ne seppe più nulla. C'è chi dice che è morto in seguito alle ferite riportate, ma nessuno sa realmente che fine abbia fatto. -
- Mi è sempre stato insegnato che la magia è malvagia, ma se questa storia è vera, Emyrs ha dimostrato che con essa si può fare anche del bene.
Forse è come una spada: se usata per difendere i più deboli è buona, ma se usata per uccidere  e per fare del male al prossimo, diventa cattiva. Quindi si arriva alla conclusione che  essa è neutra e che la bontà o meno con cui viene usata è determinata dal suo possessore. Se  per la magia fosse lo stesso? -
Se dipendesse da chi la usasse? -
Il mago rimase sbigottito dal ragionamento logico del suo padrone. Finalmente era arrivato alla verità. Ma fu ancora più sorpreso da quello che Arthur aggiunse: - Emyrs ha preso la decisione più giusta. -
Ma Merlin non era affatto d'accordo. Di scatto si allonatanò dal falò e andò fin dentro la foresta. Arthur non comprendeva perchè il suo valletto avesse reagito così. Che c'entrasse con Emyrs?  Per un attimo gli balenò in mente che Merlin potesse  esserlo, ma l'allontanò subito.
Era  troppo giovane  e poi sarebbe riuscito a difendersi da quei briganti. No, no era un pensiero assurdo.



***



Le cose a Camelot si svolgevano alla stessa maniera, tutto sembrava andare come doveva. Certo c'era sempre qualcuno che attentava alla vita di Arthur ,ma era nella norma. Però, Merlin si sentiva sempre più inquieto. Anche se non usava più i suoi poteri, riusciva  a percepire che qualcosa di orrendo stava per colpire Camelot.  Ma un ulteriorepeso gravava sul cuore del giovane mago: un'insana attrrazione verso il suo padrone.
Ogni giorno si rendeva conto che la riconoscenza si era trasformata in pura devozione e che a sua volta si stava trasformando in un sentimento difficile da catologare.
Si perchè lui si stava innamorando di quel borioso, arrogante ma anche coraggioso e leale  Arthur Pendragon. Ma non poteva macchiare con il suo amore il cuore e l'animo puro del principe. Lui era un bugiardo, un traditore e uno stregone.
Quello che lo stregone non sospettava e che anche il giovane Pendragon provava lo stesso per lui, ma il suo orgoglio e la sua posizione sociale gli impediva di confessarsi. Così nessuno dei due per motivi diversi avevano rivelato all'altro i loro sentimenti.
Ben presto quel loro legame così forte e indissolubile fu messo alla prova quando Morgause sotto mentite spoglie era riuscita ad entrare a Camelot per recuperare il cristallo     . Il suo intento fallì , ma non si scoraggiò non appena riconobbe Emyrs e scoprì il rapporto che lo legava ad  Arthur.
Ebbene sì il più potente degli stregoni aveva un punto debole e Morgause lo avrebbe sfruttatato per far fare ciò che voleva allo stregone, per poi  distruggerlo una volta per tutte e diventare la regina incontrasta di tutta la magia.

Quando quella mattinasi svegliò, Merlin recuperò la colazione del principe e si diresse nelle sue stanze. Ma quando entrò senza bussare, al suo interno non c'era nessuno. Sul tavolo un foglio di carta con la scrittura elegante e chiara di Arthur:



"  Sono andato a caccia.
Avevo bisogno di stare solo per pensare.
Ti lascio la giornata libera, riposa che ultimamente ti vedo
un pò troppo teso.
Arthur."



Non era la prima volta che il principe fosse mattiniero e se ne andava da solo per i boschi. Quando qualcosa lo assillava, preferiva sfogare la sua frustazione camminando tra gli albreri. Ma perchè non poteva farlo al castello, pensò Merlin. O almeno poteva farlo in sua compagnia, ma sapeva bene quanto il suo padrone odiasse mostrarsi debole, come se fosse una mancanza, qualcosa di cui vergognarsi.
Merlin aveva una brutta sensazione, come se qualcosa di brutto potesse accadere ad Arthur. Però forse aveva ragione, doveva spegnere per un pò il cervello e le sue forse non erano altre che paranoie. Ma qualcosa gli diceva di fare attenzione.


