Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
Ricorda la storia  |       
Autore: Eiri Yuki    31/05/2010    0 recensioni
[Prequel della fanfiction "Holidays"]
Come è andata tra Giotto e G? Tra Spade e Alaude? E come ha fatto Asari ad innamorarsi di G? Le risposte a tutti i vostri dubbi stanno per essere svelate!
[Cap1: GiottoxG - Il significato della parola "Amore"]
[Cap2: SpadexAlaude - Il significato della parola "Gioco"]
[Cap3: AsarixG - Il significato della parola "Amicizia"]
[Cap4: KnucklexLampo - Il significato della parola "Innocenza"]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alaude, Daemon Spade, G, Giotto
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Holidays'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
the beginning 1 Alcune di voi si saranno chieste: "Come è andata tra Giotto e G? Tra Spade e Alaude? E come ha fatto Asari ad innamorarsi di G?" Bene, attraverso queste brevi One Shot verranno svelate le risposte a tutte queste domande! Buona lettura!!

***

Non era assolutamente possibile. Ogni volta che il Boss mi chiedeva di fare qualcosa, come sempre, io gli obbedivo. Direte voi, cosa naturale, caro G, è il tuo Boss, tu sei il suo braccio destro e quindi devi fare qualsiasi cosa lui ti ordini. No! non andava bene!! Soprattutto se ciò che mi chiedeva erano cose stupide e futili che avrebbe potuto fare benissimo da solo! Ci si metteva sì e no cinque minuti a farle, che bisogno avevo io di fare su e giù nel suo studio per portargli il lavoro completo? Così, come se non bastasse, lo disturbavo.
Sospirai con aria annoiata, quegli stupidi fogli perfettamente compilati tra le mani.

"Maledizione... Ma cosa gli passa per la testa?" Non feci in tempo a darmi una risposta che già mi trovai di fronte alla grande porta perfettamente rifinita, decorata come non mai. Feci un bel respiro, sistemandomi come meglio potevo i capelli, dopodichè bussai.

"Boss, sono io..."
"Vieni pure avanti"

Giotto se ne stava a gambe accavallate sulla poltrona dietro la scrivania, un braccio appoggiato su di essa. Teneva in mano una matita che faceva girare annoiato, mentre leggeva un qualche suo appunto di lavoro.
Ecco un'altra cosa che non mi andava a genio di lui, quel suo modo di fare. Sembrava come se ogni cosa che facesse non avesse alcuna importanza, come se fosse irrilevante tutto ciò che lo circondava. Mi dava sui nervi, e non il suo atteggiamento bensì il modo in cui io mi stavo arrabbiando per cose come quella. Non erano affari miei, non avrebbe dovuto importarmene niente...
Alzai di poco i fogli, come per fargli notare che avevo finito, dopodichè mi addentrai nello studio, richiudendo però prima la porta dietro di me.

"Hai fatto quello che ho detto vedo" Si rimise composto, posando gli appunti sul tavolo.
"Come mi ha ordinato"

Sospirai e posai il lavoro completo sulla sua scrivania, con aria seccata. Aveva anche da fare del sarcasmo? Come se avessi potuto rifiutare di portare a termine un suo ordine.

"Perchè devi essere sempre così formale..." Il Boss mi fissò, in un misto tra il dispiaciuto e il seccato.

Perchè devo essere così formale...? Perchè mai non avrei dovuto esserlo? Certo, se proprio desiderava, gli avrei detto tutto ciò che pensavo di lui, del fatto che aveva mille difetti, che ad ogni sua parola si smuoveva qualcosa in me, come se fossi comandato da esse. Ma in fondo... era il mio Boss, no? Era normale.
Lo continuai a fissare, lo sguardo abbastanza assente, come se non vedessi l'ora di andarmene da lì. Ogni volta che entravo in quell'ufficio mi sembrava che sarei potuto soffocare da un momento all'altro. Era una cosa che avevo iniziato a sentirmi dagli ultimi mesi a quella parte, da quando per la prima volta il Boss aveva iniziato a chiamarmi di continuo in quella stanza.
 
"E' normale..." e dopo mille pensieri, questa fu l'unica cosa che riuscii a dirgli, come se le parole che avevo in mente non fossero mai esistite.
"Non è normale che un mio amico d'infanzia mi dia del lei... per quanto importante io possa essere" Incrociò le braccia, facendosi cadere sulla poltrona.

Abbassai lo sguardo, ancora perso nei miei pensieri. Per un attimo sussultati nel sentirglielo dire. Da quanto aveva smesso di chiamarmi così? Troppo tempo... ma essere un suo amico di infanzia non aveva niente a che vedere con l'essere uno il Boss e l'altro un suo Guardiano, no... niente di tutto questo.

