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Autore: _Dubhe    30/05/2010    6 recensioni
Premetto che non scrivo da un bel pò, quindi scpero mi perdonerete eventuali sbavature o errori ortografici. Come suppongo gran parte di voi, sono rimasta scioccata dalla fine di TVD e, incapace di occupare il tempo in altro modo, ho cominciato a immaginare una storia utopistica di cui i protagonisti del telefilm fossero protagonisti. Premetto che ci sono spoiler fino all'episodio 1x22, la storia volgerà necessariamente in un senso unico che ha come cartello stradale [D/E].. claro?? Detto questo, divertitevi!!!
Genere: Romantico, Avventura, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Si conoscono tante cose, alcune non si vivrà mai abbastanza per scoprirle, altre ancora abbiamo una tenue speranza di conoscerle. Ma cosa vogliamo davvero sapere? Cosa siamo in grado di sopportare, prima di cadere vittima degli eventi ed essere trascinati via?? Qual è il limite?

Aveva accettato tante cose prima, troppe: il fatto che Stefan fosse un vampiro, il fatto che avesse un fratello sadico per il quale poi aveva cominciato a provare dei sentimenti, il fatto che la sua migliore amica fosse una strega, il fatto che.. cosa c’era ancora?? A quanto sembrava qualsiasi evento della sua vita era ricollegabile al paranormale, da quell’anno in avanti. Soprattutto dopo che lei era tornata in città. Chiuse gli occhi, cercando di scacciare dalla mente i ricordi di quella maledetta sera.

E' notte fonda. Ha appena riagganciato la cornetta, Stefan arriverà tra poco. Jeremy vuyole ancora ignorarla, probabilment ein camera sua. Un rumore, un rumore dalla cucina. Un gemito.Vorrebbe pensare che sia una sua immaginazione, ma ormai è inutile fingere che ciò che la circonda non sia reale. Fa dei passi incerti, dirigendosi in cucina. Lo sguardo si sposta in un attimo di secondo da zio John - suo padre - alla ragazza che lo svorasta, con un coltello insanguinato in mano e gli occhi neri come la pece. Non aveva mai capito perchè tutti la considerassero identica a Katherine, adesso è tutto chiaro. Non erano simili, erano praticamente identiche, ed era tutt'altra storia. La ragazza la vede e sogghigna, quasi come un cacciatore che ha adocchiato la sua preda, si alza e guarda nella sua direzione, la testa piegta verso un lato, gli occhi che la scrutano divertiti.

"Ha fatto un ottimo lavoro, a quanto pare. Avrei dovuto fermarla prima. Ma ciò che è fatto è fatto, ormai non si torna indietro. Non mi resta che ucciderti, e saremo pari. Dopotutto io sono Katherine, Pierce, nessuno è come me, lo sai anche tu vero piccola?"

Un grido le uscì dal petto, puro terrore che riempiva l'aria circostante e si conficcava nella sua pelle bianca come marmo. Era sola, sola di fronte al predatore più terribile che esistesse su questa terra, identico a lei in ogni dettaglio. Era come un incubo a rovescio, in cui vieni inseguito dal tuo gemello malvagio e tenti di sfuggirgli per sfuggire ai tuoi difetti. Ma purtroppo il suo nemico era una vampira sadica, più forte e vecchia di lei di chissà quanti anni, che non aspettava altro che conficcare i suoi canini nel suo collo e prosciugarla di ogni goccia di vita. Al diavolo! Tentò di fuggire, ma la ragazza rise ancora più forte: aveva ragione lei, non c'era scampo. CAdde, sotto il peso del suo braccio e la vide sovrastarla, gli occhi famelici di desiderio. Provò ad urlare ancora, e fu quella la sua salvezza. La vampire si fermò e girò la testa, parlando soavemente.

"Che piacere rivederti, Damon. Vedo che insegui ancora amori impossibili, dico bene?"

Il volto di Damon indecifrabile, una maschera di orrore, gli occhi che si spostavano da Elena a katherine e viceversa, e ancora, e ancora. Era come un deja-vù ma non del tutto simile. QUando aveva visto Katherine l'ultiam volta era soggiogato dai suoi sentimenti, era pronto a gettarsi fra le fiamme per lei, ma era cambiato tutto. Elena, aveva cambiato tutto. Con un movimento circospetto sollevò la ragazza da terra, sentendo il suo peso su di lui: non aveva forze, era praticamnte quasi svenuta di paura e schock. Le accarezzò i capelli e sentì che singhiozzava. Per lo meno stava bene, era viva. Mlgrado gli costasse molto ammetterlo, il primo pensiero che lo sfiorò era quello di suo fratello: doveva assolutamente avvertirlo. Senza staccare gli occhi circospetti da una katherine gongolante di felicità, compose il numero e parlò in fretta: "Vieni subito a casa di Elena, abbiamo un problema."

"Oh, quant'è commovente - osservò la mora, avanzando verso di lui - vorrei tanto essere presente a questa riunioncina tanto simpatica, ma preferirei di no. Ho tante di quelle cose da fare, ora che sono tornata in città, sai comè? Però ci rivedremo presto. Te lo prometto. E salutami Stefan." Gli aveva stampato un bacio sulla guancia ed era uscita. Damon era rimasto fermo, immobile nella sua maschera di odio ed incredulità: avrebbe voluto ucciderla per tutto quello che gli aveva fatto passare, ma la scelta tra l'ammazzarla ed assciurarsi che Elena stesse bene gli era parsa scontata. Insomma, aveva tutto il tempo di riprendere quella stronza traditrice e piantarle uno, cento, mille paletti dritti nel cuore, se mai avesse scoperto che ne aveva uno.