Era già il primo pomeriggio e di Arthur nemmeno l'ombra. Si stava attardando molto e  in quella parte dell'anno le giornate erano più corte,  facendo buio presto. Anche se era il guerriero più forte e valoroso di Camelot, la foresta rimaneva durante la notte piena d'insidie.
Ma quando si fece il tramonto, Merlin cominciò a preoccuparsi seriamente.
Si preparò alla svelta e prima che potesse lasciare le mura del castello una voce s'insediò nella sua mente.
- Che piacere rincontrarti Emyrs -
Quella voce era di Morgause, non c'erano dubbi. - Sembri preoccupato. Non è che riguarda il tuo adorato Arthur? -
Arthur!  
- Che cosa gli hai fatto, strega? - urlò nella sua mente.
- Non preoccuparti. Lui sta bene, per adesso - ridendo senza  ritegno.
- Lascialo andare. Lui non c'enta! -
- Dici?  Io penso di sì. Non glie l'hai ancora detto chi è il responsabile della morte di Morgana, non è vero? -
Un brivido di paura scosse il corpo del giovane mago. - Lui ha il diritto di sapere che sei stato tu - ringhiò  Morgause nella sua testa  rabbiosa.
No! Ti prego! Non voglio che lo scopra così!  
 - Che cosa vuoi? -
- Se vuoi rivedere il tuo amato principe, devi portarmi il cristallo di  
Neahtid   È tenuto nascosta nel castello da Uther. Se me lo porterai, ti prometto che Camelot riavrà il suo erede al trono. Non m'importa nulla di lui e te che voglio. La pagherai per ciò che hai fatto a mia sorella -
- Va bene. Ma se torcerai un solo capello ad Arthur, te la vedrai con me. -
- Io mantengo le mie promesse, Emyrs. - Affermò la strega.  - Domani all'alba davanti al Lago della Dama. Non tardare. -
- Ci sarò ! -   

Quando la notte scese su Camelot, Merlino s'intrufolò nella cripta che qualche tempo fa Arthur gli aveva mostrato e prelevò il cristallo.
Uther se n'era impossessato dalle mani di un mago durante la Grande Purga. Sapeva che aveva un grande valore, ma non essendo uno stregone non ne poteva fare uso. Si diceva che avesse immensi poteri e  che nelle mani sbagliate poteva creare un serie danno. Ma se voleva salvarlo, non gli rimaneva altra scelta, mettendo a repentaglio  anche la sua identità.



***


Durante la caccia, Arthur era stato sorpreso da una donna, che indossava un bellissimo abito rosso e con una capigliatura dorata, che le incorniciava il volto diafano. Dalle sue labbra parole arcaiche fuoriuscirono facendo cadere nell'incoscienza il giovane Pendragon.