"E come dovrei chiamarla? E' il mio Boss dopotutto" Ma perchè ostentavo ad essere così freddo? Maledizione, proprio io che odiavo stare agli ordini degli altri. Ma non potevo ribellarmi, non a lui. Non a colui a cui avevo giurato fedeltà eterna.

"Potresti chiamarmi con il mio nome per esempio..." Con il suo... nome? Non ne sarei mai stato capace!!
"Non... non potrei mai..." Distolsi immediatamente lo sguardo, un leggero colorito sulle mie guance. Perchè mi stavo vergognando, proprio non lo sapevo, comunque non era quello il mio problema.
"E' così difficile chiamare una persona con il proprio nome, G?" Mi guardò dritto negli occhi.

Deglutii appena nel sentire pronunciare il mio nome, soprattutto COME lo aveva pronunciato. Quasi sottovoce, come se non volesse essere udito. Non riuscii a rispondergli, tanto il nervosismo che mi stava attanagliando lo stomaco. Ma perchè mi ero ritrovato in quella situazione?

"Lascia perdere, non mi aspettavo che tu cambiassi atteggiamento nei miei confronti..." Sospirò, rassegnato.

Ma cosa gli prendeva tutto ad un tratto? Perchè adesso aveva così tanta importanza essere o non essere chiamato per nome!? Cosa gli cambiava a lui!?!

"E' solo che da quando abbiamo fondato la famiglia Vongola ti sento distante"
"Di...stante?"

Lo fissai perplesso, proprio non riuscivo a capire che cosa intendesse con certe cose. Adesso parlava di distanza, di nomi... Che significato avevano per lui? Maledizione, che c'era di tanto incomprensibile!? Aveva idea di quanto mi ci era voluto per imparare a stare al mio posto? A non chiamarlo con quel nome che tanto... Mi portai una mano alla bocca, gli occhi fissi a terra, davanti a me. Che diavolo stavo pensando? Ero stupido per caso? Certo, non c'era altro motivo. Non potevo averlo pensato seriamente.

"Si, distante... quant'è che non chiacchieriamo come ai vecchi tempi per esempio?"
"Da... molto..." Lo vidi alzarsi e avvicinarsi a me.
"E sai spiegarmi il motivo?" Nei suoi occhi c'era un velo di tristezza.

Un motivo... Un motivo... Ovvio che non avevo un motivo, diamine! L'unica scusa che mi veniva a mente era quella classica del Boss e del sottoposto, cosa inutile da dire visto che lui era il primo a dire di lasciar perdere le formalità varie tra di noi. Tutto questo, mi stava facendo impazzire! Perchè era venuto fuori così, all'improvviso, con certe cose!? Mi sarei messo a gridare se solo non fossi stato in sua presenza!
Feci cenno di no con la testa, non trovando una scusa valida al mio comportamento.

"Ovviamente non lo sai..." Fece qualche passo all'interno della stanza, arrivando di fronte alla finestra e poggiando le mani sul davanzale. "...non lo so neanche io..."

Tutto ciò, tutto quello che stava accadendo... Anzi, no. Tutto ciò che aveva preso a succedere da qualche mese, non aveva alcun senso. Sembrava come mi volesse, se avesse bisogno del me stesso del passato. Sarà una sciocchezza, una mia stupida idea venuta in quel momento nel vederlo così rattristato, così sembrava.
Era colpa mia? Io lo avevo fatto arrivare a questo punto?
Una morsa mi attanagliò lo stomaco, come se mi sentissi male anche solo a pensare alla mia colpa. Lo avevo impensierito a causa del mio comportamento... Non so per quale motivo io mi stessi preoccupando così per lui, sentivo solo il bisogno di farlo. Mi sembrava una cosa del tutto naturale... Come naturale mi venne chiamarlo per nome, trascinato dall'aria che si respirava in quella stanza.

"G... Giot... to..." Un sussurro, flebile come le idee che mano a mano si stavano schiarendo, come ciò a cui non avevo mai dato retta.

Mi sentivo uno stupido, ecco la verità. Soltanto in quel momento mi ero accorto di quella semplice, stupida quasi, realtà che andava a circondarmi.
Arrossii lievemente, gli occhi intrinsechi di quella vergogna. Possibile che... Feci un bel respiro, come per raffreddarmi le idee. Si sarebbero spiegate molte, troppe cose.
"So che ti sembrerò egoista, ma non mi interessa. Ti sembrerò anche stupido, ma non m'importa neanche di questo. La verità è che credo di essermi innamorato di te. E vederti così distante me lo ha fatto capire" I suoi occhi mi fissavano, scrutando ogni mia azione.

