~•∞ 1. Il ritorno della pecora
nera. ~•∞
La discoteca quel sabatoera più affollata del solito a causa della pioggia che stava incombendo su Romaormai già da due settimane senza sosta. C’era chi beveva al bancone del bar,
chi era seduto sui divanetti a fumare una sigaretta, e chi, come me e le mie
amiche, ballavano sul cubo mentre le note di Devolution mi entravano dentro
impossessandomi di me coinvolgendomi nel loro ritmo, sotto di noi alcuni
ragazzi si erano fomentati e ci guardavano famelici, in attesa che una di noi
l’invitasse a salire per ballare, ma nessuna di noi lo fece e nessuna aveva
intenzione di farlo.
< Marti laggiù,affianco al Dj c’e un ragazzo niente male che ti sta fissando > guardai
nella direzione che Eléna mi aveva indicato ma quando il mio sguardo si posò
sulla consolle notai che in realtà, oltre al Dj e ad un paio di ragazze che si
dimenavano con la speranza di attirare la sua attenzione, non c’era nessun
ragazzo che mi stava fissando.
< Io non vedo nessuno,comunque mi vado a fumare una sigaretta fuori> feci segno hai ragazzi dispostarsi e uno, molto gentile, mi porse la mano, gli sorrisi come
ringraziamento e uscii fuori. L’aria gelida delle due di notte passate mi entrò
dentro i polmoni dandomi la sensazione di milioni di pizzichi fastidiosi, il
freddo invernale era sempre uno schiaffo in faccia quando sei sudato, mi
guardai intorno ma oltre a me c’erano solo due buttafuori dalla corporatura
indescrivibile per quanto fosse possente e un gruppo di quattro ragazzi o poco
più che probabilmente, a giudicare dall’ore che mi era arrivato fino a dentro
le narici, si stavano facendo una canna, leggermente infastidita mi spostai un
po’ più in la sedendomi sullo scalino del negozio affianco al Piper, m’infilai
una sigaretta in bocca e dopo averla accesa iniziai a rilassarmi ed il freddo
invernale non era poi così tanto fastidioso. Feci un altro tiro di sigaretta e
mi ritrovai ad osservarla, fissavo immobile i rivoli della sigaretta, il rosso
ed il grigio della cenere che consumavano sempre di più la carta che avvolgeva
il tabacco.
< Scusami, hai unasigaretta? > dallo spavento sobbalzai, talmente ero presa dai miei pensieri
che non mi resi conto del ragazzo che avevo davanti. < Oddio perdonami, non
volevo affatto spaventarti > mi sorrise imbarazzato, non appena lo spavento
mi passò ricambiai gentilmente il sorriso.
< No tranquillo, erodistratta > dalla pochette tirai fuori una sigaretta e gli e la porsi.
< Ti ringrazio > sela portò alla bocca e l’accese e in quei pochi secondi che passarono mentre luisi stava accendendo la sigaretta mi soffermai ad osservarlo, a giudicare
dall’enorme differenza di altezza che c’era, doveva essere all’incirca alto
1,98, probabilmente giocatore di pallanuoto considerate le spalle molto larghe
e i muscoli sviluppati che si potevano intravedere dalla camicia bianca che
indossava con le maniche rigirate fino all’avambracci. I jeans erano chiari e
leggermente calati sulle cosce, ai piedi indossava un paio di Hogan nere di
pelle e di camoscio a dir poco stupende. I capelli erano legati in un piccolo
codino e qualche ciocca gli ricadeva ribelle sugli occhi grigi che aveva
rendendolo ancora più bello e dannato, le labbra erano grandi e carnose al
punto giusto, in poche parole era un qualcosa d’indescrivibile, ed io era raro
che dicessi ciò.
< Marti torniamo a…> le ragazze erano appena uscite dalla discoteca con i capelli completamenteappiccicati sulla fronte dal sudore. Non appena mi videro in compagnia di un
ragazzo, obbiettivamente bellissimo, si bloccarono, compresa Eléna che aveva
iniziato a parlare e che momentaneamente continuava a fissarmi come fossi un
alieno con la bocca totalmente spalancata.
< Torniamo a casaforse? > domandai finendo la sua frase, ma l’unica cosa che Eléna riuscì afare fu annuire da idiota più totale, mi voltai verso il ragazzo di cui ancoranon né sapevo il nome e gli sorrisi salutandolo con un misero e freddo ciao.
< Ciao Martina! > mi
bloccai quando pronunciò il mio nome che da sempre mi era sembrato comune e
stupido, ma quando quel nome uscì fuori dalle sue labbra il mio nome prese
tutto un altro sapore.
< Ehm, non so come tichiami > dissi imbarazzata.
< Marte >
< Allora ciao Marte
> camminai a passo svelto verso le ragazze che erano ancora ferme a
fissarlo, sbuffai infastidita e le spinsi verso la macchina, non appena
entrammo nel’abitacolo Alice iniziò a fare milioni di domande inutili.
< Ma quel ragazzo chi
era? >
< Lo avrà appenaconosciuto > disse Eléna.
< Ti piace dì laverità? > disse Shanee soddisfatta. Palesemente infastidita frenai di colpovoltandomi con sguardo omicida.
< 1 non lo conosco, 2
non m’interessa e soprattutto 3 non dovreste neanche preoccuparvi minimamente
di ciò sapete a chi appartiene il mio cuore > rimisi in moto e in quel
momento ripassammo davanti a Marte che guardò all’interno della macchina e mi
sorrise, al contrario mio che girai lo sguardo facendo finta di non averlo
visto.
< Approposito di ciò,Martina dobbiamo dirti una cosa >
< Cosa? > domandai.
< è meglio che
aspettiamo di essere a casa > mi strinsi nelle spalle per niente curiosa di
sapere cosa doveva dirmi anche se a giudicare dal tono di voce e dagli sguardi
bassi di Alice e Shanee.
Quando finalmente tornammo
a casa entrai nel garage e non appena spensi la macchina Eléna disse qualcosa
che mai le mie orecchie avrebbero voluto sentire.
< Matteo è tornato >