Arthur quando si risvegliò, si ritrovò nella sponda di un lago. Diede un'occhiata a ciò che lo circondava, ma non riconmobbe il luogo.
Provò a muoversi ma aveva piedi e mani legate. Subito si ricordò della misteriosa donna. La cercò con gli occhi, ma di lei nessuna traccia.
Era solo.
Ma non pasò molto tempo prima che la sconosciuts facesse la sua comparsa.
- Vi siete svegliato. - Non appena lo vide che si dimenava per liberarsi. - È inutile. Quelle corde sono tenute strette con la magia. -
- Chi siete voi? E cosa volete da me? -
- Il mio nome è Morgause. Sono lieta di fare finalmente la vostra conoscenza. -
Morgause?  Lei era la strega che aveva rapito Morgana.
- Dove tenete Morgana? Se le avete fatto del male, giuro che io... -
- Non  le avrei mai potuto farle del male. Lei era mia sorella. - Disse con tono triste. - Vostro padre non vi ha detto che lei aveva una sorella, vero? -
- No. - Morgana aveva davero una sorella e suo padre glie l'aveva tenuto nascosto?
- Uther credeva che fossi morta. Ma quanto si sbagliava. -
- Perchè l'avete rapita? -
- Rapita?  È questo che vi hanno fatto credere. - Esclamò indignata. -  No, lei mi ha seguito di sua spontanea volontà .-
Cosa? Lei non avrebbe mai lasciato per nessun motivo Camelot.
- Lei ama stare a Camelot. È casa sua. -
- Non dopo che aveva scoperto di essere una strega. - Disse la strega.
Morgana? Una strega?
- Se lo fosse stato me ne sarei accorto. -
Ma Morgause continuò  a parlare, come se il principe non avesse aperto bocca. - Quando lo ha scoperto era spaventata. Temeva  che se voi o vostro padre l'avreste saputo, sarebbe stata condannata  a morte. -
- Io non ... -
- Uther non l'avrebbe perdonata e  voi siete fedele a lui.-
Morgause aveva perfettamente ragione.
- Perchè mi tenete prigioniero? - Volle sapere Arthur.
- Siete la mia garanzia. -
- Mio padre non scenderà a patti con una strega, nemmeno per salvare la mia vita. -
- Lui no, ma Emyrs sì. -
Emyrs?
- Cosa vi fa credere che lo farà. Lui nemmeno mi conosce. Perchè dovrebbe aiutarmi. -
- Vi sbagliate mio giovane Pendragon. Ha un valido motivo per farlo e sarà disposto a fare qualsiasi cosa per salvarvi. Vi userò per vendicarmi della morte di Morgana -
Cosa? No, Morgana non c'era più? Se n'era andata?
- Morgana è morta? - balbettò  incerto. Non riusciva a credere alle sue orecchie.
- Sì. È stata uccisa da Emyrs. -
Ma prima che Arthur potesse ponderare un pensiero, una figura comparve al limitare del bosco, che costeggiava attorno al lago.
Che fosse lui?  Era un uomo coperto da un lungo mantello da viaggio azzurro, con il cappuccio calato sul capo, che nascondeva il suo viso.
- Sei venuto a quanto vedo,  Emyrs. - Disse Morgause rivolgendosi allo sconosciuto.


***

Arthur stava bene. Fu il primo pensiero che ebbe Merlin,  non appena arrivò al lago. Non sembrava ferito, solo provato. Qualcosa turbava il suo principe. Oramai riusciva  a leggere perfettamente le sue  espressioni e il suo sguardo.
Era arrivato il momento d'infrangere il voto di silenzio. Arthur era un motivo abbastanza valido per farlo.
Tanto tempo era passato dall'ultima volta che aveva parlato. Quasi non si ricordava il suono della sua voce.
A stento la riconobbe. Era molto roca, dato che era passato molto.
- Sono qui. Adesso puoi lasciarlo andare. - Disse mentre fissava negli occhi Arthur, che ricambiò lo sguardo. Sentimenti contrastanti attraversavano i suoi occhi limpidi,
-  L'hai portato? - Chiese la strega.
- C'è l'ho con me. -
- Dammelo. - Ordinò la donna.
- Prima libera il ragazzo. -
- Chi mi  assicura che poi mi darai il cristallo?  -
Emyrs cercò di pensare in fretta ad una soluzione. Sapeva che c'era poco da fidarsi di Morgause.