In... Innamorato? Così, su due piedi, detto dal niente, come se niente fosse? Come sempre del resto.
Arrossii violentemente, distogliendo lo sguardo da quei suoi occhi color oro. Diretto... come sempre.
Mille idee mi vagavano nella mente, troppe le risposte che cercavano di dare un senso ai miei dubbi. Che cosa dovevo fare, come mi dovevo comportare, che cosa dovevo rispondergli? E queste erano poche di quelle che mi facevano girare la testa. Io...

"Non... lo so..." Non riuscii a comporre neanche una frase di senso compiuto, tanta l'agitazione che avevo in corpo, ancora incapace di comprendere a pieno le parole che mi aveva rivolto.

"Lo immaginavo..." Avanzò verso la poltrona, risedendosi.
"No, non hai capito..." Mi morsi il labbro inferiore con fare nervoso.

Fu in quel momento che alzò lo sguardo verso di me, per cercare una delucidazione a quella mia affermazione.

"Io non mi sono mai innamorato, non so cosa si prova nell'esserlo" Mi sentivo tanto una stupida ragazzina alla sua prima dichiarazione, ero vergognoso, davvero.
"Solo che quando sono con te..." Alzai lo sguardo, incrociando i suoi occhi. "... Mi sento strano, vorrei parlarti, ridere, chiamarti... Non so se questo può significare qualcosa ma... è strano... Io non so come comportarmi..." Mi passai una mano tra i capelli, coprendomi una parte di viso, rossissimo.
Già, uno stupido in piena regola, ecco che cos'ero.

"Vieni qui..." Mi fece cenno di avvicinarmi.

Lo fissai per qualche secondo, insicuro sul da farsi. Avrei dovuto fare come mi aveva detto oppure scappare via da quei miei stessi, insicuri, sentimenti? Ebbene, li accettai. Non per obbligo, non per dovere, ma perchè semplicemente volevo capire che cosa mi avrebbero portato, che cosa davvero erano.
Mi avvicinai a lui, rimanendo in piedi accanto alla poltrona su cui era seduto, i nostri sguardi sempre immersi l'uno nell'altro.

"Se io provo ad accarezzarti..." Avvicinò la mano alla mia guancia, sfiorandola. "...cos'è che provi?"

Cos'è che provavo?

Socchiusi gli occhi, sovrapponendo la mia mano alla sua, in modo che potessi sentire il suo tocco. Era piacevole, dolce, semplice possiamo dire. Qualcosa che avrebbe potuto crearmi dipendenza...

"E'... piacevole" Arrossii nel dire quelle parole, come se il mio corpo e la mia bocca fossero su due orizzonti completamente differenti. Mai avrei detto una cosa tanto imbarazzante. "Davvero..." Riaprii gli occhi, lentamente, tornando a fissarlo.

"Cos'è che provi quando mi guardi?" A quel punto si alzò, avvicinandosi a me.

Una vampata di calore mi invase completamente, costringendomi a dischiudere appena la bocca per farmi prendere più aria possibile.
Socchiuse gli occhi, baciandomi delicatamente, come se fossi qualcosa di estremamente fragile.
Non me ne resi subito conto, diciamo pure che quella sensazione arrivò con parecchi secondi di ritardo. Sentivo solo qualcosa di morbido sulle mie labbra, qualcosa che mi faceva girare la testa vorticosamente. Solo quando realizzai che erano le sue labbra sbarrai gli occhi, socchiudendoli in seguito. Sentivo le mani tremare, le gambe avrebbero potuto cedermi da un momento all'altro, ma non riuscii ad allontanarmi da lui, anzi. Gli cinsi il collo con entrambe le braccia, avvicinandolo ancora un po' a me, inclinando la testa per far sì che quel semplice contatto non avesse interferenze. Sì, era piacevole, troppo...

"Io quando ti guardo sento il cuore scoppiarmi e vorrei abbracciarti e baciarti come adesso" Mi sorrise dolcemente.

Ero come incantato dal suo sguardo, dal suo sorriso... Da lui. Tutto mi attraeva, tutto mi dava alla testa. Non erano i suoi difetti, non era la rabbia che provavo vedendolo tranquillo nel suo studio. No, niente di tutto questo, alla fine erano ben altri i sentimenti che avevo covato nel mio cuore fino a quel momento. Mi avvicinai ancora un po' a lui, baciandolo.
Avevo finalmente scoperto cosa si provava ad essere innamorati...

***

La prima One Shot della saga "The Beginning"! ♥
Non saranno molte, per l'esattezza 3 (GiottoxG, SpadexAlaude e Asari), in ogni caso ho voluto svelarvi come sono andate le cose per chiarirvi un po' le idee XD
Kiss~ Al prossimo capitolo! ^__^
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn / Vai alla pagina dell'autore: Eiri Yuki