Bacio. Bacio. Vero. Reale. Tangibile. La stai baciando. E lei sta baciando te. Con intensità. Passione. Un’ondata di sensazioni dimenticate da tempo ti travolge in pochi attimi, senti tutto l’amore che provi per lei liberarsi all’improvviso. Lei è lì, il suo viso tra le tue mani, i vostri movimenti che diventano più frenetici, i corpi che si stringono più spasmodicamente. Lei è tua, finalmente tua. Non ti respinge. Tua. “Damon!”. E poi una voce. Non ti stacchi da lei, ma quella voce, quella voce è la sua. Di Elena. E allora.

Ti allontani d’impulso dalla ragazza che hai di fronte. Come se fosse diventata di fuoco e tu non volessi più bruciarti. La guardi. Il tuo cervello torna a funzionare, razionalizzi, metti da parte le emozioni che ti avevano annebbiato la vista pochi minuti prima. E non hai nemmeno bisogno di voltarti e guardare alla tua sinistra per capire. Hai baciato Katherine. Katherine. E non Elena. La tua confessione. Quel discorso che ti aveva richiesto più coraggio e determinazione che compiere un assassinio. Non li aveva ascoltati la donna che ami. Ma quella che più di tutti ormai detesti. “Katherine…”. La tua voce è solo un flebile sussurro.

Il viso dolce che ti aveva ingannato adesso si dipinge di un ghigno malefico. “Ops, la recita è finita!”. E ride, ride sguaiatamente, mentre si prende gioco di te per l’ennesima volta. E ti senti fragile, indifeso, nudo con i tuoi sentimenti che sono stati sadicamente raggirati, ancora, sempre da lei. E una rabbia, una rabbia cieca ti assale, le afferri il collo e in un lampo la sbatti contro un albero del giardino, furente. Lei appare stupita solo per un istante, poi riprende il controllo, è più forte di te, ribalta la situazione e ti ritrovi a terra, quasi incapace di respirare, il suo braccio che schiaccia il tuo collo. “Damon!”.

Di nuovo la sua voce. La voce di Elena. Questa volta non sorpresa, ma spaventata. Senti i suoi passi avvicinarsi e, per quel che puoi, cerchi di difenderla. “Non ti avvicinare! Va via! Elena! Vai via di qui!”. Lei si ferma, ma non torna indietro come le hai pregato di fare. “Coraggiosa la piccola umana!”. Un’altra risata crudele. I tuoi occhi lanciano dardi di fuoco alla donna che ha trasformato la tua vita in un inferno che credevi di esserti lasciato alle spalle, almeno in parte. “Non provare a…”. “A fare cosa, a toccarla? Farle del male? Perché, altrimenti cosa mi fai? Sono più forte di te, Damon caro, non puoi niente contro di me!”.

L’aria torna nei tuoi polmoni. Sei libero. Ti alzi e guardi in direzione di Elena, Katherine è vicino a lei e le sta accarezzando una guancia. Tremi di ira e frustrazione. Sai che, se volesse, non saresti in grado di fermarla. Ha ragione. Elena resta ferma. Solo il respiro affannato tradisce il suo stato di ansia. Poi Katherine si volta verso di te, osservandoti con aria di sfida. “No, sarebbe troppo facile. Non è ancora giunto il momento. Per stasera nessuno si farà male.”. Un occhiolino e sparisce nell’oscurità.

Non ti muovi. Volti le spalle ad Elena. I pugni chiusi per soffocare l’umiliazione, il dolore, la rabbia. Senti ancora i suoi passi dietro di te. Ti si avvicina e ti poggia una mano sulla spalla, stringendo piano. “Damon…”. Il tuo nome è sulle sue labbra per la terza volta. Adesso assomiglia a un soffio leggero. Ti volti piano per specchiarti nei suoi occhi. Ti basta guardarla perché ti sia chiaro che lei sa. Sa che non stavi baciando Katherine. Sa che, per te, quello era il vostro bacio. Sa che la ami. Tu però non puoi, non puoi più lasciar trasparire niente. È sbagliato. Sarebbe tutto sbagliato. Abbassi lo sguardo per un momento. E poi scompari. Anche tu nell’oscurità della notte.