Arthur si sentiva offeso nell'orgoglio: quei due parlavano di lui come se non ci fosse e non sia mai che un Pendragon veniva messo di lato.
Decise che era meglio intervenire prima che le cose peggiorassero. - Perchè non facciamo lo scambio contemporaneamente? Quando inizio a correre verso Emyrs, lui di rimando lancia il cristallo . Cosa ne pensate? -
Un sorriso illuminò il viso del mago. " Allora non era solo un Asino! "  La sua idea era geniale, ma decise di tenerselo per sé, non era il caso alimentare il suo ego spropositato.
- Allora faremo così - decise infine Morgause.
- Anche per me va bene. - Disse Merlin.
La strega pronunciò parole dell'antica religione, sciogliendo le corde che tenevano prigioniero il principe.
Arthur si sentiva indolenzito. Dei segni rossi erano comparsi sui suoi polsi e sicuramente identici segni dovevano esserci alle caviglie.
- Giovane Pendragon -  disse Emyrs rivolgendosi al principe. - Non fermarti finchè non sarai dentro la foresta, lontano il più possibile da qui. -
-  Non venite con me? -
- Ho una questione irrisolta con Morgause. -
- Non me ne vado. Sono in debito con voi. -  
-  Affatto  - pronunciò . - È solo colpa mia se siete stato coinvolto. -
La confusione si fece spazio nel volto di Arthur. Non capiva il senso dell'ultima affermazione.
- Io sono un uomo d'onore. Vi darò una mano se necessario, ma non me ne andrò da qui. -
- Volete insinuare che non sia in grado di difendermi ? - lo schernì.
- No, ma... -
- Nessun ma. Mi sareste solo d'intralcio. Anche se siete abili con la spada, contro la magia non servirebbe a nulla. Non fatemelo ripetere. Non ho intenzione di usare la forza. -
Ti prego Arthur, implorò tra sé Merlin.
L'orgoglio del giovane principe non gli permetteva di rimanere in disparte. Ma questa volta decise di accantonarlo. - Va bene. Ma promettetemi che non vi succederà nulla. -
Qulacosa induceva Arthur a preoccuparsi di quell'uomo che lo aveva liberato dalle grinfie di Morgause, nonostante sapesse che aveva ucciso Morgana.. Qualcosa gli diceva di non fidarsi del tutto di quella strega e per questo voleva un confronto con Emyrs.  Solo dopo avrebbe  deciso come comportarsi con lui. - Ho bisigno di chiarire una questione alquanto importante con voi:  riguardo  Morgana. -
Arthur sapeva, ma gli stava dando la possibilità di chiarire, di spiegare le sue ragioni, pensò Merlin. - Sarò felice di farlo. -
Anche se le probabilità di uscirne vivo erano scarse. Senza i suoi doni, dubitava di farcela. Non avrebbe infranto l'altro suo giuramento, anche se questo gli sarebbe costata la vita.
Arthur annuì col capo. - Al tre inizio a correre. -  Urlò.
Uno.
Due.
Tre.
Il principe  partì e come pattuito senza mai voltarsi si diresse nella foresta , mentre Emyrs lanciava il cristallo a Morgause.




***



Perdonami Arthur.
Mormorò  Merlin non appena il principe si dileguava tra la boscaglia.
- Finalmente avrai ciò che meriti  per quello che hai fatto a Morgana. - Urlò furibonda Morgause.
Merlin non ribadì nulla, rassegnato all'idea che presto le suesoffrerenze sarebbero terminate. Era quasi sollevato, anche se rimpiangeva di non aver salutato per l'ultima volta il suo Arthur.  Non avrebbe più  rivisto il suo sorriso, il suo volto, ma andava bene così.
Chissà cosa avrebbe pensato non trovando il suo valletto ad aspettarlo, pensò il mago. Anche quella volta lo stava lasciando senza spiegazione, come aveva  fatto nella locanda. Sicuramente Gaius sarebbe riuscito ad inventarsi una scusa plausibile per la sua scomparsa.
Mentre pensava tutto ciò, Morgause pronunciava un incantesimo.
Una bestia gingantesca comparve davanti a Merlin. -
- Uccidilo - ordinò Morgause alla creatura.
Allora la bestia si scgliò contro il mago, che per un soffio riuscì a buttarsi di lato ed evitare di essere colpito. Avrebbe provato a lottare, non se ne sarebbe andato senza almeno provarci. Non poteva dargliela vinta così facilmente a Morgause.
La creatura ripartì all'attacco. Per un pò di tempo Merlin riuscì a evitare di essere ferito, ma più passavano i secondi, più si sentiva stanco. I suoi riflessi erano rallentati e sempre con maggior difficoltà si muoveva.
Fu ferito ad un braccio, ma ben presto se ne aggiunsero altre. Un brutto colpo alla testa lo  fece crollare a terra. Non aveva più fiato, non riusciva più a rialzarsi, tutto cominciava ad annebbiarsi. In lontanaza con voce ovattata giunse la voce di Morgause. - Finiscilo. -
Addio Arthur.
L'ultimo pensiero coerente prima di chiudere gli occhi e aspettare che giungesse la fine.




