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Autore: Bebbe5    01/06/2010    2 recensioni
La notte prima della partenza della Compagnia, due cuori, sul baratro di un futuro incerto, si incontrano e trovano la forza di gettarsi insieme nell'ignoto. Sulle note della bellissima canzone di Angelo Branduardi
Genere: Romantico, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aragorn, Arwen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note dell’autrice: salve a tutti. Nell’attesa di pubblicare il prossimo capitolo di “Stars”, vi propongo una song – fiction basata su una bellissima canzone del mio cantante preferito, Angelo Branduardi. Quando l’ ho sentita la prima volta, mi è subito venuta in mente la storia di Arwen e Aragorn. Leggendo capirete perché.

La storia si ambienta la notte prima della partenza del Ramingo per la sua missione con la compagnia.

Spero che vi piaccia.

 

La candela e la falena 

 

Notte.

 

Arwen si girava e rigirava tra le coltri del letto. Sembrava quasi che i Valar si fossero decisi a non donarle il beneficio del sonno.

 

Come faceva del resto, a lasciare che le palpebre le si chiudessero e che la sua mente cadesse nell’oblio?

 

Troppi pensieri le affollavano la mente.

 

L’uomo che amava sarebbe partito l’indomani per una missione disperata.

 

Suo padre, di lì a breve, avrebbe cominciato a proporle di lasciare quella terra, alla volta della paradisiaca terra di Valinor.

 

‘Illuso’ si disse.

 

Attese ancora un po’, poi si decise ad alzarsi: un passeggiata, forse, l’avrebbe aiutata a calmarsi. Dopo essersi messa una mantella sulle spalle, uscì dalla stanza e cominciò a camminare.

 

I suoi passi la portarono nei giardini, dolce perla del suo Reame, splendidi di giorno, magici di notte. Mille creature danzavano tra di loro, con movimenti così misteriosi che nessuno, nemmeno l’Elfo più sapiente, avrebbe mai potuto comprendere fino in fondo.

 

Quando si ritrovò vicino alla statua di Gilraen, la madre del ramingo a cui aveva donato il suo cuore, si fermò: inginocchiato davanti ad essa, c’era proprio lui, Aragorn, figlio di Arathorn.

 

“Estel..” mormorò. Lui non sobbalzò, né scattò in piedi: chissà da quanto l’aveva sentita avvicinarsi. Si alzò lentamente e le andò incontro.

 

“Arwen, Stella del Vespro, perché non riposi?”

 

“Per la tua stessa ragione, Estel, perché sono in ansia per quello che ti aspetta, perché temo la solitudine di una vita senza te.”

 

“E’ comunque quello che ti attende. Che io muoia ora o tra venti anni.” Replicò lui, con un’ombra di disperazione nella voce. “Per questo rinnovo la mia richiesta: riprenditi Evenstar e donala a qualcuno che possa sempre starti accanto.”

 

Arwen sospirò, scuotendo dolcemente il capo, poi prese l’uomo per mano e lo condusse sul ponte dove, quel pomeriggio, gli aveva donato il suo ciondolo e, di conseguenza, la sua immortalità.

Non stettero però in piedi, non giunsero solennemente le loro mani, ma si sedettero sul bordo, lasciando dondolare i piedi nel vuoto, godendo semplicemente l’uno della vicinanza dell’altro.

 

Io ti canto dolce candela

Che tu sia di tua luce amante

Sono la fiamma e la falena

Come verità e d’amore

 

Per amore danzo nel fuoco

Per te l’amo non o altro amore

La mia passione si spegnerà

Nella fiamma che consuma

 

Nella luce io danzo

Per il fuoco d’amore

Amo il fuoco per te

Altro amore non ho

 

Ad un certo punto, l’elfa sollevò lo sguardo e vide che intorno ad una lanterna appesa sul muro vicino a loro, volava una falena, un esserino notturno, delicatissimo e bellissimo.

