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Autore: fri rapace    01/06/2010    19 recensioni
Tonks, persa nei suoi pensieri, quasi andò a sbattere contro Teddy che, in piedi su una sedia, stava dettando ordini a un buon numero di foto sparse sul tavolo davanti a lui.
“Tate femme!” gli intimava serio, sventolando la manina con l’indice puntato nell’aria, a mò di bacchetta.
“Teddy?”
“Oh!” il bimbo fu lesto nell’intrecciare le mani dietro la schiena.
Iniziò a fischiettare, ostentando noncuranza, con il solo risultato di sputacchiare ovunque senza riuscire a emettere un solo suono che fosse diverso da una pernacchia.
“Cosa stai combinando?” chiese, sospettosa.
“Niette.”
“Ah. Vedo.”
Teddy regala a un amico Babbano una foto magica e i suoi genitori capiranno quanto fosse stato "profetico" il loro amore.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alastor Moody, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Teddy Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Come identificare una metamor
Aprile 1992

“Tonks! Tu non l’hai neppure aperto per sbaglio, il libro che ti ho dato, non è vero?” grugnì Moody fissando torvo la recluta.
Tonks sbuffò, alzando gli occhi al cielo. “Uff, Malocchio! Mi hai dato questo cavolo di libro ieri sera e me lo hai rifilato a tradimento! Che ti aspettavi, che ci passassi sopra tutta la notte? E poi io ieri sera avevo già un appuntamento e tu mi hai fatto far tardi, che ancora non avevo neppure deciso il colore dei capelli più adatto per l’occasione.”
“Ottimo. Ti segno come volontaria per la prima missione fra i licantropi prevista dopo la conclusione del corso per Auror,” si interruppe fissandola in cagnesco con entrambi gli occhi. “Quando staranno per saltarti alla gola per azzannarti li immobilizzerai mostrando loro lo sgargiante colore dei tuoi capelli, visto che lo ritieni più importante che il prepararti adeguatamente per affrontare il mondo di mostri assetati di sangue e Mangiamorte assassini che ti aspetta là fuori.”
Tonks fece un mezzo sorriso. “Ooook,” alzò le sopracciglia. “Alla fine ho optato per il rosa.”
“Ottima scelta. Il rosa è letale per i mannari”, ringhiò Moody.
La ragazza sgranò gli occhi. “Sul serio, Malocchio? Un po’ come la luce del sole per i vampiri?”
L’uomo si nascose la faccia tra le mani, preda della disperazione.
Cacciò un lungo sospiro prima di sollevare il volume: “ Mille e uno modi di riconoscere le Creature Oscure e eliminarle” e sbatterglielo davanti, aprendolo al capitolo dedicato ai lupi mannari.
“Leggi e zitta!”
“Mmm.”
Moody, che cercava di concentrarsi sulle proprie pergamene, provò a ignorarla.
“Mmm.”
Le lanciò un’occhiataccia che lei accolse con un sorriso allegro.
“Mmm!”
“Tonks! Che hai da mugugnare? Hai già memorizzato tutto su come si riconosce un mannaro?”
“Mmm…”
“Allora?” insistè bruscamente.
“Sì,” e iniziò a elencare, contando con le dita. “Gli occhi, l’aria sbattuta.”
“Sbattuta?” ripetè Moody, come se ignorasse il significato dell’espressione.
“Altezza al garrese…”
“Al garrese? Tonks! Dopo che è trasformato qualunque idiota sa riconoscere un mannaro!”
Ok! Ok! Altezza e basta… quanto sei fiscale! E poi…” la ragazza fece scorrere l’indice fino a metà pagina del libro. “Ah! Ecco. Forza e resistenza quintuplicate rispetto a un essere umano normale. Prestazioni fisiche fuori dalla norma in qualunque frangente. Possibilità di riprodursi con successo fino ad età molto avanzata.
Mmm… interessante, no? Soprattutto la parte sulle prestazioni”, ridacchiò Tonks, pensando che fosse molto divertente.
Opinione non condivisa dal suo mentore, visto l’espressione più burbera del solito che aveva assunto il suo viso sfigurato.
“Sì, Tonks. Ora dunque sai come procedere nel valutare un caso sospetto di licantropia.
Prima irretisci il sospettato con il colore dei tuoi capelli, poi te lo porti a letto per testare le sue prestazioni fuori dalla norma…”
“Ma, Malocchio!” protestò, fingendosi scandalizzata. In realtà la confidenza tra di loro era tale da non sentirsi a disagio per certe battute.
“…E se ciò non bastasse, puoi sempre provare a procreare con lui, magari scegli un mannaro sull’ottantina, così vai sul sicuro.”
“Mmm… tralasciando la parte sulla procreazione, un umano e un mannaro è impossibile che possano fare dei figli assieme, perché no?”
“Perché il sospettato ti avrà sbranata prima che tu riesca a capire se apprezza davvero il colore accecante dei tuoi capelli!” abbaiò l’Auror.
Tonks roteò gli occhi.
“Non essere così ottimista, Malocchio, o rischierò di non prendere la cosa sul serio!”