***


Arthur si muoveva sicuro tra le fronde degli alberi, allontanadosi dal lago. Ma la sua mente continuava a rimanere lì, a ripensare le parole di Emyrs, ma soprattutto alla sua espressione. Sembrava quella di un uomo che non avrebbe rivisto l'alba del giorno a seguire.
Ma  questo non lo riguardava, giusto? Pensò. Lui era il mago più potente in circolazione, non avrebbe avuto difficoltà a vincere.
Allora perchè non riusciva a crederci?
Lui gli aveva promesso una spiegazione, ma sentiva che Emyrs non l'avrebbe mantenuta.
Dannazione! Lui non era un codardo, aveva ubbidito  ad una richiesta di uno stregone. Se suo padre lo avrebbe scoperto, lo avrebbe bandito dal regno.
Lui era un Pendragon, maledizione e i Pendragon non si facevano comandare da nessuno.
Senza nessuna esitazione, ritornò indietro e non gli importava se Emyrs approvava o meno.
Non appena giunse di nuovo al lago, una scena raccapriciante gli si parò davanti.
Emyrs era attaccato da una bestia, ma lui sembrava non reagire, stava sulla difensiva, cercando di evitare di essere colpito.
Ma che stava facendo? Perchè non usava la magia?
Intanto Morgause osservava la scena  senza interferire.
A un certo punto, dopo un bruttissimo colpo alla testa, dove sgorgava copioso il sangue,  vide Emyrs crollare  miseramente a terra, da dove non si rialzò.
- Finiscilo. - Sentì giungere alle sue orecchie l'ordine di Morgause alla creatura.
Quando la bestia stava per sferrare il suo colpo finale, Arthur intervenne con la spada sguainata e gli  trafisse una zanpa.
- No - ringhiò Morgause. - Uccidilo -  riferendosi al principe.
Il mostro ubbidì, caricando contro di lui, ma Arthur era abile con la spada, il migiore di tutta Camelot. Lo scontro fu breve, con pochissime mosse riuscì ad ucciderlo, colpendolo con un colpo fatale al centro della gola, squarciandola.
Ma mentre Arthur, girato di spalle si diregeva a soccorrere lo stregone, Morgause lanciò con una mano  un fascio di luce rossa , che non sfuggì all'attenzione di Merlin. I suoi occhi cambiarono colorazione, diventando dorati. Senza essersene reso conto, Merlin attinse ai suoi poteri, proiettando uno scudo a difesa del principe. Entrambi furono sbalzati all'indietro quando l'energia di Morgause si scontrò contro quella del mago.
Tutto avvene in un medesimo di secondo, rendendo difficile al principe capire cosa era avvenuto. Stordito alzò il capo e si voltò per verificare le condizioni di Emyrs, ma non s'immaginava di trovarsi di fronte a Merlin.  Il cappuccio che celava l'identità misteriosa dello stregone era sfilato dal suo capo, scoprendo il viso.  Emyrs il più potente degli stregoni aveva le sembianze di un esile ragazzo corvino, che tante volte aveva immaginato di abbracciare, di toccare,  di accarezzare. Lui, l'unica persona di cui si fidava ciecamente e verso cui provava un'insana passione.
Gli occhi spaventati di Merlin s'incontrarono con quelli delusi e feriti di Arthur.
 Perchè? Perchè proprio lui? Ripeteva il principe nella sua testa.
Ma prima che Merlin potesse aprire bocca o che Arthur potesse sfogare la sua rabbia e la sua delusione, Morgause pronunciò un'incanto che colpì dritto in petto al principe Pendragon.
- Arthur ! - gridò Merlin. - No! -
Cercò di scuoterlo, ma egli non apiva gli ochhi.
Arthur.
Arthur.
Arthur.
Tutto non era perduto, perchè il battito del cuore era flebille:  Arthur non era  ancora morto.  Il mago poggiò la sua mano sul  torace del principe, chiuse gli occhi e sentì fluire la sua energia. Pian piano i battitti diventarono sempre più forti,  più veloci: Arthur c'è l'avrebbe fatta.
