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Autore: Ignis    31/05/2010    2 recensioni
Il mio signorino... io esisto solo per lui. Sono pronta a fare qualunque cosa pur di ritrovarlo.
Non importa quanti nemici dovrò affrontare. Non importa quante volte il mio Master cambierà.
Finchè la mia memoria non si scioglierà via dal mio animo, io...
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luka Megurine
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ero al servizio del signorino sin dalla mia nascita. Giocavamo insieme, studiavamo, suonavamo il pianoforte.
Io, l’androide, e lui, l’umano.
Una cosa e una persona. Insieme.
Lo amavo. Era la persona più importante per me: il mio Master, l’unica ragione della mia esistenza eterna.
Per lui ero disposta a fare di tutto.

Dal mare di ceneri e rottami arrivarono in sei.
Arrivarono e osarono avvicinarsi al mio signorino. Il mio dolce, gentile signorino...
Non gli avrei mai permesso di toccarlo. Lottai contro di loro.
Lessi la gioia folle di trafiggere negli occhi della donna dagli occhi rossi, notai la passiva ubbidienza nello sguardo della ragazza dai capelli verdi... non importava. Erano nemici: li avrei abbattuti l’uno dopo l’altro.
Io, tuttavia, non ho la forza di cinque androidi.

Alla fine mi ritrovai afflosciata a terra, messa in ginocchio dalla forza dei nemici.
La mia gamba era un moncherino da cui spuntavano fili elettrici. La mia divisa nera e bianca era stata lacerata dalle armi da taglio e i miei capelli ricadevano liberi dalla cuffietta sulle mie spalle.
Sentii un’eco accanto a me.
Il signorino mi guardò con occhi sgranati e disperati. Piangeva, gridò il mio nome più volte.
Non riuscivo a rispondere. Trovai solo la forza di alzare la mano che ancora si muoveva e accarezzargli lievemente la guancia, prima che le grida si fecero più disperate e distanti.
Non pianga, signorino... io la salverò... sono pronta a dare tutta me stessa per lei...
Perché non riesco a dirlo?
Osservo debolmente la scena. Vedo il ghigno soddisfatto dell’androide guerriera mentre si allontana insieme agli altri quattro.
Al centro, protetto dai suoi servitori, c’è il loro Master... e sta portando via il signorino. Lontano da me.

Non volevo accettarlo... ma mi resi conto di non poter fare più nulla per il signorino in quello stato.
Potevo solo recuperare le forze, aggrappandomi alla mia memoria, che andava consumandosi mentre lottavo per restare cosciente.
Lo avrei riportato indietro.
Finché la mia anima non sarà avvolta dalla nebbia velenosa di questo mondo grigio, io lotterò per ritrovarlo e portarlo in salvo.

Sew weylos aryu-feir nez'zolto.
Wi-s tina zi-di mor ele-fi ro-eltyeir.

Al mio risveglio, rinasco. Sorgo ancora una volta con il mio corpo immortale, raccogliendo i pezzi attorno a me.
Anche il mio animo cambia. Il mio sguardo cambia.
Il mio nuovo Master è un giovane uomo che indossa un paio di occhiali. Non è il mio signorino, ma va bene: resterà comunque ben protetto se resto insieme a lui.
Dice che gli ricordo un suo vecchio androide. Mi parla spesso, con lo sguardo cerca l’emozione sul mio viso.
Io non gli darò nulla se non la protezione che vuole.
Finché i miei ricordi non verranno corrosi dall’acido...

Ogni giorno muoiono altre persone per mano delle cose. Muoiono umani per mano degli androidi.
Io mi addoloro per le persone, così deboli e fragili... ma non posso che gioire davanti al numero di androidi che diminuisce: mi sento sempre più forte, sempre più capace di ritrovare il signorino.
Continuerò a lottare per proteggere le persone dalle cose.
Il mio corpo si rompe ancora, ma non soffro: sono una creatura eterna, una cosa che non sente dolore.
Il Master cura sempre le mie ferite. Mi dice che gli ricordo troppo il suo servo precedente, che pare sia morto per aver fronteggiato troppi nemici. E’ per questo, mi dice, che ha studiato a lungo e con impegno la robotica: non vuole che io appassisca tra i rottami.
Non rispondo. Il mio corpo si rigenera da solo, dopotutto: sarà una lotta eterna, finché non avrò rivisto il giovane e dolce volto del signorino.
Per me lui resta la persona più importante di tutte.
Il Master scalda il mio animo e mi sorprende spesso: forse sento qualcosa anche per lui.
La mia memoria corrosa, tuttavia, ogni giorno riaffiora un po’ di più: il signorino è più importante del mio Master di adesso.
Non importa quanto tempo ci vorrà... ma cos’è davvero il tempo?
La mia memoria non lo ricorda. Deve essere qualcosa di inesistente: in questo mondo grigio non cambia nulla.