Aveva appena adagiato Elena, svenuta far le lacrime, che la porta di casa si era spalancata per lasciar entrare Stefan, il volto deformato dalla preoccupazione. Ma per quella ci sarebbe stato tempo. Lo sguardò del fratello intravide qualcosa che lui non aveva notato - solo allora si accorse del corpo esanime di John in cucina, già una vittima e non era arrivata da neppure un'ora?? Maledizione! - e poi su Elena.

"Dieci parole, fratello. Katherine è tornata in città... ed è stata invitata ad entrare."

Si accoccolò contro il cuscino scomodo della sua sedia, nell'ospedale. Jenna era appena andata a casa, le aveva dato il cambio giusto un'ora prima: da quando Jeremy stava all'ospedale non lo lasciavano solo un istante. Tute quelle pillole lo avevano portato vicinissimo alla morte, ma non l'avevano ucciso grazie al cielo. Aveva capito cos'era successo quando aveva trovato la boccetta di sangue nel bagno - e la conferma di Stefan era stata la ciliegina sulla torta - ed era rimasta terrificata da quella scoperta: Heremy un vampiro, come gli era saltato in mente? Come aveva anche solo pensarlo? Adesso vederlo lì, in quel lettino, da ormai tre settimane.. era una tortura.. Tre settimane. Quante cose erano cambiate in quei pochi giorni. Katherine, ovviamente, era diventata il primo problema, anche se non si era fatta più viva da quella sera; questo aveva condizionato una presenza costante ora di Stefan ora di Damon al suo fianco. Stefan era proprio nella sala d'attesa adesso, pronto a entrare in azione al minimo cenno di pericolo. Doveva costargli molto l'essere al suo fianco, proprio in quelle cricostanze. Credeva di amarlo, sarebbe stata pronta a giurarlo davanti alla corte marziale, ma la verità era che era successo qualcosa quella sera. La presenza di Damon, l'averla difesa contro Katherine, aveva scatenato qualcosa a cui non era stata preparata. SI era sentita molto più legata a lui che a Stefan, e questo l'aveva scioccata. I suoi sentimenti erano in subbuglio, non abbastanza forti per stare con Damon ma nemmeno sufficientemente deboli per lasciare definitivamente Stefan. Aveva preso la scelta più vigliacca: aveva lasciato l'uno e si era preclusa la possibilità di stare con l'altro. Era sola adesso, ed entrambi erano costretti a starle accanto. Faceva male.

"So che sei parecchio stanca. Non si sveglierà più di qualche ora. Jenna ha chiamato, ha detto che sta arrivando per darti la possibilità di dormire. Non fare la coraggiosa, tornerai domani.."

Stefan sapegva premere i tasti giusti, doveva riconsocerglielo, ma chissà quanto gli costava quella vicinanza. Vide la sofferenza nel suo sguardo, la stessa soffernza di quando gli aveva detto che aveva bisogno di restare un pò da sola. Lo amava ancora, non poteva negarlo, ma lo amava troppo per farlo soffrire, nel caso fosse successo qualcosa con Damon. Era meglio così.

"Ok, hai ragione. Andiamo"

Baciò il fratello sulla fronte e si allontanò, direzione casa. Come sempre, sul portico di casa, seduto nella solita posa spavalda, c'era l'altro fratello Salvatore. Aveva preso l'abitudine di non lasciarla quasi mai sola, un senso di protezione che avrebbe dovuto spaventarla, ma in realtà la confortava. Lo salutò con un sorriso, per poi voltarsi verso Stefan con faccia supllichevole.

"Devi riposare, per favore, vai a dormire. C'è Damon. Per favore."

Malgrado fosse riluttante, negli ultimi tempi Stefan cercava in tutti i modi di controllare i suoi eccesi di gelosia, quindi non protestò, La salutò con un bacio sulla guancia e un cenno molto rigido al fratello, per poi cominciare ad allontanarsi. Pochi passi. Era così cupo ultimamente, così silenzioso: si sentiva in colpa per questo suo atteggaiemnto, ma non poteva pretendere che stesse con lui solo per pietà. L'amore certe volte si dimostra anche sapendo come lasciar andare una persona, non soltanto nel modo in cui si riesce ad averla vicina. Guardò Damon, ma sapeva di non poter trovare nessun conforto nei suoi occhi: per Damon c'era una giustizia, e c'era il giusto, e c'era la verità. La verità che Elena non voleva affatto ammettere. Come fargli capire che non voleva far soffrire nessuno dei due? Più cercava di riuscirci e più capiva quanto fosse impossibile. Sospirò, aprendo la porta di casa.

"Aspetta prima di entrare, Elena. Dobbiamo parlare, e se mi inviti dentro direi che possiamo parlarne con calma."

Si voltò di scatto, impaurita. La ragazza che le stava davanti era una donna alta da capelli mossi, neri. Era bellissima ma, soprattutto, era molto simile a lei. Sembrò capire anche lei cosa l'altra stesse pensando, perchè si limitò a sorridere. I due Salvatore erano schierati davanti a lei, veloci come fulmini, pronti a difenderla: ormai l'aveva capito anche lei che quella che aveva davanti era una vampira. Maledizione! Era proprio uan calamita che attira disgrazie, tutte a lei devono venire a rompere le scatole!!! Da un lato era atterrita, dall'altro avrebbe desiderato ardentemente conoscere il motivo di quella visita e, soprattutto, chi fosse quella mora. Aprì la bocca per parlare, ma l'altra la precedette.

"Risparmia il fiato, Elena. Non sono qui per farti del male ma per spiegarti. Mi chiamo Isobel. Elena, sono tua sorella."

 

 

Mi dispaice di aver scritto poco, ma comunque il Pilot doveva fungere da introduzione alla storia, la vicenda vera e propria inizia dal prossimo capitolo. Ci vediamo alla prossima. Baci!



   
 
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