 

“Guarda Estel” sussurrò, attirando l’attenzione del ramingo “Guarda quella falena. Cerca la luce e, una volta trovata, danza intorno a lei, amandola con tutta sé stessa, donandole, con i suoi movimenti, quella che crede sia una forza sufficiente per affrontare la vita. Non teme che le ali le si brucino, non teme di restare sola, non le importa che la candela muoia dopo poco tempo. Per lei, quelle poche ore trascorse insieme, sono magiche, uniche ed eterne.”

 

Ora danzi nel nulla

le tue nozze d’amore

in quel volo insensato

brucerai le tue ali.

 

Io ti canto bella falena

Che tu sei di mia luce amante

Tu non conosci la verità

Il tuo volo è un’illusione

 

Amo me stessa e la mia morte

Con me arde il fuoco non io nel fuoco

Quando all’alba mi spegnerò

Di me traccia non resterà

 

Aragorn si mise ad osservare anche lui l’animaletto e sospirò.

 

“La candela però” disse “la avverte che, se danzerà troppo vicina a lei, potrà scottarsi troppo, innamorarsi, e soffrire ancora di più. Apprezza ciò che fa per lei, ne è lieta, ma sospira dinanzi alla sua ingenuità. La candela infatti non teme la sua dipartita, perché sa che questa è la sua esistenza. Tutto ciò che può fare è rischiarare il buio quanto più le è possibile, fare ardere un fuoco per non essere arsa da quello della morte e della disperazione. Quando si spengerà con il sorgere di un nuovo giorno, anche se non verrà ricordata, poiché semplice candela tra le tante, sarà comunque felice, perché un’altra ora di tenebra è stata rischiarata grazie a lei.”

 

“La falena non si scorderà mai di lei, come io non potrò mai dimenticare te. Che tu riesca a salire o meno sul trono che ti spetta, per me non ha alcuna importanza. Ogni passo che fai, ogni respiro che esali si incidono nei miei ricordi. Continui a dirmi che la tua vita sarà breve, che mi abbandonerai, ma come tu accetti questa tua esistenza, così io gioisco nel condividerla almeno un po’ con te, gioie, dolori, persino la morte stessa.”

 

“Arwen” rispose lui, guardandola negli occhi “sai bene che non c’è giorno in cui io non benedica i Valar per averti incontrata. Tuttavia la tristezza a volte è superiore. Penso a quanto dolore ti avrei risparmiato se non ci fossimo mai visti, a quale vita avresti potuto fare.”

 

“Ora basta Aragorn figlio di Arathorn.” Lo interruppe lei “Non ha senso desiderare cose che sarebbero potute succedere. Non rende il nostro futuro migliore. Tu mi hai incontrata e a me hai donato il tuo cuore. Io ho accettato e nulla potrà farmi cambiare idea adesso. Valinor e mia madre possono attendere ancora un millennio, l’importante è che io possa vivere con te fin quando i Valar lo concederanno.”             

 

Un bacio suggellò quelle parole, uno dolce, speranzoso, carico di sentimenti.

 

Il ponte li ospitò per tutta la notte, permettendogli di osservare quella falena danzante fino all’alba, una fine per l’amore dell’animaletto, ma un inizio per i due cuori che erano stati spettatori della sua vita.

 

FINE

 

Francamente non so cosa pensare di ciò che ho scritto. Devo dire che non mi convince fino in fondo (come dice sempre la mia cara amica Silvia, a cui dedico questa storia), ma lascerò comunque a voi il giudizio.

Le critiche sono ben accette, in quanto me ne sta già ronzando un’altra per la mente su questa coppia ed avrei bisogno di sapere come posso migliorarmi.

Un'ultima cosa, ecco qui il link della canone che spero possa piacervi:

http://www.youtube.com/watch?v=E1LnbGJal5w

Mi affido a voi, cari lettori.

Spero che vi sia piaciuta.

 

Bebbe5

 

  
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