Settembre 2000

Remus era chiuso nel bagno della sua casa ormai da un pezzo, la foto incriminata tesa davanti agli occhi. Tonks aveva pescato Teddy che la mostrava a Corbin - il suo amichetto Babbano – cercando di convincerlo che quello ritratto era un panda femmina, e si era arrabbiata parecchio. Non solo perché non era affatto un panda, ma una foto di lei a sedici anni truccata in maniera troppo… incisiva, ma soprattutto perché Teddy aveva disobbedito, e non era la prima volta che allungava di nascosto oggetti magici all’amico.
Tuttavia Tonks aveva fatto in modo di far sparire immediatamente la foto senza mostrargliela, e la cosa aveva incuriosito parecchio Remus: un “Accio foto” era bastato a recuperarla tra tutte quelle che gli erano piovute addosso.
Sentì le lacrime pungergli gli occhi, e capì di non poter più trattenersi dallo scoppiare a ridere. Rise fino a scivolare lungo disteso sul pavimento piastrellato del locale e la sua ilarità crebbe ulteriormente quando adocchiò l’ennesimo “appunto per Auror” di Tonks incollato con un Incantesimo di Adesione sotto il lavandino.
Abitava già in quell’appartamento quando frequentava il corso al Ministero e aveva appiccicato appunti delle sue lezione nei posti più impensati.
Tonks prese a bussare alla porta proprio in quell’istante. “Ehi, tutto bene, Remus?”
Cercò di ricomporsi, ma non gli riuscì di proferir parola in tempo per bloccare la serie di domande preoccupate che lo investì.
“Che hai? Ti senti male? Sei chiuso lì dentro da una vita! Remus? Ti serve aiuto? Rispondimi!”
Riuscì a interromperla solo con un certo sforzo. “Un po’ di intimità per favore, sto guardando la foto di una bella ragazza.”
Il suo successivo: “Cosa stai facendo?” aveva perso completamente la dolce intonazione di viva preoccupazione, sostituito dal tono minaccioso della cara Andromeda.
La sua risposta, un commento innocente sull’uso "troppo incisivo" di ombretto nero negli anni ottanta a Hogwarts, chiuse la questione con una, non poi così rara in quella casa, esplosione.
Remus uscì dalla porta scardinata con un sorriso timido. “Ciao.”
Lei strinse gli occhi in uno sguardo minaccioso. “Cosa-stavi-facendo!” l’aggredì.
“Guardavo una foto ripensando al nostro primo incontro”, mentì sfacciatamente.
L’oggetto gli venne sottratto con uno scatto repentino.
“Lo avevi capito che non volevo che tu vedessi la foto e l’hai presa lo stesso!” mormorò Tonks, con una smorfia offesa.
Ma riuscì a tenere il muso solo per qualche secondo, prima di sbirciare verso di lui, con un sorrisetto divertito che già faceva capolino sul suo viso. “Ero davvero un impiastro da adolescente, eh?”
Remus la osservò con uno sguardo innamorato, ripensando - questa volta veramente – al loro primo incontro e a un’altra foto…
Oh, ricordava bene quel giorno… Tonks era entrata di corsa nella stanza dell’Ippogrifo a Grimmauld Place, appoggiando il piede su un pezzo di carne a lui destinato e scivolandoci sopra per finirgli addosso, ribaltandolo sul pavimento.
Sirius, naturalmente, era intervenuto prontamente per aumentare ulteriormente il loro imbarazzo, con un Petrificus Totalus che li aveva lasciati in quella posizione equivoca per tutto il pomeriggio. Loro e Fierobecco, che l'uomo aveva definito: “Figura metaforica e Cupido del loro amore nascente”.
Un intero pomeriggio, cioè il tempo necessario affinché tutti i membri dell’Ordine potessero fargli visita trasformando Grimmauld Place in una succursale del museo delle cere e facendo di loro l’attrazione principale.
Fino all’arrivo di Moody, che li aveva salvati borbottando: “Tonks! Per la miseria! Non avrai mica pensato di mettere davvero in pratica quello che ti ho detto di fare con i lupi mannari al corso per Auror, vero?”
“Come primo incontro è stato memorabile, non è vero, Dora? Forse però hai voluto affrettare un po’ i tempi, insomma… non so tu ma io mi sono sentito parecchio a disagio.”
Tonks affondò il viso tra le mani, scossa dalle risate. “Ero davvero un impiastro, eh?” ripeté. “Cosa me ne faccio di un gran vocabolario, quando ho questa frase perfetta che mi basta per commentare tutta la mia vita?” aggiunse, allegra.
E Remus si augurò che rimanesse così per sempre mentre le faceva scivolare le mani dietro la schiena e l’attirava a sè: la pasticciona di cui si era innamorato.