- Perdonami Arthur! - sussurò dispiaciuto sul suo orecchio. Poggiò le sue labbra rosse e sottili sulla sua fronte. -  È tutta colpa mia. - Accarezzò il suo viso modellandolo, imprimendo le sue fattezze come un marchio sulla mente.
Un nuovo sguardo, fiero, determinato, si era fatto posto negli occhi cerulei del mago, assumendo per la seconda volta una colorazione dorata.
Un'aura potentissima lo circondava. Sentiva la magia scorrere nelle sue vene, ribollire come lava incandescente, come non accadeva da tempo.
Lei non doveva permettersi di ferire il suo Arthur. Avrebbe dannato la sua anima, rotto anche l'ultimo giuramento, se significava proteggere quell'Asino, che aveva sconvolto la sua vita e  che  lo aveva portato a essere  di nuovoEmyrs.  Non c'era spazio per i timori, per i sensi di colpa, per i rimorsi. Non c'era posto per Merlin. Ora c'era solo Emyrs.
A passo lento, misurato si piazzò di fronte alla strega che aveva osato toccare la cosa che più contava al mondo per lui,  che valeva più della sua stessa vita.
Emyrs furioso, gridò verso Morgause. - Non dovevi toccare Arthur. Lui non c'entrava nulla. - e scagliò un fascio d'energia di colore azzurro puro. Lo stesso colore degli occhi del principe.
Morgause subito lanciò un fascio di colore rosso che urtò con quello di Emyrs. A prima impressione poteva sembrare che i raggi fossero di uguale intensità, ma ben presto si ci poteva rendere conto che Morgause era in netta difficoltà. Emyrs aveva perso del tutto il controllo, la rabbia lo portò ad aumentare sempre di più la potenza del fascio, fino a che non colpì nel petto la strega che fu sblazata all'indietro.
Morgause, però, si era circondata con uno scudo d'energia, esaurendo del tutto le forze. Non riusciva più a muoversi. Sarebbe bastato un solo incanto per distruggerla.
Emyrs piombò su di lei con la mano destra puntata sul suo cuore. Ma in lui era rimasto ancora un briciolo d'umanità.
- Io non sono come te. - pronunciò fiero. - Ma la prossima volta che c'intreremo e metterai a repentaglio la vita di Arthur o di qualsiasi altra persona,non sarò così clemente. Adesso vai. -
Morgause ferita nell fisico e nell'animo, con l'ultimo residuo d'energie scomparve.
 Emyrs sapeva che il cuore della strega era pieno di rancore. Sperava che facesse ammenda, ma troppo in là nelle tenebre si era spinta e difficilmente sarebbe tornata alla luce. Prima o poi si sarebbero rincontrati e sarebbe stata la volta decisiva per mettere fine a quella storia.
Ma le prove per il nostro eroe Merlin non erano finite, era rimasta quella più difficile: affrontare Arthur.
Non mi odiare! Pregò in cuor suo lo stregone, mentre andava a soccorrere  Arthur.
Si chinò sul corpo ferito  del principe;  prese con cura e delicatezza la sua testa tra le mani.
- Arthur. Ti prego apri gli occhi.  Non è ora di dormire. - Ma dal principe nessuna risposta.
- Non farmi pregare. - con le lacrime che silenziose scivolavano sul suo volto stanco e preoccupato.
Merlin chiuse gli occhi, mentre il suo corpo era scosso da singhiozzi.
 Una mano, quella di Arthur,  asciugò quelle perle salate, facendo aprire gli occhi di scatto allo stregone. - Shh. Idiota. -
- Siete un Asino. Dovevate tornarvene a Camelot. -mormorò, poggiamdo la sua guancia nella mano accogliente del principe.
- Mi devi delle spiegazioni e basta menzoglie stavolta. -
- Va bene, ma non adesso. Non doverte sforzarvi. -
-  Sto be... - ma non riuscì a continuare, interrotto da un brusco colpo di tosse.
- Dicevate? - con un piccolo sorriso bsulle labbra.
- Era meglio quando non parlavi. - Scoppindo a ridere, seguito da un imbronciato Merlin.

