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Autore: May be    04/06/2010    6 recensioni
"Che senso aveva avuto respirare per novant’anni, dopo una vita passata a ricercare l’esplosione in vista dell’eternità?"
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Deidara
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
- Questa storia fa parte della serie 'Corrosivo .'
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Memories .

Gocciola.

Gocciola.

Gocciola.

Quasi insopportabilmente lenta la perla d’acqua va a formarsi sul bordo di gomma del rubinetto; sono diventati quasi esasperanti i secondi di silenzio che precedono la sua caduta, una volta divenuta troppo pesante.

Stringe convulsamente il bracciolo di velluto della poltrona un tempo pregiata, le mani che tremano incontrollate; gli occhi quasi fuori dalle orbite fissi sul lento cadere delle gocce, cerchiati da una fitta ragnatela di rughe e contornati da lunghi capelli bianchi.

Non sente più la fame, la sete, il sonno.

Solo le lente gocce che scandiscono i secoli che lo investono oltrepassandolo, trascinandolo con sé ma allo stesso tempo lasciandolo indietro, nell’impossibilità di raggiungere il presente.

Con l’odiosa vecchiaia è divenuto un pezzo di passato, ingiallito come le vecchie foto sui mobili in legno scuro del salotto, ascoltando il passare delle ore in attesa della ineluttabile Fine.

Gocciola.

                                                                                                                        Gocciola.

             Gocciola.

La pelle cadente, le unghie spezzate e crepate, l’udito che oramai accoglie i suoni solo come ovattati rumori di sottofondo, i denti scomparsi.

Una cornice alla parete imprigiona per sempre un istante di giovinezza, un giovane artista entusiasta del suo credo.

L’attimo, il momento fugace che, catturato, diventa arte.

Un singolo istante che viene immolato per sempre con l’impedire che vi sia un qualcosa dopo di esso.

Se si ferma dov’è, se esplode, quell’attimo, non può che divenire espressione dell’eternità.

L’immortalità? Un’idiozia.

Tutto ciò che permane finisce poi per essere superato, corroso dal tempo che, senza eccezioni, lo scavalca e continua la sua corsa lasciandoselo dietro, monumento illuminato da un flebile bagliore in mezzo all’oscurità dell’oblio.

Ma l’esplosione, il morire! L’istante senza seguito.

Non si esplode per sempre, non si muore per sempre.

Eppure proprio per questo si tratta di azioni che sono destinate all’immortalità; perché uccidono una condizione, creandone un’altra in cui non ci sia nulla che possa offuscarle.

Questo era il credo del giovane Artista.

Questo era il brivido di eccitazione che lo attraversava quando ammirava una sua creazione bruciare, esplodere, morire per sempre.

Eppure qualcosa è accaduto.

Si è spento, sprofondato in un ammasso marcescente di velluto verde.

Ma, per un momento solo, ha la forza di distogliere lo sguardo dalla sua corrosiva contemplazione.

Lo fa spaziare nella stanza in penombra, sui mobili e sugli oggetti impolverati, sulla foto che lo ritrae mentre rende Arte un enorme scultura di argilla, facendola esplodere.

Un’opera d’arte all’interno di un altro capolavoro.

All’improvviso sente il peso del suo vecchio corpo, l’aria pesante del piccolo appartamento, il puzzo quasi di cadavere che ha assunto la sua stessa persona.

Afferra più saldamente il bracciolo della poltrona, lo usa per sollevarsi e, con uno sforzo che non avrebbe creduto di poter compiere, si alza in piedi.

Gocciola.

Gocciola.

Gocciola.

Aggrappato disperatamente a qualsiasi cosa gli capiti a tiro, trascina la carne stanca fuori da quello squallido appartamento; sale esasperato le scale del palazzo, cercando in qualche modo di portare ossigeno ai polmoni nonostante la fatica.

Con uno slancio disperato, usa le sue ultime forze per gettarsi contro la maniglia dell’uscita per il tetto, cadendo sul grigio cemento che sovrasta Tokio.

A carponi giunge al limitare di esso, affacciandosi con le lacrime agli occhi per constatare l’altezza a cui si trova; alla fine ha capito.

Aveva perso di vista il suo credo, si era lasciato sfuggire la sua teologia.

Che senso aveva avuto respirare per novant’anni, dopo una vita passata a ricercare l’esplosione in vista dell’eternità?

Nessuno.

Si solleva lentamente, respirando a pieni polmoni, sentendosi di nuovo pervadere dall’euforia  e dal brivido del fermare il tempo.

Un passo in avanti, ed è diventato Arte.

Per sempre.

Non si ode più alcuno sgocciolio.

 

 

 

Note della malata che ha scritto questa roba:

Scritta sulle note di “Memories” dei Within Temptation.

Non è ooc. Non credo.

E’ una cosa forse complicata; di certo è nonsense, di certo è folle.

Ma un suo senso, in fondo, lo ha.

 

 

 

 

   
 
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