“Remus!” chiamò Tonks a squarciagola. La sua voce proveniva dalla loro camera da letto.
“Sì?”
“Remuus!”
“Che c’è, Dora?”
“Remuuuuss!!”
“Per Merlino!” l’urgenza nella voce di Tonks sembrava annunciare un disastro imminente. Si alzò dal tavolo della cucina correndo da lei, maledicendosi per non essere intervenuto all’istante.
“Cosa succede, Dora?”
“Ti prego, Remus,” supplicò lei. “La macchina fotografica, subito! Devo immortalare questo momento e mostrare la foto alla mamma!”
“Cosa?” non capiva a cosa si riferiva, non c’era nulla di diverso in camera loro.
“Ma non vedi? Oh! Sono così orgogliosa di me stessa!”
Remus abbassò lo sguardo sul quello che stava indicando la moglie.
“Uhm. Oh… una mia camicia,” scandì, cauto. “Immagino che tua madre sarà entusiasta di ricevere la foto di una mia camicia, e come potrebbe essere altrimenti.”
Tonks mise le mani sui fianchi, stringendo gli occhi. “Non prendermi in giro! Come puoi non capire?”
“No, no. Posso capire eccome quello che prova Andromeda nei confronti delle mie camice. Provo lo stesso anche io. Voglio dire, da quando ho un lavoro sono così nuove e belle e…”
“Remus!” la ragazza pestò forte un piede a terra, come per richiamarlo all’ordine.
Lui alzò gli occhi al cielo, con un dito premuto sulla bocca, fingendo di riflettere. Un altro “appunto per Auror” gli faceva l’occhiolino da dietro la cornice dello specchio, sopra la cassettiera. Agitò la bacchetta, sciogliendo l’Incantesimo di Adesione e afferrando al volo il piccolo pezzo di pergamena, prima che finisse per terra.
Tonks sbuffò forte, prima di pestare di nuovo il piedi a terra. “L’ho piegata io! Con un Incantesimo Casalingo! È perfetta, non lo vedi? E è una complicatissima camicia, non robetta, come un calzino, o un fazzoletto …”
L’uomo comprese l’entusiasmo della sua piccola strega. Le fece un gran sorriso, prendendole la mano e sfiorandogliela con un bacio. “Dora, sei stata fantastica”, le disse senza traccia d’ironia, perché era del tutto sincero.
Non c’era niente di più bello che vedere cosa una persona riusciva a fare quando prendeva fiducia in se stessa. Il professore che c’era in lui esultava ogni volta che assisteva a eventi come quello.
Tonks abbassò lo sguardo, orgogliosa e imbarazzata.
Lo squillo improvviso del campanello la fece sussultare. Si staccò di malavoglia da lui, avvicinandosi irritata alla finestra per individuare chi aveva osato interrompere il suo attimo di gloria e sbuffò contrariata.
“È Agnes.”
La madre di Corbin.
Remus fece per andare ad aprirgli, ma lei lo fermò. “Ci vado io. Tu finisci qui per favore, ho bisogno di una pausa, piegare la tua camicia mi ha sbattuta di brutto.”
Non gli diede il tempo di replicare, lasciandolo solo con una pila di vestiti da piegare e mettere al loro posto. Non gli ci volle molto, e quando ebbe finito si affrettò a raggiungere Tonks. Poteva immaginarla, intenta a scagliare contro Agnes qualche incantesimo con una mano, sfogliando una brochure di Azkaban con l’altra per pianificare la loro imminente vacanza in quel fantastico luogo. Vacanza che avrebbe reso certa dopo aver violato lo Statuto di Segretezza scagliando Agnes fuori da casa loro facendola uscire per il caminetto, come desiderava fare ormai da mesi.