Li incontro di nuovo nel deserto di ceneri e tombe. Sono in cinque, senza un Master che li comandi da vicino.
L’androide dagli occhi rossi sorride: ci rivediamo. Parla con me o con il Master? Non capisco... ma non c’è nulla da capire. Sono solo nemici da eliminare.
Li sconfiggo tutti, uno dopo l’altro. Mi sorprendo della mia nuova forza: è per via della determinazione?
Sì, sono piena di forza. Tutto per ritrovare il mio signorino.
E’ la prima volta che il Master si spaventa così tanto nel vedere ancora dei nemici. Cosa lo turberà tanto?
Sento il suo abbraccio su di me. Ricambio, sentendo di volerlo davvero proteggere.
Forse... forse posso abbandonare la mia memoria. Il signorino...
Il signorino.
Sciolgo la presa, tornando la solita. Non posso dimenticare il signorino. Sarebbe troppo.
Finché questo vento malvagio non distruggerà i miei ricordi, io non dimenticherò mai il signorino e quello che è stato per me.

Sew weylos aryu-feir nez'zolto.
Wi-s tina zi-di mor ele-fi ro-eltyeir.

Riporto il Master a casa, poi mi chiudo nella mia stanza. Devo sforzarmi di ricordare. Basterà un indizio, un solo indizio e tornerò dal mio signorino.
Lentamente, ricordo.
Prima di perdere del tutto conoscenza avevo visto il signorino portato via dall’uomo sconosciuto, circondato dai suoi androidi.
Lui si era voltato un’ultima volta verso di me...
Riconobbi la forma dei suoi occhiali. Riconobbi il suo viso.
Era il Master. Il mio Master si è preso il signorino... ma adesso con lui non c’è.
Vuol dire che se n’è liberato... perciò io mi libererò di lui e avrò la mia vendetta.
Esco dalla mia stanza senza dire una parola.
Il Master è davanti a me, girato di spalle. Quando si volta verso di me mi chiama per nome e sorride...
Quel volto. E’ proprio lui.
Leggo l’ultima espressione sul suo volto: sgomento nel vedermi mentre levo la spada.

Giace ai miei piedi, ricoperto di sangue. Io cado in ginocchio e rido, rido senza allegria.
Ce l’ho fatta. L’uomo che mi ha portato via il signorino è morto. Il mio Master è morto.
Lo guardo, aspettando della soddisfazione nel vedere il suo volto carico di dolore, prossimo alla morte...
Il mio sorriso si spegne.
Il suo volto è distrutto, ma sorride lievemente. E’ contento di vedermi sorridere, anche se non capisco perché. Forse gli ricordo ancora il suo vecchio androide...
Ora capisco tutto!
Il mio Master... il signorino... il mio Master... il signorino... il mio Master...
Il mio Master è il signorino.
A cosa serviva il tempo? Mi sforzo di ricordare, ma la mia mente è pervasa dall’orrore.
Ho ucciso il mio Master. Dormirà in eterno... non si sveglierà mai più.
Il mio signorino... mi sono privata da sola del mio signorino che tanto amavo e del mio Master che tanto amo.
Senza di loro... per che cosa esisto?

Sono un’esistenza eterna.
Per te, troverò sempre il modo per stare al tuo fianco.

Ma certo. Il tempo... per gli androidi non significava nulla, ma gli umani cambiano.
Gli umani crescono. E anche il signorino, da bambino che era, si è fatto uomo.
Piango. Piango e stringo il corpo del Master mentre esala il suo ultimo respiro. Anche lui è destinato a sparire... come tutte le deboli persone che sono morte per mano delle cose.
Ma ricordo quello che mi sono sempre detta.
Sono un’esistenza eterna. Nulla, per me, è impossibile.
Porto il corpo del mio Master fino al deserto di ceneri, tombe e rottami. Lo stringo nel mio ultimo abbraccio, stendendomi a terra insieme a lui.
Saremo entrambi eterni. Dormiremo insieme, per sempre, in quest’oceano di polvere.

Questa fic è ispirata alla canzone di Megurine Luka “re-Cycle”. Ho leggermente modificato la relazione tra Luka e il suo Master per un mio gusto personale... ma per il resto mi sono tenuta fedele alla storia che racconta la canzone.
La lingua usata per il testo in corsivo è quella inventata da Seiji/Sokkyouden-P, che altri non è che il creatore del video originale. La traduzione del testo qui riportato è nella terza strofa in corsivo.
Grazie per aver letto.
Ignis
   
 
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