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Autore: darkknight96    30/05/2010    0 recensioni
la luna aveva un colore rosso sangue......
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Halloween city
1°giorno…
La luna aveva un colore rosso sangue… Se qualcuno chiedesse a Jo: «Com’ è la città di Halloween City?» lei risponderebbe «Era meglio la vecchia Halloween City.» E non aggiungerebbe altro …
Halloween City, infatti, non era quel granché: era disgustosa e le strade puzzavano di morto, e questo a Jo non piaceva. La cosa che però le piaceva di più della città era la luna nella notte, brillava pallida e sembrava, a volte, che le sorridesse timida.
Il giorno,in quella città, era rassicurante: le strade deserte e il sole che riscaldava le case, che Jo chiamava topaie, le rendeva un po’ più belle. La notte, invece, dava un senso paranormale alla città e a volte Jo, affacciandosi alla finestra, le sembrava che qualcuno si muovesse nell’ombra: a volte le parevano zombie, a volte esseri paranormali che nemmeno lei sapeva descrivere… ma come sempre, pensava fosse la sua immaginazione.
Jo era una ragazza alta e snella. Aveva i capelli castani e gli occhi di diverso colore: uno verde smeraldo, l’altro azzurro ghiaccio. Era una ragazza giovane, aveva 14 anni, ed era stata adottata a 3 anni da una famiglia nobile, di buona fama.
Visto che la sua famiglia era ricca Jo si chiedeva sempre: «Come mai mi sono ritrovata in una catapecchia così? ». Jo si sbagliava,non era una catapecchia... erano un mucchio di catapecchie messe sopra una catapecchia. Per poi non parlare della casa: una villetta nascosta tra due grandi alberi , anch’essa messa molto,ma molto male: mancava la luce, l’acqua che usciva dai rubinetti era sporca e la casa cadeva a pezzi.
Un giorno, uscita per fare un po’ di corsa, notò tra i cespugli qualcosa che si muoveva veloce, tanto da rendere impossibile il capire che cos’era. Sembrava una mano. “Una mano che si muove da sola” pensò tra sé e sé, poi scosse il capo «Impossibile, Jo, stai impazzendo!» disse, alzando la voce.
Ad un tratto si sentirono dei passi veloci, dietro di lei, che si stavano dirigendo da quella parte. Si fermò. Il suo cuore batteva all’impazzata, il respiro diventò affannoso come se avesse corso da tre ore e iniziò ad avere paura: pensava di essere l’unica in quella città, almeno fino a quel momento. Si ricordò del coltellino che portava nella tasca destra del giacchetto. Aspettò per qualche momento e poi,di scatto,tirò fuori il coltellino multiuso,regalato da suo padre.
Si girò. Nessuno era lì. Il rumore era svanito. Pensò ai suoi genitori, e se fosse successo loro qualcosa Jo si sarebbe sentita in colpa.
Corse fino a casa, aprì la porta,entrò e se la richiuse subito alle spalle. L’edificio era in buio totale,ma sentiva la voce di sua madre che cantava a squarciagola. Sospirò. «Menomale, non è successo nulla». Sua madre,accorgendosi che sua figlia era tornata le disse «Jo? Spiegami perché hai il fiatone». Jo non voleva far preoccupare i suoi genitori. «Nulla mamma... stai tranquilla, ho corso troppo» Tentò di ridere, ma le uscì un qualcosa da psicopatica. Corse in camera sua.
Dopo qualche ora era pronta la cena,mangiarono hamburger, e, quando finì,sua madre chiese a Jo di andare a buttare la spazzatura nel bidone lì vicino.
Jo rispose di sì e,presa la spazzatura, uscì. La luna aveva uno strano colore rosso,rosso sangue per la precisione, sembrava arrabbiata più del solito. La città deserta era senza un lampione, e al buio, Jo non vedeva nulla, per fortuna aveva una vista sviluppata. Aveva paura di aggirarsi da sola nella notte, un po’ per il buio, un po’ per quello che gli era successo qualche ora prima. Andava in giro cauta. Era in pigiama, ed aveva una vestaglia rosa con sotto dei pantaloni nero pece,all’oscurità pareva una strega in cerca delle sue vittime. Dopo un po’ Jo avvistò il cassonetto. Buttò la spazzatura e iniziò a dirigersi verso casa.
Ad un tratto sentì di nuovo quei passi veloci dietro lei, adesso più veloci di prima. Ora Jo non aveva più il coltellino e iniziò a correre a perdifiato fino a che arrivò a casa, aprì la porta e se la chiuse dietro velocemente .
«Jo, perché corri sempre?»chiese la madre che stava andando a letto. «Scusa mamma» Jo si diresse verso camera sua. La sua camera era su in soffitta, ed era illuminata grazie ad una grande finestra sul tetto. Si buttò sul letto con il viso rivolto dalla parte del cuscino. Stava soffocando. Spostò il volto da un lato e iniziò a cantarsi un ninnananna che le cantava spesso la madre.
Ora per Jo era difficile addormentarsi: aveva paura che quella cosa là fuori arrivasse e la uccidesse nella notte scura, illuminata da una luna rossa.
  
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