Tonks aveva appena liquidato quella noiosa di Agnes sbattendole la porta in faccia, soffocando a fatica l’istinto che gli suggeriva di spingerla nel caminetto e scagliarla attraverso di esso fin sul tetto. Si stava dirigendo in cucina, rigirandosi tra le mani la foto che la donna le aveva restituito, con un’aria di scandalizzato rimprovero peggiore del solito (praticamente non approvava nulla in lei, a partire dai capelli rosa cicca).
“… per non parlare di quanto sia volgare quell’enorme uccello in vetroresina dietro voi due… dove diavolo eravate? In uno di quei Motel particolari per coppiette?” le aveva detto. Ma come si permetteva? “Motel”, “coppiette”  e, soprattutto, “vetroresina”! Cosa Merlino era la “vetroresina”?
Persa nei suoi pensieri, quasi andò a sbattere contro Teddy che, in piedi su una sedia, stava dettando ordini a un buon numero di foto sparse sul tavolo davanti a lui.
“Tate femme!” gli intimava serio, sventolando la manina con l’indice puntato nell’aria, a mò di bacchetta.
“Teddy?”
“Oh!” il bimbo fu lesto nell’intrecciare le mani dietro la schiena.
Iniziò a fischiettare, ostentando noncuranza, con il solo risultato di sputacchiare ovunque senza riuscire a emettere un solo suono che fosse diverso da una pernacchia.
“Cosa stai combinando?” chiese, sospettosa.
“Niette.”
“Ah. Vedo.”
Teddy prese a spostare il peso da una piede all’altro, come se dovesse correre urgentemente in bagno. Alla fine tirò un lungo sospiro.
“Non tanno femme”, si lamentò, sporgendo il labbro e indicando le foto.
“Neanche tu, ma io non mi lamento quasi mai.”
Il bambino fece un piccolo sorriso. La mamma non era arrabbiata, ora ne era certo. “Se tavano femme potevo falle vedele a Cobbin”, disse speranzoso.
“Lo hai già fatto, mi sembra,” gli sventolò davanti la foto che Agnes le aveva appena restituito. “Io e papà ti abbiamo già ripetuto fino a consumarci la lingua di non mostrare a Corbin oggetti magici. Gli sculaccioni che ti sei guadagnato con l’altra foto non ti sono bastati, a quanto vedo.”
Il bimbo si incupì e lei si sedette sul tavolo, prendendolo in braccio. Poteva immaginare la sua frustrazione.
“Vedrai, tra poco avrai un altro amichetto con cui giocare, uno a cui potrai mostrare tutto quello che vuoi, perché sarà un mago come te.”
“Cì?”
“Sì. Il bimbo di Bill e Fleur.”
“E ciarà bella come Flol?”
Tonks sentì una fitta di gelosia nel petto. “Non è detto che sarà una femmina. E poi nessuna signorina può competere in bellezza con la tua mamma!”
Il bambino sembrò rifletterci sù, il faccino teso. “Quagi. Necciuna tanne la nonna!”
Fece vagare lo sguardo sul tavolo, alla ricerca di una foto di Andromeda, ma Tonks gli infilò sotto gli occhi quella che aveva dato al suo amico.
“Teddy, ma ti rendi conto di che foto hai dato a Corbin? La sua mamma è molto arrabbiata.”
“Ma è femma! E Cobbin voleva vedele l’ippoghifo!” si difese il bimbo.
Era vero. Sirius aveva Pietrificato loro e Fierobecco prima di fotografarli, quindi sembrava in tutto e per tutto una foto Babbana.
“Non è questo il punto… vedi, io e papà in questa foto siamo in una posizione, beh… ambigua. Chissà cosa ha pensato che stessimo facendo, Agnes…”
“Tavi maggiaddo di baci papà, come fa lui con me quaddo fa il lupo pel gioco!” disse piano il bimbo, senza capire cosa ci fosse di male.
“Sì, ed è stato un piano ben congegnato. Ora so tutto, Dora. Di quello che avete pianificato tu e Malocchio, anni prima del nostro primo incontro.”
