Mike era seduto sguaiatamente sul divano, ansimava nel guardare la testa di Tré che si muoveva freneticamente, e ruotava la testa a scatti guardandosi attorno col timore d'esser visto nonostante la porta chiusa a chiave e la finestra sbarrata. Tré era sotto di lui che smaniava con quel coso e ansimava anch'egli per lo sforzo.

Quello che era terminato poco prima aveva tutta l'aria di essere un normalissimo concerto, niente di speciale; sotto di loro si muovevano e si scontravano circa 150.000 persone, come il giorno prima e quello prima ancora. Ma si sentiva nell'aria che qualcosa sarebbe accaduto...

In fondo Mike sapeva che Tré avrebbe escogitato qualche sua losca trovata per il dopo concerto: il sospetto gli venne sia per i sorrisini che aveva sfoggiato durante Longview, che per gli sguardi maliziosi che gli aveva “dedicato” durante l'esecuzione King For A Day. Insomma, Mike aveva cominciato a sudare freddo quasi subito, facendosi mille seghe mentali su quel che avrebbe fatto Tré.

Come immaginato, dopo il concerto il pazzo l'aveva trascinato nel suo camerino per coinvolgerlo in uno dei suoi soliti giochi malati e folli. Lui non voleva starci, avrebbe dovuto tirarsene fuori quando poteva; ma niente, non l'aveva fatto, perché forse era spinto da un segreto desidero di fare qualche stronzata insieme a lui, quel batterista decerebrato, per far arrabbiare qualcun altro di sua conoscenza e ridacchiare alle sue spalle come un adolescente strafatto di crack.

Ora la situazione era inevitabilmente immutabile. Non poteva più scappare dalla furia demenziale di Tré.

Mike si alzò di scatto e andò a rintanarsi in un angolino, camminando avanti e indietro nervosamente: - Non ce la faccio -

- Non dire così -, lo consolò Tré, - Andiamo! È penoso farlo da soli se si è in compagnia; lo facciamo da soli nei momenti in cui siamo gli unici in casa... ma adesso siamo in due. Questa è una cosa che dobbiamo fare insieme finché ci siamo, Mike. Cogli questa cazzo di palla al balzo! Lo so che la vuoi anche tu un po' di questa dolcezza... -. Il biondo si voltò scettico e Tré gli tese la mano sudata come segno di aiuto: - Insieme... -, sussurrò. Mike ruotò gli occhi imbarazzato; stufo dalla scena degna di una soap opera, si andò a sedere accanto a Tré e decise una volta per tutte di assecondarlo. Ma solo per quella volta.

Il batterista prese l'affare tra le mani e Mike fece altrettanto. - Tu lo tieni fermo ed io me lo lavoro per benino -, disse Tré serio. Mike annuì: - Sta attento a non farmi male, non so se questo nuovo metodo funziona -, disse sudando freddo.

- Ma dico, per chi mi hai preso? L'ho fatto tante volte con Billie Joe e non si è mai, e dico, mai fatto male. Forza, su, fidati di me -. Mike lo prese tra le mani e chiuse gli occhi attendendo quel momento di estasi tanto agognato. Tré soffocò un po' nel rigirarlo e poi con un versaccio finale lo aprì. Mike sbuffò sfinito e infilò un dito nel barattolo con una soddisfazione inimmaginabile. Tré gli diede uno schiaffo sulla mano: - Ma dico Mike! Che schifo, devo mangiarla anch'io, sai?! E poi chissà dove avrai infilato quelle manacce sudicie! -. Mike lo guardò con sufficienza e si infilò il dito grondante di cioccolata in bocca. - Senti, sta zitto e prendi i cucchiaini; la Nutella deve finire prima che arrivi Billie o si incazzerà da morire! Lui sa che io so che lui adora la Nutella, se venisse a sapere che me la sto mangiando di nascosto, senza lui, e per giunta con te... si sentirebbe, come dire? Tradito -

- Si lo so, ma non ci scoprirà mai, eheh... hey, lo sai che ho portato anche le ciambelle?! -. Mike quella sera fece fuori la sua vena di serietà e si drogò anch'egli della demenza che il batterista sprizzava da tutti i pori, dimenticandosi di essere quello più serio della band: - Doughnut sprinkles ... Our sweet escape! -

In memoria del mio cervello, inevitabilmente deceduto dopo aver scritto questa fanfiction '-'