***


Erano passati tre mesi da quel lungo e difficile giorno e le cose non erano andate come si poteva immaginare: con un lieto fine.
Quando Arthur si era ripreso, si era fatto raccontare tutto dall'inizio da Merlin. Aveva accettato con difficoltà, ma lo aveva fatto riguardo a Morgana.
Non riusciva a credere che la sua sorellastra gentile con tutti aveva ucciso molti innocenti.
Il suo odio per Uther e l'influenza di Morgause, l'avevano cambiata.  Inoltre c'era la questione riguardante  la magia. Merlin gli aveva dimostrato salvandolo e  con tutto ciò che aveva fatto:  che non tutta era malvagia.  Dopo l'incontro con Anhora era arrivato a pensare che fosse neutra. Però,  per una vita intera era cresciuto secondo gli insegnamenti di suo padre e le azioni di Morgana e Morgause gli davano ragione. Non sapeva più a cosa credere, si sentiva smarrito, perso, confuso.
I rapporti tra il principe e il mago erano diventati sempre più tesi, non riuscivano più  a guardarsi in viso, si scambiavano che qualche parola.
Ad Arthur faceva male il pensiero che Merlin non si fosse fidato di lui e gli avesse nascosto chi era realmente. Cercava di giustificarlo, comprenderlo, ma non ci riusciva. Come avrebbe fatto a fidarsi nuovamente di lui? Sarebbe riuscito mai a perdonarlo?
Merlin  invece  capiva  come doveva sentirsi Arthur e lo accettava. Non poteva biasimarlo. Aveva nascosto una parte importante di lui, aveva tradito la sua fiducia, gli aveva mentito, anche se per proteggerlo.
Però,  le cose non potevano continuare ad andare avanti in quella maniera. Così Arthur intimò al mago di lasciare Camelot. Merlin senza protestare e senza nemmeno salutarlo, lasciò la città.
Rimase impresso  nella mente di Arthur , quando dalla finestra delle sue stanze, vide Merlin alzare il suo viso nella sua direzione e incontrare i suoi occhi, che rimasero incatenati per vari istanti e poi voltarsi e varcare le mura del castello.
Le loro strade si erano divise per il momento. Chissà , forse un giorno si sarebbero incrociate nuovamente.








Angolo Autore.


Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno recensito le altre storie.
Mi toccano il cuore tutti i vostri commenti e tengo a mente le critiche.
Soprattutto nelle ultime ff, dove sono incomplete e poco dettagliate.
Su questa shot ci lavoro da un pò. Spero chevi sia piaciuta e che la conclusione
non sia affrettata.
Volevo finirla in maniera diversa, ma diventava troppo lunga e pesante.
 Non ho ancora finito su questa storia, ho ancora molto da dire.
 Sto già scrivendo il continuo e quindi questa è solo la prima parte.
Spero di postarlo al più presto.
Fatemi sapere cosa ne pensate. Questo è solo un arrivederci.
kiss kiss
                   celine_underworld.





  
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