Remus era apparso sulla soglia della cucina, tenendo in mano il suo “appunto per Auror”
“Passo a leggere.
Come individuare un lupo mannaro:
Uno: mostrargli i capelli. (Malocchio suggerisce in versione rosa cicca).
Due: sincerarsi della sua resistenza (Malocchio suggerisce di farlo portandomelo a letto).
Tre: procreare con lui (Malocchio suggerisce che con un lupo mannaro vecchio andrei più sul sicuro, poi aggiunge “Vigilanza costante!” ma non so se riferito alla Cioccorana che sto per infilarmi in bocca o al lupo mannaro che vuole che mi porti a letto).
La fissò con uno sguardo d’accusa.
“Questo non significa nulla!” esclamò Tonks, mentre le tornava alla mente il dialogo sull’argomento “lupi mannari” tra lei e Malocchio, di tanti anni prima. Doveva ammettere, a ripensarci bene, che aveva un che di profetico.
“Voglio dire, te l’avrò ripetuto almeno un milione di volte che eravamo destinati a stare assieme e questo…” indicò la pergamena. “Ne è la conferma! La conferma che io avevo ragione (come sempre) e tu sei un gran zuccone!” concluse trionfante.
Teddy ridacchiò premendosi le manine contro la bocca.
“Non è questo il punto”, disse Remus, estremamente serio.
“Ah no?”
“No. Accio piuma!”
Una piuma volò tra le sue mani e lui scrisse qualcosa sul pezzetto di pergamena, prima di consegnarglielo con uno sguardo severo.
“Cinque? Mi… mi hai dato un cinque? Tu non sei mai stato il mio professore, non puoi darmi dei voti!” si lamentò, brandendo l’appunto verso di lui, come fosse un’arma.
“È un mio dovere. Quello che hai scritto è tutto sbagliato, che faresti se dovessi davvero trovarti nella necessità di affrontare un lupo mannaro? Insomma, sei un Auror, non è una possibilità poi così remota!”
“Ho messo in pratica quello che ho segnano sull'appunto con un lupo mannaro gnucchissimo, e mi sembra che abbia funzionato egregiamente.”
“Fortuna, solo fortuna e un lupo mannaro estremamente buono e fantastico. Sai indicarmi i segni che identificano un lupo mannaro? Non credo…” Remus era serio, quasi preoccupato.
Tonks incrociò le braccia al petto. “Li conosco eccome!”
“D’accordo. Dimmeli.”
“Ehm… gli occhi… l’aria sbattuta, altezza…” elencò, contando sulle dita.
“No.”
“No?”
“Ridammi la pergamena.”
Lei gliela allungò docilmente. Per le mutande di Merlino, come professore ci sapeva fare, si sentiva quasi peggio che davanti alla cattedra di Piton. Glielo restituì con aria contrita.
“Quattro? Come quattro? Mi hai abbassato il voto?”
“Sì.”
“Bene,” mise il broncio. “Allora, professore, perché non me le dici tu le caratteristiche che identificano un lupo mannaro?”
Remus si strinse nelle spalle. “Va bene. Prego, prendere appunti!
Uno: è sulla soglia della nostra cucina.
Due: indossa i miei vestiti.
Tre: si chiama Remus Lupin.”
Tonks spalancò la bocca, incredula. “Ma cosa…” scosse la testa. “Ah, è questo che insegnavi ai tuoi alunni? Ma che bravo.”
“Sì.”
“Ah, beh… non c’è da stupirsi allora se la tua copertura è saltata… poi sarei io quella scarsa in Segretezza… E le cinque ics che vengono attribuite ai lupi mannari come le spieghi, professore?”
“Oh, sì!” Remus le fece un gran sorriso prima di trascinarla a terra, assieme al figlio. “Noto sbranateddy. Sbrananinfadora!”  
Tonks spalancò la bocca, oltraggiata. “Non-chiamarmi-Ninfadora!”
“Scusa, ma dovevo farlo.”
“No che non dovevi!” urlò, poi Remus e Teddy le furono addosso.



