Era a casa, probabilmente da sola, e sapeva.
Tohma, seduto sul divano a guardare Eiri-san,
sapeva benissimo che lei sapeva.
«Questa storia deve finire.»
Eiri lo guardava, incredibilmente serio, con una sigaretta accesa tra le
dita.
Aveva ragione. Tohma ne era consapevole. Quello che facevano, per
quanto bello fosse, era sbagliato. Eppure, non riusciva a immaginare, nemmeno
per un istante, a come sarebbe stata la sua vita senza Eiri-san. Sarebbe stata
innaturale, sbagliata.
La verità era che lo amava. Non sapeva spiegarsi come
fosse possibile, né avrebbe saputo dire quando se ne fosse accorto. Fatto sta
che era così.
Per Eiri era diverso. Era preso da Shuichi, nonostante si
fingesse indifferente. Gli aveva raccontato quello che era successo con
Kitazawa, dopotutto. Segno evidente che, questa volta, si trattava di qualcosa
di serio. Tohma poteva percepirlo. Per Eiri, il loro rapporto era qualcosa di
fisico. Sesso, semplicemente. Amicizia, rispetto, forse. Cosa c'entrava
l'amore?
Eppure, anche lui sembrava faticare a rinunciare a Tohma. D'altro
canto, era stato proprio lui a chiamarlo, un paio d'ore prima, e a invitarlo nel
proprio appartamento.
«Eiri-san...»
«Mia sorella sa che sei
qui?»
Tohma abbassò lo sguardo. Si sentiva colpevole, e a ragione. Amava
Mika-san, e sapeva che, nonostante lei facesse finta di nulla, quella situazione
la faceva soffrire. Suo marito e suo fratello! Un doppio tradimento. Quanto
avrebbe potuto sopportarlo, prima di abbandonarlo definitivamente?
«Dovresti
andare a casa.» suggerì Eiri-san.
«Sì.» acconsentì Tohma. «Credo che me ne
andrò.»
Lo salutò brevemente, con un sorriso dolce.
«Tohma.» lo chiamò
Eiri quando ormai lui si trovava davanti all'ascensore. L'altro si voltò a
guardarlo.
«Questa... dovrà essere l'ultima volta.»
«Sì, Eiri-san, lo
credo anch'io.»
Tohma sapeva che lei sapeva,
la vedeva soffrire e ne
soffriva.
«Dove sei stato?» gli domandò quando lo vide. Non
c'erano accuse nelle sue parole, non c'era rabbia né sospetto. Non ce n'era
bisogno. Lo sapeva. Dal modo in cui lo guardava, Tohma intuì che una sua
risposta sarebbe stata inutile. Sapeva che la donna conosceva la verità.
Immaginava che potesse sentire l'odore del fratello sulla sua pelle, quando gli
si avvicinava.
«Ho avuto degli impegni a lavoro.» si ritrovò comunque a
mentire.
E lei annuì, semplicemente, come se gli avesse creduto.
La guardò
mentre si allontanava verso il salotto. Non poteva permettersi di far soffrire
sua moglie in quel modo. Quant'era stato ingiusto con lei! L'aveva ingannata, e
una volta che il suo gioco era stato smascherato aveva continuato a mentirle,
nonostante entrambi fossero a conoscenza della consapevolezza
dell'altro.
Mika-san sapeva del suo rapporto con Eiri-san e ne
soffriva.
Tohma sapeva che lei sapeva, la vedeva soffrire e ne soffriva.
Si mosse per raggiungerla nell'altra stanza, sospirando.
Quella sarebbe
stata davvero l'ultima volta.
Ebbene sì, sono approdata anche qui.
Una flash-fiction senza pretese, scritta giusto perché sì, shippo
irrimediabilmente Eiri/Tohma, nonostante sia convinta che quest'ulitmo ami sua
moglie. Dico solo che conosco solo l'anime (e guardato con un sacco di fatica,
considerato che in Italia non è mai uscito e che in rete non ci sono tutti gli
episodi sottotitolati e che io, a leggere i sottotitoli inglesi, sono un
disastro), quindi per eventuali incongruenze - anche se, in realtà, non faccio
praticamente riferimenti a nulla - o per scritture diverse dei nomi, io mi baso
su quello che ho letto nei sottotitoli.
Ecco tutto.
Baci,
rolly too