Tonks stava togliendo dallo scaffale la sua tazza rosa, per versarci il the che aveva appena preparato. La posò con un colpo secco sul tavolo e si stupì di sentire un rumore sordo invece che il solito, schietto, “tunk!”
Accigliata la sollevò, picchiandola poi nuovamente sul tavolo, con maggiore enfasi. Ancora quel tonfo poco soddisfacente!
Ritentò di nuovo, questa volta mettendoci tutta la sua forza. Ma il “crash!” che ne ottenne non la rese particolarmente felice…
Stava per provare ad aggiustarla con un Reparo quando scorse il motivo del suono in sordina. Sul suo fondo, ora in pezzi, era incollato un pezzetto di pergamena, simile a quelli su cui aveva scritto, anni prima, i suoi “appunti per Auror”.
Se lo portò incuriosita davanti agli occhi.

Come individuare una Metarfomagus:
Uno: procurarle una tazza fastidiosamente silenziosa.
Due: controllare quanto tempo le è necessario a ridurla in frantumi. (Voci correlate: la scarsa attitudine in Segretezza e Inseguimento dei Metarfomaghi).
Tre: complimentarsi con lei per la velocità con cui ha distrutto la tazza, avendo cura di chiamarla insistentemente con il suo nome di battesimo: N-i-n-f-a-d-o-r-a. Ninfadora. NINFADORA!

Quel… quel… si credeva forse spiritoso? Le aveva anche causato la rottura della sua tazza personale!
“Remus!”  
“Sì?”
“Remuus!”
“Che c’è, Dora?”
“Remuuuuss!!”
“Ho capito!” le urlò lui dal salotto. “Sei riuscita a rompere alla perfezione la tua tazza. Mica robetta, come un bicchiere o un piattino. Aspetta che recupero la macchina fotografica, Andromeda ne sarà entusiasta!”






Ecco la seconda parte della shot che ho modificato, era lunghissima in originale!!!! la prima era "Il lupo a letto". Se le avete lette entrambe noterete dei collegamenti, ma possono anche essere lette singolarmente. Spero vi piaccia ^^ e ne approfitto per ringraziare i tanti che hanno commentato la prima... sono commossa, quando l'avevo pubblicata integralmente un anno fa era passata quasi inosservata.
ciao
Fri


   
 
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